Guida ai quarti del torneo Olimpico
10 domande su un evento che il Brasile è costretto a vincere.
- La Tri Olimpica godeva di molte credenziali, eppure è stata eliminata in un girone apparentemente alla sua portata. Possiamo considerarla una delusione più grande di quella della Tri Mayor in Copa América (anche senza aver perso 0-7)?
Gabriele
Non credo. Il Messico era reduce dall’oro olimpico di Londra, ma questa squadra non è minimamente paragonabile a quella del 2012. Anzi, nella gara decisiva ha dovuto fare a meno di capitan Peralta, infortunato. Ha incassato l’unico gol di Figi in quest’Olimpiade ed è sembrata meno squadra di quattro anni fa. Al di là della grande mole di talento che la Liga MX offre, Rio non è sembrata l’occasione giusta per ripetersi.
Stefano
È strana la storia del Messico a questa Olimpiade: sicuramente questa squadra non avvicina nemmeno il livello di quella di Londra, però ha anche l’alibi di essere finita nel girone più duro, peraltro andando veramente vicino a passarlo. A tradire Gutiérrez è stata la difesa, che ha concesso alla Germania di rimontare due volte in una partita che poteva dare tutt’altra impronta a questo torneo e poi ha regalato al coreano Chang-Hoon Kwon una corsia preferenziale verso gloria. E ho tralasciato, per misericordia, il gol preso dalle Fiji.
Secondo capo d’accusa: il Messico visto a Rio è parso una squadra in grado di irretire l’avversario, di condurre le danze ma sempre accompagnata dalla netta sensazione di non poter arrivare alla conquista del risultato: in pratica, una formazione efficiente, ma senza le idee o le capacità per farcela. Forse anche a causa del rendimento deludente di Lozano: doveva essere la stella e non ha mai brillato, finendo addirittura fuori dall’XI titolare nella terza e decisiva partita.
Gollonzo
Fabrizio
Bisogna fare un paio di puntualizzazioni. Come giustamente dice Stefano il girone in cui era inserito il Messico non era poi così semplice: a innalzare la quotazioni della Tri hanno contribuito più le sottovalutazioni aprioristiche (per motivi diversi) di Germania e Corea del Sud che la reale consistenza dei nordamericani. Se assumiamo Fiji, il Fanalino Di Coda Presunto (e ovviamente, implacabilmente rivelatosi tale), come barometro delle potenzialità degli avversari, salta subito all’occhio come i Messicani siano stati quelli più “timidi”, o forse impreparati: non hanno saputo spingersi oltre il bottino di cinque reti (i tedeschi hanno raggiunto la doppia cifra, la Corea ne ha messi otto nel pallottoliere), peraltro riuscendo anche nell’impresa di subire una delle reti più iconiche di tutta Rio 2016. La LigaMX, nonostante la crescita esponenziale, ha dimostrato di non essere ancora un bacino di crescita adeguato a tutto tondo: ottima palestra tecnica, ma il carattere e l’organizzazione di gioco si forma altrove.
Le ecatombi di quest’estate sono diverse, non possiamo dargli lo stesso peso: se la Tri, in Copa América, a un certo punto aveva dato l’impressione di poter arrivare fino in fondo (la battuta d’arresto è stata più eclatante nella forma che nella sostanza), a tenere viva la fiamma olimpica per l’U23 è stato al contrario quasi esclusivamente l’orgoglio di provare a ripetersi. Con il risultato, comunque notevole, che l’eliminazione del 2016, capitata per una strana coincidenza a quattro anni esatti dall’oro di Londra, ha finalmente permesso a quella squadra capace di conquistare l’oro di cristallizzare il proprio successo nell’immaginario dei tifosi.
- Questa Danimarca ha le qualità per arrivare a giocarsi una medaglia?
Federico
La Danimarca ha già preso parte a un test da medaglia, contro il Brasile costretto a vincere: i danesi hanno dimostrato una discreta organizzazione solo quando sono stati chiamati a difendere bassi. Perché quando provano a difendere in avanti lasciano ampi spazi alle spalle della linea di pressione, e quasi mai riescono nel recupero alto. Si schierano con un 4-4-2 piatto, che non crea molte linee di passaggio e spesso ricorrono ai lanci lunghi. Una squadra, descritta così, che non può puntare alla zona medaglia. Episodi favorevoli permettendo.
Gabriele
No. Sono stati molto fortunati che Sudafrica-Iraq si sia conclusa 1-1, permettendo alla Danimarca di passare comunque il turno. Ci sono solo cinque ragazzi dei 23 che sono arrivati in finale all’ultimo Europeo U-21: non mi sembra materiale da podio.
Giulio
Sono gli unici che hanno preso gol dal Brasile, e in questo momento non è un gran curriculum. Oltre a fisico e organizzazione non mi sembra abbiano molti mezzi per andare avanti fino alle medaglie (quindi oro, scommetteteci).
Minuetti di festeggiamento destinati a non ripetersi?
Fabrizio
Non saprei, cosa serve per conquistare una medaglia?
La classe? A giudicare dalle dinamiche interne a queste Olimpiadi, nel torneo calcistico la classe sta spostando poco gli aghi delle bilance. E comunque, per avere una misura, immaginate che in termini di livello tecnico per pareggiare non dico quello di O Ney ma anche quello di un Luan ci vorrebbero sette/otto undicesimi della squadra danese. L’organizzazione? La Danimarca ne ha, ma è quel tipo di studio del piano gara che si scioglie come la neve a Lyngby a primavera non appena spuntano i primi raggi di sole del talento degli avversari.
La Danimarca, se c’è una qualità che può vantare, è il livello massimo immaginabile di decoubertinianità. Essere arrivati ai Quarti dovrebbe già largamente bastarle: dopotutto “l’importante non è vincere”, e come andrà a finire contro la Nigeria possiamo già immaginarlo. O forse no: magari Yusuf Yurary Poulsen ci farà cambiare idea a tutti.
- Quante possibilità date all’eventualità che ci dovremo ricordare del 2016 come l’anno in cui il Portogallo ha vinto tutto pur partendo da favorito in niente?
Stefano
Qui ho l’impressione che sia ancora più difficile che in Francia, perché l’avversario dei portoghesi nei quarti è la Germania: una volta il tabellone ti può spianare la strada, due no. Detto questo, il Portogallo di Rui Jorge è una squadra rispettabilissima che mi ha divertito di più rispetto a quella campione d’Europa, però l’allegria difensiva mostrata costantemente nelle tre partite del girone rischia di essere un limite letale contro l’artiglieria di Hrubesch.
Gabriele
Mi sembra difficile pronosticare una medaglia, ma se il Portogallo ha vinto un Europeo pur essendo a venti minuti dall’essere eliminata nell’ultima gara del girone contro l’Ungheria, direi che quasi tutto è possibile. La prestazione contro l’Argentina è stata incoraggiante e Rui Jorge ha fatto un discreto lavoro: il problema è che ai quarti c’è la Germania…
Giulio
Al Portogallo concedo qualcosa in più che alla Danimarca, ma siamo comunque a poca roba. Battere l’Argentina è stata una bella sorpresa, ma ci vedo più demeriti albicelesti. Per superare la Germania serve lo spirito (chiamiamolo così) di Euro 2016, superato lo scoglio può veramente succedere di tutto.
Fabrizio
Io al contrario penso che il Portogallo sia una squadra con una sua identità di gioco e molte individualità interessanti, da Fonseca a Pité passando per Bruno Fernandes e André Martins, nonché Gonçalo del quale credo di essermi preso una cotta calcistica, quest’estate.
GP9, remember tha name.
Aver contribuito all’eliminazione dell’Argentina – e trovarsi adesso con questo mood Fino-All’-Ultimo-Sangue che i cugini più grandi devono avergli spiegato con una telefonata intercontinentale, com’è che si fa per farlo funzionare – gli imprimerà una carica in più. Come per i senior, niente è fuori portata quando vai ad attingere alla fonte inesauribile della Motivazione. Se non è un topos narrativo Da Olimpiade questo, ditemi voi quale. Non c’è falena che regga il confronto.
- Possiamo dire che il 2016 è l’annus horribilis del calcio argentino?
Giulio
L’Argentina ha di sicuro avuto un percorso di avvicinamento alle Olimpiadi che più difficile non è possibile, a cominciare dai molti, troppi rifiuti che hanno portato il gruppo ad allenarsi in otto in ritiro, ma siamo di fronte all’ennesimo fallimento della Selección tra giovanili e nazionale maggiore. Tutto il calcio a livello di nazionale sembra essere nelle sabbie mobili, malgrado talenti continuino a nascere.
Ecco, visti i tre anni vissuti dai tifosi non so se uscire ai gironi sia una specie di consolazione, piuttosto che perdere in finale.
Gabriele
Quando abbiamo assistito alla sconfitta nella finale del Mondiale 2014, c’era rammarico, ma sembrava finalmente che l’Argentina potesse mantenere le premesse che sollevava prima di ogni torneo importante. Due anni dopo, commentiamo altre due finali perse (e la seconda trovo che sia clamorosa), un capitano ritiratosi dalla nazionale (il neo-ct Bauza era però mercoledì al Camp Nou per convincere Messi a tornare), un gruppo scarico e una federazione assente. “Annus horribilis” è forse un complimento per la situazione che abbiamo di fronte ai nostri occhi.
Al di là dell’hype sollevato nel pre-Rio, la medaglia d’oro non è stato mai un affare unicamente argentino. Rio è stata comunque una delusione abnorme, perché la squadra – almeno a livello tecnico – c’era e perché il girone D sembrava alla portata dell’Albiceleste. L’Argentina sta vivendo un inferno, tecnico e non: tra l’AFA in pieno caos, le dimissioni di Martino, la rapina subita in un hotel in Messico e la sconfitta con il Cile, definire “scarica” la spedizione guidata da Olarticoechea è un complimento.
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Fabrizio
Sul mero piano delle prestazioni, tralasciando il gran casino nel quale il fútbol albiceleste si trova impantanato, l’Argentina del Vasco è sembrata la versione deprimente e senza finale moralizzante di una stagione particolarmente povera di idee de “Il Mondo di Patty”: c’era il coattello affascinante quanto inconcludente (Correa), l’imbranato simpatico con cui empatizzare (Calleri), il bello-ma-timido che non riesce mai a prendersi lo spazio che merita (Lo Celso) e una pletora di comparse che rischia di rimanere confinato nel triste limbo dei Protagonisti Minori: materiale più da teenage series che da lungometraggio, e con le teenage series gli Oscar non si vincono. Il finale – il pari contro Honduras -, poi, quello sì che è stato eminentemente argentino in termini di crollo delle aspettative. Insomma, un V Ginnasio di provincia che è imploso di fronte allo scontro tra le placche tettoniche delle velleità da una parte, e delle sue reali potenzialità dall’altra. Una ballata per bandoneón sul tema del Vorrei Ma Non Posso, che definire delusione è già di per sé triste, eppure non abbastanza: bisognerebbe affiancargli l’aggettivo ennesima, e sarebbe eccessivamente severo per la difficoltà del contesto in cui questi ragazzi si sono trovati immersi.
- Quindi a chi va la medaglia d’oro?
Stefano
Io dico il Brasile. Non perché ci creda, intendiamoci, ma solo per mantenere viva la speranza di veder chiudersi il cerchio: il Maracanã che accoglie il primo oro olimpico della storia calcistica della Nazionale più titolata al mondo e Neymar che glielo porta. Io credo che sia ancora possibile. Però affinché succeda deve esserci un’accelerazione decisa e immediata.
Gabriele
Il Brasile supera a fatica la Colombia e la Corea del Sud per poi presentarsi al grande appuntamento di Rio de Janeiro, dove la storia non l’attende, la condanna all’inevitabilità della medaglia d’oro. Peccato che sulla loro strada ci siano ancora i tedeschi, che hanno superato Portogallo e Nigeria.
Tra una crisi di nervi di qualche giocatore brasiliano, un coro per la nazionale femminile (loro sì medaglia d’oro il giorno prima) e una simulazione di Neymar, la Germania controlla agevolmente la gara. Un gol di Gnabry sblocca la gara, poi Meyer e Selke la chiudono. Il giorno dopo una foto del capitano brasiliano campeggia su un giornale locale. Sopra il titolo “Maracanazo II”.
Giulio
Da una parte vedo la Germania, dall’altra la vincente di Brasile-Colombia. Per motivi di affetto verso Teófilo Gutiérrez mi piacerebbe vedere i Cafeteros con l’oro olimpico al collo. Ma poi voglio il report di cosa succede al villaggio olimpico.
Nunca mais.
Federico
Sarò banale, ma che dopo il Maracanazo del 1950 e il Mineirazo del 2014 il Brasile possa un’altra volta perdere il torneo in casa mi sembra una follia, soprattutto con una squadra così. Brasile campione olimpico: i tabù sono fatti per essere sfatati.
Fabrizio
Non sono un grande estimatore della Schadenfreude, o forse non lo sono delle sue versioni più scontate: perciò tiferò affinché il Brasile possa arrivare in finale, anche se questo vorrà dire deprimere Teo proprio adesso che ha firmato per il Rosario Central e sarebbe stupendo averlo con il sorriso sulle labbra. Però a questo punto spero che la finale possa essere tutta lusòfona, e che Gonçalo Paciencia, l’incarnazione dell’antibrasilianità futbolistica, qualsiasi cosa questo neologismo di cui mi arrogo la coniazione voglia dire, sappia deciderla con un gol eminentemente brutto al termine di una partita noiosa.
Chissà come si dirà Schadenfreude, poi, in portoghese.