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Guida a EuroBasket 2015
04 set 2015
04 set 2015
I quattro gironi, squadra per squadra, degli Europei che cominciano domani, con un occhio di riguardo agli Azzurri.
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Girone A: la Francia e poi il vuoto

di Dario Ronzulli (@DaRonz82)

Si fa una fatica matta a trovare una reale e credibile alternativa alla Francia nel girone di Montpellier. E forse questa considerazione si può estendere al torneo in generale—anche se la Spagna in quanto a talento e profondità è tutt'altro che distante. Alle spalle dei campioni in carica, però, c'è tanto equilibrio e nessuna, sulla carta, parte battuta, almeno in questo girone A.

1) Francia

Parker, Fournier, Batum, Diaw, Gobert. Sinceramente ho visto quintetti peggiori... Ah, dalla panchina esce gente affidabile come de Colo, Gelabale e Piétrus. Ah, e siccome si è infortunato Diot, il c.t. Collet avrebbe richiamato uno a caso, Thomas Heurtel, che tanto per intenderci è un giocatore capace di fare la differenza in Eurolega. Heurtel, però, non si unirà alla squadra perché bloccato dal suo club, l’Efes Pilsen, per non meglio specificate “ragioni mediche”, perciò è stato chiamato Léo Westermann. Questo per dire che abbiamo una grande, grandissima favorita. La possibilità di fare il bis davanti ai 27mila di Lille è un'ulteriore motivazione. Cosa può fermare il treno transalpino? La troppa pressione, la stanchezza dei veterani, qualche acciacco qua e là. Ma TP9 e compagni sembrano avere tutti gli antidoti del caso.

2) Polonia

Obiettivo dichiarato: andare ai quarti per la prima volta nella storia. La delusione di Slovenia 2013 (grandi speranze e poi eliminazione con un record di 1-4) sembra essere alle spalle, con il lavoro di coach Mike Taylor che ha dato una fisionomia più definita alla squadra. Che è solidissima sotto canestro—Gortat e Karnowski titolari, Czyz dalla panca—ma concede molto tra gli esterni, nonostante la presenza di Slaughter. Occhio però a Waczynski: potrebbe essere una delle rivelazioni degli Europei.

3) Finlandia

Manca Hanno Mottola ed è una perdita grave per gli appassionati della Suomi. Però quella di Dettmann resta una squadra capace di attirare le simpatie del pubblico, perché mantiene viva la modalità "Siamo 12 compagnoni che vanno a giocare al campetto e poi con gli avversari andiamo a bere una birra". Spirito di sacrificio, conoscenza reciproca come pochissimi team, la leadership di Koponen, zero pressione, entusiasmo: i soliti ingredienti finnici, insomma. Basteranno anche quest'anno per fare strada?

4) Israele

Ormai non si contano più gli anni in cui si presenta agli Europei con una squadra di livello medio tendente all'alto, e poi sul campo gioca male tendente al pianto. FORSE questa, con anche D'or Fischer, potrebbe essere una versione di Israele capace di fare strada, se non altro perché in panchina ha un coach, Erez Edelstein, di tutto rispetto con un vincente passato nell'Hapoel Tel Aviv. Saprà tirare fuori il meglio da Casspi, Eliyahu e Mekel?

5) Bosnia

Sarebbe anche una bella squadra se avesse a disposizione Teletovic, Nurkic e Djedovic. Ma per motivi diversi questi giocatori non saranno a EuroBasket e per Dusko Ivanovic il problema non è di facile soluzione. Detto banalmente: chi fa canestro in questa squadra? Gli indizi portano ad Alex Renfroe, al debutto in Nazionale, e a Elmedin Kikanovic. Con tutte le incognite del caso. E allora il fattore in più potrebbe essere proprio il Santone Ivanovic, ammesso che i giocatori lo seguano ciecamente.

6) Russia

Se i tuoi uomini di punta sono Ponkrashov, Vorontsevich e Pateev, vuol dire che il tuo roster non è che sia tutto 'sto spettacolo... C'è poco da invidiare al c.t. Pashutin, costretto a fare i conti con la penuria di talenti e con le assenze di quei pochissimi che potevano essere un valore aggiunto: sì, il riferimento è a Timofej Mozgov. Certo, c'è Fridzon, uno a cui affideresti volentieri l'ultimo tiro della tua vita per la capacità di rimanere glaciale a ridosso della sirena. Ma nonostante ciò i russi dovranno tirare fuori una famiglia di conigli dal cilindro per fare strada. E non è detto che basti.

Due anni fa, così.

Girone B: si salvi chi può

di Davide Bortoluzzi (@theref140386)

Berlino ha ancora un sapore agrodolce nei ricordi degli italiani dal punto di vista sportivo, vista l’immediata associazione con la finale dei Mondiali 2006—vinta—e la finale della Juventus contro il Barcellona nella scorsa Champions League—persa. Ma a partire da domani Berlino sarà soprattutto la sede del girone B, quello dove saranno impiegati i nostri azzurri e, sfortunatamente, anche il più improbo dei quattro. Tolti gli azzurri—per i quali trovate un focus specifico più in basso—le due favorite al passaggio del turno sono sicuramente la Spagna e la Serbia vice-campione del mondo.

1) Spagna

Il gruppo iberico è reduce dalla cocente delusione del Mondiale casalingo e dai disastri nella gestione Orenga, che è riuscito nel difficile compito di sbagliare due appuntamenti consecutivi (EuroBasket 2013 e Mondiali 2014) pur potendo schierare il miglior organico d’Europa. Per ritornare in auge la FEB si è affidata a un uomo di fiducia come Sergio Scariolo—dotato forse di meno acume tecnico, ma dalle spiccate abilità come gestore—che ha guidato la generazione d’oro spagnola ai successi ottenuti nel quadriennio olimpico culminato con l’argento a Londra 2012. Il compito questa volta pare più complicato, con un roster che annovera diverse assenze (Navarro, Rubio, Calderón, Ibaka, Marc Gasol) e che mostra i primi segni di rinnovamento con l’innesto di due Under-22 come Guillem Vives e il neo-madrileno Willy Hernangómez. Il talento medio a disposizione del bresciano resta comunque di altissimo livello, con Pau Gasol e Felipe Reyes a far da chiocce.

2) Serbia

A contendere lo scettro di favorita del girone alla Spagna c’è sicuramente la Serbia di Sasha Djordjevic, che punta sulla stessa spina dorsale del Mondiale spagnolo. Un roster probabilmente ancora più profondo e ricco di talento rispetto alla scorsa estate, con l’innesto di Nikola Milutinov al posto di Stimac sotto le plance. Le chiavi della squadra restano in mano a Milos Teodosic, Bogdan Bogdanovic e al neo Timberwolves Nemanja Bjelica, atteso all’ultima prova nel vecchio continente prima di testare il proprio talento oltreoceano. Il gruppo ha raggiunto la maturazione e si poggia su quella generazione dei nati alla fine degli anni ’80 che tanto ha ben figurato a livello giovanile. Ovviamente il personaggio di culto del team resta indiscutibilmente Miroslav Raduljica, dalla sinistre sembianze di un cetnico di 213 centimetri. Dopo anni di alti e bassi ai confini della NBA fino alla Cina, il prossimo anno raggiungerà coach Djordjevic al Panathinaikos.

4) Turchia

Una delle immagini simbolo dell’Europeo in Slovenia di due anni fa è sicuramente la faccia di Boscia Tanjevic dopo l’eliminazione della Turchia alla prima fase. Quel girone di Capodistria ha segnato la fine della gestione da parte del santone bosniaco, con la federazione che ha scelto una soluzione “autoctona”, puntando su uno dei pochi coach turchi di pedigree internazionale, Ergin Ataman. Dopo aver convocato ben 20 nomi all’inizio della preparazione, Ataman è stato costretto a rinunciare ad Asik e Balbay per infortuni, con Ersan Ilyasova stella indiscussa della squadra. I punti di forza del team restano gli stessi: grande stazza in tutti i ruoli, ma limiti in termini di personalità che si sono visti anche durante la preparazione, come nella vittoria dopo ben due tempi supplementari contro i Paesi Bassi. Esordio in una competizione ufficiale senior con la maglia della Turchia per Cedi Osman, che dopo i successi con l’Under-18 e l’Under-20 e una grande stagione in maglia Efes è atteso a un battesimo di fuoco.

5) Germania

Wunder Dirk è ormai lontano dall’apice di una carriera leggendaria, che lo ha portato a vincere il titolo NBA e a guidare la Germania a un argento europeo (2005), un bronzo mondiale (2002) e alla partecipazione alle Olimpiadi di Pechino 2008. In questa versione della Nazionale tedesca Nowitzki sarà supportato dall’astro nascente Dennis Schröder, reduce dalla sua seconda stagione NBA con gli Atlanta Hawks, in quello che può essere visto come un vero e proprio passaggio di testimone generazionale. Di fatto l’unico reduce dei successi nei primi anni 2000 della Nazionale teutonica è lo stesso Dirk, mentre Roller, Schultze, Femerling e Demirel hanno ormai appeso le scarpette al chiodo, lasciando il posto a Benzing, Zipser e Pleiss. In panchina siede Chris Fleming, che dopo gli ottimi risultati raggiunti col Bamberg ha ricevuto l’incarico di rilanciare la Nazionale, anche in vista del dopo-Dirk. In attesa della maturazione della generazione dei nati tra il ‘97 e il ‘99, costituita da alcuni talenti di alto livello, il roster della Germania per questo EuroBasket è piuttosto solido, con buone possibilità di piazzare la zampata per il passaggio del turno anche alla luce del vantaggio casalingo.

6) Islanda

L’Islanda è sicuramente la cenerentola del girone, con un roster costituito attorno alla leggenda nazionale Jón Stefánsson, nominato recentemente atleta islandese del 2014. Proprio l’ex Napoli e Treviso, dopo una seconda parte di carriera vissuta in Spagna tra Saragozza e Malaga, è stato il protagonista della qualificazione a sorpresa dei nordici, che hanno preso lo scalpo della più quotata Gran Bretagna nel girone di qualificazione. Gli altri giocatori più rappresentativi sono probabilmente l’esperto Logi Gunnarsson (una vita da journeyman tra Germania, Francia, Finlandia, Spagna e Svezia) e Haukur Palsson, formatosi in NCAA a Maryland e ora al Baskonia. Dalla NCAA arriva anche il giovane Martin Hermannsson, guardia del 1994 atteso alla seconda stagione con la maglia di LIU Brooklyn e futuro perno della squadra. Anche solo una vittoria dei nordici avrebbe del clamoroso, ma il progressivo livellamento del basket del vecchio continente, che ha portato all’estensione dell’Europeo a 24 squadre, rende questa eventualità non impossibile.

I dubbi sulla “Nazionale più forte di sempre”

di Dario Vismara (@Canigggia)

Per una squadra che ha passato insieme gli ultimi 47 giorni, l’Italia di Simone Pianigiani arriva al girone di Berlino con un po’ troppi punti di domanda rispetto a quanto si potesse sperare, specialmente per “la Nazionale più forte di sempre”, come è stata presto—e forse frettolosamente—ribattezzata. Il cammino di avvicinamento a EuroBasket (9 vittorie e 3 sconfitte il record finale) ha vissuto momenti alterni, ma al di là dei risultati finali, che contano fino a un certo punto, sono i cali di concentrazione di questa squadra a far storcere il naso.

Partite come quella contro l’Ucraina, dominata fino a toccare il +21 all’intervallo e poi buttata via fino a perderla nel finale, o passaggi a vuoto come quelli nella seconda partita con la Georgia, nella quale sono stati concessi 90 punti, hanno messo in mostra i problemi di un gruppo di indubbio talento, ma con altrettanti limiti strutturali.

Quelli più preoccupanti sono principalmente in difesa: i noti problemi a rimbalzo e nella protezione dell’area, nonostante la promozione in quintetto di Marco Cusin per ovviare a questo limite storico degli ultimi anni, hanno spinto Pianigiani a cercare ancora più pressione con i difensori perimetrali, per forzare palle perse sulle linee di passaggio e sfruttare la stazza rispetto ai pari ruolo dei vari Hackett, Gentile e Belinelli. Un atteggiamento aggressivo che però si sposa male con la mancanza di attenzione sui tagli backdoor delle nostre guardie (contro la Georgia se ne sono visti diversi molto preoccupanti) e nei recuperi, spesso affrettati e fuori equilibrio, che portano a quei tiri comodi che a livello europeo sono mortiferi. Non è solamente una mancanza di attenzione, ma anche di talento difensivo: a questa Nazionale mancano i buoni difensori individuali e, nonostante l’organizzazione di squadra, l’errore del singolo è spesso fatale per tutto il gruppo.

Quello che manca in difesa è esattamente il contrario di quanto si vede in attacco: la capacità di mettere punti a referto e la disposizione a passarsi la palla non è un problema di questa squadra, che può schierare contemporaneamente tre, quattro o anche cinque giocatori dalle spiccate doti offensive—e che quando riesce a giocare insieme è anche bella da vedere, oltre che difficile da arginare per le difese avversarie. Tutti i giocatori a roster sono in grado di tirare da tre (con l’ovvia eccezione di Cusin) e questo dovrebbe permettere ai vari Gallinari, Belinelli, Gentile e Hackett lo spazio necessario per attaccare in penetrazione e caricare gli avversari di falli, che è forse la cosa che riesce meglio a questa squadra.

Esegue il nostro miglior giocatore e creatore di mismatch, Danilo Gallinari.

La presenza contemporanea di così tanto talento tutto assieme però ha anche un lato negativo: spesso quando le cose vanno male gli azzurri si intestardiscono in iniziative personali che esulano dallo spartito di squadra e, per quanto sia impensabile essere in grado di creare sempre un buon tiro per un compagno, limitare i momenti di “egoismo” dal palleggio è fondamentale per far coesistere così tanti ottimi giocatori offensivi. Per questo a mio modo di vedere i due personaggi chiave di questa Nazionale sono i due leader designati, ovverosia il capitano Gigi Datome—che dovrà tenere le fila del gruppo forse più in campo che fuori, dando equilibrio tanto in difesa quanto in attacco—e Simone Pianigiani, che deve dimostrare di saper creare una ricetta vincente da una serie di ottimi ingredienti non perfettamente complementari.

Ultima considerazione sul cammino che questa squadra dovrà affrontare: non solo il girone B è quello più competitivo del torneo, con due candidate al podio come Spagna e Serbia, ma diventa anche fondamentale passare il turno evitando il quarto posto, per non ritrovarsi di fronte la Francia di Parker, Batum, Diaw e Gobert negli ottavi di finale. Non sarà semplice, visto che la Germania gioca in casa e quella con la Turchia è la partita d’esordio, oltre al rischio di sottovalutare l’Islanda al secondo giorno, ma tant’è: se la “Nazionale più forte di sempre” vuole dimostrarsi tale, il percorso passa da lì.

P.S.: Per commentare assieme le partite dell’Italbasket, l’hashtag di riferimento è sempre e solo uno: #SiamoQuesti.

Girone C: incroci dell’est Europa

di Lorenzo Neri (@TheBro84)

Non sembrano esserci molti segreti nel girone dal forte sapore balcanico che verrà giocato a Zagabria: sono ben individuabili le tre fasce tra chi si contenderà il primo posto, chi dovrebbe raggiungere il passaggio del turno abbastanza agevolmente e chi cercherà di rendere dura la vita alle squadre più quotate. Ma attenzione che tra squadre arrembanti, solide e anche miracolate, questo raggruppamento potrebbe riservare delle sorprese inaspettate.

1) Croazia

Non esistono mezze misure quando si parla della Croazia. Lo si è visto negli ultimi Mondiali spagnoli, quando una sorta di faida interna ha tolto a Repesa il controllo di una squadra con potenziale per arrivare fino in fondo, e che invece si è fermata al decimo posto, tra polemiche e accuse. Il nuovo allenatore, Velimir Perasovic, ha ereditato quella che in termini di talento puro è probabilmente la miglior selezione croata dai tempi di Petrovic-Kukoc-Radja di Barcellona ’92—squadra di cui peraltro faceva parte anche lui. Questa formazione piace per la grande pericolosità al tiro da fuori e la versatilità di alcuni elementi che saranno fondamentali nella riuscita di questo Europeo. Il maggiore indiziato in questo caso è sicuramente Dario Saric, che già lo scorso anno fu uno di quelli a cui venne affidata la croce nel momento peggiore, mentre quest’anno è il direttore d’orchestra designato per mettere in ritmo l’attacco croato. Un playmaker occulto nella posizione di ala, ma allo stesso tempo capace di esaltare la potenza di fuoco di realizzatori come Bojan Bogdanovic, Mario Hezonja e il neo-milanese Krunoslav Simon sul perimetro, oltre ad agevolare la pericolosità in post basso di Ante Tomic. C’è molto da lavorare in difesa e la tenuta del gruppo deve essere testata, considerando gli eventi recenti, ma nelle nove amichevoli di preparazione hanno dimostrato di essere competitivi anche dietro, chiudendo senza sconfitte. Il fatto di giocare col pubblico a favore potrebbe instaurare in loro la fiducia che serve per puntare fino al titolo. Oppure fallire miseramente in un attimo come l’anno scorso. Senza mezze misure.

2) Grecia

Arriva a Zagabria con grandi ambizioni anche la compagine ellenica di Fotis Katsikaris, che si presenta alla manifestazione con un roster profondo costruito appositamente per sfruttare al meglio le qualità di capitano, leader, realizzatore e killer di Vassilis Spanoulis, sempre più perno di questa Nazionale. Al suo fianco sarà interessante osservare come riuscirà a sbocciare in campo europeo un Giannis Antetokounmpo in cerca della consacrazione da questa parte dell’Oceano, finalmente parte integrante—e importante—della squadra nel ruolo di coltellino svizzero abile a coprire più ruoli, difesa compresa. Al loro fianco una serie infinita di specialisti di alto lignaggio e una fisicità non facile da affrontare, come dimostrano i 203 centimetri di media di squadra. E attenzione a non sottovalutare l’asse Calathes-Koufos, giocatori che si conoscono perfettamente e che potrebbero essere un’ottima alternativa in attacco alla supremazia di VSpan.

Se non vi viene voglia di vederlo in campo europeo, non vogliamo neanche conoscervi.

3) Slovenia

Mai sottovalutare gli sloveni, perché nonostante si presentino con assenze fondamentali—primo su tutti Goran Dragic, ma non dimentichiamoci anche Nachbar, Lorbek, Muric, Vidmar e Udrih—strappare una vittoria a questa squadra non sarà assolutamente compito facile, considerando la filosofia simil-militare voluta da coach Zdovc che li porta a battagliare e correre per 40 minuti filati, rendendoli fastidiosi e imprevedibili. Per strano che possa sembrare, l’attacco punterà principalmente sulla difesa: nessun altro riesce a sfruttare la transizione immediata meglio di loro, grazie alla velocità della coppia formata da Zoran Dragic e Jaka Blazic, veri protagonisti di questa spedizione. Quando non riescono a correre, però, i problemi ammontano uno sopra l’altro, vista l’innegabile carenza di fosforo, a meno che non si svegli definitivamente l’eterna promessa Klemen Prepelic. E anche se succedesse, non sappiamo se potrà bastare.

4) Georgia

L’allenatore Igor Kokoskov, attuale assistente agli Utah Jazz e con un passato ai Clippers, Pistons e Cavs, porta a EuroBasket una squadra molto fisica in particolare nei pressi del ferro, dove insieme al veterano NBA Zaza Pachulia può far ruotare giocatori dalla grande esperienza europea come Viktor Sanikidze e Giorgi Shermadini. Sul perimetro molto è riposto sulle spalle della coppia formata dal giramondo Giorgi Tsintsadze e l’ex-canturino Manuchar Markoishvili, con un’altra conoscenza del campionato italiano come Jacob Pullen, naturalizzato per l’occasione, che dovrà portare punti istantanei grazie alla capacità di creare palla in mano. Il vero X-factor sarà però Tornike Shengelia, o meglio, le condizioni fisiche di Tornike Shengelia: se Toko sta bene, può creare continui mismatch grazie alla possibilità di giocare entrambi i ruoli di ala e permettere alla Georgia di pensare in grande; altrimenti, superare gli sloveni per il terzo posto nel girone sarà assai complicato.

5) Macedonia

Dimenticatevi la Macedonia che scosse il mondo durante EuroBasket 2011 e che andò vicina a presentarsi alle Olimpiadi di Londra. Non ci sono più Bo McCalebbovski—a proposito di naturalizzazioni—, Pero Antic e gran parte di quella squadra, che era agli ultimi giri già a quei tempi, rimpiazzati da una squadra giovane in cui la continuità la segnano un Vlado Ilievski in evidente e comprensibile parabola discendente a 35 anni e dai gemelli Vojdan e Damjan Stojanovski. Al posto di McCalebb c’è il centro sottodimensionato Richard Hendrix (o Венард Ричард Хендрикс se preferite), che insieme ai 7 piedi di Predrag Samardziski cercherà di dare un’identità alla squadra nei pressi del ferro. Squadra che punta forzatamente su difesa e ritmi lenti, anche perché di giocatori con punti nelle mani non ce ne sono.

6) Olanda

Già essere arrivati a questo punto è un grande, immenso traguardo per la Nazionale olandese, che negli ultimi anni ha vissuto il punto più basso della propria storia: la federazione a corto di soldi sembrava che non dovesse neanche prendere parte alle qualificazioni per questa edizione per l’Europeo. Invece coach Toon van Helfteren, offertosi volontario per allenare la rappresentativa, ha preparato la squadra presentandosi con soli 7 elementi a causa di vari forfait dei giocatori più importanti. Nonostante tutte queste avversità, van Helfteren è riuscito a guidarli al secondo posto del girone di qualificazione, davanti a squadre ben più quotate come Montenegro e Bulgaria. A Zagabria arrivano con il sorriso, ma non con rassegnazione, tenendo d’occhio il talento del 25enne Charlon Kloof e un parco lunghi con esperienza europea come Henk Norel, Robin Smeulders e Roeland Schaftenaar. Anche se la loro vittoria l’hanno già ottenuta.

Girone D: Putin e il Belgio

di Michele Pettene (@MikyPettene)

Deve esserci stato lo zampino del presidente russo Putin nel sorteggio che ha portato alla composizione di un girone così terribilmente patriottico... e mediocre. Cinque delle sei squadre coinvolte, infatti, sono state sotto il dominio dell’ex URSS, e quattro di queste alla vigilia dell’Europeo non superano il 38.esimo posto nel ranking FIBA. L’inclusione del Belgio, poi, non ha migliorato le cose.

1) Lituania

Una delle ultime vere scuole cestistiche rimaste sta affrontando un ricambio generazionale pressoché indolore, considerato che il podio europeo e il viaggio a Rio sono ancora alla portata. Allenata da un lupo di mare come Jonas Kazlauskas, la Lituania è l’unica candidata plausibile al primo posto del girone più scarso di EuroBasket. Le grane arriveranno dai quarti di finale, con la necessità di alzare qualità del gioco e forza mentale: sei dei dodici eroi argentati agli ultimi Europei non sono più a roster, il play Kalnietis ha lampi geniali, ma limiti sotto pressione, i lunghi vivono di pick and roll e la sinistra tendenza a perdere palloni banali sembra difficile da eliminare. La Lituania potrà però contare su molteplici armi tattiche, come la versatilità delle ali (Maciulis, Seibutis, Kuzminskas e il figlio della leggenda Sabonis, Domantas, prospetto NBA), la fisicità dei lunghi guidati da Valanciunas e la possibilità di arrivare più riposata alla fase finale rispetto alle avversarie alle prese con gironi più competitivi.

Si riparte da qui, la finale di EuroBasket 2013 tra Francia e Lituania.

2) Belgio

Non saranno la sorpresa di questo Europeo, ma sulla scia del nono posto del 2013 i leoni belgi vogliono provare a confermarsi tra le prime dieci del continente. Il reparto guardie è di buona qualità, con un tiratore come Lojeski abituato ai massimi palcoscenici europei (Olympiacos), due playmaker da media Eurolega come Van Rossom e Tabu e due veterani, le ali Mukubu e l’eterno capitano Hervelle, rimbalzisti tostissimi. Come molte delle squadre di seconda fascia mancano di una panchina all’altezza e di lunghi con punti nelle mani, ma la fortuna di giocare nel girone farsa dell’Europeo li catapulterà agli ottavi, il massimo raggiungibile per la squadra allenata da uno dei migliori coach del paese, Eddy Casteels.

3) Lettonia

Dopo i cugini lituani è toccato ai lettoni ospitare l’Europeo, con il girone che li vedrà coinvolti da giocarsi interamente a Riga, la loro capitale. Sulla spinta del tifo casalingo questa Nazionale, priva del neo-Knicks Kristaps Porzingis, ma infarcita di super tiratori (dall’immancabile Janicenoks a Blums), lunghi veterani (Freimanis e Berzins) e alcuni giovani ambiziosi (come il play Kaspars Vecvagars e l'ala Martins Meiers), proverà ad arrivare seconda in un girone dove purtroppo per lei le massicce presenze lituane ed estoni, vicine di casa, renderanno molto meno incisivo il vantaggio del fattore campo.

4) Repubblica Ceca

Allenati da un esordiente, l’israeliano Ginzburg già allenatore della corazzata Nymburk, per i cechi guidati ancora dalla storica stella Welsch sarà dura migliorare i piazzamenti degli ultimi tre Europei (mai sopra l’undicesimo posto). Ci proveranno con lo strabordante atletismo della nuova star Jan Vesely e le penetrazioni di un Satoransky ormai tra i top play d’Europa, e il nostro candidato MVP per questo girone. Attorno a loro ci sono dei buoni giocatori, tra cui il solito americano naturalizzato da un team dell’ex blocco sovietico (Blake Schilb), mentre l’ala di Reggio Emilia Adam Pechacek e il lungone Ondrej Balvin sono i due nomi “nuovi” da tenere d’occhio.

5) Ucraina

Sembra passato un secolo dal miracoloso sesto posto con Mike Fratello a EuroBasket 2013. La Nazionale ucraina si presenta a questo Europeo senza i pezzi più pregiati, tra cui il fondamentale tiratore Gladyr, l’ex Olimpia Milano Pecherov, l’NBA Alex Len e Kravtsov. A Randle, l’ennesimo “american-ucraino” (sigh), al centrone ex NBA Fesenko, all’ala Lypovyy e a un nugolo di giovani promettenti (da seguire il centrone Artem Pustovyi e il play Mishula, protagonisti agli Europei U-20 del 2012) il compito di impedire una ricaduta verso i bassifondi d’Europa troppo dolorosa. Probabile un arrivo in volata per il quarto posto con i cechi e gli estoni (altro sigh).

6) Estonia

Se l’atipico e statuario ex Milano Kristjan Kangur e l’esperto lungo Janar Talts sono le punte di diamante della vostra squadra, allora avete un problema—soprattutto con un Europeo da affrontare alle porte. C’è qualche piccola speranza di passare il turno come quarta, visti gli avversari, ma tutto dovrà girare per il verso giusto, a partire dall’impatto delle giovani leve (la guardia Veideman e l’ala Vene su tutti) e una difesa più efficace di quanto mostrato nelle partite di preparazione. Piccole soddisfazioni: il ritorno all’Europeo dopo 14 anni per una squadra allenata dall’ex Nazionale russo Tilt Sokk con i due figli nel roster.

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