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Davvero l'arbitro può espellere un giocatore per aver colpito un compagno?
25 nov 2025
Una domanda che forse vi siete fatti dopo aver visto il rosso a Gueye in United-Everton.
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9 min
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Se avete mai giocato in una squadra, avete sicuramente presente la sensazione. Quella frustrazione che sale quando una tua giocata è stata appena vanificata da un compagno. Ci siamo passati tutti. Quasi nessuno di noi, però, ci è passato giocando contro il Manchester United, dentro uno stadio ostile con decine di migliaia di persone dentro. Lì dentro persino un giocatore professionista come Idrissa Gueye - un giocatore esperto, di 36 anni, con 126 presenze in Nazionale, che gioca in Premier League dal 2015, che prima di ieri sera era stato espulso solo due volte in carriera - ecco, persino un giocatore come Gueye può trovare quella frustrazione insopportabile.

COSA È SUCCESSO
Forse già sapete cosa è successo: lo riassumo per chi invece non sa di cosa sto parlando. Al 13’ della sfida tra Manchester United ed Everton, Mbeumo brucia a grandi falcate la corsia di destra. È una situazione in cui il campo sembra in discesa, in cui il reparto difensivo rientra affannosamente, cercando di tamponare la voragine che si è spalancata all’improvviso. Gueye capisce immediatamente la gravità della situazione e comincia a correre all’indietro. Recupera quaranta metri di scatto, rallenta solo quando Tarkowski va a contatto con Mbeumo, arrestandone la corsa. L’esterno dello United perde il tempo per calciare, tocca male il pallone e lo lascia lì. In quell’istante la corsa disperata di Gueye diventa decisiva perché arriva esattamente dove il pallone vaga senza padrone. Il centrocampista dell’Everton non si ferma, mantiene la testa rivolta alla linea di fondo e appoggia con l’esterno per riproporsi, per trasformare immediatamente l’azione da difensiva ad offensiva.

C'è un problema, però: Michael Keane, difensore inglese dell'Everton, non capisce la giocata del compagno, non va incontro al passaggio, ma resta piantato sulle gambe, a guardare non si sa bene cosa. Di fatto il difensore concede uno spazio insperato per Bruno Fernandes che accorre famelico e calcia di prima intenzione. Il tiro è forte, ma non abbastanza preciso ed esce di poco.

A quel punto qualcosa nella testa di Gueye si spegne. Forse ha un conto in sospeso con il compagno, forse semplicemente non gli arriva abbastanza sangue al cervello dopo lo sforzo, fatto sta che si avvicina minaccioso a Keane. Prima sono solo insulti, il centrocampista si indica la testa come a indicare uno strumento utile da utilizzare in casi come quello. Keane risponde e spintona il compagno di squadra. Tra i due ci sono una ventina di centimetri di differenza, sembra una scena di un qualsiasi film con The Rock e Kevin Hart. Dopo lo spintone, Gueye si avvicina di nuovo e colpisce il compagno di squadra con uno schiaffo. Pickford arriva sul posto per separare i facinorosi, ma ormai è troppo tardi. L’arbitro Tony Harrington ha visto tutto e non ha dubbi nell’estrarre il cartellino rosso - il primo della sua carriera in Premier League.

È un caso raro, quello di un'espulsione per uno schiaffo a un compagno, che ha fatto fiorire i commenti più diversi. C'è chi ha ironizzato sul Manchester United, ovviamente, d'altra parte la squadra di Amorim è riuscita a perdere anche questa; chi stigmatizza Gueye, chi Keane che forse lo ha provocato con quella sciatteria di comportamento o con qualche parola di troppo; chi entrambi per non aver dato il buon esempio. C'è anche chi, come Jamie Carragher e Gary Neville, ha criticato l'arbitro per aver tirato fuori il rosso. «Non puoi chiamare i due giocatori e dire: “Ehi, potete comportarvi bene?”», ha detto l'ex giocatore del Liverpool.

È interessante, in questo senso, che uno dei pochissimi a non sembrare particolarmente turbato sia stato proprio l'allenatore dell'Everton, David Moyes, che si è detto soddisfatto perché se i suoi due giocatori sono venuti alle mani vuol dire che alla squadra ci tengono davvero. Magari è diplomazia davanti ai microfoni, magari Moyes era più impegnato a crogiolarsi nella rivincita che si era appena preso a Old Trafford, in ogni caso una teoria interessante.

IL ROSSO È GIUSTO?
Non potendo scendere nei meandri psicologici dei due giocatori, iniziamo a vederla dal punto di vista più semplice: davvero un giocatore può essere espulso per aver colpito un compagno? Il regolamento dice testualmente che un calciatore "si rende colpevole di condotta violenta quando usa o tenta di usare vigoria sproporzionata o brutalità contro un avversario in mancanza di contesa per il pallone, o contro un compagno di squadra, un dirigente, un ufficiale di gara, uno spettatore o qualsiasi altra persona". Se lo schiaffo viene considerato dal vigore sproporzionato, insomma, non è rilevante chi sia stato colpito. L’espulsione, ai termini del regolamento, è corretta.

Da un punto di vista arbitrale può essere interessante aggiungere che il VAR forse ci farà vedere episodi come questo più spesso. Come detto in una squadra può capitare, ma sono diversi i casi del passato in cui all'arbitro è sfuggito (lo vedremo). Nel caso di Gueye il direttore di gara ha avuto la visuale completa della situazione, ma solo quattro anni fa, nel campionato turco, Marcao rifilava un sinistro sulla spalla di Akturkoglu per poi venire espulso minuti dopo a seguito di on-field review.

I PRECEDENTI
Il campionato turco e quello inglese sono quelli più ricchi di precedenti, e credo che non facciate fatica a crederci. In Turchia, per dire, basta andare indietro solo di qualche mese.

Siamo al 23’ della sfida tra Sivasspor e Kayserispor. Il punteggio è già 2-0 per i padroni di casa, a sbloccare la gara ci ha pensato un eternauta del nostro calcio come Rey Manaj. Il centravanti del Kayserispor, Stéphane Bahoken, va a contrasto e riesce a spostare il pallone all’avversario. Ed è lì che compare la giocata di troppo, il pensiero intrusivo, la pietra dello scandalo. Miguel Cardoso interviene in scivolata fuori tempo, falciando di netto l’avversario e regalando un calcio di punizione pericoloso. Bahoken si avvicina, gli dice qualcosa all’orecchio, prendendolo per un braccio. I due arrivano presto al confronto fisico. Il primo movimento lo fa Cardoso che si appiccica al compagno in un testa contro testa.

La reazione di Bahoken è istintiva, uno schiaffetto leggero in faccia. Accade tutto nello spazio di dieci secondi, ma la situazione precipita come una valanga. Dopo il colpo subito, Cardoso ha un riflesso condizionato, un bisogno pavloviano di richiamare l’attenzione dell’arbitro. Indica Bahoken, scandisce una protesta. L’arbitro è girato, sta mettendo lo spray sul prato quando sente la voce provenire alle sue spalle. Cardoso si accorge immediatamente della sciocchezza, resta con il braccio sospeso per una frazione di secondo, giusto il tempo necessario perché l’arbitro si volti in direzione dei due giocatori. Bahoken si sta allontanando, quando l’arbitro gli si avvicina e gli sventola in faccia il cartellino rosso. L’attaccante è sbigottito, prova a giustificarsi indicando la maglietta che indossa. «È un mio compagno!», sembra dire, ma - come abbiamo visto - conta poco.

Cardoso è nel capannello di giocatori intenti a protestare, ma l’espressione dipinta sul volto trasmette un evidente senso di colpa. Allarga le braccia, bofonchia qualche parola non troppo convinta e poi resta in silenzio, ad assistere al danno che ha causato alla sua squadra.

Anche in Premier League i precedenti sono incredibilmente tanti. L'ultimo rosso per un colpo a un compagno prima di ieri, in senso puramente cronologico, avvenne nel 2008 quando il capitano dello Stoke, Ricardo Fuller, diede uno schiaffo a Antony Griffin durante una partita contro il West Ham.

Il caso più eclatante è però quello che si è consumato il 2 aprile del 2005 al St James’s Park di Newcastle. Siamo nel campionato inglese di inizio secolo, nel pieno del ricambio generazionale e filosofico tra l'autenticità nostalgica della First Division e il futuro patinato che conosciamo oggi. La partita si mette subito male per i padroni di casa quando al 5’ l'Aston Villa passa in vantaggio con un gran destro di Juan Pablo Angel. La gara è ruvida, intensa, sostanzialmente equilibrata e gira nuovamente poco oltre metà ripresa: il difensore Steven Taylor para sulla linea il tiro di Cole che aveva saltato anche il portiere. Dal dischetto Barry fa 0-2 che diventerà 0-3 pochi minuti dopo con un altro calcio di rigore. A giochi ormai fatti, accade il fatto grottesco che rimarrà nella leggenda del calcio inglese.

Parte un lancio dalla difesa, la palla scende oltre la metà campo sorvolando due giocatori: Lee Bowyer e Kieron Dyer. Il secondo dà le spalle all’azione, completamente immobile, mentre Bowyer si avvicina con passi misurati, ma dritti nella direzione di Dyer. La miccia si accende in un attimo, i due si avvinghiano in una ridicola danza in cui si colpiscono ripetutamente.

A separarli arriva un giocatore dell’Aston Villa - Gareth Barry - che fa ciò che si dovrebbe fare in una rissa da pub: mettersi in mezzo, anche a costo della propria incolumità. Bowyer esce dalla mischia con la maglia strappata fino al petto, regalando un'istantanea iconica nella storia del calcio inglese. Dopo che l’arbitro li espelle entrambi, il capitano Alan Shearer accompagna fuori Bowyer, con un braccio sulla spalla, catechizzandolo a dovere.

In sala stampa, l’allenatore Graeme Souness si porta dietro entrambi i colpevoli e li costringe a scusarsi in pubblico, come due scolaretti a cui il professore impone la penitenza davanti a tutti. Prima regola del fight club: il Newcastle non è un fight club.

L’anno scorso, in un’intervista alla BBC, Alan Shearer è tornato sulla vicenda, raccontando di come non corresse buon sangue tra i due giocatori, che lottavano l’uno contro l’altro per una maglia da titolare. Il nervosismo montato in quella partita era degenerato senza che fosse possibile porre rimedio. Una situazione molto diversa da quella tra Fuller e Griffin, che secondo Tony Pulis (allenatore dello Stoke al tempo) erano quasi amici. «Hanno fatto anche una festa insieme a Natale in cui si sono scambiati le magliette».

A volte, lo sa bene chi ci gioca con regolarità, semplicemente il calcio tira fuori il peggio di noi stessi. D'altra parte i precedenti sarebbero ancora di più, se contassimo anche i casi in cui gli arbitri hanno deciso di girarsi dall'altra parte. C'è il caso della rissa tra Adebayor e Bendtner all'Arsenal, dopo una partita di Coppa di Lega. O quello di Osvaldo e Icardi all'Inter, in una sfida contro la Juventus del 2015.

Il rosso di Gueye per lo schiaffo su Keane, però, sembra essere un caso più tipicamente inglese. Un momento che si è consumato come un flashback che ha riportato gli appassionati del calcio inglese indietro di vent’anni. Ad un’epoca in cui le maglie erano più larghe e gli ingaggi più bassi.

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