La suspence è durata 77 secondi. Bernardo Silva dalla fascia sinistra passa il pallone al centro al limite dell’area per Phil Foden, che può sistemarsi la palla col controllo orientato e calciare a giro in rete, come tante volte ha fatto in questa stagione da 19 gol in campionato. Il regista da Londra continua a mostrare le facce sconsolate dei tifosi dell’Arsenal e Foden un quarto d’ora dopo segna il gol del 2-0.
Certo, verso la fine del primo tempo si è aperta una piccola finestrella di speranza quando Kudus ha accorciato le distanze per il West Ham, ma il solito gol di Rodri - il solito gol decisivo di Rodri - ha reso inutile anche il gol vittoria finale di Havertz per l’Arsenal. L’ultima mezz'ora delle due partite è stata passata dai registi a farci vedere più gli spalti festanti o delusi, che il campo. Il tutto fino alla canonica invasione di campo di quelli del City a partita finita. La quarta consecutiva: non era mai successo in Premier.
In molti ci hanno sperato ma non c'è stato modo di portare l’ultima giornata a essere realmente in bilico. Il finale della stagione è sembrato arrivare in realtà quattro giorni prima, quando il Manchester City ha sconfitto il Tottenham. Se vogliamo un momento cartolina di questa corsa, o almeno una sliding door decisiva, è il gol sbagliato da Son in uno contro uno col portiere di riserva del City, Ortega, entrato da poco.
Era l'86' e il City era in vantaggio 1-0. Un pareggio finale del Tottenham avrebbe portato City e Arsenal a parti punti. Forse sarebbe stato esagerato sperare che i rivali cittadini consegnassero il titolo ai "Gunners". Dopo la respinta coi piedi di Ortega, Guardiola si sdraia a terra esagerato e goffo: le sorti della stagione sono girate di nuovo dalla sua parte.
L'Arsenal è apparso una rivale credibile per il titolo. Per mesi è sembrata una corsa a tre con dentro anche il Liverpool, prima che la squadra di Klopp mollasse la presa. Il livello di competitività richiesto dalla Premier League è quasi impossibile da mantenere per un periodo lungo di tempo. Il dominio del City strema i rivali diretti. La squadra di Guardiola è ormai solita giocare la stagione al ritmo delle contendenti per il titolo nel girone d’andata, per poi scalare la marcia e vincere a ripetizione in primavera.
La scorsa stagione l’Arsenal non ha retto questi ritmi e dopo essere stato primo in classifica per tutto l’inverno, ha abdicato con l’arrivo della primavera: tre pareggi consecutivi partendo da quello contro il Liverpool, e poi sconfitta decisiva per 4-1 per cedere il primato proprio contro il City.
L’Arsenal era tornato a lottare per il titolo per la prima volta da anni e con una squadra giovanissima. Non era pronto, si diceva. Dopo essersi rinforzato con successo in estate, l’Arsenal è tornato alla carica, stavolta battendo il Liverpool e pareggiando contro il City nello scontro diretto di fine marzo. Questa stagione l’Arsenal ha mantenuto la stessa andatura del City. Lo ha anche battuto nella partita d’andata. Si può dire che la squadra abbia mostrato un'evoluzione, un miglioramento, una maturità. In ogni caso non è bastato. Non è bastata una marcia da 16 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta in 18 partite. Nelle stesse 18 partite del 2024 il Manchester City ha fatto 15 vittorie e 3 pareggi. È bastata di fatto una sconfitta nelle ultime 18 partite all’Arsenal, ad aprile contro l'Aston Villa dell'ex Emery, per perdere la Premier League. Serve niente di meno che la perfezione per vincere.
Il pareggio per 0-0 nello scontro diretto tra le due squadra di fine marzo, assume un altro sapore a fine stagione per Arteta. L'Arsenal è stato troppo prudente? Poteva osare di più invece di dare per "buono", tutto sommato, un pareggio? Fu una partita prudente e bloccata, piena di paura. La partita degli 8 difensori centrali in campo, con la scelta di Guardiola di accettare la minore quantità di eventi possibili pur di non perdere anche quella. Una scelta che ha premiato. Se n’è ricordato Rodri mentre col trofeo in mano ha parlato ai microfoni dopo l’ultima giornata: «La differenza tra noi e l'Arsenal è stata la mentalità. Quando l'Arsenal è venuto all'Etihad ho pensato: “Questi ragazzi non vogliono batterci, vogliono solo pareggiare” - questa mentalità, noi non l'avremmo avuta. Se ci lasci un punto, vinceremo le ultime 7/8 partite».
Forse Arteta doveva provare a mettere punti in cascina nel girone d’andata, quando la squadra di Guardiola gioca sempre a marcia più bassa. È stato però un momento poco brillante per l'Arsenal, che ha perso 3 delle 7 partite giocate a dicembre. Nel periodo più fitto del calendario inglese, dove è quasi impensabile non lasciare punti per strada e dove il City ha perso però solo una partita (contro il solito Aston Villa di Emery). Nella mini-classifica, considerando solo gli scontri tra le 8 migliori squadre stagionali, il City arriva secondo dietro l’Arsenal (24 punti contro 25). Considerando solo le quattro squadre qualificate in Champions questa stagione, il City ha perso e pareggiato contro l’Arsenal, pareggiato due volte col Liverpool e perso e vinto contro l’Aston Villa. Sono 6 punti nelle teoriche 6 partite più importanti della stagione. Eppure sono bastati.
È per la sua velocità di crociera contro le medie e piccole che il City l’ha vinta: nelle partite contro le squadre della parte sinistra della classifica il City ha lasciato punti solo contro Wolverhampton Crystal Palace, con una sconfitta e un pareggio, per il resto solo e unicamente vittorie. È insomma anche la profondità della rosa del Manchester City ad ammazzare i campionati; anche quando ruota i suoi giocatori contro le piccole, il City riesce comunque a trovare i risultati. Dove l’Arsenal ha una rotazione a massimo 16 giocatori, il Manchester City arriva a 20. La squadra di Guardiola ha almeno due opzioni per ogni ruolo e può permettersi di giocare lunghi tratti di stagione senza de Bruyne, sulla carta il suo miglior giocatore, per ritrovarlo poi pronto per la volata primaverile. Se l’Arsenal non può permettersi in stagione di far rifiatare un minuto Odegaard o Saka senza perdere il livello in campo, per il City è possibile aspettare con tutta calma che il suo giocatore più forte entri in ritmo.
Qui entra ovviamente in gioco il discorso su come abbia fatto il City a costruire e mantenere economicamente una rosa del genere negli anni (ha un monte stipendi stimato sui 230mln di euro, l’Arsenal sui 190mln) - e non sarebbe giusto non agitare lo spettro dei 115 capi d’accusa per infrazioni alle regole economiche della Premier League ancora in attesa di giudizio (l’udienza è prevista per ottobre e la sentenza quindi per fine 2024). Non una questione da poco: «…Quando la vicinanza al vertice è l'unico punto di forza del campionato, come si concilia tutto questo con una squadra campione che ha a carico 115 accuse relative a presunte irregolarità finanziarie, ognuna delle quali potenzialmente fonte di una detrazione di punti?» Ha scritto Barney Ronay sul Guardian: «Tutto questo non ha nulla a che fare con i giocatori o il manager. Stiamo parlando di campioni incredibili. Ma hanno anche vinto il campionato per 2 punti in una stagione in cui le squadre con molti meno oneri sono state penalizzate di 8 punti e di 4 punti per aver violato le regole sulle spese. Come si sentiranno i tifosi di queste squadre a vedere il trofeo sollevato?».
L’Arsenal ha chiuso la sua stagione con 27 vittorie (il numero maggiore nella sua storia) e con 89 punti, completando la migliore stagione della squadra da quella che aveva portato al titolo degli Invincibili ormai 20 anni fa (con 89 punti e 0 sconfitte). Come successo con il Liverpool di Klopp negli scorsi anni, L’Arsenal di Arteta ha dovuto fare una stagione storica solo per poter competere. Per capirci, la stagione prima che arrivasse Guardiola al City, il Leicester ha vinto la sua Premier League incredibile con 81 punti. L’anno prima il Chelsea di Mourinho l’ha vinta con 87 punti. La Premier League del City di Manuel Pellegrini l’anno prima ancora è arrivata con 86 punti. Ogni campionato fa storia e sé ovviamente, ma sono dati utile a capire quanto si è alzato il livello competitivo ai vertici, e quanto gap si è aperto tra chi sta in cima e tutti quelli sotto. l’Arsenal attuale vale una squadra campione delle Premier League pre Guardiola, ma è costretto a giocare nella Premier League di Guardiola.
Il campionato dove le uniche due stagioni, delle 8 giocate, in cui non ha vinto il tecnico catalano sono la sua prima (quella vinta dal Chelsea di Conte) e quella del Liverpool dei 99 punti arrivata durante l’inizio della pandemia. A tal proposito sono interessanti le parole di Klopp uscite in settimana: «Tutti sanno delle 115 imputazioni, ma non ho idea di cosa significhi. A prescindere da ciò che è successo al Man City, Pep Guardiola è il miglior manager del mondo. Se mettete un altro manager in quel club, non vincerà il campionato per 4 volte di fila». Se si mette insieme una squadra dalle risorse economiche virtualmente infinite, un campionato che non vuole o non sa impedire l’aggiramento delle proprie regole economiche e il miglior allenatore al mondo, alla lunga non c’è record che possa tenere.
Per la prima volta nella storia della Premier League una squadra ha vinto il titolo per quattro stagioni consecutive. Non ci era riuscito Alex Ferguson con i suoi cicli al Manchester United, non ci erano riusciti i vari cicli del Liverpool negli anni ‘70 e ‘80, non ci era riuscito l’Arsenal degli anni ‘30 o l’Aston Villa in epoca vittoriana. Tornando ai giorni nostri, proprio nel momento storico in cui la Premier League è per distacco il campionato più competitivo al mondo, il regno instaurato da Guardiola ha reso obsoleta anche l'idea che sia il più equilibrato. Quello che era il vanto stesso al momento di venderne l’immagine all’estero.
Ci sono più squadre che possono vincere sulla carta, ma a fine stagione festeggia sempre il Manchester City. Vince Guardiola, il monarca illuminato, che preferisce gli elogi alle provocazioni con i rivali, che prima ha dovuto adattarsi e ora fa adattare il campionato alle sue idee. Il miglior rivale del City negli ultimi anni ha dovuto col tempo introiettare le idee dello stesso Guardiola per migliorare il proprio rendimento, vedendo l’allenatore direttamente lasciare il club per troppo stress. La squadra rivale nelle ultime due stagioni è allenata dall’ex secondo di Guardiola e gioca con gli stessi principi della sua squadra. Ormai il modo con cui gioca il Manchester City è diventato il modo con cui viene immaginato che debba giocare la squadra che vuole vincere la Premier League. Il punto in cui Guardiola va a ritoccare il suo sistema, diventa dove le altre squadre devono trovare le contromisure.
La scorsa stagione l’impatto dell’acquisto di Haaland e dei miglioramenti di Stones sono risultati decisivi; in questa stagione è arrivato l'apporto decisivo del nuovo acquisto Gvardiol e i miglioramenti di Foden. La scorsa stagione è stato fondamentale l’apporto a partita in corso del nuovo arrivato Julian Alvarez, in questa è stato fondamentale l’apporto a partita in corso del nuovo arrivato Doku. Cambiano i nomi e le funzioni in campo, non la loro effettività nel rendere il City sempre un passettino avanti alla concorrenza. Questo è il genio architettonico di Pep Guardiola
La partita manifesto della superiorità del City primaverile rispetto alle mediopiccole della Premier di questa stagione è quella contro il Fulham, in cui non a caso c’è Gvardiol che segna una doppietta e Foden un gol dei suoi.
Quando le cose sembrano potersi mettere in salita, c’è sempre il gol o l’assist di de Bruyne, come ad inizio secondo tempo della gara da recuperare contro il Tottenham o la giocata giusta di Rodri, come il tiro da fuori che porta al 3-1 all’ora di gioco dell’ultima giornata contro il West Ham. Il gol che ha chiuso i conti lo ha segnato la stessa persona che ha deciso la scorsa finale di Champions League, con un altro tiro da fuori.
Il City di Guardiola ha trovato l’algoritmo per far crashare la Premier League, ed è la cosa che forse lo porterà lontano da Manchester a breve. Non ha più niente da vincere, non ha più sfide da superare, ha vinto contro tutti i possibili rivali e in tutti i possibili modi. Una volta che le vittorie del campionato si accavallano, che la supremazia è tale da essere inscalfibile, il valore del singolo titolo è proporzionalmente di poco inferiore ai precedenti. Pur trovandosi all’ultima giornata con il risultato teoricamente in bilico, nessuno aveva dubbi su come sarebbe finita.
I giocatori, gli avversari, i tifosi del City, quelli dell’Arsenal, gli spettatori da casa, erano tutti solo in attesa di certificare il fatto. Di vedere chi sarebbe stato il giocatore che avrebbe sigillato l’ufficialità del titolo. Come ha scritto Jonathan Liew nel suo pezzo da inviato all’Etihad per la partita contro il West Ham: «Il problema, ovviamente, è che a un certo punto della supremazia di Guardiola il City è diventato troppo bravo. Troppo bravo non solo per i suoi concorrenti, ma anche per la competizione, per il prodotto e per le persone che hanno il compito di venderlo». La Premier League ha assorbito idee e forma del grande rivoluzionario Guardiola, ma ora ha bisogno di passare oltre, costruire una nuova era, prima che Guardiola stesso la divori dall'interno.