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Alec Cordolcini
La peggior squadra in Europa
03 mag 2023
03 mag 2023
Partito per conquistare l'Europa, in questa stagione il Groningen ha già perso 21 partite.
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Alec Cordolcini
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IMAGO / ANP
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Sputi, palle di fango e sassi. Il 29 novembre 1959 dalle tribune dello Sportpark Noord di Heerenveen pioveva di tutto, indirizzato contro il direttore di gara e la squadra ospite, il Velocitas Groningen. Un comportamento che causò la prima squalifica di un campo nella storia del calcio olandese, con la Federcalcio che impose le porte chiuse per il successivo match dell'Heerenveen. A dispetto di questo precedente poco edificante però, il Derby van Het Noorden è una delle rivalità calcistiche meno turbolente d'Olanda, nonostante rimanga tra le più sentite di tutto il Paese. Molto più, ad esempio, di un derby cittadino come quello di Eindhoven, per logiche motivazioni di evoluzione sportiva delle due contendenti. Eppure Heerenveen e Groningen non appartengono nemmeno alla stessa provincia. Le radici del Derby del Nord si perdono nei secoli, tra questioni identitarie e impulsi autonomisti. Da un lato Heerenveen rappresenta l'identità frisone, l'orgoglio di un paese che un tempo si estendeva dall'Olanda settentrionale fino alla Danimarca, includendo anche ampie porzioni della provincia di Groningen. La Frisia possiede un senso di autonomia molto elevato anche per i già alti standard olandesi, derivato sia dalla loro lingua particolare, sia dalla bizzarra conformazione del proprio territorio, che ha costretto la propria gente non solo a creare dighe per proteggere le loro terre, ma anche a costruire le terre stesse, tanto era indefinibile il confine con il Waddenzee e risultava difficile capire se ci si trovava di fronte a del fango molto acquoso o a dell’acqua molto fangosa.

Dall'altro lato Groningen rappresenta l’autonomia dagli autonomi, grazie alla propria lunga storia come città indipendente, l'unico luogo nei Paesi Bassi settentrionali dove i Frisoni non sono mai riusciti a prendere piede, sviluppandosi nel corso dei secoli come la città più importante nella parte nord del paese. Una città cosmopolita, polo culturale e tecnologico di grande importanza, quasi un’anomalia all’interno della sua stessa provincia, visto che è sufficiente inoltrarsi nelle campagne limitrofe per ritrovarsi in ambienti rurali quasi addormentati, pur se non privi di fascino, rispetto al tourbillon di proposte del capoluogo. Nonostante esistano o siano esistiti altri club professionistici nell'Olanda settentrionale come Cambuur e Veendam, il Derby del Nord è nato tra Heerenveen e Groningen perché, da quando negli anni '70 è stato creato il FC Groningen dalla fusione di quattro società cittadine, sono stati i due club che nel corso delle stagioni hanno raggiunto i risultati sportivi maggiormente significativi. La rivalità ha agito come carburante per migliorare le due squadre, favorendo il percorso verso la professionalizzazione dei due club, quindi consolidandole quali forze medie della Eredivisie. Nell'Heerenveen ha militato uno dei primi grandi calciatori olandesi, l'attaccante Abe Lenstra (quasi 700 gol in circa 800 partite tra gli anni '30 e i '60, sei strade a lui intitolate nel paese – tra cui una ad Amsterdam – ma sono esistiti anche un fumetto, una linea di abbigliamento e un’opera teatrale dedicati al personaggio), ma è stato il Groningen il primo ad affacciarsi in Europa, all'inizio degli anni '80 guidato in campo dai fratelli Erwin e Ronald Koeman, il cui padre Martin fu oltretutto il primo giocatore ad aver indossato le casacche di entrambi i club del Nord.

Il rapporto di forza si è modificato nuovamente nel 2000, quando l'Heerenveen guidato da Foppe de Haan è arrivato secondo in Eredivisie qualificandosi, dieci anni dopo la sua prima partecipazione in assoluto alla massima divisione oranje, alla Champions League. Il tutto mentre il Groningen si trovava un livello più sotto, dal quale sarebbe risalito per riconquistare il primato dell'area nel nuovo millennio grazie a uno scouting capace di rivaleggiare, e superare, quello dei rivali, tanto da regalare al club, nell'arco di una quindicina di anni, sette giocatori da top 11 all-time: Luis Suarez, Arjen Robben, Dusan Tadic, Virgil van Dijk, Filip Kostic, Daley Blind e Hans Hateboer. Quest'ultimo nel 2015 ha contribuito alla vittoria della coppa d'Olanda, il primo torneo finito nella bacheca del Groningen, che ha così pareggiato i conti con l'Heerenveen, vincitore della coppa nel 2009. Il processo di mutualismo indiretto instauratosi tra le due società è destinato però a interrompersi bruscamente al termine dell'attuale stagione, che vedrà il Groningen retrocedere in Eerste Divisie dopo aver collezionato 21 sconfitte in campionato fin qui. Non è il numero di per sé a lasciare sorpresi, dal momento che solo nel nuovo millennio il primato del maggior numero di partite perse in una singola stagione di Eredivisie è stato ritoccato due volte, prima nel 2001 dall'RBC Roosendaal (28), quindi dall'RKC Waalwijck nel 2010 (29). Si trattava però di squadre candidate al disastro fin dalle fasi iniziali, non di potenziali candidate a contendersi un posto in Conference League. Mai nella sua storia il Groningen aveva raccolto numeri tanto negativi, visto che il record di sconfitte in campionato era di 20 partite, stabilito nella stagione 1973/74, quando aveva solo tre anni di vita. Il club era stabile in Eredivisie da 23 anni, dalla citata stagione del secondo posto dell'Heerenveen. Scorrendo tra i pronostici estivi dei media olandesi, il Groningen oscillava tra la quinta e la settima posizione. Aveva perso negli ultimi giorni di mercato il proprio bomber Jørgen Strand Larsen, ceduto al Celta Vigo alla cifra record per il club di 12 milioni di euro – può risultare incredibile che nessuno dei giocatori da top 11 citati sopra ha portato tanti soldi nelle casse dei bianco verdi, invece è un ottimo indicatore sull’evoluzione delle cifre di mercato dell’ultima decade. Il danese però era stato sostituito dall’americano Ricardo Pepi, e subito veniva naturale il raffronto con l’Heerenveen che invece schierava di punta Sydney van Hooijdonk. Da un lato un talento tra i più promettenti, di respiro internazionale, un potenziale melk koe (mucca da latte, così da quelle parti viene definito un giocatore da grande cessione) per il club una volta pagato il riscatto all’Augsburg; dall’altro un attaccante di categoria, già scottatosi con una poco felice esperienza all’estero, con potenzialità e limiti già sulla carta piuttosto chiari. Giocatori che indirettamente davano forma alle diverse ambizioni delle due provinciali. Anche il budget sosteneva le aspirazioni del bianco-verdi, con l’incremento a 25 milioni di euro che lo collocavano al settimo posto tra quelli di Eredivisie. Quanto successo al Groningen è stato ribattezzato come un effetto da organizzazione disfunzionale. La causa è stato un progressivo scollamento tra la parte tecnica e quella dirigenziale, in una spirale di incomunicabilità e conflitti che ha generato conseguenze devastanti su una squadra progressivamente sgretolatasi al proprio interno, ancora prima che nel confronto con le avversarie. Ma le contromisure nei confronti delle problematiche che emergevano settimana dopo settimana sono sempre state prese in ritardo, proprio a causa dal deficit di comunicazione che aveva reso, di fatto, i due reparti del club alla stregua di isole non comunicanti. La società è diventata un esempio da manuale su tutto ciò che non va fatto nella gestione di un club. Il Groningen aveva chiuso la passata stagione con sette sconfitte consecutive, ma tutti i segnali sui punti deboli della selezione – dal livello qualitativo più basso di quanto previsto alle subentrate difficoltà di integrazione con il vivaio – sono stati ignorati. L’unico provvedimento preso è stato l’allontanamento dell’allenatore Danny Buijs, finito in rotta anche con il proprio staff e ritenuto unico responsabile sia delle prestazioni sotto la media dei giocatori, sia delle turbolenze nello spogliatoio. Anche l’addio polemico del responsabile delle giovanili, Paul Matthijs, come Buijs un ex giocatore del Groningen, è passato sotto traccia. Il risultato è stata un’eredità problematica lasciata al nuovo allenatore, il tedesco Frank Wormuth, che in un paio di mesi aveva già perso lo spogliatoio, come dimostrato dai cinque giocatori messi fuori rosa tra luglio e settembre. Alcuni sono stati ceduti, altri reintegrati per poi essere nuovamente messi fuori dalla selezione dopo l’ennesimo comportamento poco disciplinato. È stato il caso di Cyril Ngonge, escluso a inizio settembre, riammesso tre settimane dopo, nuovamente sanzionato a novembre dopo essersi presentato agli allenamenti in condizioni poco consone per un atleta, e infine venduto al Verona a gennaio. Dopo aver battuto 4-2 il PSV Eindhoven a fine ottobre, il Groningen ha dovuto attendere il 25 febbraio per festeggiare una nuova vittoria, l’ultima ottenuta finora in campionato. Nel mezzo c’è stata una serie negativa di sette sconfitte consecutive e l’eliminazione in coppa d’Olanda contro i dilettanti dello Spakenburg, corsari 3-2 all’Euroborg. Wormuth è saltato quando la Eredivisie si è fermata per il mondiale in Qatar, dopo che il proprio agente aveva sparato a zero sulle modalità di gestione societaria sul proprio podcast, poi rimosso. Il tedesco ha in seguito fatto causa al Groningen per le non corrette modalità di licenziamento, ottenendo un risarcimento di quasi 500mila euro. Patetico, eppure indicativo della situazione fuori controllo, il tentativo dell’allenatore, a pochi giorni dalla cacciata, di serrare le fila del gruppo boicottando attraverso il silenzio stampa l’emittente RTV Noord, colpevole di aver diffuso la notizia che il cane dell’attaccante Paulos Abraham aveva ucciso un cane del vicino, paragonando la propria protesta contro l’emittente regionale a quella dei manifestanti contro il regime in Iraq e ottenendo un’ondata di sdegno in tutto il paese.

Per il posto vacante in panchina il club ha incassato quattro rifiuti da altrettanti allenatori prima di accontentarsi di lasciare in panchina il vice di Wormuth, Dennis van de Ree, la cui figura è quindi stata delegittimata dalla dirigenza ancora prima di cominciare. A inizio febbraio è arrivato il licenziamento del direttore sportivo Mark-Jan Fledderus, che solo l’ultimo giorno di mercato era riuscito a mettere sotto contratto qualche nuovo giocatore, nella più classica tradizione degli arrivi last minute che gli olandesi definiscono paniekaankopen, ovvero acquisti (dettati dal) panico. A marzo Jetro Willems è stato colpito da uno schiaffo da un tifoso entrato in campo durante il Derby van het Noorden perso 2-0 contro l’Heerenveen. Sabato 22 aprile la partita casalinga contro il NEC Nijmegen è stata sospesa per il lancio di un bicchiere di birra che ha colpito il guardalinee. Recuperata tre giorni dopo, è arrivata l’ennesima sconfitta. È la terza volta in un anno che il Groningen inanella un filotto negativo di sette sconfitte consecutive. L’ultimo capitolo di una storia sbagliata.

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