
Con un anno di ritardo, Antoine Griezmann è diventato un giocatore del Barcellona: per prelevarlo dall’Atlético di Madrid la squadra catalana non è riuscita a trovare un accordo ed ha dovuto pagare la clausola sul contratto di 120 milioni (con il 20% che andrà alla Real Sociedad come previsto dal suo trasferimento nella capitale anni fa), annunciandone l’acquisto nonostante la contrarietà dell’Atlético, che chiede invece il pagamento di 200 milioni. Al di là delle questioni legali, Griezmann giocherà la prossima stagione nel Barcellona, che si ritrova quindi a prendere da una rivale diretta una delle stelle assolute della competizione (Liga o Champions League che sia).
Griezmann è uno dei migliori giocatori al mondo e ed è nel picco della carriera, arriva a Barcellona, quindi, con l’ambizione di trovare finalmente una spalla all’altezza di Leo Messi, cosa che la scorsa stagione per questioni diverse Coutinho, Luis Suárez e Ousmane Dembélé non sono riusciti ad essere. La grande questione non è tanto se Griezmann possa essere all’altezza dell’ambizione, ma come si ridisegnerà il Barcellona di Valverde ora che ha un giocatore del suo livello in attacco da affiancare agli intoccabili Messi e Suárez.
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Breve recap: Griezmann è esploso nella Real Sociedad giocando largo a sinistra, sfruttando la sua intelligenza nei movimenti e il suo talento fronte alla porta per essere il bersaglio del rifinitore sulla fascia opposta, Carlos Vela. In sostanza, Griezmann creava lo spazio con il movimento e Vela gli mandava la palla sui piedi col giro giusto. All’Atlético il suo gioco è evoluto: Griezmann ha abbandonato la diagonale ampia per partire direttamente dietro la punta, lasciando la ricerca della profondità per il protagonismo in zona di rifinitura. Con il tempo è diventato un giocatore influente nella manovra, che vuole ricevere la palla per accompagnarla, che anche giocando di prima vuole essere un riferimento continuo.
Le letture senza palla di Griezmann sono forse le migliori al mondo, al momento. Sa dove muoversi e dove si dovrà sviluppare l’azione, sa leggere lo spazio a disposizione e capire dove crearlo se non c’è. Preferisce, per questo, avere qualcuno davanti che gli tenga occupato i centrali difensivi, così che possa scegliere lui dove ricevere anche in area di rigore. Così, sia nell’Atlético che nella Francia campione del mondo, Ha avuto vicino un giocatore a fare il lavoro sporco, mentre lui si occupava di orchestrare l’attacco.
Questo è vero anche al netto del talento - eccezionale - di Grizou in termini di finalizzazione: pochissimi giocatori hanno la sua capacità di concludere con una varietà praticamente infinità fronte alla porta, anche perché pochissimi giocatori hanno la sua tecnica di calcio in movimento.
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Arma per la profondità?
L’incastro immediato di Griezmann nel sistema del Barcellona lo vedrebbe come attaccante esterno a sinistra di un 4-3-3 asimmetrico (al posto di Coutinho e Dembelé). Si tratterebbe quindi di tornare a sfruttare principalmente le due caratteristiche che hanno fatto esplodere Griezmann: l’intelligenza nei movimenti e la freddezza fronte alla porta. Così schierato, Griezmann in teoria potrebbe aiutare nella ricerca della profondità, tornando alla sua versione di inizio carriera.
La principale questione tattica dell’attacco del Barcellona nel biennio di Valverde è stata quella riguardante la mancanza di profondità: non può darla Messi perché è quello che ha la palla tra i piedi; Suárez non ce la fa più per ragioni atletiche; Coutinho neanche, perché vuole la palla solo sui piedi; mentre per Dembélé non è chiaro cosa vuole fare nella vita, per quanto è imprevedibile non solo nel rendimento di partita in partita, ma anche nel modo di leggere e interpetare le singole azioni di gioco.
Il risultato è stato che Valverde ha oscillato tra un 4-3-3 e un 4-4-2 di partenza con Suárez centrale, Messi dove meglio crede, e uno o due giocatori predisposti a dare profondità sulla fascia. Alla fine, Valverde ha trovato in Jordi Alba una scorciatoia per aiutare la manovra in tal senso durante tutta la stagione. Lo spazio sulla fascia sinistra per le salite di Jordi Alba, diventato l’unico socio di Messi per la profondità, è stato quasi sacro, non fosse altro perché era l’unico modo per non focalizzare tutta l’attenzione degli avversari sul numero 10.
Va detto che Griezmann, pur rimanendo un giocatore estremamente dinamico non è più un diavolo dai tagli in profondità continui, ma con la sua intelligenza saprebbe trovare il momento giusto per farlo quando Messi ha bisogno che un compagno gli tagli davanti per servirlo con un passaggio in diagonale. Certo Griezmann dovrebbe mitigare la sua natura accentratrice, ma potrebbe associarsi con Messi, seppure a distanza, e diventare il giocatore in grado di togliergli le pressioni della difesa avversaria.
Il Barcellona avrebbe quindi Jordi Alba sempre largo a sinistra, pronto a tagliare sul secondo palo, Luis Suárez che si muove verso il primo e Griezmann che da sinistra taglierebbe internamente per ricevere al centro dell’area e da lì concludere la giocata. Pur se partendo da sinistra, si troverebbe quindi a tagliare tanto profondamente da occupare di fatto la parte centrale dell’area.
Al centro dell’attacco?
Riportare indietro le lancette dello sviluppo di Griezmann è forse la scelta più intuitiva e immediata, ma non è detto che possa essere la soluzione migliore, non fosse altro perché sarebbe uno spreco non sfruttare tutto quello che il giocatore ha aggiunto al suo gioco negli ultimi anni, soprattutto la sua capacità di influenzare con le sponde la manovra.
In questo senso ci sono altre opzioni che Valverde potrebbe considerare per meglio sfruttare il talento di Griezmann, che per quanto duttile rimane maggiormente luminoso se protagonista nella fascia centrale del campo, dove può toccare più palloni e giocare ad un tocco come piace a lui. Dal punto di vista dello schieramento, per avere Griezmann nella fascia centrale Valverde può pensare a due opzioni: la prima sarebbe ripescare il rombo della sua prima stagione, utilizzando Messi trequartista e posizionando al centro dell’attacco la coppia Griezmann-Suárez. Alla fine si tratterebbe di una versione più radicale del tridente iniziale, in cui invece che partire più largo, Messi si troverebbe già libero nella fascia centrale, e invece che partire esterno per tagliare dalla fascia Griezmann partirebbe da seconda punta.
La cosa positiva è che Messi e Griezmann sarebbero più vicini, ma senza togliere il passaggio in diagonale del 10, e allo stesso tempo Griezmann darebbe profondità alla manovra con i suoi movimenti. Ma per funzionare questo schieramento avrebbe bisogno di un enorme sforzo dei due terzini e del coordinamento di Griezmann con Suárez, che dovrebbe essere bravo a capire quando è il caso di lasciare spazio al francese in area.
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Proprio la situazione atletica precaria di Luis Suárez fa pensare che un’altra soluzione per avere Griezmann nella fascia centrale del campo sarebbe quella di panchinare l’uruguaiano e utilizzare il francese come punta.
Con Messi libero di muoversi da destra, e un giocatore alla sinistra del tridente (l’ideale sarebbe Dembélé), Griezmann si ritroverebbe a calpestare zone di campo simili a quelle calpestate nell’Atlético. Come detto, Griezmann dà il meglio con un giocatore in grado di tenere inizialmente occupati i centrali, e questo sarebbe complicato se fosse lui a fare da riferimento centrale, ma il guadagno principale di averlo come punta sarebbe la possibilità per Griezmann di muoversi più liberamente e di alternare movimenti in profondità con altri incontro, a seconda delle necessità. Sarà decisiva, in ogni caso, la capacità di Griezmann di adattare la propria posizione in campo in funzione di quella dei compagni, e in particolare di Messi.
Che sia a sinistra o al centro, il Barcellona con Griezmann non soltanto guadagna in potenziale offensivo, ma ha trovato nuovamente un giocatore con la sensibilità tecnica e le letture di gioco giuste per dialogare, alla pari, con Messi. Una cosa che al Barça non succede dai tempi di Neymar.