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I tre ori di Gregorio Paltrinieri
26 mag 2021
26 mag 2021
Agli Europei di Budapest è stato protagonista di un'impresa mai riuscita a nessuno.
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Dopo le batterie dei 1500 stile ai recenti Campionati Europei di Budapest, Gregorio Paltrinieri è andato in zona mista per l'intervista di rito. Nonostante portasse la mascherina, sul suo volto si poteva comunque intravedere un sorriso. «"15'08" è un tempo che definirei... interessante. Sono stato fortunato a entrare in finale, in altre occasioni sarei rimasto fuori». L’ironia delle sue parole, a metà tra il sarcastico e l’amareggiato, sembrava divertirlo, quasi come se a commentare la sua prestazione non brillantissima non fosse lui stesso ma un alter ego, capitato lì per caso a sostituire il vero Paltrinieri. In finale ci vanno i primi otto e lui si è piazzato al settimo posto; un secondo più lento e ci sarebbe stata l’esclusione. Sarebbe stata la prima, in una finale tra Mondiali, Europei e Olimpiadi, dal 2012.

L'ultima volta che poteva dirsi felice di aver nuotato un tempo così alto nei 1500, Gregorio Paltrinieri non aveva ancora 17 anni. Si tuffava al Trofeo Settecolli di Roma del 2011 con un personale di 15’19”57 e lo migliorava di 15 secondi, portandolo a 15’04”90. Significa un secondo in meno ogni 100 metri, un cambio di passo netto, che lo proiettava tra i giovani più interessanti al mondo nella specialità. Da quel momento, non ha più smesso di migliorarsi, e il suo personale è sceso fino a 14’33”10, fatto registrare ad agosto del 2020, sempre al Trofeo Settecolli. Nuotare 35 secondi più lento, in un’occasione come un Campionato Europeo, avrebbe spaventato chiunque, fatto rilasciare dichiarazioni ben più rammaricate, piene di alibi e scusanti. In molti nemmeno si sarebbero presentati, conoscendo una condizione di forma di questo genere. Non Paltrinieri, che non si è nascosto ed ha mostrato una volta di più la sua dote principale, la consapevolezza: «Ero morto, ho dato tutto quello che avevo. Domani è un altro giorno, per la finale recupererò le energie».

Una settimana da protagonista

Gregorio Paltrinieri ha lasciato molte delle sue energie al Lupa Lake, bacino artificiale poco a nord di Budapest, dove si sono svolte le gare di nuoto di fondo dei Campionati Europei 2021, terminate due giorni prima delle batterie dei 1500. Ne è uscito da trionfatore, autore di un’impresa mai riuscita a nessuno, vincere tre medaglie d’oro in altrettante competizioni. Ha iniziato con la 5 km, nella quale ha studiato gli avversari fino a 800 metri dall’arrivo: «Poi ho dato due spallate, sono uscito dal gruppo e ho iniziato a tirare». Un cambio di ritmo improvviso e micidiale, paragonabile a quello di un sublime finisseur di ciclismo, al quale nessuno è riuscito a rispondere.

Ha poi continuato con la 10 km, la gara più importante, l’unica del programma del fondo che si nuota anche alle Olimpiadi. Qui il dominio è stato ancor più netto e lo scatto, a un chilometro dall’arrivo, ha lasciato gli avversari a più di 20 metri di distanza. Una vittoria che lo ha soddisfatto perché «è quasi una pre Olimpiade, ci sono tutti i migliori». Battuti il campione del mondo in carica, Florian Wellbrock, l’argento mondiale Marc-Antoine Olivier e il campione olimpico del 2016, Ferry Weertman.

Foto di Alfredo Falcone / LaPresse

Ha concluso con la vittoria nell’evento di squadra, la staffetta 4x1250, nuotando la terza frazione e dando il cambio al compagno Domenico Acerenza con un vantaggio sugli avversari praticamente incolmabile. In tutto, fanno 16250 metri, nuotati ad altissimo livello, con ritmi forsennati e dispendio energetico ancor più pesante. Il clima perlopiù freddo e piovoso e l’acqua a 17 gradi sono fattori che hanno contribuito ad appesantire i muscoli, lasciando postumi che sono difficilmente eliminabili in nemmeno due giorni di riposo. Togliersi la muta, con la quale si è gareggiato nel lago, e buttarsi in piscina con il costume, richiede poi un periodo di adattamento, sia per il differente assetto in acqua che per la meccanica di nuotata. Con questi presupposti, Paltrinieri si è presentato alla Duna Arena per le gare di nuoto.

Consapevolezza

Nuoto in piscina e nuoto di fondo sono due sport dalle caratteristiche molto diverse. Sono differenti le tecniche di nuotata, le metodologie di allenamento, l’approccio alle competizioni. In piscina si gareggia soli nella propria corsia e il contatto con l’avversario è esclusivamente visivo, mentre nel fondo si sta in gruppo, si prendono e si danno botte, a volte inconsapevoli e a volte di proposito. In piscina si curano i particolari fino a livelli maniacali: il numero di bracciate, di respirazioni, i passaggi ad ogni vasca, tutto è controllato alla perfezione. Nel fondo è più importante la tattica, la posizione nel gruppo, alzare la testa per prendere la rotta giusta, capire i momenti della gara, dalla necessità di un rifornimento alla risposta a uno scatto dell’avversario. Il grosso della preparazione per le gare di fondo si svolge in piscina, ma gli allenamenti in mare sono fondamentali e imprescindibili. Anche per questi motivi, non è mai successo che un nuotatore riuscisse a primeggiare contemporaneamente nelle due discipline.

Il telecronista RAI ed ex medaglia Olimpica Luca Sacchi ha detto che «Gregorio Paltrinieri ha la capacità di realizzare i propri sogni». Osservando la sua carriera, si ha la sensazione che questi sogni non siano frutto di una magica coincidenza astrale, e nemmeno della sola superiorità tecnica rispetto agli avversari, ma pura conseguenza di scelte prese con estrema consapevolezza. Nel 2016, con la medaglia d’oro Olimpica al collo, Gregorio Paltrinieri ha deciso che voleva continuare a essere il migliore al mondo nei 1500 in piscina ma diventarlo anche nella 10 km in acque libere, puntando a vincere l’oro Olimpico di entrambe le specialità a Tokyo 2020. Come racconta nella sua biografia (Il peso dell’acqua, Mondadori 2017), la scelta è stata presa in una notte di fine estate, contemplando il mare di Ostia a pochi metri da casa, ma non si è trattato di un’idea campata in aria, bensì di una chiara e precisa strategia. Le sfide in mare hanno accompagnato Paltrinieri per tutta la vita, fin da quando giocava a battere il papà intorno alla loro barca in vacanza, ma sono sempre state un divertissement. Il passaggio al nuoto di fondo poteva sembrare una scelta da prendere verso fine carriera, dopo i 30 anni, per trovare una variazione piacevole alla consumata routine quotidiana del “avanti e indietro” in piscina. Ma decidere di farlo a 22 anni, nel prime della propria vita agonistica e poco dopo aver completato il Grande Slam del nuoto - campione Europeo, Mondiale e Olimpico nella stessa distanza - è tutt’altro che un salto nel buio. In pochi avevano capito che Gregorio Paltrinieri era disposto a tutto pur di riuscirci.

Foto di Alfredo Falcone / LaPresse

Scelte

È passato esattamente un anno da quando, in pieno lockdown, Paltrinieri ha convocato una conferenza stampa per annunciare la volontà di cambiare guida tecnica. La notizia, arrivata in un periodo sportivamente avaro di emozioni, aveva fatto scalpore, ma Paltrinieri l’aveva gestita con serenità e determinazione. «Stefano Morini è più di un allenatore per me, è uno di famiglia. Anche per questo, sento il bisogno di fare come quando si cresce: si parla con mamma e papà e si va a vivere fuori casa. Si diventa grandi». Era entrato al Centro Federale di Ostia da ragazzino, nel 2011, parte di un programma che reclutava le migliori promesse del mezzofondo italiano e le riuniva sotto la guida di un allenatore esperto, Morini appunto, per farle crescere. Divideva la camera con il coetaneo Gabriele Detti, con il quale è maturato come atleta e come uomo. «Ci siamo diplomati, abbiamo guadagnato la stanza singola ed ora vivo in un appartamento con la mia ragazza. La piscina di Ostia per me è casa, sarà strano non venirci più». Mentre lo diceva, però, sorrideva. «Sono eccitato per quello che arriverà, sono convinto che sia la scelta giusta». A botta calda, non erano in molti a pensarla così.

Lasciare uno dei migliori tecnici al mondo per i mezzofondisti, a un anno dalle Olimpiadi e in un momento così storicamente delicato come quello del maggio 2020, era sembrato a molti un azzardo. Ma la notizia del rinvio dei Giochi al 2021 aveva accelerato una scelta che nella testa di Paltrinieri era già chiara da tempo. Nel 2016, aveva parlato con il “Moro”, come tutti lo chiamano, per condividere la sua volontà di cimentarsi nelle gare di fondo. Morini aveva acconsentito, ma storcendo il naso. Per lui, Paltrinieri è un animale da vasca, e nonostante in questi anni abbia preparato il suo atleta per gareggiare anche in mare, la priorità rimaneva sempre il nuoto in corsia. I miglioramenti ci sono stati e nel 2019 è arrivata la qualificazione per le Olimpiadi, ottenuta grazie al sesto posto nella 10 km ai Mondiali di Gwangju. Non abbastanza per Paltrinieri, che in quell’occasione, nelle gare in vasca, aveva vinto l’oro negli 800, ma era sceso dal podio nei 1500. Le sue dichiarazioni, sempre molto lucide, avevano lasciato trasparire una certa voglia di sperimentare, di osare di più nella preparazione.

«Voglio intensificare le uscite in mare, aumentare la mia esperienza. Sento che posso farcela, non vedo l’ora di iniziare», ha detto nella conferenza stampa del maggio 2020. Per farlo, si è affidato a Fabrizio Antonelli, tecnico giovane ma già con grandi risultati nelle acque libere, guida tra gli altri di campionesse del calibro di Rachele Bruni e Arianna Bridi. L’approccio di Antonelli è diverso rispetto a quello di Morini e si può dire che i due lavori siano perfettamente complementari, aderenti alle fasi della vita di Paltrinieri. Negli anni di Ostia, Gregorio aveva bisogno di una guida dalla figura paterna, anche severa, che ne forgiasse il carattere oltre che il fisico. Con questo trattamento ha vinto tutto quello che si poteva vincere nei 1500. Per fare il salto di qualità in acque libere, la scelta di Antonelli sembra coerente, perché è un tecnico che stimola i suoi atleti attraverso un dialogo a 360 gradi (“Parliamo di tutto, non solo di nuoto” ha detto di lui Paltrinieri), ed alterna metodologie moderne - come anche l’utilizzo di tecnologie per la correzione della nuotata e per l’impostazione delle gare in acqua libere - alle classiche ed inevitabili sedute massacranti in vasca. In sostanza, con Morini si allenava quasi esclusivamente in piscina, al centro Federale di Ostia, insieme ad altri nuotatori di piscina, e le acque libere le vedeva principalmente in occasione delle competizioni; con Antonelli - che oltre a Paltrinieri continua ad allenare un gruppo di fondisti di alto livello - alterna molto di più vasca e mare.

Foto di Alfredo Falcone / LaPresse

Ad agosto 2020, nella prima uscita ufficiale dal cambio tecnico, si era già visto qualcosa di nuovo. Una rinnovata passione, alimentata evidentemente dal nuovo gruppo di lavoro e dalla prospettiva di fare più gare ed allenamenti in mare, era sgorgata come un fiume in piena nel 1500 del Trofeo Settecolli, concluso in maniera trionfale con il nuovo record Europeo. Visto il breve periodo di novità, era stato inevitabile - ma anche corretto - attribuire la maggioranza dei meriti di quel risultato al lavoro svolto in precedenza, con Morini. La prima vera prova del nove per verificare la bontà del progetto Antonelli erano appunto i Campionati Europei 2021.

Verso Tokyo

Torniamo quindi a Budapest 2021. Il giorno successivo alla brutta prestazione nelle batterie, Paltrinieri si è tuffato per la finale dei 1500 stile, affrontata dalla corsia 1 di chi ha il settimo tempo di ingresso. Fin dalle prime bracciate, si è capito che si trattava di un altro atleta rispetto al giorno precedente. Chiamando in causa nuovamente la consapevolezza nei suoi mezzi, Paltrinieri ha ritrovato energie fisiche e mentali e ha impostato la gara su un ritmo forsennato, in linea nella prima parte con il suo record Europeo. In questo modo ha ottenuto due risultati contemporaneamente: dare al resto dei partecipanti il segnale di presenza e, soprattutto, evitare di rimanere sotto ritmo. Tutte le vittorie di Paltrinieri si sono basate su una strategia di gara simile, dove il fattore determinante è stato l’impostazione di un andamento regolare ma fin da subito insostenibile per gli avversari: la preoccupazione che i miglioramenti nel fondo fossero inversamente proporzionali ai risultati in vasca si è rivelata falsa.

Il gruppo si è sfoltito immediatamente e Paltrinieri è rimasto con il solo ucraino Romanchuk - già campione Europeo tre anni fa - a tenergli testa. Le tossine delle gare di fondo si sono fatte inevitabilmente sentire e Romanchuk, che non ha partecipato alle gare open water ed è quindi molto più fresco di Paltrinieri, è riuscito a vincere la gara. Il copione si è ripetuto anche negli 800, qualche giorno dopo, con Paltrinieri all’attacco fin da subito ma poi sorpassato e battuto dall’ucraino nel finale. L’italiano porta a casa due argenti che hanno il sapore dolce della conferma di quanto programmato un anno fa: i miglioramenti nel fondo sono evidenti e in vasca i tempi nuotati sono perfettamente in linea con quanto prevede il ruolino di marcia verso l’obiettivo olimpico.

Al termine delle due settimane di gare agli Europei di Budapest, dopo l’argento negli 800, Paltrinieri ha dichiarato che «non è mai bello perdere, devo dire la verità… però ho dimostrato di poter essere davvero competitivo sia in piscina che nel fondo. Ai Giochi vado per far bene tutto». Dove tutto significa, in quest’ordine, 800, 1500 e 10km. A Tokyo, infatti, la 10km di fondo si disputa dopo le gare in piscina: tutta un’altra storia. Vedremo se sarà quella che Gregorio Paltrinieri vuole raccontare.

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