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Emanuele Mongiardo
I meriti di Pioli dietro la grande stagione di Christian Pulisic
22 mar 2024
22 mar 2024
L'attaccante statunitense sta vivendo il miglior momento della sua carriera.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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La scorsa stagione il Milan soffriva per essere troppo sbilanciata a sinistra, per via del centro di gravità rappresentato da Theo Hernandez e Leao. Sulla destra, Saelemaekers e Messias erano stati utili in momenti particolari, ma nessuno dei due si era dimostrato all’altezza. Pioli aveva finito per alternarli, senza però riuscire mai a migliorare la squadra: la scelta di alzare Bennacer da trequartista nelle eliminatorie di Champions era servita anche per spostare Brahim in fascia e supplire alla scarsa qualità della catena di destra. A un anno di distanza, la fascia destra si è trasformato in un punto di forza del Milan, quasi quanto la sinistra – dove nel frattempo anche Theo ha recuperato la miglior condizione. Il mercato estivo è la ragione per cui quest’anno la produttività dei rossoneri è più bilanciata tra le due corsie. Loftus-Cheek e Pulisic, infatti, hanno cambiato totalmente il volto della fascia destra. Ma mentre l’inglese, pur con le sue caratteristiche, ha continuato a muoversi nel solco di quanto fatto da Tonali, cioè da trequartista-incursore più che da centrocampista, è Pulisic ad aver portato un contributo del tutto inedito per il Milan. Dalla posizione di ala destra, l’americano si sta dimostrando un giocatore completo e il suo rendimento, ad oggi, ha superato le aspettative. Che un calciatore proveniente dalla Premier League e dal Chelsea potesse fare la differenza era pronosticabile: gli stessi Giroud e Tomori, nel Milan, erano lì a dimostrarlo. Pulisic, però, era arrivato a un punto morto della sua carriera. Giunto al Chelsea nell’estate del 2019, aveva brillato solo a sprazzi, senza mai imporsi davvero come un titolare. Gli infortuni di certo lo hanno limitato – 65 gare saltate in quattro stagioni tra problemi muscolari, alle articolazioni e Covid – così come il livello di competizione del campionato inglese. Secondo The Athletic, però, è stato soprattutto il giudizio degli allenatori ad aver pesato, visto che né Lampard, né Tuchel, né Potter lo hanno mai considerato davvero imprescindibile. Era arrivato a Londra come sostituto di Hazard, inizialmente su richiesta di Sarri, che però da lì a poco si sarebbe trasferito alla Juve. Per Pulisic, allora, i momenti migliori a Stamford Bridge rimangono l’estate del Covid e qualche partita del primo stint di gestione Tuchel. L’arrivo di Bohely e l’ingordigia sul mercato della nuova società, che ha riempito il Chelsea di ali con caratteristiche simili alle sue, hanno portato al capolinea la sua esperienza inglese. Così Pulisic ha deciso di sposare il progetto del Milan. Rispetto al passato, l’americano ha dovuto accettare di giocare in una posizione diversa, ma in cambio sta vivendo la miglior stagione della carriera. Pulisic sulla fascia destra Nel momento in cui è atterrato in Italia, era già chiara a tutti la zona in cui avrebbe agito Pulisic. Vista la presenza di Leão sulla sinistra e le debolezze del Milan sul lato opposto, Pioli non ha esitato a piazzarlo sulla destra. Detto che da destrorso probabilmente preferirebbe giocare sul lato opposto per poter rientrare sul piede forte, muoversi lontano dalla sinistra non è una novità per Pulisic. Anche al Chelsea, infatti, era stato usato spesso sul lato destro del campo, anche se nella posizione di trequartista in un 3-4-2-1: l’americano, quindi, occupava una zona interna di campo, non la fascia. In quella posizione aveva disputato quella che probabilmente è la miglior partita della sua carriera, la semifinale d’andata di Champions League contro il Real Madrid nel 2020/21. Una partita in cui aveva segnato ed era stato un enigma impossibile da decifrare per i “blancos” con i suoi smarcamenti alle spalle di Kroos. Se Pulisic, da destrorso, riusciva a rendere sul centro destra, era soprattutto grazie alla pazienza nell’aspettare tra le linee e alla qualità nel primo controllo. Al Milan la situazione è totalmente diversa. Pioli, infatti, preferisce utilizzarlo con i piedi sulla linea laterale: non una mezzapunta, ma una vera e propria ala. In un video sul canale YouTube della CBS Jesse Marsch, allenatore statunitense di formazione RedBull, si auspicava un utilizzo diverso di Pulisic che, a suo dire, avrebbe reso meglio in zone interne.

Il fatto è che al Milan interessa relativamente far galleggiare i giocatori tra le linee, tanto che chi occupa i corridoi intermedi spesso si alza da subito sulla linea degli attaccanti. In Serie A, tra squadre che aspettano basse e compatte e squadre abituate a marcare a uomo, è difficile trovare spazi utili alle spalle del centrocampo. Sulla fascia destra, poi, per caratteristiche Pioli ritiene che Pulisic sia l’unico a poter fornire ampiezza. Né Calabria né Florenzi, infatti, sono terzini adatti ad aprirsi, e, soprattutto, il corridoio intermedio è terreno di caccia per Loftus-Cheek. Il tecnico emiliano, quindi, ha preferito lasciare Pulisic largo, conscio che le sue qualità tecniche e fisiche gli avrebbero permesso comunque di fiorire. Sono molteplici i modi con cui, da destra, Pulisic sa rendersi utile. In maniera indiretta, ad esempio, il fatto di rimanere alto e aperto fissa il terzino del suo lato e così libera spazio all’interno per Loftus-Cheek, sia per ricevere sui piedi, sia per ricevere in profondità scattando alle spalle del terzino che controlla Pulisic.

Palla a Calabria. Pulisic col taglio interno-esterno porta via Dawidowicz e apre lo spazio per il taglio di Loftus-Cheek, che riceve il passaggio di Calabria in profondità.

La differenza rispetto ai predecessori, però, si vede soprattutto quando riceve sui piedi. La qualità tecnica di Pulisic è stata una boccata d’aria per il Milan: tra lui, Loftus-Cheek, Reijnders, Leão e Theo, i rossoneri dispongono di talmente tanti giocatori in grado di fare la differenza negli ultimi trenta metri che non c’è bisogno di troppe sovrastrutture per arrivare al gol e, anzi, vengono spessi nascosti i limiti di una fase offensiva farraginosa. Pulisic riceve a piede naturale, ma dalla destra ha comunque varietà di soluzioni. La sua tecnica è eccellente e si abbina ad una forza nelle gambe che lo rende esplosivo sui primi passi. Per questo motivo, pur giocando a destra, sa rientrare verso l’interno, dimostrandosi più rapido e tecnico di chi lo affronta. Una volta portata palla dentro al campo, nella migliore delle ipotesi può cercare la conclusione di sinistro, visto che si tratta di un giocatore ambidestro. È il caso del gol del momentaneo 2-2 contro il Monza.

Oltre ad essere elettrico, Pulisic sa anche mantenere velocità e precisione, perciò se non può condurre verso l’interno può comunque sfidare il terzino puntando il fondo. Il problema è che quando il Milan insiste con la costruzione a destra, Pulisic si trova a ricevere già con il terzino addosso, pertanto spesso non può fare altro che appoggiarsi all’indietro a un compagno: è il pegno di dover giocare coi piedi sulla linea laterale. Pulisic sul dischetto del rigore Il numero undici del Milan, comunque, non è utile solo con la palla. Si tratta infatti di un giocatore molto pericoloso con gli smarcamenti, in alcune occasioni un attaccante esterno più che un’ala. La scelta di Pioli di spostarlo sulla destra ne ha valorizzato i movimenti verso la porta. Ad esempio, dopo essere entrato dentro al campo palla al piede di solito scarica su un compagno e cerca di smarcarsi in avanti per chiudere la triangolazione o per arrivare in area e ricevere in un secondo momento. In questo senso, si tratta di un giocatore in moto perpetuo, che dopo aver trasmesso il pallone non considera concluso il proprio lavoro, ma si preoccupa di fornire delle opzioni a chi lo circonda.

Lo smarcamento in cui eccelle, però, lo effettua quando l’azione arriva da lontano, dal lato opposto. Pulisic è bravissimo a partire dalla fascia e a farsi trovare libero sul dischetto del rigore per raccogliere il cross a rimorchio. Paradossalmente, per gli avversari è ancora più minaccioso quando l’azione si sviluppa sulla corsia di Leão e Theo. Mentre i rossoneri costruiscono a sinistra, l’americano aspetta alto e largo per un eventuale ribaltamento di lato. Quando però a sinistra l’azione si avvicina al lato corto dell’area, con gli avversari magnetizzati dal lato forte del Milan, da destra Pulisic si avvicina di soppiatto al dischetto del rigore e si fa trovare pronto per il cutback, sorprendendo i difensori. Sono arrivati così i gol contro Lazio, Empoli e Slavia Praga, e c’è l’impressione che il Milan possa sfruttare ancora di più questa sua naturalezza nel trovare lo smarcamento in una zona tanto pericolosa.

Insomma, giocare largo a destra lo limita nel non poter ricevere tra le linee o nel non poter rientrare sul destro, ma lo spinge a focalizzarsi di più sull’area di rigore. «Lui all’inizio era convinto che a sinistra avrebbe reso di più, ma forse lì vuole sempre la palla addosso. Invece a destra va molto spesso in profondità e mi piace», ha detto Pioli a proposito. Se Pulisic sta vivendo la sua miglior stagione dal punto di vista realizzativo (9 gol in campionato, già eguagliato il record del 2019/20) non è solo per i suoi movimenti senza palla ma soprattutto per la sua qualità in fase di definizione. Lo dimostra il dato sugli xG: secondo Statsbomb, quest’anno il saldo tra gol segnati e gol attesi è in positivo di addirittura 3,94. Le 9 reti le ha ricavate da 5,06 xG, numeri da attaccante vero, come si dice. In effetti, Pulisic si sta dimostrando letale a tu per tu col portiere, anche quando si ritrova in situazioni complicate, come per esempio nel gol contro il Frosinone, il più bello tra quelli segnati in rossonero: taglio in profondità dalla sinistra, primo controllo di controbalzo su rinvio di Maignan per mettersi davanti ai difensori e cucchiaio al portiere in uscita. Un gol, per certi versi, simile a quello rifilato a Courtois in semifinale contro il Real Madrid, dove aveva tagliato dietro la difesa nonostante Tuchel gli avesse gridato a gran voce di rimanere tra le linee, come ha raccontato nella sua autobiografia.

"Mentre Rüdiger ha la palla, mi accorgo che vorrebbe giocarla in profondità e così inizio a correre per arrivare alle spalle della difesa del Madrid. Appena inizio a correre, sento Thomas Tuchel gridare dalla fascia: “Cristian, stai al tuo posto, non correre!”. Ma avevo la sensazione che avrei trovato lo spazio per arrivare sul passaggio, così ho continuato a correre".

Avere una chiarezza d’intenti e una precisione simili davanti alla porta presuppone un grande stato di fiducia. Forse è questo, più di tutto, ad aver determinato la sua stagione in positivo: essere arrivato in una squadra in cui sapeva di poter fare la differenza, davanti a un pubblico che non aspettava altro che un’ala destra di alto livello. Il fatto di essersi lasciato alle spalle gli infortuni, ovviamente, è stato decisivo: Pulisic è il quarto rossonero più impiegato in tutte le competizioni con 2019 minuti, la sua seconda miglior stagione per minutaggio dopo la 2017/18 al Borussia Dortmund, mentre al Chelsea il massimo erano stati i 1739 minuti del 2020/21. In una squadra disastrata dagli infortuni come il Milan, questa continuità è tutt’altro che scontata.

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