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Godiamoci il momento di Gout Gout
20 giu 2025
Da tre anni stiamo assistendo a qualcosa di mai visto nell’atletica.
(articolo)
13 min
(copertina)
IMAGO / AAP
(copertina) IMAGO / AAP
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La prima volta che ho visto le immagini della Stawell Gift le ho scambiate per l’ennesimo content trito e ritrito nel quale super-atleti sono sfidati nelle loro specialità da persone comuni a cui vengono concessi ampi vantaggi - polverizzati, di volta in volta, dalla genetica sovrumana dei campioni. Ma la Stawell Gift non è solo una gara serissima: è anche - cito testualmente il sito web ufficiale dell’evento - "la più antica e la più ricca [in termini di montepremi] gara di corsa a piedi su brevi distanze dell’Australia".

Si tiene nel weekend pasquale da quasi 150 anni (la prima edizione risale addirittura al 1878, praticamente contemporanea a Wimbledon) nell’omonima cittadina di Stawell, nello stato di Victoria, a circa 300 chilometri a nord del capoluogo Melbourne. L’intero format della Stawell Gift ruota attorno a un’idea teoricamente interessante: dato un rettilineo di 120 metri su superficie erbosa, i blocchi di partenza non si trovano sulla stessa linea, ma sono scaglionati entro un range di dieci metri sulla base di un ranking stilato a partire dalle prestazioni di ogni singolo atleta nel suo ultimo anno di attività (le classifiche e le distanze sono regolamentate da un ente locale di nome Victorian Athletic League).

Questa formula dovrebbe garantire che tutti gli atleti in gara arrivino al traguardo più o meno allo stesso momento, favorendo le possibilità di vittoria degli underdog rispetto a quelle degli atleti più blasonati. Da un punto di vista teorico funziona tutto. Da un punto di vista pratico, gli atleti più forti, inebriati dall’odore della sfida, fanno spettacolo del loro svantaggio, specie durante le batterie, quando sentono più forte il sangue della preda.

Ed è per questo che il sabato in cui si è tenuta la Stawell Gift quest’anno, a fine aprile, è circolato il video di cui sopra: una ripresa aerea mostra un atleta che parte con un handicap enorme e riprende rapidamente tutti i suoi avversari per poi vincere con diversi metri di vantaggio.

Questo è solo l’ultimo video dell’antologia personale che Gout Gout, evento dopo evento, sprint dopo sprint si sta costruendo per legittimare il suo status di next big thing nel mondo dell’atletica. E poco importa se alla fine del weekend di Pasqua Gout non solo non vincerà la Stawell Gift (andando verso le fasi finali gli handicap diventano troppo marcati), ma non arriverà neanche in finale - vincerà, invece, un insegnante 36enne di nome John Evans, che in semifinale ha battuto proprio Gout, forte di un vantaggio di circa 8.75 metri su un manto erboso bagnato da una pioggia dell’ultimo minuto.

La sola presenza di Gout Gout è stata in grado di raddoppiare il numero di spettatori rispetto alla precedente edizione e di portare la competizione sulle pagine di diversi giornali internazionali. I risultati sportivi della sua carriera brevissima servono per dare una misura del fenomeno Gout Gout, e di cosa esso significhi per la scena sportiva australiana, a meno di quattro anni dall’inizio del ciclo che porterà ai Giochi Olimpici di Brisbane del 2032.

Il punto da cui partire per contestualizzare l’isteria di massa che sembra aver preso il mondo dell’atletica australiana e internazionale è quello anagrafico. Gout Gout è nato il 29 dicembre 2007 a Ipswich, Queensland, da genitori originari del Sud Sudan immigrati in Australia nel 2005. Al momento, quindi, ha meno di 18 anni.

La prima controversia che lo riguarda è già nel nome: Gout Gout non era il nome a cui i signori Monica e Bona avevano pensato per uno dei loro sette figli (dalle fonti non si capisce con chiarezza dove si posizioni rispetto ai suoi fratelli e le sue sorelle). Gout, che in inglese significa gotta, la malattia, è evidentemente un errore derivante da una frettolosa trascrizione anagrafica dall’arabo. Stando a un’intervista rilasciata dal padre Bona, il nome del ragazzo doveva essere Guot Guot (da pronunciarsi gwot): «So che gotta è il nome di una malattia, e non voglio che mio figlio sia chiamato con il nome di una malattia, non è accettabile». Eppure un nome potenzialmente portatore di scherno viene presto ribaltato in qualcosa di completamente opposto, data l’assonanza tra Gout e il termine GOAT (acronimo di Greatest of all times).

Cresciuto giocando a basket e a calcio (nella sua prima intervista ufficiale al podcast di Noah Lyles e Grant Holloway, indossava una maglietta del Real Madrid, e in altre occasioni si è dichiarato fan di CR7) Gout Gout si è avvicinato all’atletica nel 2020 grazie all’intuito di colei che ancora oggi è la sua allenatrice, Di Sheppard, che ha scovato quasi per caso questo tredicenne dalle leve lunghissime. Stando a un racconto del diretto interessato lo sprazzo di talento che avrebbe convinto Sheppard è arrivato durante i cosiddetti Athletics Carnival (una competizione sportiva per gli atleti delle scuole superiori australiane) in cui Gout avrebbe battuto su una non precisata distanza il “terzo prospetto nazionale australiano” di soli sei mesi più giovane di lui, senza alcun allenamento specifico.

Gout Gout si è dedicato esclusivamente all’atletica solamente a partire dal 2021 e i primi frutti del lavoro con Di Sheppard si sono visti già nel 2022. Il ragazzo si è misurato con tutte le distanze del pacchetto: 100, 200 e 400 metri, ma è apparso subito in maniera abbastanza evidente che il vero margine tra Gout e la competizione stia nella velocità pura, e quindi nelle due distanze più brevi. Sheppard ha lavorato per disciplinare l’energia interminabile del ragazzo, mettendola al servizio di una forma efficace. «Sei, otto mesi fa sembrava una di quelle gru che si muovono negli sfasciacarrozze. Le sue braccia erano fuori controllo», ha detto nel novembre 2022.

Il lavoro di rifinitura è servito a fargli compiere un balzo di oltre quattro decimi nel personale sui 100 metri, che ha portato il quattordicenne Gout Gout da un ottimo 10”95 al sensazionale record australiano under 16 di 10”57, in appena due mesi. La prova da record è una batteria in cui corre anche colui che sarà destinato a essere suo compagno di squadra, rivale in patria e oggetto di confronto della carriera giovanile di Gout Gout: Lachlan Kennedy, quattro anni più grande, che a marzo 2025 è diventato vice campione mondiale nei 60 metri indoor a Nanchino.

Durante la stagione 2023 cominciano a emergere con evidenza i caratteri più impressionanti del suo talento generazionale: su tutti la velocità di punta (la top end speed), caratteristica che lo accomuna ai migliori duecentometristi in circolazione. Proprio sui 200 metri Gout Gout si toglie la seconda soddisfazione della propria carriera: appena quindicenne batte per la prima volta il record nazionale Under 18 con un tempo di 20”87, stabilito per la prima volta nel 1982 e solo pareggiato in tempi recenti.

A quel punto nei discorsi che riguardano Gout Gout cominciano a insinuarsi una serie di voci che lo accomunano al giovane Usain Bolt (che a sedici anni aveva un personale sui 200 metri da 20”58) e ad altri talenti precoci come Erriyon Knighton.

L’anno in cui tutto cambia ancora è il 2024. Le cose si muovono in maniera rapida: ad aprile, ancora formalmente nella categoria Under 18, domina già con ampi margini la classe superiore, vincendo i campionati australiani Under 20 dei 100 metri (10”48, a fronte di un personale sulla distanza di 10”29). Poi, a fine agosto, è finalista sui 200 metri ai Mondiali di atletica Under 20 di Lima, Perù, dove arriva secondo alle spalle di un altro super talento, il sudafricano Bayanda Walaza (già argento olimpico nella 4x100 metri che ha consegnato la prima storica medaglia olimpica ad Akani Simbine).

Walaza esce velocissimo dai blocchi e si crea un vantaggio che Gout non riesce a ricucire nonostante una progressione fulminante sugli ultimi 100 metri, dove recupera praticamente quattro posizioni e per poco non riacciuffa Walaza - che chiude in 20”52 contro il 20”60 di Gout. Come si dice? Sarebbero bastati dieci, o forse anche solo cinque metri in più.

Se non altro, si espone il nervo scoperto di una partenza rivedibile: la questione è complicata dai repentini cambiamenti fisici nel corpo di Gout aggiungendo centimetri e massa muscolare. Durante la primavera australe il lavoro si concentra su intense sessioni ai blocchi per rivedere la meccanica della partenza e le complicate geometrie degli angoli, per favorire un più efficiente rilascio di energia. I frutti arrivano a dicembre 2024.

Cominciano a circolare i video di due gare, corse a distanza di un giorno l’una dall’altra, tra il 6 e il 7 dicembre, in occasione degli Australian All Schools Athletics Championship di Brisbane. La prima prova è la semifinale dei 100 metri, in cui Gout Gout snocciola un 10”04, invalidato da un +3.4m/s di vento a favore - cui segue la vittoria in finale (corsa una manciata di ore dopo) con record australiano Under 18 in 10”17 (questa volta wind legal).

La seconda è una gara sui 200 metri già entrata nella storia dello sport australiano: Gout Gout corre una prova wind legal in 20”04 abbattendo per due centesimi il record nazionale che Peter Norman aveva stabilito alle Olimpiadi di Città del Messico 1968 - Norman è il terzo uomo nella storica foto del podio con Tommie Smith e John Carlos, e il suo appoggio alla causa dei due atleti afroamericani gli è costato un ingeneroso trattamento in patria per tutti gli anni della sua vita.

Dopo la prova, Gout Gout ha raccontato di aver ricevuto una chiamata da parte delle figlie di Norman, che ci hanno tenuto a congratularsi con lui.

L’impresa è celebrata dai media internazionali soprattutto per il peso della misura nel confronto con Usain Bolt, che da Under 18 sui 200 metri ha corso al massimo in 20”13. A rincarare la dose ci ha pensato il GOAT in persona: Usain Bolt in risposta a un post Instagram nel quale è taggato dalla pagina @jumpers.world risponde: "Sembra me da giovane".

L’investitura è ufficiale, l’hype è reale, e da questo momento nulla è più come prima: «Una volta ero il ragazzino che voleva essere il nuovo Lyles, o il nuovo Bolt. Essere un’icona è surreale».

Se la vita di Gout cambia in maniera piuttosto evidente dopo la viralità di queste clip e le parole di Bolt, una decisa sterzata a livello professionale ed economico arriva già a partire da ottobre 2024, mese in cui firma il suo primo contratto professionistico con Adidas per cifre che si aggirano attorno ai sei milioni di dollari australiani.

Non sono mancate le perplessità per la notizia del cospicuo investimento di Adidas: in tanti hanno esternato la preoccupazione che questo tipo di riconoscimento economico per un sedicenne possa essere troppo. I timori sono legati non solo a future underperformance di un early bloomer (un atleta le cui performance giovanili sono viziate da uno sviluppo precoce), ma anche a ciò che potrebbero comportare tutti questi soldi. A garanzia dell’investimento, oltre ai numeri stellari, ci sono valori e solidità della famiglia di Gout Gout - le proposte contrattuali sono state vagliate dall’agente personale e dall’occhio vigile dei genitori e di una delle sorelle, che ci hanno tenuto a rimarcare una speciale clausola che favorisca l’impegno di Gout a finire la scuola.

Oltre agli aspetti economici, il contratto con Adidas prevede tutta una serie di clausole collaterali, tra cui una particolarmente interessante che dovrebbe favorire l’interazione tra Gout Gout e altri atleti di punta del brand, in particolar modo Noah Lyles. Tra i due sembra che si sia già instaurato uno speciale rapporto. All’inizio di quest’anno, Gout è volato a Clermont, in Florida, al centro di allenamento di Lyles, dove ha incontrato l’entourage del campione olimpico. Nelle foto si vedono Lyles e Gout insieme in palestra, Gout in pista che si cimenta in un leap (uno di quei saltoni con cui Lyles si dà la carica e intimidisce gli avversari prima di una prova).

Tra le righe di questo fotoracconto emerge una sorta di declinazione del topos del maestro e dell’allievo, con Lyles che, raggiunte le massime sfere nel proprio sport dopo uno scapestrato periodo da enfant prodige, assume un portamento misurato, sobbarcandosi una sorta di ruolo da fratello maggiore del nuovo talento generazionale. Mettere Gout Gout sotto la propria ala protettiva è anche una sorta di operazione autopromozionale, con la quale l’inquieto Lyles è riuscito a raffreddare gli animi dei suoi più accesi detrattori, girando in chiave positiva una possibile rivalità sportiva e mediatica.

Intanto, nei primi mesi del 2025 Gout Gout sta continuando il suo processo di miglioramento, e ha già raggiunto una serie di traguardi simbolici che lo stanno proiettando anzitempo nella nazionale australiana senior. A metà marzo, in piena fase di costruzione per il picco performativo di aprile, corre i suoi primi 200 metri sotto i 20’’, con una prova da 19”98 invalidata da un +3.6m/s di vento a favore. La foto che lo ritrae appoggiato a braccia conserte sul timer, come un cacciatore che finalmente abbia agguantato la sua preda, è già parte della sua nuova iconografia.

Dopo il debutto assoluto tra i professionisti a fine marzo, ad aprile arriva anche la prima doppia sotto i 10’’ nei 100 metri: Gout Gout corre due volte, nel giro di un paio d’ore, in 9”99, vincendo i campionati australiani Under 20 (anche se entrambe le prove non sono omologabili per via del vento). Infine, il 13 aprile conquista la sua prima convocazione ufficiale nella nazionale senior: vincendo i campionati australiani assoluti sui 200 metri con una clamorosa prestazione da 19”84 (record australiano in ogni condizione, con un +2.2m/s di vento a favore), aggiudicandosi un posto nella squadra australiana per i Mondiali di Tokyo, a metà settembre 2025.

La Australian Athletics si ritrova, così, per le mani un potenziale atleta generazionale da sbandierare alle Olimpiadi casalinghe di Brisbane 2032. Per parte sua, Gout Gout si dice pronto a fare da guida alle nuove generazioni con una serie di dichiarazioni in cui sembra aver compreso l’importanza del suo ruolo: «Sono io che devo mettere l’asticella in alto per tutta l’Australia. Se la metto abbastanza in alto avrò dimostrato ad altri che persone come me possono farcela». In questa missione Gout Gout però non è solo: insieme a lui ci sono una serie di promesse dell’atletica australiana che stanno raccogliendo successi importantissimi in campo internazionale.

Oltre al già menzionato Lachlan Kennedy, classe 2003 e già olimpionico a Parigi 2024, che ha vinto la sua prima importante medaglia internazionale (l’argento sui 60 metri indoor ai mondiali di Nanchino 2025), nel mezzofondo sta nascendo la stella di Cameron Myers, classe 2006 in grado di strappare ben tre record under 20 a Jakob Ingebrigtsen. Dietro a questi giovani c’è un sistema culturale e scolastico imperniato sulla pratica sportiva, e generosi finanziamenti da parte del governo australiano in favore dello sport giovanile - non dimentichiamo che l’Australia è arrivata al quarto posto nel medagliere olimpico di Parigi 2024 (potendo contare su appena sette medaglie dall’atletica, per una delegazione di 86 atleti).

Nonostante una quota di detrattori sia sempre in agguato per cercare di sminuire, o quantomeno di ridimensionare le proporzioni del successo di Gout Gout, i risultati per ora confermano l’hype. I social stanno facendo il resto: l’unione tra successo sportivo e processo promozionale curato da Adidas - che non casualmente sta calcando la mano con il claim “believe the hype” - stanno producendo un effetto mediatico inedito.

Quasi nessun atleta nella fase embrionale della propria carriera ha avuto tante attenzioni (per certi versi ricorda gli esordi di LeBron James) tanto meno se proveniente dall’atletica, uno sport in cui persino le più alte eminenze faticano a capitalizzare le ricadute positive dei propri successi.

Eppure, le vocine dei detrattori continuano a fluttuare, come mosche rinchiuse in una stanza dall’aria appesantita, da cui non riescono a uscire. Nonostante i risultati siano fondamenta solide, e confermino la costanza della sua crescita da ormai tre anni, la domanda che in tanti ci siamo fatti ammirando la rapidità dell’ascesa di Gout Gout resta: non sta succedendo tutto troppo in fretta?

La parte più razionale di noi pensa che, forse, sì, le cose stanno andando troppo velocemente. Ma un’altra parte di noi si perde nell’entusiasmo e, sinceramente, preferisce non pensarci e godersi il momento.

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Godiamoci il momento di Gout Gout