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Foto di Oli Scarff / Getty
Fondamentali Federico Aquè 15 marzo 2017 7'

Good old Leicester

Il Siviglia ha accettato una partita “all’inglese”, e alla fine ha perso.

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Il ritorno al trono dei legittimi sovrani, deciso dal Congresso di Vienna dopo la sconfitta di Napoleone, è passato alla storia come Restaurazione: al Leicester la restaurazione è iniziata con l’esonero di Claudio Ranieri e la promozione in panchina di Craig Shakespeare, uomo di fiducia del club e presente nello staff tecnico da quasi dieci anni, prima come vice di Nigel Pearson (che ha seguito anche all’Hull City tra il 2010 e il 2011) e poi, appunto, di Ranieri.

 

Al ritorno del vecchio ordine in panchina è seguito quello sul campo: Shakespeare ha restaurato la formazione del Leicester campione d’Inghilterra lo scorso anno, con l’unica eccezione di Wilfred Ndidi al posto di N’Golo Kanté, ceduto al Chelsea in estate. Anche contro il Siviglia l’undici iniziale era lo stesso capace di battere Liverpool e Hull City in Premier League. Rispetto alla gara d’andata l’unica modifica è Okazaki per Musa: un cambio importante, perché riporta Mahrez sulla fascia destra (all’andata, invece, aveva giocato al centro).

 

Jorge Sampaoli ha risposto schierandosi a specchio: le connessioni tra i giocatori del Siviglia sono più complesse rispetto a quelle del Leicester ma il sistema di base è sempre il 4-4-1-1. In difesa un terzino bloccato a destra (Mercado), uno di spinta a sinistra (Escudero); a centrocampo Sarabia sempre molto largo a destra per dare ampiezza compensando le mancate discese di Mercado, mentre Vitolo a sinistra può accentrarsi e lasciare la fascia a Escudero; Nasri, infine, gioca dietro Ben Yedder, anche se dopo nemmeno dieci minuti inizia a girare con grande libertà per il campo, alla ricerca di palloni giocabili.

 

Il Siviglia non punta inizialmente a controllare la partita, ma sfida il Leicester usando le sue stesse armi, per questo la gara è da subito frenetica: nessuna delle due squadre costruisce l’azione da dietro, i lanci lunghi sono frequenti così come i cambi di possesso. In questo contesto la conquista delle seconde palle diventa un fattore fondamentale.

 

Un anticipo di testa di Pareja su un rilancio di Huth permette al Siviglia di costruire una grande occasione con Nasri, ma in generale è il Leicester a trovarsi meglio in un simile contesto. La squadra di Shakespeare alza da subito l’asticella dell’intensità, accorcia immediatamente su chiunque abbia la palla tra i piedi e trasforma anche le rimesse laterali in potenziali occasioni da gol, grazie alle lunghe parabole disegnate con le mani da Fuchs. Ma soprattutto fa innervosire presto il giocatore chiave del Siviglia: Samir Nasri.

 

Il francese è forse il calciatore maggiormente fuori dal contesto tra i 22 in campo in una partita tutta corsa e palle alte: poco dopo il quarto d’ora viene ammonito per un fallo su Ndidi che gli aveva appena rubato il pallone dopo un tentativo di dare un ordine all’ennesima sequenza da ping-pong tra le due squadre.

 

I rari tentativi del Siviglia di rallentare i ritmi della partita vengono sabotati dall’aggressività del Leicester e dalla struttura scadente della squadra di Sampaoli in fase di possesso. Pareja e Rami si allargano molto per allontanare Vardy e Okazaki e impedire loro di far scattare il pressing; N’Zonzi e Iborra si abbassano entrambi oltre il centrocampo del Leicester; Mercado ed Escudero restano in posizione per garantire una via d’uscita sulle fasce. Ma l’elevato numero di giocatori che si piazza in questo modo sotto la linea della palla impedisce al Siviglia di guadagnare campo, la circolazione si appiattisce in orizzontale e ogni passaggio indietro diventa in pratica un invito a farsi aggredire dal Leicester. Aggressioni a cui la squadra di Sampaoli risponde lanciando lungo o commettendo errori tecnici che compromettono qualsiasi velleità di costruire l’azione in maniera pulita.

 

 

Il gol di Morgan

 

La partita ha una svolta al 25’ quando il Siviglia prova a gestire il possesso dopo aver riconquistato la palla su una rimessa laterale del Leicester. Vitolo viene attaccato da Ndidi, non può avanzare e sceglie così di far ricominciare l’azione da dietro: le “Foxes” si riposizionano, mentre Vardy accorcia su Pareja e ne affretta la giocata. Il tentativo del difensore di tagliare le linee per servire Sarabia viene intercettato da Fuchs e il Leicester risale il campo a sinistra guadagnando un calcio di punizione.

 

Sulla battuta successiva Mercado si fa scivolare Morgan alle spalle e, pur marcandolo da davanti, fa passare il pallone che colpito in maniera sporca dal difensore giamaicano vale l’1-0 e qualifica virtualmente la squadra di Shakespeare ai quarti.

 

A quel punto il Leicester può rifiatare e difendere qualche metro più indietro; il Siviglia è obbligato a prendere l’iniziativa e guadagna campo, pur con la solita difficoltà nel muovere lo schieramento delle “Foxes” per trovare spazi da attaccare.

 

L’incapacità di muovere il pallone in avanti ha l’effetto collaterale di allontanare Vitolo e (soprattutto) Nasri dalla porta di Schmeichel, privando la squadra di Sampaoli dei riferimenti tra le linee necessari a generare la superiorità e innescare la fase di rifinitura. Entrambi i giocatori citati escono dal blocco difensivo (Nasri più di Vitolo, comunque) alla ricerca di palloni giocabili: un’assunzione di responsabilità che non porta grandi risultati e, anzi, facilita la difesa dell’1-0 da parte del Leicester.

 

 

I cambi di Sampaoli non portano frutti

 

Così Sampaoli dopo un primo tempo molto deludente prova a dare la svolta inserendo Jovetic al posto di Sarabia, per aumentare la presenza tra le linee e innalzare la qualità della manovra offensiva, e Mariano al posto di Mercado, per spingere ancora di più sulla fascia destra.

 

Il Siviglia si riposiziona con Vitolo sulla destra e Jovetic a sinistra, ovviamente con la licenza di entrare dentro il campo per innalzare il livello della circolazione e cercare la giocata decisiva; Nasri stabilmente da raccordo tra difesa e trequarti; N’Zonzi basso e, se necessario, in mezzo a Rami e Pareja per aiutare la prima costruzione; Iborra costantemente alle spalle di Ndidi e Drinkwater per mantenere sempre una presenza tra le linee e fare da riferimento sui palloni alti.

 

In questo modo il Siviglia occupa il campo in maniera più razionale e a ogni giocatore vengono affidati compiti chiari. Le combinazioni tra Vitolo e Mariano danno i riferimenti per avere sempre la possibilità di aprire il campo a destra, Nasri può alzare il livello della circolazione in uscita dalla difesa, Jovetic deve generare superiorità alle spalle delle linee del Leicester e la ricerca delle sponde di Iborra, portato sulla trequarti, ha finalmente un senso.

 

Eppure la fase di possesso della squadra di Sampaoli non migliora in maniera sensibile: gli andalusi controllano il pallone (soprattutto perché il Leicester non è più aggressivo come nel primo tempo, ma preferisce aspettare nella propria metà campo), ma l’uscita dalla difesa è sempre lenta e non muove lo schieramento avversario, dando come uniche soluzioni per guadagnare campo l’allargamento del gioco sulle fasce (in particolare quella destra) e la palla alta alla ricerca di Iborra.

 

Il Siviglia sfiora il pareggio con una conclusione estemporanea da 35 metri di Escudero che colpisce la traversa, ma poco dopo subisce il 2-0. N’Zonzi si fa sorprendere da una rimessa laterale di Fuchs che pesca Okazaki alle spalle del francese. La respinta del tiro dell’attaccante del Leicester finisce sui piedi di Mahrez, che crossa ma trova l’anticipo di testa di Rami. Albrighton è furbo a stringere la propria posizione e a presidiare il limite dell’area, lasciato scoperto dallo scivolamento di N’Zonzi nella zona della palla e dalla mancata presenza di Iborra. L’esterno inglese può così controllare col petto la respinta di Rami e battere Sergio Rico con relativa facilità.

 

Sul 2-0, la partita si trasforma in un lungo esercizio di possesso del Siviglia nel tentativo di muovere i giocatori del Leicester dalle loro posizioni. Gli andalusi concentrano i propri sforzi soprattutto sulla fascia destra, avvicinando Nasri e Vitolo e lasciando Jovetic, Iborra e Ben Yedder al centro come riferimenti per un cross o una palla filtrante.

 

Ancora una volta, però, la circolazione della squadra di Sampaoli si dimostra troppo piatta e lenta per poter creare pericoli. Lo sbilanciamento che ne consegue impedisce di accorciare immediatamente a palla persa e lascia un mismatch in campo aperto tra Vardy e Mahrez contro Pareja e Rami: la sensazione è che il Siviglia rischi più di subire il 3-0 in contropiede a ogni passaggio sbagliato piuttosto che di segnare il gol che manderebbe la partita ai supplementari.

 

L’ingresso di Correa per Ben Yedder, però, vivacizza da subito la manovra andalusa: l’ex giocatore della Sampdoria è molto più deciso negli smarcamenti, sia a uscire dal blocco che a tagliare sull’esterno, ed è più coraggioso nelle scelte palla al piede. È proprio una sua intuizione a dare al Siviglia la possibilità di riaprire la qualificazione (nonostante l’espulsione di Nasri, che chiude una pessima serata cadendo nella provocazione di Vardy). Il filtrante sulla corsa di Vitolo è infatti il passaggio più bello e difficile tentato dal Siviglia in quasi 80 minuti: l’anticipo dell’esterno spagnolo su Schmeichel toglie al portiere la possibilità di toccare la palla e manda sul dischetto N’Zonzi. Esattamente come all’andata, Schmeichel intuisce l’angolo e para, cancellando le residue speranze della squadra di Sampaoli di rimontare e conquistare la qualificazione.

 

 

E adesso?

 

Nella gara d’andata al Sánchez-Pizjuán il Siviglia aveva dominato il Leicester, segnato due gol e sbagliato un rigore prima di concedere a Vardy la possibilità di dimezzare lo svantaggio e riequilibrare le chance di qualificazione ai quarti. Al netto dei due rigori sbagliati tra andata e ritorno, che ovviamente condizionano in maniera decisiva il risultato di questo ottavo di finale, è sembrato strano vedere una squadra dal talento offensivo del Siviglia accettare il “kick and run” imposto dal Leicester.

 

Alla fine la squadra più a suo agio in questo contesto ha vinto, ridimensionando forse in parte l’aura che ha circondato Sampaoli fin dal suo arrivo in Europa. Non è ovviamente una partita persa a cancellare quanto di buono fatto vedere dal Siviglia in stagione, ma gli andalusi avevano tutte le carte in regola per difendere il gol di vantaggio e andare ai quarti. Se non è successo è anche colpa di alcune scelte strategiche di Sampaoli.

 

E così tra le migliori otto d’Europa c’è Leicester, che dopo aver esonerato Ranieri e restaurato il vecchio ordine ha vinto tre partite su tre. Difficile possa bastare ora che l’asticella si alza a un livello sulla carta inarrivabile per le “Foxes”, ma oltre all’epica che ovviamente accompagna ogni impresa della squadra di Shakespeare c’è da considerare che in casa il Leicester ha subito un solo gol in quattro partite. Un fattore importante e spesso decisivo nelle sfide a eliminazione diretta.

 

Forse è anche per questo che Gianluigi Buffon ha dichiarato di voler evitare proprio le “Foxes” nel sorteggio dei quarti di finale. Chissà se ci crede davvero.

 

 

Tags : champions league 16-17Leicestersiviglia

Federico Aquè ha collaborato con Sprint&Sport, Datasport e Sportmediaset.

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