Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Daniele V. Morrone
Il gol che mi ha rivelato il genio di Messi
23 apr 2020
23 apr 2020
Ricordo di uno dei gol più belli del calcio contemporaneo.
(di)
Daniele V. Morrone
(foto)
Dark mode
(ON)



 

In ogni caso, non c'è bisogno di riguardarmeli tutti per scegliere il mio preferito tra tutti questi 627 gol. È quello che mi ha fatto esultare di più davanti allo schermo, quello che ho rivisto più volte - talmente tante volte che posso riavvolgere nella mia mente secondo per secondo senza nemmeno bisogno di rivederlo. Sto parlando



 



 



 

La tensione è già insostenibile. Nel primo Clasico in Liga c'è già stata una rissa memorabile nata per il nervosismo di Piqué e Rui Faria, storico assistente di Mourinho, che nella mette un dito nell’occhio a Tito Vilanova, secondo allenatore del Barcellona. Ad alzare ulteriormente i toni ci si mette anche lo stesso Guardiola, con la celebre conferenza stampa in cui parla di Mourinho come «

» - cioè il migliore a parlare con la stampa, a manipolarla. Insomma, è il momento in cui lo scontro tra i due, e tra il Barcellona e il Real Madrid, è al suo apice.



 



 

Quel Real Madrid, per paradosso, è stato probabilmente il più conservativo e difensivo di Mourinho. Come aveva detto il tecnico portoghese: «Chi ha il pallone è più sotto pressione perché può commettere errori e vince chi commette meno errori». Il Real Madrid, insomma, si accontenta di fermare l’azione avversaria quando arriva nei pressi dell’area, possibilmente con un fallo prima che il pallone arrivi a Messi per essere sicuri. A giustificare i timori di Mourinho il gol dell’1-0 del Barcellona, che arriva proprio su un’azione in cui i "

" non riescono a fare a fare fallo in tempo.

 

Il tutto parte al minuto 76, su un passaggio in diagonale di Xavi che trova Messi libero. Il numero 10 argentino può quindi puntare in conduzione fino al limite dell’area, dove però la difesa del Madrid riesce a fermarlo mettendogli due giocatori davanti. Prima di perdere il pallone subendo fallo, però, Messi riesce a scaricarlo dietro per Xavi, che dopo aver eluso l’intervento di Diarra (che a sua volta non riesce a fare fallo), lo allarga sulla fascia per l’ala destra Afellay (entrato da poco) che punta e supera facilmente Marcelo in area di rigore per il cross verso l’area piccola, dove Messi in corsa anticipa Sergio Ramos per appoggiarla di piatto di prima sotto le gambe di Casillas. Un bel gol di squadra, un gol importantissimo per l’equilibrio della qualificazione, che nonostante il peso specifico rientra tra quelli “normali” della carriera di Messi.

 

Qualche minuto prima Mourinho era stato espulso dall'arbitro e mandato sugli spalti dopo essersi sarcasticamente congratulato più volte per l’espulsione di Pepe dopo un fallo su Dani Alves. Quello di Pepe è un fallo leggermente più duro di quelli che fa normalmente e la reazione di Dani Alves è leggermente più accentuata di quanto sarebbe stata in una partita normale. Sarebbe stato l’appiglio perfetto per Mourinho in conferenza stampa post partita e probabilmente quello di cui avrebbero parlato tutti se non fosse arrivato il secondo gol di Messi, quello che vi sto raccontando.

 


Al minuto 86 il Barcellona fa circolare il pallone a centrocampo aspettando che passi il tempo. Forse anche il Real Madrid sta aspettando che la partita finisca, sembra aver finito le energie fisiche e mentali per creare occasioni da gol, e in ogni caso il Barcellona è talmente rapido nel recuperare il pallone perso da non lasciargli la possibilità di farlo.

 



 

La telecamera stacca dal volto dell’allenatore portoghese e non appena torna sul campo il Barcellona batte la punizione, come se stesse aspettando il regista televisivo. Punizione che non è altro che un passaggio corto, cortissimo, da Busquets a Messi, che si è avvicinato al punto di battuta. Tutto lo stadio è in attesa di vedere cosa farà adesso Messi. Il Real Madrid è schierato su due linee stanche mentre guarda giocare gli avversari.

 

https://youtu.be/It4YOYzEaVY?t=137

 

Busquets passa la palla a Messi ad un paio di metri di distanza all’altezza del cerchio di centrocampo, davanti al centro della seconda linea del Madrid formata da Xabi Alonso e Diarra. Come gli chiedono da sempre, dopo il passaggio Busquets si muove immediatamente in diagonale in avanti per dare una nuova linea di passaggio al compagno che riceve. Messi fa una pausa col pallone tra i piedi in cui osserva bene tutta la metà campo davanti a sé. È poco fuori dal cerchio di centrocampo con Diarra fermo a schermarlo a non più di due metri e Busquets che si è mosso alle spalle del francese, non seguito da Xabi Alonso, che forse ha paura di rompere la linea di centrocampo in questo modo. La situazione sembra assolutamente sotto controllo perché se c’è una cosa che vuole il Mourinho è Messi fermo a centrocampo schermato e che a ricevere libero sia Busquets spalle alla porta.

 

Come dice Valdano: molte delle cose che fa Messi sappiamo che le sta per fare, ma rimaniamo comunque a chiederci come ha fatto. Secondo l'autore argentino, il suo talento, il talento di tutti i più grandi giocatori della storia, è carico di tutte le informazioni raccolte nelle partite per strada da bambini, negli allenamenti, nei dialoghi, nell’immaginazione e perfino nel sogno. Il talento riappare e utilizza tutto questo database per accendersi al momento giusto in un’azione che stupisce tutti, incluso il genio stesso, che non saprebbe mai spiegare quello che ha appena fatto.

 

Il genio di Messi si accende, quindi, appoggia il pallone a Busquets e poi senza preavviso scatta seguendo il pallone prima ancora che possa arrivare al compagno, che leggendo la situazione intuisce cosa sta per fare il compagno e lo rallenta toccandolo appena col destro e poi ruota il corpo per accompagnare l’arrivo di Messi a piena velocità senza fargli da ostacolo. L’assenza di Pepe è fondamentale per la riuscita del gol, perché la scelta di Mourinho di schierare dopo il rosso la squadra col 4-4-1 significa che non c’è nessuno tra le due linee. Xabi Alonso ha capito cosa sta per succedere al movimento a scansarsi di Busquets e prova a correre ai ripari, Diarra anche prima, ma è troppo tardi: il numero 10 ora è lanciato a velocità massima sul pallone fermo e senza nessuno davanti fino alla linea difensiva. Forse è troppo stanco, o troppo pigro, o forse è la sua esperienza a fargli capire che non ci sarà comunque storia, in ogni caso Xabi Alonso si ferma subito. Non Diarra, che però viene superato facilmente da Messi col primo tocco.

 

Messi è al secondo tocco e già punta la difesa che aveva accorciato in blocco. Sergio Ramos se lo vede sfrecciare accanto. Albiol è una statua di sale. Al terzo tocco Messi cambia direzione andando verso destra e aumenta ancora la velocità. Da quando è partito da fermo ha cambiato velocità tre volte e adesso è lanciato solo verso la porta. Com'è successo?

 

Per spiegare la reazione dei giocatori del Real Madrid bisogna provare a mettersi nei loro panni, col piano gara che aveva funzionato fino al minuto 87 basato unicamente sul non far ricevere Messi con spazio e se lo vedono ora invece caricare palla al piede a piena velocità. È lo stesso Xabi Alonso a dirlo, in un’intervista di Martí Perarnau sulla rivista Tactical Room: «Messi ha causato molti danni, l’ho sofferto tanto. Abbiamo parlato molto con Mourinho e Sergio Ramos su come arginarlo. Su come controllarlo. Messi giocava alle mie spalle, la mezzala destra era Xavi. Xavi ci provocava, ci mostrava il pallone. Se andavo verso di lui, Messi si infilava nella tasca libera alle mie spalle. Sergio, allora, usciva dalla linea di difesa per marcarlo e lui ci distruggeva. Siamo riusciti a controllare Messi quando abbiamo smesso di marcarlo così. Xavi mi chiamava, ma io rimanevo con Messi e Sergio non usciva. Da quel momento l’abbiamo controllato bene. Abbiamo sacrificato lo spazio e la capacità di recuperare il pallone per dare priorità a Messi, ma da quando siamo riusciti a controllarlo in quella posizione, Madrid e Barça sono tornati alla pari».

 

Improvvisamente però i meccanismi studiati da Mourinho vanno in frantumi e i giocatori capiscono che quell’equilibrio che erano riusciti faticosamente a stabilire ora è sparito. I giocatori allora sembrano quasi accompagnarlo più che ostacolarlo, come fossero spaventati dall’idea di intervenire. La realtà è che non ne sono in grado, quando carica in conduzione i movimenti sono troppo rapidi e le possibilità talmente tante, da sconsigliarlo. Ramos e Albiol reagiscono allo stimolo visivo, solo che Messi va più veloce di quanto il nostro cervello riesce a reagire e quindi tutti si muovono una frazione di secondo dopo. I difensori del Real Madrid sembrano avere i pesi alle caviglie e quando si muovono Messi è già nel gesto successivo. Sembra vero quanto detto da Guardiola sul fatto che Messi è l’unico giocatore che è più veloce con la palla che senza.

 




 

Prendiamo la diagonale di Marcelo, che si accorge dove sta andando Messi e sta cercando di chiuderlo. Il 10 del Barcellona ha appena superato sfiorando Albiol e ha il pallone da dover raggiungere, accorgendosi della chiusura di Marcelo in arrivo accelera la corsa e tocca due volte col sinistro facendo scudo col corpo all’intervento del brasiliano. Sembra tutto perfettamente programmato: con il secondo tocco Marcelo è già in ritardo e deve tirarsi indietro per non fare fallo.

 



 

In questa sfacciata affermazione di perfezione c'è una punta di imperfezione che rende questo gol unico, ancora più bello. E cioè che Messi conclude con il suo piede debole, in maniera quasi sporca. Scriveva Eduardo Galeano: «Così come Maradona tiene il pallone attaccato al piede, Messi tiene il pallone dentro il piede. Si tratta di un fenomeno fisico… scientificamente è impossibile, però è vero!», e in questo caso effettivamente il calciare contro tempo toccandolo col destro fa sembrare quasi che il pallone cambi direzione improvvisamente uscendo dal piede di Messi. Il tocco permette al pallone di continuare la sua corsa leggermente più veloce, togliendolo dalle grinfie di Sergio Ramos e aumentando la sensazione di crescendo.

 

C'è da aggiungere che il tocco con il piede debole non è fatto, a mio modo di vedere, per anticipare Sergio Ramos, ma per colpire in maniera più efficace quella porzione della porta che era stata lasciata sguarnita da Casillas, che istintivamente, forse aspettandosi un tiro di sinistro, era andato a coprire il primo palo. Ma il tocco di Messi, quel tocco sporco, masticato, ha addirittura reso irrilevante la posizione del portiere.



 



 



 

Personalmente, però, quello di Messi al Real Madrid mi ricorda più il gol segnato da Thierry Henry sempre contro il Real Madrid, nei quarti di finale della Champions League 2006. Anche quel gol è una dimostrazione di onnipotenza atletica e tecnica; anche quello è un gol che segna il doppio confronto di Champions League; anche quel gol viene segnato al Bernabeu. Non a caso il mio preferito tra quelli di Henry.

 

https://youtu.be/NzV4Ad5pwU4?t=123

C'è però una differenza fondamentale. Se Henry ha bisogno della sua supremazia atletica per superare superare ogni ostacolo che si frappone tra lui e il gol, in quello di Messi c’è qualcosa di etereo. Al contrario di Henry, nessuno riesce nemmeno a toccare Messi, gli avversari se lo vedono sfrecciare accanto e alzano le mani. Albiol che prova il contrasto non riesce nemmeno ad andare vicino, né al pallone né alla gamba. Ramos che riesce nella diagonale lo tocca solo quando il pallone è già partito dal suo piede. Messi non supera gli avversari, sembra anticiparne i movimenti e quindi fare prima quello che serve per superarli.

 



 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura