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Daniele Manusia
I gol di Haaland sono brutti?
18 apr 2023
18 apr 2023
Il suo talento mostruoso non rientra nei canoni classici di bellezza.
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Daniele Manusia
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Josep Guardiola ama Erling Haaland. Dice di amarlo, cioè, come un marito dice di amare la moglie in una cena con solo amici maschi. Ne loda le qualità come un marito dopo il calcetto loda la cucina della moglie che gli fa trovare la cena pronta a casa. Non ne potrebbe fare a meno. Sì, insomma, fino a un certo punto. Perché un mese fa, quando lo ha sostituito dopo che Haaland aveva segnato 5 gol contro il Lipsia e mancava ancora mezz’ora, Guardiola ne ha parlato benissimo ma quando gli hanno chiesto se era quello che gli è mancato gli scorsi anni per vincere la Champions la sua fronte si è increspata come un rotolo di carta cinese del secolo scorso, di quelli dipinti con inchiostri quasi invisibili. «No, non penso» ha risposto subito, senza bisogno di pensarci veramente, seguendo un impulso a negare che veniva dal profondo. La fronte gli è scesa sugli occhi come delle tapparelle che in un pomeriggio d’estate tengono fuori il sole, Guardiola sbirciava attraverso le fessure il suo interlocutore mentre diceva che il problema sono stati i gol subiti, che loro ne hanno sempre fatti molti, l’anno scorso sono usciti facendone quattro al Real Madrid nella partita di ritorno, quindi il problema non è quello. ___STEADY_PAYWALL___ Per carità: vero. Anche se si potrebbe obiettare che il City ha sempre avuto problemi in quella specifica posizione (con Gabriel Jesus che non si capiva bene se lo vedesse come 9 atipico o come esterno) e che forse non è un caso che abbia preso Haaland proprio poco dopo aver perso contro quel Real Madrid, con quel Karim Benzema che di gol tra andata e ritorno gliene ha fatti tre. Sembra altrettanto vero, anzi, che Guardiola abbia un rapporto conflittuale con quegli attaccanti “che fanno solo gol”, con l’idea stessa di un giocatore il cui talento sia dedicato alla parte più volgare del calcio: il gol.

E sembra altrettanto vero che Erling Haaland, che di quella volgarità ha fatto la propria essenza, la propria ossessione, la propria vita, non piaccia a tutti. 47 gol in 40 partite stagionali, a 22 anni; a soli 2 gol dal record di Andy Cole e Alan Shearer di 34 gol in Premier League, con ancora 8 partite da giocare; 33 gol in carriera in Champions League, in 25 partite. Eppure, nonostante i numeri incredibili, nonostante i record che probabilmente infrangerà, c’è un’opinione che ovviamente al momento difficilmente si sente, ma che striscia nei discorsi riguardo Haaland, un pensiero che molti hanno e che pochi esprimono, che è pronto a venir fuori appena - se mai succederà - dovesse smettere di segnare: l’opinione è che Erling Haaland non è bello. Anzi, che è proprio brutto. Che esprime, rappresenta, un’idea di calcio antiestetica. Che non è bello neanche quando segna.Come se Haaland non fosse solo lontano da un certo tipo di gusto, ma proprio il contrario del gusto. Il contrario del calcio che abbiamo da sempre elogiato, per come ci è sempre piaciuto, il calcio che siamo cresciuti amando, il calcio che conoscevamo. Il calcio dei numeri dieci, dei sudamericani, dei centrocampisti lenti e tecnici.Questa parte è tutto sommato condivisibile: Erling Haaland non corrisponde a nessun codice estetico precedente, è talmente nuovo da essere scandaloso. È l’equivalente di quelle opere d’arte che un vostro amico per fare il simpa commenta: «questo potevo farlo anche io». Sembra tutto troppo facile, troppo tecnologico (e infatti a un certo punto è stata fatta una petizione per escluderlo dal campionato inglese in quanto “robot”).Una volta ho visto Mulholland Drive nello stesso cinema con Massimo Giletti e, alla fine del film, appena si sono accese le luci in sala, Giletti si è alzato, si è girato verso il resto della sala e ha commentato: “Mah”. Ecco, Erling Haaland ci trasforma in tanti Giletti.

Foto IMAGO / Offside Sports Photography

Erling Haaland è brutto? (Su Reddit un utente si chiedeva se non somigliasse a un pollice con una faccia disegnata sopra e quando in Norvegia gli è stata dedicata una statua qualcuno l’ha fatta sparire per quanto era stygg). I suoi gol sono brutti? La cosa sicura è che raramente si possono definire belli. Sono, diciamo, particolari. C’è qualcosa di solo suo nel modo in cui usa il proprio corpo che sembra portare la sua firma, ma nonostante ciò non si può dire siano iconici. Provate a prendere quella specie di rovesciata contro il Southampton e fatene un poster come quella di Pelè in Fuga per la vittoria: lo appendereste nella vostra cameretta? Dove è finita la grazia e la potenza di Pelè, l’armonia del volo? Haaland sembra spezzarsi in volo, non colpisce la palla, ha un incidente con la palla.Dico con una specie di rovesciata perché se mettete pausa quando la gamba sinistra di Haaland tocca la palla, all’altezza della testa di Haaland, quella destra è ancora a terra. Sembra che si stia dando un calcio in faccia da solo. La bellezza di una rovesciata sta anche nella sua difficoltà, nello sforzo atletico-coordinativo che richiede, nello slancio, nell’acrobazia complessa di chi deve colpire sottosopra una palla a un metro e ottanta centimetri da terra. Nel gesto di Haaland non c’è niente di tutto questo, c’è solo il suo piede enorme che si alza fino a dove serve per schiacciare la palla a terra come se volesse fare un buco nell’erba. Sembra un servizio di Medvedev (anche lui a volte accusato di essere troppo brutto per gli standard del tennis d’élité). Sembra la versione tascabile della rovesciata di Zlatan da metà campo, senza l’ambizione, la fantasia megalomane di Zlatan, solo con la violenza di Zlatan.C’è un video di Erling Haaland a 14 anni in cui sembra esattamente quello che è adesso. Solo che da un bambino, in mezzo ad altri bambini, uno si aspetta di vedere un po’ meglio il talento di base, quello che ha fatto innamorare gli osservatori che hanno puntato su di lui. Possibile che già allora fosse la brutalità del gol a parlare per lui? Davvero non c’era altro? A guardarlo provare semplici doppi passi con la legnosità di Pinocchio che imita i bambini veri si direbbe di no, che non c’è davvero altro. E giuro: non lo dico inorridito, o scandalizzato, sono sinceramente affascinato da questa nudità, da questo talento scarno. È come se il più grande pittore al mondo non sapesse disegnare una mela.

Signori e signore: il più forte giocatore al mondo.

Se Ronaldo rappresentava l’ideale platonico del calciatore personal-trainer di se stesso, un uomo tutto di fibre muscolari, coperto appena da uno strato di pelle sottile per non spaventare chi lo guarda, Haaland sembra solo un attrezzo alto due metri sparato alla velocità della luce sul campo da calcio. Ronaldo è considerato l’archetipo del giocatore egoista che pensa solo al gol, dimentichiamo il suo passato da dribblomane, dimentichiamo quel senso della bellezza magari ossessivo, che lo fa giocare circondato da specchi immaginari, ma che qualcosa restituiva anche allo spettatore. Dimentichiamo l’umanità del Ronaldo bambino senza padre, del bambino che la madre non voleva, alla ricerca continua di conferme, di qualcosa che gli dica: sì, hai il diritto di stare al mondo.Haaland pensa davvero solo al gol, ha preso l’efficacia tattica e atletica di Ronaldo e l’ha spogliata di tutto. Haaland, probabilmente, non riguarda mai i suoi gol, non deve dimostrare niente a nessuno, tanto meno a se stesso. Haaland si prende quello che vuole con la faccia da schiaffi di un ragazzino in camicia bianca che usa la carta di credito del padre.Al tempo stesso c’è sempre qualcosa di mostruoso in Haaland che è affascinante e non riesce a non farmelo stare simpatico come tutti i mostri che vediamo al cinema, nessuno veramente odioso. Forse è questa la sua estetica. Haaland sembra preannunciare una fine orribile delle cose, una fine brutale per cui non siamo ancora pronti. È mostruoso quando colpisce la palla in sospensione a un metro e mezzo di altezza come se levitasse; è mostruoso quando si fa cinquanta metri di corsa per litigare con il difensore più grosso che esiste (Dan Burn del Newcastle, quasi due metri di suprematismo anglosassone) e poi ridergli in faccia come Majin Bu, il cattivo di Dragon Ball che ai propri nemici diceva: “Ti mangio, ti mangio”; ma è mostruoso anche quando dopo aver segnato incrocia le gambe nella posizione del loto - sarà sincero ma sembra una parodia: guardate, sono un essere umano che ha bisogno di credere in qualcosa di trascendente per non avere un attacco di panico.

E quando non ride è persino peggio (foto IMAGO / Offside Sports Photography)

Haaland è sempre piegato sulla palla, per tenerla bassa, come un gigante che gioca con una mollica di pane. Anche quando colpisce di testa: prima salta, poi si china in volo, si abbassa per colpire la palla all’altezza a cui effettivamente era. Haaland non si coordina, si adatta. Non ha movimenti prefissati come Mbappé, una corsa, una tecnica di tiro allenata da piccolo, non è impostato in nessun modo, si adatta alle circostanze del caso, che sono sempre diverse. Ed è sempre sparato verso la porta, lanciato da un elastico invisibile verso la rete, mulinando con le braccia larghe come se stesse correndo contro un muro da abbattere a pugni.Quella volta contro il Lipsia la sostituzione di Guardiola era stata così strana che per qualcuno forse era motivata dal non volergli far segnare il sesto gol della partita, superando un record che era di Messi (5 gol in una singola partita di Champions, che però Messi ha segnato senza rigori mentre Haaland ne aveva avuto uno a disposizione). Anche in quest’ultima giornata di campionato Guardiola ha sostituito Haaland dopo che aveva segnato una doppietta contro il Leicester. A fine primo tempo. Strano. Guardiola ha la scusa del recente infortunio, del momento delicato di stagione, e rassicura i giornalisti: «Io voglio che batta tutti i record esistenti». Ma qualcosa non torna comunque. Nel suo tono c’è qualcosa di elusivo, come se Guardiola preferirebbe non parlare affatto di Haaland. Posso prendermi i suoi gol e basta? E se Guardiola ricorre a complimenti di circostanza per parlare di Haaland - «È incredibile, è fantastico» - non può comunque permettersi di lasciarlo in panchina in nome di un’idea platonica di calcio. Persino Guardiola, pur nell’incomprensione di un talento così poco tecnico - che al tempo stesso è pura tecnica, intesa come “saper fare”, è puro pragmatismo, pura atletica applicata al calcio, al gol - deve inchinarsi di fronte all’evidenza. Questo è il nuovo calcio. Questo è un giocatore che non ha bisogno di allenatori, non ha bisogno di schemi né indicazioni. È il calcio puro degli anni ‘20, un calcio giocato da mostri di lava, da White walker in sella a draghi, in paesaggio apocalittico di città occidentali distrutte, Parigi ridotta in macerie, Berlino come Raqqa, il Colosseo e le altre bellezze di Roma sabbia per i gatti. Se 30 anni fa (quasi) Eric Cantona e gli altri calciatori più famosi del momento giocavano contro dei diavoli per salvare il pianeta, oggi Erling Haaland, il più forte calciatore vivente, giocherebbe senza ombra di dubbio nella squadra uscita dall’inferno.

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