Fin dalla sua nascita il cinema ha provato a raccontare il calcio, fallendo miseramente in ogni occasione. Sono rarissimi i film appena decenti che parlano di calcio, come se fosse impossibile prendere uno degli argomenti più ricorrenti della nostra quotidianità e renderlo bel cinema (esistono addirittura bei film che parlano del meteo, per dire).
La prima opera di finzione mai realizzata sul calcio è il cortometraggio Harry the footballer la cui sinossi è più o meno questa: una stella del calcio è rapita dalla squadra avversaria. Tuttavia, viene liberato dalla sua ragazza appena in tempo per giocare una partita e segnare il gol della vittoria. Purtroppo non mi è stato possibile visionare la pellicola, ma potrà mai essere un bel film?
Un fotogramma di Harry the footballer in cui le scene di calcio non sembrano capolavori. Se siete in Inghilterra potete vederlo a questo indirizzo.
Reso finzione il calcio diventa uno spettacolo brutto, sgraziato, non si avvicina minimamente alla realtà. Ogni tentativo di prendere quello che succede in un campo da calcio e inserirlo nelle rigide gabbie della settima arte si trasforma in un grottesco teatrino più vicino al calcio di Holly e Benji che non a quello di Messi e Cristiano Ronaldo. Eppure in molti ci hanno provato e continueranno a provarci, trattando il calcio cinematografico come una cosa realistica, in cui lo spettatore può riconoscere lo sport più famoso del mondo. In questi film il cortocircuito più evidente è rappresentato dal gol: viene preso maledettamente sul serio dai personaggi, ma visto da fuori - dallo spettatore - è semplicemente ridicolo.
Partendo da questo articolo apparso su The Ringer, ho provato a rispondere a una domanda: qual è il più brutto bel gol in un film? È un brutto bel gol quello che dovrebbe essere un bel gol (o almeno gli attori stanno provando a farlo sembrare tale) ma in realtà chi ha visto almeno una partita di calcio capisce benissimo che è un gol brutto, o perché proprio brutto o perché anti-fisico, ovvero contrario ad ogni legge che regola il mondo e quindi anche il gioco del calcio.
Ho scelto di eliminare le tipologie di brutto bel gol riportate di seguito:
- tutti i gol volutamente brutti (ad esempio quelli scemi segnati con il sedere nei film di serie b italiani sul calcio);
- tutti i gol fatti a calcetto (soprattutto perché non mi andava di scrivere del film Amore bugie e calcetto);
- tutti i gol che sono la replica di gol veri (tipo lo strano montaggio tra il gol del siglo e le facce dell’attore che interpreta Maradona nel film La mano de dios);
- tutti i gol segnati in allenamento (come quelli segnati nel film Maledetto United);
- tutti i gol segnati nei cartoni (per intenderci, questi)
- tutti i gol segnati in partite tra bambini (quindi tutta la commedia sportiva americana, tipo questa o questa);
- i gol segnati dai cani (non vi devo neanche spiegare il perché).
Per metterli in classifica ho scelto tre parametri: bruttezza estetica del gol, incapacità degli attori nel gioco del calcio, quanto dovrebbe essere bello e invece è brutto e dato dei voti da uno a dieci.
Tunnel e gol in Marrakech Express
Bruttezza estetica: 3/10
Incapacità degli attori: 6/10
Brutto bello: 3/10
La partita più famosa del cinema italiano, sicuramente una delle meglio riuscite. Banalmente è più facile mettere in scena il calcio giocato fuori dagli stadi, dalla gente comune in strada, dove ci sono molte più sfumature e meno sovrastrutture. In Marrakech Express la partita giocata su una spiaggia del Marocco ci sta benissimo, nel contrasto tra la malinconia del mare d’inverno e la spensieratezza di amici ritrovati.
Salvatores fa un buon lavoro anche nel mettere in scena la partita vera, le azioni, che sono fedeli a quello che è il calcio da spiaggia: c’è il famoso tuffo di testa su calcio d’angolo, il fallo da rigore impudente, i rimpalli tipici quando si gioca su superfici rabberciate. Ci sono anche momenti di grande calcio, come un triangolo tra Giuseppe Cederna e Diego Abatantuono che sembrano Trezeguet e Del Piero.
La necessità di raccontare i personaggi anche attraverso la partita, però, crea l’unica azione stonata: Ponchia non riceve un passaggio e rimane fermo in mezzo al campo con le mani sui fianchi per esprimere il suo disappunto, Paolino gli urla di tornare in difesa, mentre se ne sta piantato con gli stivali, le bretelle e le gambe larghe in attesa degli avversari. Fuori campo sentiamo che Ponchia gli grida «Non farti inculare» e subito dopo arriva il tunnel, preciso ma posticcio, e di nuovo «A ma che pirla». Dopo il tunnel prova anche a tuffarsi sull'avversario mentre questo insacca facilmente di piatto destro, un tentativo di difesa che fa solo ridere.
Il tunnel è una giocata ricorrente nel calcio al cinema, forse perché è il dribbling più evidente di tutti e al tempo stesso il più umiliante. Ho sempre pensato che fosse ridicolo metterlo in scena così, praticamente telefonato per via di quelle improbabili gambe larghe eppure a rivederlo ora, forse per la decima volta, mi accorgo che sono stato ingeneroso: tutti nella vita abbiamo preso un tunnel del genere, di quelli che ti fanno venire voglia di tornare a casa. Questo gol è quindi sì brutto nella sua realizzazione, ma senza la pretesa di voler essere bello. Anzi forse c'è anche una chiave di lettura tattica: la difesa posizionale funziona solo se tutti sono disposti a sacrificare la propria individualità.
Il tuffo di testa in Tre uomini e una gamba
Bruttezza estetica: 3/10
Incapacità degli attori: 6/10
Brutto bello: 3/10
Dopo la partita sulla sabbia di Marrakech Express arriva la partita sulla sabbia di Tre uomini e una gamba, citazione dichiarata del trio comico. Il gol scelto è - e non poteva essere altrimenti - il gol in tuffo di testa di Aldo, la rappresentazione platonica del gol da spiaggia. Qui il concetto tra bello e brutto è particolarmente sfumato, perché la ricerca del ridicolo è implicita nella scena, che infatti viene interpretata da quello dei tre con una comicità più fisica, slapstick.
Ci sono un paio di cose da evidenziare, quelle che rendono il gol brutto: il calcio d'angolo di Giovanni è battuto malissimo, la parabola parte troppo alta e lenta e l'uomo sul primo palo è troppo pigro, con un piccolo sforzo avrebbe potuto intercettare il pallone. Detto questo, l'azione di Aldo, che parte da sotto la sabbia, avrebbe tutti i crismi del gol brutto - perché ovviamente non è credibile una realtà in cui un giocatore si fa coprire di sabbia senza che nessuno se ne accorga - ma riesce perfettamente nel suo intento comico. Non solo: Aldo fa un grande gesto atletico. I suoi muscoli si flettono nel tuffo e l'impatto col pallone a mezz'aria è preciso e potente, sembra un Batistuta senza capelli. Il calcio sulla sabbia si dimostra uno dei più facili e divertenti da mettere in scena. Se avete voglia di scrivere un film sul calcio, pensateci.
Una serpentina vincente in When saturday comes
Bruttezza estetica del gol: 4/10
Incapacità degli attori: 5/10
Brutto bello: 6/10
Prima di giocare con la propria testa appena tagliata ad Approdo del Re, Sean Bean si è infilato tra le maglie della difesa del Manchester United, per l’occasione in maglia bianca e blu, come il miglior Robben. Partendo dall’esterno e infilando il pallone all’incrocio per pareggiare una semifinale di FA Cup che la sua squadra - lo Sheffield United - stava perdendo 2 a 0. Qualche minuto dopo segnerà anche il rigore della vittoria, con un destro forte e preciso sotto la traversa. When saturday comes è la storia di Jamie Vardy, prima che capitasse a Vardy: da operaio specializzato a calciatore professionista, sulla strada tanta birra. Praticamente la perfetta favola inglese.
Prima di diventare un attore, Sean Bean è stato un promettente calciatore costretto a smettere ad un passo dal professionismo da un brutto incidente. Anche per la sua capacità di interpretare un calciatore di talento, le scene “di campo” risultano naturali, a differenza di molti altri film di questo genere. Si svolgono quasi tutte in partite minori, giocate nel fango, in stadi più simili a parchi. Per la partita finale, però, le richieste sceniche hanno fatto perdere naturalezza a questo gol: tra stacchi di montaggio claustrofobici e tifosi sugli spalti il gol è ricostruito in maniera convulsa. Vediamo per frazioni di secondo la testa bassa di Bean, il pubblico, la sua pancia, i suoi piedi, le mani degli avversari che provano a fermarlo. Anche il passaggio tra il calcio e la palla che finisce in rete è poco chiaro. In quasi tutti i gol al cinema si sente il bisogno di mostrare al pubblico anche le reazioni dei personaggi sugli spalti, perché l’azione del gol viene vista come un momento catartico. A livello di realismo è una scelta suicida, perché insomma come dicevano Elio e le Storie Tese, la gente vuole il gol.
La rovesciata di Pelè in Fuga per la vittoria
Bruttezza estetica del gol: 3/10
Incapacità degli attori: 3/10
Brutto bello: 6/10
In Fuga per la vittoria hanno intelligentemente provato a smussare la bruttezza della partita di calcio usando ex calciatori professionisti, tra i migliori disponibili. L’operazione è riuscita abbastanza bene, e grazie anche alla regia di Huston la partita finale – culmine di tutto il film – risulta essere una delle migliori trasposizioni cinematografiche di una partita di calcio della storia del cinema.
Al netto della necessaria dose di retorica che un film del genere richiede, e che noi spettatori vogliamo da questo tipo di storie, in alcune scene sembra realmente di stare assistendo ad una partita tra glorie del passato che indossano vecchie maglie da gioco molto belle (quella nera dei tedeschi vi sconsigliamo di usarla). Anche un non calciatore come Michael Caine se la cava abbastanza bene nel ruolo del difensore arcigno (anche se con una controfigura con 9 presenze nella Nazionale inglese) e l’unico a fare la figura dello scemo è Sylvester Stallone, che però anche nel film è un portiere raccattato, quindi possiamo accettare la sua incapacità tra i pali come una scelta attoriale.
In una partita con 8 gol era però impossibile non infilarcene almeno uno bello ma brutto e ovviamente doveva essere quello più importante di tutti: la rovesciata di Pelè che fissa il risultato sul 4 a 4.
La squadra degli alleati recupera un lancio lungo del portiere avversario e serve il Caporale Luis Fernandez (ovvero Pelè) che riceve il pallone sulla trequarti spalle alla porta. A Pelé hanno incrinato delle costole qualche minuto prima ed è stato in panchina fino a quel momento, senza però essere sostituito. A quel punto il brasiliano ci mette 22 secondi a dribblare il proprio diretto avversario. Per contestualizzare: a Messi ne bastarono la metà per saltare 5 avversari e il portiere contro il Getafe. In quei 22 secondi non c’è un raddoppio, un compagno che si mette in visione, niente. L’azione di Pelé è completamente antitetica al calcio: nessuno può tenere il pallone così tanto in una porzione di campo così ristretta, neanche Pelé stesso.
Una volta saltato il diretto avversario con un tunnel (di nuovo un tunnel al cinema) e saltato di nuovo con una specie di gambeta, Pelè lancia lungo sulla destra dove c’è Terry Brady, ovvero Bobby Moore, completamente libero. In qualche modo i tedeschi non sono riusciti ad organizzare una difesa posizionale sufficientemente decente in 22 secondi per marcare una persona che ha vinto una FA Cup, una Coppa delle Coppe e un Mondiale (anche se tutto questo dopo il 1942, anno in cui si svolge la partita).
Sempre lo stesso Pelé diventa il terminale del cross del compagno: il pallone scavalca i difensori tedeschi di qualche metro per diventare l'assist per la rovesciata più famosa della storia del non-calcio, che secondo la leggenda richiese un solo ciak. Un gesto tecnico perfetto, sinistramente simile a quella che Cristiano Ronaldo realizzerà qualche anno dopo alla Juventus Stadium.
Pur mantenendo una sfumatura di ridicolo, Fuga per la vittoria ha avuto il pregio di far conoscere ad una generazione che non lo ha mai visto in campo Pelè. Al momento delle riprese il brasiliano aveva circa 40 anni, eppure brilla ancora come un diamante: è preciso ed elegante, il bianco immacolato della divisa mette in risalto ogni sua giocata. Anche in un film si capisce che è qualcosa di diverso dagli altri, così grande e irresistibile da rendere anche un dribbling lungo 22 secondi degno di essere visto.
Il gol vincente in Mean Machine
Bruttezza estetica: 6/10
Incapacità degli attori: 5/10
Brutto bello: 7/10
Anche in Mean Machine hanno provato a risolvere il “problema calcio” includendo nel cast attori che erano stati calciatori professionisti, di cui il più famoso è il protagonista Vinnie Jones, che nel film interpreta un ex capitano della Nazionale inglese finito in disgrazia. Ora ci sono alcune cose da sapere su Vinnie Jones, la cui carriera cinematografica ha quasi oscurato quella sportiva. Jones era considerato uno dei giocatori più duri della sua generazione. O meglio: più che duro, pazzo. Esistono intere compilation con i suoi falli e non hanno nulla di normale. Secondo David Ginola «Non merita neanche di essere considerato un calciatore», eppure in Mean Machine svolge proprio il ruolo più puro di “calciatore” quello a servizio di una squadra, di una causa, quello che indossa il numero 10.
Nell’azione del gol vincente - c’è sempre un gol vincente in questi film, dopotutto il calcio è uno sport a punteggio ridotto - Vinnie Jones fa una giocata simile a quella di Ibrahimovic su Kuffour in un vecchio Roma-Juventus. Ma possiamo scindere il personaggio dal calciatore? Possiamo accettare che Vinnie Jones faccia Ibrahimovic? Il calcio si basa sull’esatto opposto: i ruoli non si mischiano mai e solo Ibra può interpretare Ibra.
Nell’atto pratico è un gol più riuscito di tanti altri al cinema: c’è un portiere che para una punizione pericolosa in maniera dignitosa, un difensore che lancia subito verso l’attaccante (è comunque calcio inglese), una disposizione della squadra che attacca disastrosa, un siparietto finale con il protagonista che invece di segnare a porta vuota, dopo aver resistito al tentativo di fallo del portiere, aspetta un compagno a cui servire l’assist per 15 secondi.
Certo andrebbe discusso questo frame.
I tempi del calcio e quelli del cinema non collidono bene come abbiamo visto: quindici secondi sono necessari per creare pathos e descrivere lo stato d’animo dei personaggi, ma in un campo da calcio in 15 secondi succedono molte cose, anche troppe. In quel lasso di tempo tutti i 22 giocatori in campo avrebbero fatto in tempo ad entrare in area di rigore e provare a fermare in qualche modo Vinnie Jones, ma insomma il calcio nei film è sempre una continua tensione tra vero e fantastico e quantomeno in questo gol riescono ad instillare nello spettatore un dubbio reale: e se il giocatore che riceve l’assist mandasse la palla in curva?
Dello shaolin soccer in Shaolin Soccer
Bruttezza estetica: 9/10
Incapacità degli attori: 3/10
Brutto bello: 8/10
Shaolin Soccer non ha superato il limite di ridicolo che mi ero imposto di accettare dai gol per un pelo. Non perché non lo sia troppo, ma perché in qualche modo è uno dei pochi film che è riuscito a squarciare il velo intorno al rapporto tra calcio e cinema con un semplice assunto: se il calcio nei film è ridicolo, allora cavalchiamo l’onda. Unire pallone ed arti marziali è una scelta sconclusionata, da ubriachi a fine serata, ma in qualche modo funziona.
Prendiamo questo gol, il gol vittoria ovviamente. Lo spettatore ci mette un secondo ad accettare di lasciar perdere tutto quello che crede di sapere sul calcio. Se molti dei gol che ho scartato in questo articolo sono kitsch come il souvenir della gondola veneziana, i gol in Shaolin Soccer - tutti, questo in particolare - fanno il giro e diventano in qualche modo belli. Ecco alcune delle cose che preferisco di questo gol:
- i numeri di maglia sul Karategi;
- il fatto che nella versione italiana il protagonista sia doppiato da Damiano Tommasi, il giocatore meno Shaolin Soccer che riesco ad immaginare;
- il tiro vincente che spazza via tutta la squadra avversaria viene eseguito di piatto, non di collo;
- se la porta vola via, il gol è valido?
L’azione personale di un bambino in Fimpen il goleador
Bruttezza estetica: 9/10
Incapacità degli attori: 8/10
Brutto bello: 8/10
Fimpen è un bambino di 7 anni molto bravo a giocare a calcio. A differenza degli altri film di questo genere, in cui c’è sempre un elemento magico che permette ad un bambino (o animale) di gareggiare con gli adulti, Fimpen è semplicemente un bambino di 7 anni forte abbastanza da giocare con gli adulti.
In questo gol che compare nel trailer (il film non sono riuscito a trovarlo, o forse non ho voluto) è tutto incredibilmente stonato: Fimpen sembra anche più piccolo di come immagineresti un bambino di sette anni, forse è un effetto voluto, ma sembra una bambola che si muove per il campo mossa da fili invisibili. Prima salta con un tunnel un avversario - e siamo già a tre tunnel nel cinema - che per farsi dribblare deve impegnarsi davvero molto, poi fa un passaggio con l’esterno del piede e infine segna di testa. Devi odiare gli spettatori per far segnare di testa un bambino alto un metro.
Più che una vera partita, sembra quei momenti in cui nelle partite di addio fanno segnare i figli come ideale rito di passaggio, quasi mai confermato dalla realtà. Mi chiedo cosa sia passato per la testa agli svedesi con questo film.
Gol di mano in un Inghilterra-Argentina in Mike Bassett: England Manager
Bruttezza estetica: 9/10
Incapacità degli attori: 7/10
Brutto bello: 9/10
Prendere i due gol di Maradona all’Inghilterra nel Mondiale ‘86, mescolarli in maniera ridicola per trasformarli nella rete con cui una finta Inghilterra batte una finta Argentina ad un finto Mondiale: qualcuno ha pensato davvero che fosse una buona idea.
Ovviamente è arrivato il momento in cui parlo dei gol in Goal!, una trilogia che parla principalmente di gol, come spiega bene il titolo
Dopo il 2000 il calcio ha iniziato a diventare sempre più glamour. Sulla scia dell’inarrivabile David Beckham i giocatori hanno assunto un ruolo sempre più vicino a quello delle stelle del cinema. In Goal! hanno provato di sfruttare questa onda lunga del calcio, per venderne l’aurea patinata agli americani grazie all’aggiunta di un punto esclamativo. Per farlo hanno preso i giocatori più famosi al mondo (Zidane, Shearer, Raul, Casillas, ovviamente Beckham e molti altri) infilandoli in cameo spesso sbiaditi. Gli stessi però - oltre a fungere da attori - finivano per essere anche i protagonisti delle partite: con un lavoro di montaggio masochistico e riuscito fino ad un certo punto nel corso dei tre filmsi alternano azioni di partite reali della Premier League, della Champions League e del Mondiale riprese da apposite telecamere ad azioni girate con i protagonisti del film e quindi totalmente finte. Il risultato è un cortocircuito tra momenti di calcio reale, come la spettacolare angolazione in cui viene mostrato un magnifico gol di Henry contro il Real Madrid, e tantissimi gol finiti che dovrebbero essere belli, ma ovviamente non lo sono.
Ecco la classifica dei 10 gol più assurdi di tre film che parlano di gol (col punto esclamativo):
10° Un gol del cosplayer di Milan Baros
Per incrociare la storia di Goal! al calcio vero, è stato necessario introdurre la figura ibrida di attori che interpretano calciatori. Qui vediamo il vero Milan Baros controllare un pallone spalle alla porta e poi un finto Milan Baros coi capelli lunghi insaccare da pochi metri.
Un rigore che andava quantomeno ripetuto.
8° Un gol al Lione in semifinale di Champions
Questo, per dire, è uno dei gol più normali che segna il protagonista di Goal!, l’unico nella storia del cinema arrivato da un passaggio di Robinho.
Qui sinceramente non sono riuscito a distinguere cosa è reale da cosa non lo è, a parte l’arbitro Stefano Farina.
Il primo gol di Santiago Nunez diventato calciatore è un pastrocchio.
5° Un gol senza i soldi per gli effetti speciali
Goal! III è come il Padrino parte terza, un film che semplicemente non andava girato. Devono esserci stati problemi economici o logistici di qualche tipo, perché nel film praticamente non si vedono scene di campo, solo qualche video dai Mondiali del 2006 (si vede anche Inzaghi non passare il pallone a Barone). Questo è praticamente l’unico gol che viene mostrato e sembra girato da un vostro amico che si annoiava in questi giorni di quarantena.
4° Un gol che sembra uscito da Shaolin Soccer
Santiago Munez, il protagonista, per tutta la trilogia colpisce il pallone come se fosse il suo nemico, un busto di gomma per degli allenamenti di kick box.
Classifica nella classifica: Migliori gol su assist di Beckham
Per essere un film in cui David Beckham non è uno dei personaggi principali, c’è tantissimo David Beckham. Alla fine della trilogia prenderà parte a più gol del protagonista, quello intorno a cui il film è scritto. Si possono contare almeno 3 gol e 6 assist David Beckham, che praticamente è più presente dei due calciatori di finzione Santiago Munez e Gavin Harris. Ad essere assurdi sono soprattutto gli assist, con i palloni calciati dall’inglese che sembrano trasformarsi in alabarde spaziali. Ecco i 3 migliori:
3° Passaggio che precede l’azione alla Maradona contro l’Inghilterra
2° Beckham con un cross che va dritto a mezz’aria come una linea retta
1° Lancio da metà campo che passa sopra lo stadio e gol in rovesciata
Ok, riprendiamo:
3° Un triangolo con Alan Shearer e lo stesso dribbling montato due volte
Avete mai visto così tante veroniche in una sola azione che non preveda la presenza di Zidane?
2° Shaolin Soccer in finale di Champions League
Il problema di coinvolgere calciatori reali in gol finiti non è solo il contrasto tra ciò che è vero e ciò che non lo è, ma è anche l’immagine che ne viene restituita. Roberto Carlos potrebbe mai fare un cross del genere? Cosa ha pensato dopo aver visto il film (se lo ha visto)? La rete poi sembra l’imitazione manga del gol di Zidane contro il Bayer Leverkusen nella finale del 2002.
1° Il più brutto bel gol di Goal! un film pieno di gol
Tra tutti questo mi sembra il gol che meglio rappresenta un “brutto bel gol”. C’è tutto: il rigore che colpisce sulla traversa, evidenziato da un rumore metallico; il pallone che finisce sui piedi di Munez (protagonista positivo), che dopo un rimbalzo di mezzo collo esterno fa un lancio che dal limite della sua area di rigore arriva al limite dell’area avversaria dove Garris (spalla del protagonista in cerca di riscatto) corre guardando il pallone alle sue spalle, per poi trovarselo accanto e colpirlo fortissimo, ma segnando in pallonetto ad un portiere più simile ad un “pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo”.
Vincitore: La punizione di Sognando Beckham
Bruttezza estetica: 10/10
Incapacità degli attori: 10/10
Brutto bello: 10/10
La traduzione di Bend it like Beckham, titolo originale del film, letteralmente è qualcosa come “a giro come Beckham”, un gioco di parole sul modo di calciare del giocatore inglese che ancora una volta diventa una figura centrale in un film che parla di calcio. Sognando Beckham è uno dei pochissimi film di critica sociale a girare quasi totalmente intorno al calcio, anche se in maniera particolarmente paternalistica, in quanto lo sport è visto come generica conquista della libertà individuale e le ragazze non possono far altro che innamorarsi dell’allenatore.
Il gol decisivo arriva su calcio di punizione, perché insomma un film che richiama Beckham ci sta che citi la punizione con cui al 92esimo di Inghilterra-Grecia ha mandato la sua Nazionale ai Mondiali in Corea. Un gol di finzione da calcio da fermo dovrebbe venire meglio di un gol su azione di gioco, ma in questo caso non è così. Al di là della necessità di includere altri aspetti del film, come l’immagine delle donne indiane in barriera, questo gol esprime esattamente il senso profondo dei gol che dovrebbero essere belli, ma invece sono brutti. Prima di tutto, il portiere sta sul lato della barriera. Ora basta aver visto una partita per sapere che il portiere non sta mai sul lato della barriera, è proprio sbagliato, non ha senso. Sembra quasi che vogliono perpetuare lo stereotipo secondo cui i portieri nel calcio femminile non sono in grado di parare.
Ma è ancora peggio di così: non si sono impegnati neanche a far arrivare il pallone, non dico sotto l’incrocio, ma almeno in una zona di porta dove sarebbe stato difficile pararlo. La punizione si infila proprio al centro della porta, con il portiere che sfarfalla come se avesse visto un fantasma. Questo perché il regista sceglie di raccontare il gol dal punto di vista della palla - che non si vede mai fino allo stacco finale sulla rete che si gonfia - usando quindi la telecamera come se fosse il pallone. Non sarebbe stato meglio mettere la telecamera accanto al palo lontano e riprendere la parabola del pallone da lì? Quanti tentativi avrebbe dovuto richiedere ad una apposita controfigura specializzata nei calci di punizione?
Il fatto che abbiano usato una scena così sciatta per raccontare una punizione “alla Beckham” rende questo gol il più brutto tra quelli che dovevano in realtà essere belli.
Bonus video musicali: Francesco Totti che sventa una minaccia planetaria
Non è propriamente un gol (o forse è il più bello dei suoi gol?), ma Francesco Totti che polverizza un meteorite diretto verso la terra con un pallone merita di stare in questo articolo.