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Gli inni sbagliati più imbarazzanti nella storia dello sport
23 mag 2025
Momenti terribili...
(articolo)
11 min
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Nei momenti che precedono un evento sportivo dove sono coinvolte le Nazionali, a vario titolo, è consuetudine ascoltare gli inni nazionali. Mani al petto, sguardo fiero, c’è chi canta, addirittura chi urla, e c’è chi invece sta zitto con lo sguardo torvo rivolto in avanti. Sugli spalti l’inno nazionale risuona e riempie i polmoni dei presenti, orgogliosi e pronti ad assistere allo spettacolo. Insomma, un momento di carica, di solennità e anche di rispetto: fischiare un inno avversario non è certo sinonimo di bon ton.

Tra le forme di offesa più gravi c’è quella di sbagliare un inno nazionale. Nella storia dello sport, in questo senso, si sono verificati più episodi di quanti si possa immaginare. Alcuni assolutamente disdicevoli, come mettere l’inno di un altro Paese, che si aggravano se per esempio sei la Corea del Sud e mettono quello della Corea del Nord; altri più leggeri e divertenti, con inni sostituiti dalle canzoni più disparate, dalla zumba al rock. Altre volte si sentono addirittura i suoni del pc di Microsoft e lì entriamo nel multiverso, evocando le reazioni ataviche dei cervelli abituati alle call di lavoro, che vivono con l’incubo di ascoltare il suono di Teams.

Di seguito ho messo insieme dieci errori clamorosi più uno, tutti provenienti a vario titolo dal mondo dello sport. Alcuni più di nicchia, altri più plateali. Li ho catalogati per tre criteri: Livello di cringe, Reazione e Rischio di incidente diplomatico. Cominciamo.

"O KAZAKHISTAN" DI BORAT AL POSTO DELL'INNO DEL KAZAKHISTAN

Livello di cringe: 10/10

Reazione: poker face sul podio, ma la squadra ha preteso delle scuse dopo l’accaduto

Rischio di incidente diplomatico: solo se non sei fan di Borat

Ora, provate a entrare nella testa di Mariya Dmitriyenko in quel momento: sei in Kuwait, hai appena vinto la medaglia d’oro nel tiro a segno, al momento della premiazione sta per partire il tuo inno nazionale. Sei felice e lo sai, ti porti la mano al petto, pronta a gonfiare il petto d’orgoglio. A quel punto, però, senti partire delle note diverse, accompagnate da un testo che recita:

Kazakhstan, greatest country in the world

All other countries are run by little girls

Kazakhstan, number one exporter of potassium

All other countries have inferior potassium

Qualcosa non torna. Imbarazzata, provi a far finta di niente, ti guardi intorno, ma la mano resta lì sul petto, finché la canzone non finisce. Ti scappa un sorriso, ti rendi conto di aver appena sentito “O Kazakistan” l’inno parodistico tratto dal film di Borat di Sacha Baron Cohen, dove vengono dette robe irripetibili. La solennità dell’orgoglio nazionale sbeffeggiata nel peggiore dei modi. Il Kuwait dopo l’accaduto si è scusato: avevano scaricato per errore l’inno sbagliato da Internet. Un disastro, ma allo stesso tempo un momento indimenticabile nella storia dei “wrong anthems”.

NUMB DEI LINKIN PARK AL POSTO DELL'INNO DI MALTA

Livello di cringe: 0/10

Reazione: risata spontanea

Rischio di incidente diplomatico: solo se non sei fan di Dragon Ball

La cosa più bella, in questo caso, è che la colpa è proprio di Malta, che giocava in casa. E allora io mi immagino l’addetto ai suoni dello stadio, che se ne sta lì dietro la scrivania, con cento finestre aperte sul browser di ricerca. Il suo ruolo, quel giorno, è solo quello di cliccare play prima di un paio di inni: una noia mortale. Probabilmente, per ammazzare il tempo stava facendo altro. Perso su YouTube, forse sarà stato uno dei milioni di visualizzatori di uno di quei video visti da ogni millennial che abbia avuto un’infanzia fatta di cartoni dopo pranzo: la compilation di Dragon Ball con Numb in sottofondo.

Squadre in campo, tocca all’inno di Malta. Ci siamo, bisogna solo schiacciare un bottone. Play. E così partono quelle poche, inconfondibili note. I giocatori in campo ridono, momenti di imbarazzo leggero, poi si torna alla solita vita, al solito inno. Le facce di nuovo serie, per un’ennesima amichevole come tutte le altre. Qualche secondo prima, però, è stata scritta la storia degli inni sbagliati. Il risultato di Malta-Slovacchia non lo ricorderà nessuno, ma questo episodio sì.

INNO DEL SUDAN AL POSTO DI QUELLO DEL SUD SUDAN

Livello di cringe: 8/10

Reazione: comprensibile sdegno

Rischio di incidente diplomatico: parecchio alto

Scambiare il Sud Sudan con il Sudan non è cosa da poco: dietro c’è una lunga storia di guerre civili e di sofferenze, conclusasi con l’indipendenza nel 2011. Oggi il Sud Sudan è uno stato a parte, e ovviamente ha un suo inno. Peccato che, in un contesto glorioso e pieno di riflettori come le Olimpiadi, all’esordio della nazionale sudsudanese nel torneo di basket maschile, prima dell’inizio del match contro Porto Rico sia stato mandato in diffusione l’inno del Sudan.

Poche note, tanto imbarazzo, facce dei giocatori esterrefatte, fischi dal pubblico. Nelle reazioni dei giocatori si vede soprattutto delusione, come a dire: questa proprio non ce la meritavamo. Chiamarla gaffe è riduttivo, lo speaker si è affrettato nelle scuse ed è stato poi suonato l’inno giusto. Questo errore, però, “ha caricato la squadra come benzina sul fuoco”: lo ha dichiarato nel post partita il sudsudanese Carlik Jones. Che, insieme ai suoi compagni, quella partita l’ha vinta. Un esordio da ricordare, per fortuna non solo per l’inno sbagliato.

INNO DI FORZA ITALIA AL POSTO DELL'INNO ITALIANO

Livello di cringe: 10/10

Reazione: quella di Berlusconi è stata letteralmente questa

Rischio di incidente diplomatico: solo se sei Marco Travaglio

Immagina mettere in piedi un torneo di calcio a 5, invitare Francesco Totti e sbagliare l’inno italiano al momento del suo ingresso. Che gaffe, eh? Ma non basta: l’organizzatore Al-Roudan, dopo aver fatto una presentazione del capitano in pompa magna, accogliendolo come “re di Roma”, ha osato ancora di più. Qualcosa dev'essere andato storto nella barra di ricerca, oppure è stato tutto intenzionale, chi lo sa. Fatto sta che Fratelli d’Italia è rimasto in panchina: quella partita, senza neanche giocarla, l’ha vinta Berlusconi.

Dai Forza Italia, che siamo tantissimi

E abbiamo tutti un fuoco dentro al cuore un cuore grande

Che sincero e libero batte forte per te

In tutto ciò Totti, per nulla stupito, come se fosse la cosa più naturale del mondo, dava il cinque a tutti, stoico e imperturbabile come solo un vero capitano sa essere.

INNO DI ANDORRA SUONATO AL POSTO DELL'INNO ALBANESE

Livello di cringe: 7/10

Reazione: I calciatori albanesi si sono rifiutati di schierarsi al successivo inno francese

Rischio di incidente diplomatico: alto, ma solo se non consideri l’alfabeto

In questo caso ho una mia teoria: l’addetto agli inni aveva una mega cartella salvata sul desktop e nominata “All_football_anthems_mp3”. Scorrendo la lista in ordine alfabetico, evidentemente per un errore di distrazione, oppure di calcolo della distanza tra un nome e l’altro, piazza il cursore su Andorra invece che su Albania. Poi clicca play, e la frittata è fatta.

Hysaj cerca spiegazioni dai suoi compagni, Djimsiti ha la faccia di uno al quale hanno appena chiesto le indicazioni stradali in una città che non conosce, Strakosha sembra perso nel suo palazzo mentale come Sherlock. Momenti di surrealismo puro. Macron ha chiesto scusa per l’accaduto, così come aveva fatto lo speaker allo stadio. Il problema è che quest’ultimo aveva anche aggiunto che presto avrebbero suonato l’inno… armeno. Di nuovo: prima lettera giusta, tutto il resto tremendamente sbagliato.

INNO DEL CILE SUONATO AL POSTO DELL'INNO URUGUAIANO

Livello di cringe: 7/10

Reazione: in campo tutto sommato l’hanno presa con filisofia, mentre la Federazione uruguaiana non l’ha presa benissimo

Rischio di incidente diplomatico: considerevole

Meglio non è andata in questo caso, senza neanche la scusa della prima vocale uguale: se aprendo il registro degli inni può succedere di cliccare accidentalmente su Andorra invece di Albania, è più difficile giustificare la messa in onda di “Chile_anthem_mp4” al posto di quello dell’Uruguay. La cosa più grottesca è che lo hanno suonato tutto, dalla prima all’ultima nota, senza battere ciglio e soprattutto senza cliccare il tasto “pausa”.

I giocatori dell’Uruguay sembravano un cosplay dell’esercito di terracotta dell’imperatore Qin: lo hanno ascoltato immobili, in silenzio, perlpessi ma fermi. Solo Muslera sembrava agitato e lo dava a vedere: cercava conferma di non essere impazzito dai compagni attorno a lui. Godin addirittura sembra canticchiare tra sé e sé l’inno giusto: non è questo che fa un capitano, alla fine?

Fun fact: era il 2016 e quell’edizione della Copa America è stata vinta… dal Cile.

INNO DELLA BOSNIA ED ERZEGOVINA SUONATO AL POSTO DELL'INNO BIELORUSSO

Livello di cringe: 9/10

Reazione: lucida indignazione

Rischio di incidente diplomatico: a Grosseto non hanno passato un bel quarto d’ora

L’errore in questione è stato commesso nel 2017 in Italia, precisamente a Grosseto, al termine della gara di salto triplo dei dei Campionati di atletica leggera U20. La cosa che fa più male in questo caso è vedere la gioia immensa di un’atleta che ha appena vinto la medaglia d’oro venire spezzata irrimediabilmente da un errore grossolano, che rompe la magia e le rovina quel momento perfetto.

Dopo la medaglia e dopo il mazzo di fiori, tocca all’inno. Bandiera della bielorussia che viene issata regolarmente, tutto sembra procedere nel migliore dei modi. Peccato che poi parta l’inno della Bosnia-Erzegovina. Il volto di Vijaleta Skvarcova si trasforma: è visibilmente indispettita, si guarda intorno delusa e nervosa. Ha gli occhi lucidi, le spunta un mezzo sorriso di frustrazione. Incrocia la telecamera e sposta subito lo sguardo. Non potendo più sopportare quello scempio, mentre l’inno sbagliato continua a risuonare, lei scende dal podio in segno di protesta. Un momento surreale.

La diciannovenne Skvarcova dà sfoggio di una lucidità adulta mentre aspetta la fine dell’inno in disparte, per poi recarsi dagli organizzatori e dire: era sbagliato, avete sbagliato. E la cerimonia a quel punto viene ripetuta nell’imbarazzo generale: l’unica cosa giusta da fare.

AC/DC AL POSTO DELL'INNO NAZIONALE AUSTRALIANO

Livello di cringe: 0/10

Reazione: un sorrisetto

Rischio di incidente diplomatico: solo se non hai mai visto School of Rock

Torniamo nel campo degli errori perdonabili. Semifinale del campionato di football australiano, in campo i Western Bulldogs contro i Sydney Swans. Stadio pieno, tutto pronto per l’inno australiano. Ma al suo posto partono le prime note di “It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock 'n' Roll)” degli AC/DC.

Sembrava stesse per apparire Iron Man in cielo, invece la venuta di Tony Stark è stata subito interrotta per mandare in diffusione l’inno giusto. A qualcuno dei giocatori in campo è scappato un sorriso, tutto si è risolto in fretta e nel migliore dei modi: ah, se ogni errore negli inni si potesse ridurre a questo piccolo blooper! Il mondo sarebbe bello come un film con Jack Black che fa l’insegnante.

INNO OBSOLETO CON RIFERIMENTI NAZISTI SUONATO AL POSTO DI QUELLO TEDESCO ATTUALE

Livello di cringe: 10/10

Reazione: indignazione totale

Rischio di incidente diplomatico: immensamente alto

Suonare una versione di Deutschland uber alles contenente riferimenti al nazismo? È successo durante la Fed Cup del 2017, quando alle Hawaii si affrontavano USA e Germania. Per capire la portata di un errore di questo tipo, direi che bastano le parole della tennista tedesca Andrea Petkovic:

«Ho seriamente pensato di prendere la mia roba e andarmene nel momento in cui era cominciato l'inno. Ho visto Julia Goerges (un'altra giocatrice tedesca, ndr) accanto a me che era in lacrime già dopo aver sentito la prima parola. Era furiosa, io ero furiosa. Siamo negli Stati Uniti, non in un paese piccolo e sperduto. Ho cercato di caricare le mie compagne cantando le vere parole, ma è di gran lunga la cosa peggiore che sia successa nella mia vita».

CANZONE DI PROTESTA DI HONG KONG AL POSTO DELL'INNO NAZIONALE CINESE

Livello di cringe: 9/10

Reazione: video ufficiale editato per mascherare il tutto

Rischio di incidente diplomatico: talmente alto da avviare un’indagine interna per chiarire l’accaduto

Sud Corea, finale dell’Asia Rugby Sevens Series, in campo c’è Hong Kong: tutti si aspettano che parta l’inno nazionale cinese, la Marcia dei Volontari, e invece dalle casse risuona Gloria a Honk Hong, un inno di protesta del movimento pro-democrazia della città. Canzone, tra l’altro, al centro di una lunga vicenda giuridica sulla sua legalità. Definirla “gaffe” è riduttivo,

Come evidenziato chiaramente dal Guardian, nella versione caricata sul canale ufficiale la parte dell’inno è stata editata manualmente inserendo l’inno nazionale cinese. L’Asia Rubgy dopo l’accaduto si è scusata dicendo che si è trattato dell’errore umano di un membro junior del comitato organizzativo, che ha scaricato la canzone da Internet, mettendola nella cartella “Hong Kong”. Successivamente, la sala controllo ha riprodotto proprio la canzone di protesta presente in cartella.

La Hong Kong Rugby Union ha risposto che "pur riconoscendo che si è trattato di un errore umano, non è comunque accettabile".

BONUS: DON OMAR AL POSTO DELL'INNO PANAMENSE

Chiudiamo con una nota di colore, lontana dal cringe e dagli incidenti diplomatici: direttamente da Instagram, il “momento Ibiza” in cui prima della sfida tra Panama e Stati Uniti è stata mandata in diffusione “Zumba” di Don Omar al posto dell’Himno Istmeño panamense. La faccia di Michael Murillo dice tutto.

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