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Le migliori ammonizioni di Gianluca Mancini
20 mag 2022
19 cartellini stagionali, uno meglio dell'altro.
(articolo)
13 min
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All'inizio di questa stagione Gianluca Mancini ha pubblicato sul suo profilo Instagram una foto di Roma-Udinese. Nella foto ha metà della faccia quasi interamente coperta di sangue, marchiata da un taglio profondo sullo zigomo da cui sgorga sangue come sul volto di una madonnina piangente. Ha sangue sulla palpebra, ha sangue sopra il naso, ha sangue nella bocca e pare andarne fiero. Una medaglia al valore da indossare con orgoglio, il simbolo del suo sacrificio in campo. Un uomo disposto letteralmente a dissanguarsi per la sua squadra.

D'altra parte, il suo stile di gioco danza sempre al limite tra la violenza implicita ed esplicita, e in quel momento quella violenza sgorga libera sul suo viso. Mancini ci ha giocato la partita, ha corso e contrastato con la faccia insanguinata ed è sembrato quasi dispiacergli, quando l’arbitro lo ha invitato a medicarsi.

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La cicatrice gli è rimasta sulla faccia per qualche settimana, memento della sua presenza in campo, per lui e soprattutto per gli avversari, che in ogni partita devono avere a che fare con questo difensore vecchie maniere disposto a passare sopra i loro corpi per non farli segnare - e non in senso figurato. Si dice che i difensori contemporanei guardino troppo il pallone e poco gli avversari, troppo tecnici, troppo fichetti. Vittime loro malgrado dell’iper-esposizione visiva, del VAR, degli slow-mo, delle telecamere ravvicinate impietose verso qualsiasi scorrettezza. Ma Mancini è indifferente ai tempi che cambiano e a tutta la dimensione sanzionatoria. La conseguenza è un rapporto piuttosto estremo con i cartellini gialli.

Non c’è difensore in Europa più ammonito di Mancini, almeno se sommiamo ai 14 cartellini gialli presi in Serie A i 5 rimediati in Conference League. Mancini è primo per cartellini sia nell’una che nell’altra competizione. Primo per principio, ma anche perché oggettivamente nessuno è più bravo di lui a prendere un cartellino. Nessuno ci tiene quanto lui, nessuno ha la sua mentalità nell'inseguire la sanzione, che per lui forse è un trofeo.

Prologo: farsi ammonire in amichevole

La stagione calcistica non era nemmeno cominciata e Mancini era già riuscito a farsi espellere per doppia ammonizione in amichevole. Il teatro questa partita contro il Betis trasformata in corrida. La Roma chiude perdendo 5-2 con tre espulsi, e di certo Mancini non può mancare.


Farsi ammonire passando sopra Nico Gonzalez

Contro attacchi a tre la Roma risponde con la difesa a tre, Mancini prende l’esterno sinistro e state sicuri che sarà una brutta serata per lui, o almeno per le sue gambe, e non solo per le sue gambe. La Fiorentina verticalizza sui piedi di Nico Gonzalez, che va incontro al pallone spalle alla porta. È una situazione in cui Mancini intravede la possibilità di un recupero alto della palla, e se c’è anche una sola possibilità di recuperare palla Mancini si fionda in avanti. Spesso lo fa con una foga che lo manda totalmente fuori controllo, come in questo caso dove perde anche la minima coordinazione psico-motoria e si butta addosso a Nico Gonzalez, che rimane a terra dolorante come se all’improvviso gli fosse caduta addosso una credenza. Il video contiene quel tipo di ironia slapstick che funzionerebbe bene anche su Tik Tok. Potrebbe anche essere una splendida base meme.

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Scusate la low quality.

In quell’azione anche Smalling sbaglia i tempi dell’anticipo e la Fiorentina segna. Mancini viene ammonito subito dopo aver subito il gol. Il cartellino giallo è stato una sciagura per Mancini, che era diffidato, ha saltato la partita col Venezia e perso quindi la possibilità di eguagliare il record di cartellini gialli di Daniele Conti, 16 in una sola stagione.

Bonus: 10 minuti dopo rimanda Gonzalez a terra scivolando con una goffaggine spaventosa, rischiando il secondo cartellino giallo.


Farsi ammonire dopo aver perso palla

Col pallone tra i piedi Mancini alterna momenti ispirati ad altri in cui pare confermare lo stereotipo del difensore falloso coi piedi montati al contrario. Quasi dimentichiamo che al primo anno con Fonseca è stato schierato da centrocampista, mostrando una lucidità nelle letture e una tecnica nei passaggi niente male; a volte però commette errori banali. Da centrocampista sembrava persino meno falloso, calmo e razionale, un’altra persona: il Mancini difensore è la versione evil del Mancini centrocampista. In questo caso, per esempio, ha un controllo incredibilmente ruvido, perde palla e ci vede l’occasione per prendersi un bel cartellino giallo entrando a gamba tesa sull’avversario che gliel’ha rubata. Dewsbury-Hall detiene il record di capriole realizzate a terra dopo un fallo di Mancini.


Farsi ammonire per recitare una parte

Su una cosa si può stare sicuri: Mancini non sarà mai d’accordo col fischio dell’arbitro. Dopo il fallo incassa la testa nelle spalle e mette le mani a becco, nella posa simbolo dell’amore italiano per la disquisizione giuridica. Non capisce, non capisce proprio, nemmeno in questo caso, in cui il suo calcio su Caputo è evidente e gratuito. Si nota persino nell’inquadratura aerea sopra Marassi, che gli ha tirato il classico calcio intimidatorio sul polpaccio, ed è gratuito perché Caputo era in inferiorità numerica e non sembrava avere alcuna possibilità di fare una giocata pericolosa. Ma certi falli di Mancini sono puro amore per i falli, o per i cartellini gialli che possono procurargli. Le sue proteste allora sono solo espressione del suo amore per le proteste, e chissà se i suoi avversari che si rannicchiano a terra in posizione fetale stanno davvero male, o è solo amore per la scena. Quello di cui possiamo stare certi è questo eterno teatro di falli, cartellini e dolore, vero o simulato.


Farsi ammonire perché sì, perché bisogna farsi ammonire

A questo punto avrete intuito che il rapporto tra Mancini e il cartellino giallo è un rapporto morboso, patologico quindi. I suoi cartellini raramente sono la conseguenza di un fallo tattico, speso per proteggere la Roma da azioni pericolose; a volte sono cartellini presi per il gusto di prenderli. O anche solo per il gusto del contatto con gli attaccanti, del rapporto tattile con loro, con l’idea stessa di controllarli attraverso la violenza. La Roma ha dominato l’ultimo derby di campionato e all’ora di gioco la sua vittoria dorme in un letto sicuro. I ritmi sono così bassi, la tensione così spenta che Mancini rischia di non prendere nemmeno un cartellino giallo; quando vede Luis Alberto corrergli a fianco in ripartenza non resiste e gli dà una piccola gomitata - su cui il giocatore della Lazio poi cade a terra come se gli avessero sparato. Sarebbe stato un peccato chiudere un derby così bello senza nemmeno un cartellino giallo.


Sergio Oliveira prende in giro Mancini perché si fa sempre ammonire




Farsi ammonire come firma d’autore

Mancini non commette poi molti falli: con meno di 60 occupa una posizione trascurabile della classifica. Sono più di trenta meno di Lukic, il monarca incontrastato del campionato (e di tutti i campionati a dire il vero). Mancini però ha una precisione da orefice, e gli basta anche un solo fallo in una partita per farsi ammonire. Questo tipo di fallo è la sua firma d’autore, come l’uso della luce per Seurat. Una corsa cieca verso l’attaccante dal suo lato che riceve spalle alla porta. Molti di questi interventi diventano delle palle recuperate nella metà campo avversaria, altri diventano falli, magari cartellini gialli. Per Mancini va sempre bene. È l’unico fallo di quella partita, e gli fa guadagnare un cartellino: il quinto consecutivo, nella parte di stagione in cui il suo rapporto con i gialli era al massimo dell’intensità.

Farsi ammonire perché oh, Matheus Henrique è troppo veloce cosa deve fare

Qui in realtà chiede persino scusa, ma ci mancherebbe. In venti minuti era già al suo terzo tentativo di cartellino giallo. Dopo appena dodici minuti si era buttato di fianco addosso a Matheus Henrique. Certi falli di Mancini proprio non si capiscono, cosa voleva fare? Due minuti dopo si incolla addosso a Traorè con una voracità quasi sessuale.

Alla fine riesce a farsi ammonire con un classico intervento in scivolata pericoloso, in ritardo, con la gamba alta. Uno di quegli interventi in cui persino dal divano riusciamo a percepire il dolore freddo dei tacchetti sulla carne. Mancini aveva una voglia tale di prendersi questo cartellino giallo che quasi esagerava per sfociare nel rosso. La vittima è sempre il povero Matheus Henrique, che si è rialzato spaesato, non sapeva che si potesse giocare anche così a calcio.


Farsi ammonire per il gusto di far volare in aria Sanchez

Quanto sono duri i calci di Mancini? Qui Sanchez salta in aria come dopo aver sbattuto il mignolo sulla cassettiera durante la notte.


Farsi ammonire per la brutta reputazione

Mancini si porta dietro una brutta reputazione, non è difficile da immaginare. A volte è questa reputazione che gli fa guadagnare i cartellini, invitando gli arbitri a punirlo oltre misura. In questo caso, poveraccio, davvero non ha nessuna colpa se non quella di essere piuttosto goffo e di inseguire strane idee in campo. Cosa fa? Perché lascia scorrere quella palla sull’esterno, cosa prova a fare poi, toccandola con la suola, frapponendosi col corpo quando ormai è troppo tardi? Forse l’arbitro giudica tutta quell’assenza di coordinazione e normalità eccessiva, e la punisce con un cartellino giallo.


Farsi ammonire per spingere Joao Pedro addosso ai cartelloni

Mancini a quindici anni si è tatuato il 23 di Marco Materazzi. Era il suo idolo, il suo modello: «Vedevo i suoi video, quando segnava, quando entrava duro». Dice che lo sente, che gli chiede consigli. Materazzi per Mancini è l’ideale del calciatore che riesce a coniugare i termini impossibili di durezza e dolcezza, la durezza delle sue entrate, la dolcezza del suo piede sinistro. Essere il terrore degli attaccanti, ma anche quello dei difensori avversari. Entrare duro per Mancini è un fatto etico ed estetico: è il suo modo di vedere il calcio, ma è anche il suo modo di esprimersi. Il calcio può essere una forma d’arte non solo nel contatto con la palla ma anche in quello col corpo avversario. Quando incontra un attaccante come Joao Pedro è una serata perfetta, perché è un tipo ruvido che, come i giocatori di pallanuoto, ama metterla sul piano dell’intimidazione fisica, delle sbracciate a palla lontana, delle gomitate clandestine. A Mancini non pare vero, di vivere questa partita di contatti sporchi, e forse è quasi offeso quando vede Joao Pedro prendersela tanto, per questa legittima spallata ai bordi del campo, col brasiliano che crolla addosso al cartellone pubblicitario tutto dolorante.


Intermezzo

Un video di tre minuti e mezzo in cui Mancini viene ammonito.


Farsi ammonire per non far passare Freuler

Freuler che porta palla sulla trequarti sul 3-1 per la Roma può essere pericoloso? Nel dubbio meglio fermarlo avvolgendolo col braccio come per fermare un’amante offesa dopo un litigio.


Farsi ammonire con la voce

Gianluca Mancini è una radio perennemente accesa. Parla, parla molto: coi suoi compagni, con gli avversari, con gli arbitri ovviamente. I suoi dialoghi con gli arbitri si potrebbero trasmettere alla radio come una puntata di un giorno in pretura. Quando mancano 10 minuti alla fine di Milan-Roma Mancini non è ancora stato ammonito e sarebbe un peccato. Le volte in cui non viene ammonito le persone intorno glielo fanno notare; dopo un Fiorentina-Roma Borja Valero gli ha detto: «Non chiudevi una partita senza cartellini gialli dalla primavera della Fiorentina». E così mentre passa accanto all’arbitro coglie una delle sue ultime occasioni, probabilmente protesta troppo per un presunto rigore non concesso, e si prende un sacrosanto cartellino. Non aveva calcolato che c’erano ancora dieci minuti da giocare, in cui riuscirà a prendere il secondo giallo e a farsi espellere per un fallo da rigore su Leao. Non metto il video perché vedere Leao che supera Mancini nell’uno contro uno è uno spettacolo più violento di tutti i falli che avete visto.


Farsi ammonire in Bulgaria

Freddo, campo adatto alla coltivazione di tuberi, avversari ruvidi: il clima ideale per farsi ammonire.


Farsi ammonire suscitando l’indignazione generale

Poco prima aveva commesso un fallo su Dzeko. Uno di quei falli in cui Mancini cerca caparbiamente di salire a cavalcioni sulla schiena dell’attaccante che protegge palla. Dopo il fallo Dzeko, suo ex compagno di squadra, aveva detto all’arbitro che era impossibile giocare con quello lì, indicando Mancini. Qui invece si dedica a una delle sue vittime preferite, Alexis Sanchez, buttandoci addosso come su un tappeto elastico. Sanchez si rialza protestando con l’arbitro, indignato dalla violenza di Mancini.


Audio di Minotti che dice che Mancini ammonito non va bene

Emanuele · Mancini Audio




Farsi ammonire, inevitabilmente, cercando di fermare Leao

Che poi Leao ci ha provato in tutti i modi a rimanere in piedi, e a evitare l’ammonizione a Mancini, ma quello ha una mentalità incredibile, non molla niente, fa fallo fino a quando non ti vede proprio sdraiato per terra. Mancini prende molti cartellini gialli anche perché a volte è semplicemente troppo lento per certi attaccanti e deve arrangiarsi come può. È poco reattivo sui primi passi e la sua tecnica difensiva nell’uno contro uno non è sempre la migliore: a volte affronta l’attaccante in modo troppo frontale, in altre si gira dal lato sbagliato. Le sue ammonizioni sono anche la conseguenza dei suoi limiti, fisici e tecnici.


Farsi ammonire in modo classico

Classico calcio non cattivo per fermare l’attaccante. Morata si alza e gli va sotto a muso duro; Mancini allarga le braccia, ma se non può fare nemmeno dei falli così che cosa deve fare, sparire dal campo? Un po' di rispetto.


Farsi ammonire con la massima determinazione possibile

Attaccante inseguito con l’unica idea in testa di prendersi un bellissimo cartellino giallo. Ci sono questi attaccanti brevilinei che corrono in modo isterico che ti fanno proprio venire voglia di rincorrerli per prenderti un cartellino. Va detto che gli avversari esagerano sempre questi contatti; Mancini in fondo gli mette una mano sulla spalla, rallenta Federico Di Francesco, e quello si mette a rotolare a terra come se gli avessero dato un colpo sugli stinchi con un piede di porco.

Questo contro l’Empoli è il primo cartellino giallo della stagione, iniziata in modo stranamente pacifico. Per le prime sei partite nessuna ammonizione, poi è iniziato il lungo raptus che ha portato Mancini sulle cime delle classifiche europee. Lo scorso anno si era fermato a 10, magari col proposito di rallentare. 14 erano le ammonizioni che Mancini riuscì a prendere anche nella stagione 2019/20, la prima alla Roma. Ha ancora una giornata di campionato per superarsi.

I cartellini gialli sono per Mancini il simbolo del suo stile di difendere vecchie maniere, che preferisce l’uomo al pallone, la manipolazione fisica sull’attaccante all’anticipo pulito. Uno stile di gioco che riflette anche la sua personalità fuori dal campo: Mancini che sventola la bandiera della Roma sotto la curva dopo una vittoria, che dice di esultare a calcetto con gli amici come fa in campo, che non tace un secondo in campo. Quando gli hanno chiesto delle sue ammonizioni ne ha fatto soprattutto una questione di mancanza di talento. Senza quello ci deve mettere il carattere, inteso in senso di ammonizioni: «Per uno come me, che non sono nato con il talento di Nesta, c’è solo una soluzione: lavorare su me stesso, sul carattere».




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