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Marco D'Ottavi
Lapadula il peruviano
10 nov 2020
10 nov 2020
Storia del flirt tra Gianluca Lapadula e la nazionale peruviana.
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Marco D'Ottavi
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Gianluca Lapadula è uno di quegli attaccanti che arrivano sempre tardi. A vent’anni non gioca in Serie C, a ventitré finisce nella prima divisione slovena, a venticinque finalmente l’esplosione con il Teramo che gli apre le porte della B. Mentre segna a ripetizione con la maglia del Pescara, Lapadula è il Vardy italiano a intendere non solo l’agonismo che lo anima, ma anche la non linearità del suo percorso: se non ha mai lavorato in fabbrica, ha visto da vicino il baratro del fallimento prima del riscatto tardivo. Anche il passo successivo non è graduale: lo prende il Milan per portarlo in Serie A, una stagione difficile. Poi, finalmente, si assesta: Genoa, Lecce, ora Benevento. Ora un altro passo: il 13 novembre vestirà per la prima volta maglia blanquirroja del Perù. A 30 anni compiuti giocherà la sua prima partita ufficiale con una nazionale.Il primo rifiutoL’avvicinamento tra Lapadula e il Perù è stato lento e difficile. Verso la fine del 2015 Ricardo Gareca, il CT della selezione peruviana, decide che la squadra ha bisogno di un ricambio. Dopo il terzo posto nella Copa America del 2015 è arrivato il momento di svecchiare la rosa guardando anche fuori dal paese. Tra i figli dell’emigrazione, si scopre, c’è anche un attaccante che fa faville nella Serie B italiana. Lo scopre per caso un giornalista colombiano mentre guarda una trasmissione sul campionato cadetto dove chiamano Lapadula "Il Peruviano". È nato a Torino da padre italiano e madre peruviana, può quindi scegliere di difendere i colori del paese andino.

Una foto di Lapadula da piccolo, con la maglia numero 9 del Perù

Gareca arriva a Pescara per vederlo giocare dal vivo e soprattutto per convincerlo a far parte del suo progetto: la Copa America in estate e il Mondiale in Russia due anni dopo. Lapadula è nel momento migliore della carriera, sta segnando a ripetizione e si inizia a parlare di lui anche per il mercato: la Juventus, pare, è interessata a riprenderlo in estate, dato che l'attaccante è proprio cresciuto nelle giovanili bianconere. In quei giorni il suo profilo Instagram viene invaso da tifosi peruviani. Molti gli scrivono Vamos Peru aggiungendo cuori bianchi e rossi, qualcuno scrive solo PERU in maiuscolo come se fosse tutto chiaro. Il suo allenatore, Massimo Oddo, gli consiglia di aspettare la nazionale italiana: «Almeno così risparmia i lunghi viaggi». Il giocatore tentenna, dice: «In Perù vorrei vedere il Machu Picchu». L’attaccante e Gareca pranzano insieme il 7 febbraio, il giorno del suo compleanno, e sono presenti anche la madre e i suoi agenti. Dopo l’incontro l’allenatore è dubbioso: «Abbiamo parlato, ma non sappiamo ancora la sua risposta», Lapadula smarca ogni domanda sul suo futuro pur non nascondendo la sua predilezione per l’Italia. «Il mio sogno è essere chiamato dal tecnico Antonio Conte e indossare la maglia dell'Italia», dice in quei giorni a Panorama. Il 24 febbraio, con un post su Instagram, il giocatore si rivolge direttamente ai tifosi peruviani ringraziandoli per l’affetto, ma rimandando ogni decisione a giugno, rinunciando quindi alla convocazione nell’immediato. Vuole concentrarsi sul Pescara, che si sta giocando un posto per la promozione, ma lascia una porta aperta all’evento dell’estate: «La convocazione della squadra peruviana è l'occasione più importante che ho avuto finora nella mia vita... Giocare il centenario d'America... Ecco perché voglio aspettare e pensare ancora un po’».

Visualizza questo post su Instagram

Hola Perú y peruanos. Me parecía justo comunicar que fue de mi decisión. Hable con el mister gareca explicándole la importancia para mi de esta convocación de la selección de Perú porque es el país de mi mama y ella siempre nos ha hablado, a mi y mis hermanos, con tanto amor de esta hermosa nación. Y es por eso que tome la decisión de esperar hasta junio para poder concentrarme en el campeonato de serie B aquí de Italia. En junio pasado yo había dicho que iba a dar mi alma y mi corazón por el pescara y lo quiero hacer. Quiero concentrarme en lo que había ya decidido antes. Después de esto estoy seguro de tener la serenidad justa para poder decidir. Pueden pensar que no estoy disfrutando una oportunidad importante, no es así. Es importantísima! Y por ese motivo quiero tener la tranquilidad necesaria para poder decidir. Quiero seguir dando el 100% al pescara... Ustedes, pueblo peruano, me han llenado el corazón de un amor inmenso y estoy seguro que tanta fuerza que tengo ahora en el campo es gracias a ustedes. Una cosa la puedo decir: la convocación de la selección peruana es la oportunidad más importante que hasta ahora he tenido en mi vida.. Jugar el centenario de América... Por eso quiero esperar y pensar un poco más.. Yo y gareca hemos quedado que seguiremos hablando.. Gracias!!!

Un post condiviso da Gianluca Lapadula (@gianluca_lapadula_official) in data: 23 Feb 2016 alle ore 11:35 PST

Il 16 aprile, dopo un bellissimo gol al Cesena, Lapadula dice che si vede di più con la maglia del Perù. «Nessuno mi ha chiamato qui», sottolinea risentito. Intanto nel paese sudamericano è diventato una specie di eroe, nonostante la nazionale possa contare su due attaccanti di livello mondiale come Claudio Pizarro (che però in quel momento ha 37 anni) e Paolo Guerrero. I giornali sportivi gli dedicano le prime pagine, le televisioni intervistano lui e la famiglia (qui gli chiedono del cibo peruviano, «il ceviche» risponde Lapadula), i tifosi lo riempiono di messaggi, disegni. Esce fuori la notizia secondo cui la zia della madre, chiromante, gli avrebbe consigliato un club dai colori biancorossi, come il Teramo per cui firmò poco dopo svoltando la sua carriera ma anche come il Perù a pensarci bene. Dopo la sconfitta con il Venezuela, il suo nome va in tendenza su Twitter. In parte è il talento di Lapadula a fomentare il paese, un attaccante che sta scalando le gerarchie del calcio italiano, dall’altra c’è anche un aspetto più patriottico: la possibilità che un giocatore tra un importante paese europeo e il Perù possa scegliere di difendere i colori del Perù. Non tutti però apprezzano i tentennamenti di Lapadula. Carlos Zambrano, difensore della Nazionale, si chiede sui social: «A cosa servono le persone che hanno dubbi e non sono sicure di difendere i colori con amore, passione e HUEVOS»; a Luis Advincula non piace che Lapadula veda il Perù come un opzione B. David Trezeguet, che aveva dovuto scegliere tra Francia e Argentina, consiglia a Lapadula di scegliere il Perù anche per una questione di età. Quanto può aspettare per essere chiamato dall’Italia?Il 24 maggio Lapadula scrive su Facebook che non parteciperà alla Copa America: «Non voglio andare solo per approfittare di un'occasione professionale» è la sua giustificazione. Poche settimane dopo con il Pescara vince i playoff e sale in Serie A. Per i peruviani l’occasione Lapadula è persa: una volta arrivato nel massimo campionato l’attaccante aspetterà la chiamata della nazionale italiana, snobbando il loro paese. In estate arriva anche il trasferimento al Milan, altro segno che l’attaccante è più vicino alla maglia azzurra che a quella bianca e rossa del Perù.

In Perù esiste una sottocultura fatta solo da meme a tema Lapadula.

Lapadula italianoEffettivamente poco dopo Lapadula viene convocato dalla nazionale italiana. Non da Conte, che ha lasciato dopo l’Europeo, ma da Ventura, che lo chiama per sostituire l’infortunato Gabbiadini alla vigilia delle sfide contro Liechtenstein, valida per le qualificazioni al Mondiale, e Germania, un'amichevole. L’attaccante racconta di aver chiamato la madre subito dopo la convocazione, poi rompe gli indugi: «So che fino a quando non giocherò un minuto ufficialmente in Nazionale ho la possibilità di scegliere fra Italia e Perù, ma la mia scelta è ricaduta sull'Italia». Dal ritiro di Coverciano conferma la sua scelta: «Gareca, il CT del Perù, mi ha lusingato col suo corteggiamento. Ma la mia vita e la mia carriera sono in Italia». Tuttavia nelle due partite non gioca neanche un minuto, contro il Liechtenstein non risulta neanche nei 23 convocati, lasciando aperte le porte a un futuro da attaccante del Perù.L’esordio in azzurro arriva qualche mese dopo, nel maggio del 2017, in una Nazionale oltremodo sperimentale che affronta in amichevole San Marino. Ai lati di Lapadula ci sono Chiesa e Berardi, accanto a lui Petagna. L’attaccante del Milan ci mette meno di 10 minuti per segnare il suo primo gol con l’Italia, si ripete due volte. La partita finisce 8-0. È un’amichevole però, quindi per Lapadula è ancora tutto aperto.Poco dopo l’Italia, senza Lapadula, fallirà fragorosamente l’approdo al Mondiale 2018, al contrario del Perù, che dopo aver strappato al Cile il quinto posto nel girone sudamericano, regola la Nuova Zelanda allo spareggio guadagnandosi l’ultimo posto utile per la Russia. Un plot twist che qui passa inosservato, ma che in Perù porta Lapadula a essere vittima di sberleffi e, di nuovo, meme di vario genere.

Tuttavia l’allenatore non chiude subito la porta alla sua presenza. Claudio Pizarro è senza squadra e soprattutto Guerrero è alle prese con una squalifica per doping e non è chiaro se potrà giocare. Alla Nazionale mancano attaccanti. Il presidente della Federazione però chiude la discussione: non ci sono i tempi tecnici per i documenti.Il ritorno alla carica Da eroe dei due Mondi, nel giro di poco Lapadula viene dimenticato. Il passaggio al Genoa lo allontana ancora di più dal giro della nuova Italia di Mancini e anche in Perù si mettono l’anima in pace, anche perché l’attaccante smette di segnare ed è spesso vittima di infortuni.All’inizio di quest’anno, però, qualcosa si muove. Arrivano le qualificazioni per il Qatar e il Perù ha gli stessi problemi di sempre: Pizarro si è ritirato, Guerrero ha compiuto 36 anni e alle loro spalle nessun centravanti sembra pronto a raccoglierne l’eredità. Perché allora non Lapadula? L’attaccante, passato al Lecce, segna una doppietta contro il Napoli, tornando a far parlare di sé anche nel paese della madre. Il suo agente, contattato da El Comercio, riapre le trattative: «Perché no [potrebbe rappresentare il Perù, nda]. Tutto è possibile nella vita». Si scopre però che non è così facile: il processo più immediato per avere il passaporto è lavorare per sei mesi nel paese, che per Lapadula vorrebbe dire giocare almeno una stagione nel campionato peruviano, ipotesi da scartare. Tuttavia l’articolo 52 della Costituzione del 1993 permetterebbe a Lapadula di diventare peruviano, ma per farlo deve prima avviare le pratiche per ottenere il documento d’identità peruviano, il DNI. Juan Carlos Oblitas, capo della Federazione, apre alla sua convocazione, ma «finché Lapadula non deciderà di essere peruviano, non sarà eleggibile». Si arriva a una fase di stallo: se quattro anni prima il Perù è andato fisicamente a Pescara per prenderlo, questa volta si aspettano un passo in avanti dall’attaccante del Benevento. Anche giornali e tifosi non sono più entusiasti come la prima volta. Lapadula non è più una forma di riscatto verso l’eurocentrismo del calcio, ma uno che ha detto di no già una volta, prima di ripensarci dopo aver fallito con l’Italia. Lapadula non si muove per ottenere il DNI peruviano, ma il 9 ottobre, giorno dell’esordio del Perù alle qualificazioni Mondiali, posta su Instagram la foto del suo nuovo tatuaggio. La didascalia, in spagnolo, recita: “Le mie origini, metà del mio cuore, metà del mio sangue! 🇵🇪 # Perù”. Per molti, però, quel guerriero che parte dalla spalla dell’attaccante per scendere lungo il braccio non è un Inca, ma bensì un nativo americano, un Apache.

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Mis orígenes, la mitad de mi corazón, la mitad de mi sangre! 🇵🇪 #perú

Un post condiviso da Gianluca Lapadula (@gianluca_lapadula_official) in data: 9 Ott 2020 alle ore 12:01 PDT

Effettivamente...

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport l’attaccante rimanda le prese in giro al mittente: «Di recente ho fatto grandi ricerche, ho visto un video di Paramonga, una zona del Perù dove si festeggia il Patròn de la soledad e si usano molti simboli Inca tra cui la bandiera del tahuantinsuyo e i copricapi con le piume. È questa la motivazione del tatuaggio, una cosa molto antica e profonda, il copricapo con le piume del Perù». Se anche in Perù la faccenda viene presa con ilarità da qualcuno (ancora una volta Lapadula diventa materiale per i meme, dove generalmente confonde una cosa per un'altra), dall’altra il tatuaggio viene interpretato come la volontà dell’attaccante di accettare la corte, non più così spietata, del Perù. Lo stesso giocatore è costretto a ribadire che se «dovessi mai avere questo pensiero [di giocare per il Perù, nda], la prima persona a saperlo sarebbe Gareca». Antonio García Pye, dirigente federale, va in TV e si rivolge all’attaccante: «Ho visto i tatuaggi, ma non la carta d'identità».Lapadula diventa peruvianoIl 22 ottobre la madre di Lapadula, Blanca Vargas, si reca al consolato di Torino per registrare la nascita del figlio. È il primo passo per permettergli di vestire la maglia blanquirroja del Perù. La notizia viene confermata il 26 dal ministro degli esteri Mario López Chávarri, che spiega l’iter: «Lapadula dovrà richiedere la sua registrazione come cittadino peruviano nato all'estero. La madre deve dimostrare la nascita di suo figlio e il suo status di peruviano davanti al consolato di Torino [...] molto presto questo ragazzo potrebbe avere il suo certificato di nascita».

Non si conoscono i tempi tecnici per il procedimento, ma intanto il Perù manda al Benevento una lettera in cui chiede in maniera formale la disponibilità per una convocazione. Foggia, DS della squadra campana accoglie la richiesta: «Ovviamente accettiamo che Lapadula possa giocare per la nazionale peruviana». Yoshimar Yotún, uno dei senatori, gli dà il benvenuto: «Purché venga con l’atteggiamento e la voglia di rappresentare il Paese e lasciare tutto in campo». Il 30 ottobre Lapadula viene ufficialmente convocato, in attesa di capire se può giocare. Il suo DNI non è fisicamente pronto, ma dovrebbe avere già un dossier a suo nome nel RENIEC (Registro Nacional de Identificación y Estado Civil). L’esistenza o meno del documento d’identità di Lapadula diventa un caso nazionale, così come la sua creazione. Qualcuno fa un esposto sottolineando come il DNI dovrebbe essere concesso solo a figli di peruviani all’estero registrati prima della maggiore età, gli avvocati smentiscono, molti però parlano di favoritismi. Lo stesso RENIEC è costretto a fare un tweet in cui spiega che la procedura è la stessa per tutti. In Perù si aprono le scommesse sulla presenza o meno dell’attaccante nell’undici titolare contro il Cile, il no paga 1.30, il sì, invece, 3.20.

Un programma comico ha ipotizzato la scena di Lapadula che si reca nell’ufficio apposito per ritirare il suo documento. 20 minuti di puro surrealismo.

Dopo la convocazione Lapadula torna a essere il centro dell’interesse dei tifosi peruviani. Il primo contatto come nuovo attaccante della nazionale è con il complesso di cumbia Grupo 5 in un messaggio privato su Instagram. Sono una band molto famosa in Perù, le cui canzoni ogni tanto fanno da sottofondo ai video che l’attaccante mette sui propri canali social. https://youtu.be/wY7ftMXoyCU In televisione vivisezionano la sua prestazione contro il Verona: fanno vedere il gol da tutte le angolazioni, leggono le pagelle dei giornali locali campani, indagano la sua evoluzione sui videogiochi FIFA e PES 2021. Dal nulla Lapadula si guadagna il soprannome di El tanque inca. Il fratello

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