
L’Open d’Italia, che inizia oggi all’Argentario, non è solo il punto più alto della stagione golfistica italiana ma anche un buon momento per chiedersi in che condizioni sia il movimento del nostro Paese. Dopo lo storico trionfo di Francesco Molinari all’Open Championship di Carnoustie nel 2018 (primo e unico italiano di sempre a vincere un Major, l’equivalente dello Slam tennistico) e, due mesi dopo, alla Ryder Cup in Francia, sul golf italiano è infatti calato il sipario, nonostante allora ci fossero grandi speranze. Nemmeno la Ryder Cup disputata a Roma nel 2023 è sembrata cambiare le cose, anche se pure questa è stata presentata come un volano di uno sport che in Italia continua a fare fatica.
Eppure non è affatto vero che il golf italiano sia morto o, peggio, che non esista, e non mancano i giovani che fanno buoni risultati. È possibile quindi sperare nel prossimo futuro in un nuovo Francesco Molinari? Ho fatto un punto dei talenti italiani più interessanti, anche tra le donne, per capire come rispondere a questa domanda.
GUIDO MIGLIOZZI
Cominciamo dal giocatore più promettente del golf azzurro. Guido Migliozzi, 28 anni da Verona, presenza costante sul DP World Tour (il circuito europeo), ha una personalità che meriterebbe una novella pirandelliana. Il grande talento infatti è accompagnato da una totale imprevedibilità. Migliozzi può vincere e perdere praticamente ovunque, incappare nella prestazione della vita o fare male su circuiti alla sua portata. «Mi piacerebbe essere più regolare e portare a casa risultati più concreti ma accetto quello che sono, un po’ genio e sregolatezza», ha detto una volta. «Sono sempre stato così».
Dopo un’infanzia spesa in quasi ogni sport, Migliozzi si è dato al golf già all’età di otto anni, con una passione ereditata dal padre, che ha guardato giocare seduto sulla sua sacca. Due anni più tardi inizia con le competizioni e a 14 vince il campionato pulcini entrando in Nazionale e dando ufficialmente inizio alla sua carriera, sulle orme dei suoi idoli americani Tiger Woods (per la capacità di essere costantemente in tensione e in competizione), Dustin Johnson (per la potenza dei colpi) e Rickie Fowler. Nell’ammirazione per quest’ultimo (golfista californiano di origine giapponese e navajo, sempre a un passo dalla conquista di un Major, in un saliscendi di grandissime prestazioni e altrettante occasioni mancate) forse una certa dose di immedesimazione può aver avuto il suo peso.
Detto questo, se è vero che «la regolarità un po’ lo annoia», se è vero che «accetta di mancare qualche taglio per essere decisivo nei momenti in cui conta davvero», è altrettanto vero assodato che Migliozzi al momento è il quinto golfista italiano più titolato della storia, dopo i fratelli Molinari, Matteo Manassero e Costantino Rocca. Nel 2019 ha vinto il primo torneo dell’European Tour, mentre l’exploit è arrivato tre anni dopo, all’Open di Francia, con un ultimo giro incredibile e con il penultimo colpo che è stato premiato come il più bello dell’anno. Da lì le cose si sono fatte più complicate.
Nel 2023 ha mancato di poco la convocazione nella squadra europea della Ryder Cup (era stato convocato per la Hero Cup a Dubai, una specie di prova generale, e gli avevano addirittura preso le misure per le divise); nel 2024 ha partecipato alle Olimpiadi di Parigi senza però trovare l’acuto che gli avrebbe cambiato la stagione. Parliamo comunque di un golfista che ha già partecipato a due Olimpiadi, a Tokyo 2021 e a Parigi 2024. Ha giocato più volte il British Open, ha provato l’ebbrezza dell’Augusta Masters e nel 2021 è arrivato quarto allo US Open. Siamo sicuri che la sua storia non abbia più nulla da dire?
RENATO PARATORE
Renato Paratore, 28enne romano che si è formato sui green del golf club Parco di Roma, ha iniziato ad apparire sulle testate nazionali specializzate quando ancora era un ragazzo. Nipote di Ettore Paratore, latinista di fama internazionale, e figlio di Emanuele Paratore, geografo e per dieci anni preside della Facoltà di Lettere e Filosofia alla Sapienza, l’interesse dei media nei suoi confronti era dettato anche da questo strano connubio tra golf e cultura alta. Sarà contento Francesco Molinari che, una volta, ha dichiarato di essersi affidato anche ad Aristotele per vincere un Major. Ciò che è più interessante di Renato Paratore però è il suo talento, dove c’è poca riflessione e tanto istinto. «Il golfista più rapido del Tour», come lui stesso si è definito. «Ho sempre giocato velocemente. Mi immagino il colpo e colpisco la palla. Quando giocavo da dilettante ero ancora più veloce di adesso e molto raramente faccio uno swing di prova. Forse un paio a giro. Se giocassi da solo batterei il record del giro più veloce».
Forse è per questo che Paratore ha sfondato da giovanissimo. Dopo una brillante carriera da dilettante (Junior Orange Bowl di Miami, il Portuguese Amateur Championship, il Trofeo Internazionale Umberto Agnelli, i Giochi Olimpici Giovanili estivi, oltre alle partecipazioni alla Junior Ryder Cup nel 2012 e nel 2014), con la vittoria al Nordea Master 2017 ha conquistato il titolo di vincitore più giovane di tutti i tempi sul Tour Europeo (solo Matteo Manassero ha raggiunto un simile risultato alla stessa età, nel 2013, vincendo il BMW PGA Championship). E forse, proprio come lui, anche Paratore ha sentito il peso del predestinato su cui si ripongono tutte le speranze di un movimento. Dopo l’ultimo grande exploit del 2020 al British Masters, la parabola di Paratore ha avuto qualche colpo d’arresto per tornare a impennarsi nel 2025, in particolare all’Hotel Planner Tour (è il numero 1 dell’ordine di merito), dove ha già conquistato due vittorie – entrambe negli Emirati Arabi Uniti, rispettivamente all’UAE Challenge e all’Abu Dhabi Challenge.
FILIPPO CELLI
Se il gioco di Paratore si basa sulla rapidità, quello di Filippo Celli, romano classe 2000, cerca la pazienza e la costanza. A 13 anni ha iniziato a frequentare regolarmente i green dell’Olgiata e la cosa curiosa è che fino a quel momento aveva trovato il golf noioso. «All’inizio provi, riprovi e non riesci ma quando non demordi e inizi a giocare benino, allora cominci a divertirti». Il merito della sua ascesa va dato anche al maestro Carlo Basciu che ha raccolto attorno a sé un buon gruppo di golfisti in erba (compiendo il piccolo miracolo di avvicinare il golf alla generazione Z).
La sua storia sportiva è piuttosto recente. Celli stava studiando negli Stati Uniti, in Texas, quando a maggio ha deciso di ricominciare a gareggiare in Europa. La vittoria conquistata agli Europei individuali a giugno, in Spagna, gli è valsa l’invito per il British Open a St. Andrews, la casa del golf. Lì ha vinto la Silver Medal (il premio per il miglior amateur, conquistato in precedenza solo da un altro azzurro, Matteo Manassero nel 2009, e vinta da alcuni grandi campioni di questo sport come Tiger Woods, Justin Rose, Rory McIlroy e Matthew Fitzpatrick) e ha avuto la chance di confrontarsi con il meglio di questo sport. Per esempio, ha raccontato di aver girato 9 buche di prova camminando fianco a fianco di Rory McIlroy, cercando di rubargli qualche segreto.
Da lì sono effettivamente arrivati alcuni successi. Quello al World Amateur Team Championship – Eisenhower Trophy (ovvero il Campionato del mondo dilettanti a squadre maschile, insieme a Pietro Bovari e Marco Florioli), ad esempio, che gli ha permesso di fare il grande salto nel mondo del professionismo e di giocare per la prima volta da pro l’Open d’Italia, davanti al pubblico di casa, a 11 giorni dal suo ventiduesimo compleanno. Il futuro è ancora da scrivere ma la fiducia è tanta.
ANNA ZANUSSO
Se i giocatori di golf fanno fatica a comparire sui quotidiani sportivi, figuriamoci le giocatrici. In pochi sanno, per esempio, che quest’anno tre giocatrici italiane hanno disputato l’Augusta National Women’s Amateur (Caterina Don, Francesca Fiorellini e Carolina Melgrati) e che Alessandra Fanali è tra le prime 20 professioniste del LET. Sul Ladies European Tour da quest’anno gioca stabilmente anche Anna Zanusso che vanta tra le sue affermazioni più importanti l’Annika International, torneo svedese voluto dalla campionessa Annika Sorenstam proprio per dare una opportunità importante alle migliori amateur mondiali. Con l’avvio della carriera professionistica, la Sorenstam ha inserito Zanusso in un ristrettissimo panel di atlete che è pronta a sostenere ed aiutare. Quanto se ne sarebbe parlato se lo stesso fosse avvenuto nel tennis?
Anche i media americani hanno dedicato un servizio ad Anna Zanusso, in occasione della sua prima partecipazione all’Augusta National Women’s Amateur Championship. Perché non dovremmo farlo noi?
ALESSIA NOBILIO
L’ultima (e forse unica) golfista professionista a strappare titoli e copertine, comparendo anche su Vogue e Vanity Fair, è stata Diana Luna. Peccato però che la sua ultima affermazione risalga al 2011 (Swiss Open e German Open dove vinse un torneo di 4 giorni senza mai perdere un colpo, come mai accaduto nella storia del golf femminile) e che nel frattempo tante giocatrici non abbiano rispettato le attese. Proverà a invertire questa tendenza Alessia Nobilio che, dopo anni di crescita nel circuito dilettantistico, è sbarcata nel 2025 nel tour professionistico, al termine di un percorso tortuoso. Nobilio ha provato infatti a crescere negli Stati Uniti, dov’è più facile conciliare sport e studio, ma ha finito per subire gli aspetti negativi dell’approccio americano: programmi molto rigidi che prevedono sessioni di allenamento alle 5 del mattino, un approccio costantemente competitivo che alla lunga può diventare sfibrante - soprattutto se si sceglie un percorso di studio impegnativo come la facoltà di economia alla UCLA e, allo stesso tempo, si contribuisce a portare la squadra femminile universitaria di golf ai massimi livelli della classifica NCAA, acquisendo una grande esperienza di gioco su numerosi campi americani.
Nobilio ha quindi deciso di rientrare in Italia rimettendo il suo gioco in mano a un team di professionisti che la conoscono sin da piccola, tra cui Roberto Zappa (coach del putt), Giorgio De Pieri (preparatore atletico), Enrico Trentin (coach per il gioco lungo e quello corto) e Giorgio Leonardi (psicologo).
Cresciuta golfisticamente al Golf Club Ambrosiano, la Nobilio sta confermando in questa stagione il suo talento, anche in un field molto competitivo come il circuito maggiore. A maggio, in occasione del Dutch Ladies Open 2025, primo evento europeo del Ladies European Tour, la ventitreenne milanese si è classificata quarta, regalando una performance brillante che nel secondo round (un eccellente 67 (-5), senza bogey) l’ha portata anche a condividere temporaneamente la leadership con l’inglese Mimi Rhodes, la prima giocatrice del ranking europeo. «Essere tra le prime in un torneo del LET è un grande passo avanti. Sto lavorando molto sulla costanza, e questo risultato mi dà fiducia», ha commentato Nobilio, che continua a essere una delle promesse più brillanti del golf italiano. Nella sua carriera dilettantistica possiamo contare due campionati europei con la squadra azzurra Girls (2016 e 2018), il World Junior Girls Championship (2018) insieme ad Emilie Alba Paltrinieri e Caterina Don, e la medaglia d’argento individuale agli Youth Olympic Games (2018).
Insomma, non possiamo dire di essere di fronte a un vero e proprio rinascimento, ma nemmeno che ormai possa vivere solamente dei ricordi dei vari Costantino Rocca, Francesco Molinari e Diana Luna. La speranza è sempre nella stessa domanda: e se il meglio dovesse ancora venire?