Da quando è arrivato in Serie A, non esiste un giocatore in grado di sovrastare atleticamente Theo Hernández. Ci sono avversari che lo hanno messo a disagio, come Chiesa lo scorso anno, ma è stato più per difetti di posizione o di postura che per questioni fisiche. A novembre di quest’anno, però, l’ex terzino dell’Alavés ha incontrato uno dei pochi giocatori capaci di dargli del filo da torcere per esplosività nelle gambe.
La partita col Sassuolo è stata forse la peggiore del campionato per il Milan. Berardi, Matheus Henrique e Maxime Lopez hanno costretto i rossoneri a un estenuante rondo e sulla sinistra Theo Hernández non è mai riuscito ad arginare le corse di Davide Frattesi. Il centrocampista di Fidene è stato un incubo per il francese, quasi espulso a causa sua. Già ammonito, Theo lo affronta in corsa su un pallonetto filtrante di Berardi. I due arrivano al corpo a corpo e Frattesi, a furia di spallate, si mette davanti. Theo però non demorde e con grande fatica riesce a tornare sul pallone. Frustrato per aver trovato un avversario in grado di tenergli testa, il francese si ferma e lo spinge a terra come se volesse far partire una rissa. L’arbitro, più clemente del solito, non lo espelle.
Il centrocampista del Sassuolo è stato un incubo per Theo, era stato lui a farlo ammonire a inizio ripresa, in un altro duello in velocità: Frattesi lancia la transizione con una corsa in campo aperto, Theo prova a tagliargli la strada, ma l’ex romanista assorbe il colpo, se lo lascia alle spalle e punta la difesa, costringendolo al fallo da dietro. Bastano queste due azioni per capire le straordinarie qualità fisiche di Davide Frattesi, quasi uniche in un campionato non troppo intenso come la Serie A. Frattesi però non è solo gambe e polmoni. Ha sviluppato un’ottima comprensione del gioco in entrambe le fasi, fino a diventare una delle sorprese più liete del girone d’andata.
Classe ’99, già capitano dei giovanissimi della Lazio, nell’estate del 2014 Frattesi si svincola e passa alla Roma. In quegli anni inizia la trafila delle nazionali giovanili e a luglio 2017 passa al Sassuolo come pedina di scambio per Gregoire Defrel. Ci sono volute tre stagioni di Serie B – tra Ascoli, Empoli e Monza – e diverse estati da protagonista con le Under dell’Italia prima di ritrovarlo in Serie A. Se a livello tecnico il vero sostituto di Locatelli nel Sassuolo è Matheus Henrique, a prendersi il posto da titolare a fianco di Maxime Lopez è proprio Frattesi. Dionisi lo ha alternato da mediano destro del 4-2-3-1 e da mezzala destra del 4-3-3. Il doble pivote con cui il Sassuolo ha iniziato la stagione, in realtà, era uno dei motivi per cui Frattesi, abituato al ruolo di interno di un centrocampo a tre, non sembrava così convinto di rimanere in Emilia:«All'inizio spingevo per andare via, ero un po' fissato sul modulo. In realtà, col passare dei giorni mi sono trovato sempre meglio e poi si è rivelata sicuramente la soluzione migliore».
A prescindere dalla posizione le consegne di Dionisi assecondano il talento di Frattesi, il singolo che forse marca più la differenza rispetto al Sassuolo di De Zerbi, in fase offensiva e difensiva.
Chi se inserisce come Frattesi?
Fino allo scorso anno al Sassuolo mancava un giocatore con la sua propensione verticale. Lo si nota soprattutto senza palla. Gli inserimenti esuberanti sono la qualità più evidente di Frattesi e i gol segnati fino ad oggi sono già quattro, quasi tutti arrivati a tu per tu col portiere dopo una corsa dalla seconda linea.
Il centrocampista scuola Roma legge con largo anticipo gli sviluppi dell’azione. I suoi inserimenti più pericolosi nascono quaranta metri prima del limite dell’area. Frattesi da centrocampo osserva il modo in cui i compagni sulla trequarti portano fuori posizione i difensori: se vede un buco ci si infila. La distanza non è un problema, data la velocità dei suoi allunghi. Il miglior alleato di Frattesi, in questo senso, è Gianluca Scamacca, suo gemello calcistico. Cresciuto come lui a Fidene, suo compagno nelle giovanili di Lazio e Roma, Scamacca è il motivo per cui Frattesi raggiunge così spesso l’area avversaria. Nonostante la stazza, il centravanti del Sassuolo ama muoversi incontro e verso la fascia, costringendo i difensori centrali a seguirlo. Se la difesa perde le distanze per seguire Scamacca, Frattesi buca la linea arretrata come un pugnale che trapassa lo stomaco. «Per i difensori è difficile affrontare chi arriva lanciato in velocità da dietro» dice. Lanciato da una corsa di decine e decine di metri, accumula un gap di velocità davvero difficile da assorbire per i difensori: ecco perché, così spesso, si ritrova solo davanti al portiere.
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Non bastasse il senso per gli inserimenti, Frattesi mantiene un controllo davvero notevole in area. Raggiunta la palla, difficilmente sbaglia scelta ed esecuzione – sa alternare destro e sinistro tra stop e tiro e rimane freddo davanti al portiere – e, più in generale, sa muoversi negli ultimi sedici metri anche senza arrivare da lontano. Se gli capita di trovarsi già in area, infatti, possiede una buona conoscenza dei movimenti sul corto. Si tratta di qualità ancora in nuce, ma che sembrano poter appartenere a un vero attaccante ombra più che a un incursore.
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L’altra spalla su cui Frattesi poggia i propri strappi in profondità è Domenico Berardi, ormai da anni uno dei migliori rifinitori del campionato, perfetto per innescare un giocatore verticale come l’ex Roma. In un certo senso, però, è più Frattesi a influenzare Berardi che il contrario. Anzi, si può dire che Frattesi abbia contribuito a rendere ancora più minimale il gioco di Berardi. L’ala di Cariati non ha mai avuto un compagno tanto propenso ad attaccare il fondo. Così, grazie alle corse di Frattesi, Berardi si è auto convinto di essere il Ronaldinho del Milan di Leonardo e ha deciso di giocare da fermo con i piedi sulla fascia, solo per dare la pausa e lanciare Frattesi in profondità. Non è un caso che stiamo assistendo alla miglior versione di Berardi dal punto di vista creativo. Appena il terzino si stacca dal centrale per aggredire il calabrese, Frattesi esegue il taglio interno esterno e gli chiama il filtrante verso il lato corto dell’area. Se il centrale o un centrocampista riescono a tamponarne la corsa, per Frattesi non è comunque un problema, perché ha forza fisica a sufficienza per portare palla e creare il cross nonostante i contrasti. È questa la caratteristica che rende unico Frattesi tra i giocatori italiani: un senso della profondità abbinato a una forza in grado di renderlo minaccioso ogni volta che attacca lo spazio dietro la difesa, anche con l’uomo addosso. Non è un caso che tra i suoi idoli menzioni, oltre a Marchisio, una mezzala di potenza straordinaria come Kevin Strootman. L’Italia ha sempre prodotto un gran numero di incursori, da campioni come Perrotta e Marchisio a nomi da Diretta Gol come Soriano e Stefano Mauri. Per la sua capacità di attaccare il fondo, però, più che loro Frattesi ricorda il Marcos Llorente dell’Atletico Madrid.
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Col suo talento speculativo, la Serie A è un campionato in grado di trovare quasi sempre contromisure ai volti nuovi. Al momento, però, le corse di Frattesi sono davvero difficili da arginare. L’aggressività in fase difensiva, che si tratti di seguire il movimento incontro di Scamacca o di scivolare su Berardi per non farlo girare, rischia sempre di ritorcersi contro gli avversari del Sassuolo proprio per la presenza di Frattesi.
Jolly difensivo
Un giocatore con le sue doti atletiche, ovviamente, è facile da impiegare in diversi compiti difensivi. Il Sassuolo non pressa alto con continuità. Ci sono momenti in cui però alza il baricentro e delle volte è proprio Frattesi a determinare il grado di aggressività della squadra. Di norma si alza sul centrocampista di sinistra avversario, ma se si sente coperto e vede che la situazione è propizia – per esempio in caso di retropassaggio – abbandona il centrocampista per alzarsi sulla stessa linea di Scamacca e aggredire il difensori, così da spingere anche Maxime Lopez e la linea arretrata a spingersi in avanti nel pressing. Frattesi invita i suoi ad alzarsi sia quando gli avversari iniziano l’azione dal basso, sia quando il Sassuolo perde palla e vuole attivare il gegenpressing.
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L’ex Monza è impetuoso se difende in avanti, ma le sue qualità fisiche tornano utili anche se bisogna scivolare verso la fascia o correre all’indietro. Contro la Lazio, per esempio, il Sassuolo, subito sotto nel punteggio, ha giocato una partita di continuo attacco posizionale. Frattesi, però, non ha offerto le solite corse verso il fondo. Dionisi, timoroso di una squadra letale in transizione come la Lazio, lo ha invitato a rimanere più bloccato, quasi alla stessa altezza di Maxime Lopez. Restando dietro la linea della palla, per Frattesi era più facile bloccare le ripartenze laziali e in particolare scivolare verso la fascia per fermare Zaccagni. In alcune occasioni, peraltro, è riuscito a rientrare sull’ex Verona e su Pedro nonostante partissero con dei metri di vantaggio, a dimostrazione della quantità di campo che riesce a coprire. Insomma, Frattesi non sarà uno specialista difensivo, ma è abbastanza autosufficiente da adattarsi a diversi modi di difendere.
Se la palla la recupera vicino alla propria area, poi, è in grado di guidare da solo la ripartenza con una conduzione, la sua qualità migliore palla al piede, come si è visto nell’azione del gol di Scamacca alla Fiorentina. Frattesi di norma sceglie bene le direzione in cui tagliare i possibili interventi avversari, ma delle volte testa, gambe e piedi non viaggiano alla stessa velocità. Può migliorare nel modo in cui accompagna la palla, perché gli basta un piccolo tocco impreciso per vanificare corse con cui sembra poter spaccare in due la squadra avversaria. Rifinire la tecnica, peraltro, gli darebbe maggior sicurezza anche nella circolazione di palla: ci sono momenti in cui prova passaggi di prima verso gli attaccanti anche quando la traccia è chiusa, fatto inusuale per un giocatore del Sassuolo.
Come si inserirebbe in Nazionale
Dopo una serie di prestazioni di così alto livello, è impossibile non pensare a Frattesi come nome nuovo della Nazionale. In un momento in cui la produzione nell’ultimo terzo di campo sembra il principale problema dell’Italia, lui e Scamacca potrebbero rappresentare ottime alternative per Mancini. Nessuno attacca la profondità come Frattesi e se spesso il possesso azzurro è sembrato ridondante, è anche per via dei pochi giocatori disposti a ricevere in corsa e non sui piedi. Quando Mancini sostituisce Barella con Cristante, forse, è perché spera di rivedere l’incursore della stagione all’Atalanta. Frattesi sembra spuntato apposta per offrire quel tipo di soluzione.
Sulla carta, l’ostacolo più grande tra l’Italia e il Mondiale sarà il Portogallo. Lo stesso Portogallo che ricorre nelle sconfitte più tristi dell’esperienza di Frattesi con le nazionali giovanili: la finale dell’Europeo Under 19 persa nel 2018 e il quarto di finale degli Europei Under 21 perso lo scorso giugno. In un certo senso, giocare un’eventuale finale playoff col Portogallo sembra essere nel suo destino.