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Francis Ngannou è il padrone dei pesi massimi
24 gen 2022
Contro Cyril Gane abbiamo visto altri miglioramenti.
(articolo)
9 min
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Quando si guarda combattere il campione dei pesi massimi Francis Ngannou, c’è una cosa che il pubblico attende sempre e comunque: il KO. Stavolta il knockout non è arrivato, eppure abbiamo assistito sorprendentemente a una sua ulteriore evoluzione e alla sua consacrazione più alta.

Ngannou non è, o meglio non è più, soltanto “il Mike Tyson delle MMA”, è diventato un fighter completo, capace di districarsi in ogni area del combattimento, di imporre il proprio ritmo o comunque la propria strategia. Gli sono serviti due round per assestarsi bene nel suo habitat naturale, ma alla fine The Predator è riuscito ad accendersi e a imporre al suo alter ego naturale (non definirei mai Gane come nemesi di Ngannou per i loro trascorsi e per il rispetto reciproco che li lega) il proprio game plan, fatto non dei soliti cazzotti volanti in modalità sbracciante, ma di fine grappling ricercato nei takedown, nei tentativi di monta e sottomissione, nei leg drag che hanno costretto Gane a dargli la schiena e correre ai ripari. Alla faccia di chi metteva in discussione il suo "fight I.Q.".

Nei primi due round, il Bravo Ragazzo francese è riuscito a fare ciò che sa fare meglio: imporre la sua distanza preferita, quella lunga, dalla quale la scienza degli otto arti di cui è maestro la fa da padrona. Guardia bassissima su uno stile che ricorda vagamente quello di Stephen Thompson, Ciryl Gane partiva da favorito contro Ngannou. Non era una scelta scandalosa in realtà, quella dei bookmaker: Gane aveva superato degli avversari coi quali Ngannou aveva fatto i conti e alle volte era anche riuscito a fare meglio - come contro Derrick Lewis, che affronterà a UFC 271 Tai Tuivasa, e dal loro match potrebbe uscire il prossimo sfidante al titolo, contratto di Ngannou permettendo.

Joe Rogan, prima del match, aveva detto che Ciryl Gane «si muove da peso welter». Al di là delle sue uscite iperboliche, che Gane si muova rapidamente, quanto meno da massimo-leggero, lo ha dimostrato ancora una volta nella serata della sua prima sconfitta da professionista (per chi non lo sapesse, arrivava con un record perfetto di 10 vittorie e nessuna sconfitta). Due round controllati senza troppa fatica, Gane ha esercitato una certa maestria nel colpire Ngannou dalla distanza con dei colpi che a qualunque altro massimo avrebbero fatto più male: jab secchi, calci in girata, buoni leg kick. Anche dal clinch inizialmente Gane si era mosso molto bene. Ngannou alla cerimonia del peso si era presentato di poco più leggero rispetto al solito, facendo intendere al pubblico che magari avrebbe puntato di più sulla mobilità per inseguire il suo avversario e magari doppiare qualche colpo per raggiungerlo in fase d’uscita. Gane però ha dimostrato che rimane davvero difficile centrarlo mentre si muove.

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Gane in guardia mancina centra Ngannou con un jab secco; nella seconda immagine un calcio in girata colpisce con l’esterno del piede l’orecchio di Ngannou. The Predator, però, non ha fatto una piega.

All’angolo di Ngannou si è sentito più volte il consiglio: «Mira al tatuaggio», perché in fase d’uscita dalle singole azioni Gane tendeva a schivare abbassando la testa, e quindi doveva preparare i diretti e i montanti in direzione del petto per centrare la testa in movimento. Ngannou ha seguito in parte le indicazioni - la parte in cui gli dicevano di non inseguire Gane in giro per l'ottagono - per poi trovare il primo takedown vincente nel corso del terzo round, quello che ha cambiato tutto. Il record precedente di atterramenti di Ngannou in un match era appena uno, mentre Gane non era mai stato portato a terra da quando è in UFC. Ngannou ha atterrato Gane per un totale di 4 volte, con un controllo a terra di otto minuti e mezzo complessivi nel match.

Il punto di svolta del match, come detto, è arrivato nel terzo round, la ripresa nella quale Ngannou ha iniziato a prendere al meglio le misure, accorciare e portare a terra Gane. Una favolosa slam dopo aver intercettato un calcio da parte di Gane è servita da innesco per portarlo a terra e controllarlo con relativa facilità.

Una prima considerazione importante: se si considera il primo Ngannou, quello sconfitto da Stipe Miocic nel loro primo match, si possono notare, con delle ovvie differenze stilistiche, certe similitudini con questa versione di Ciryl Gane. La mancanza di reattività da schiena a terra, per esempio. Ngannou a UFC 220, una volta messo a terra da Miocic, non trovò scappatoie, subì l'offensiva per l’intera durata dell’incontro col volto contratto. Da quella posizione era impotente e senza idee. Qui Gane, dopo i primi due round, ha subito lungamente il grappling di Ngannou e nonostante avesse ottenuto un takedown (l’unico per lui nell’incontro) nel corso dell’ultimo round, il quinto, con tanto di tentativo di sottomissione alla gamba, è finito comunque sotto il campione dopo poco. In quell'occasione Ngannou ha prima girato e messo un principio di guardia, poi è uscito col busto e ha ripreso la schiena di Gane grazie all’underhook. Nel tentativo di sottomissione del francese c’erano anche le basi per la heel hook, ma Ngannou si è mosso subito, togliendosi dai guai.

La quarta ripresa è servita a Ngannou per cementare il controllo. La mole del camerunese, è di certo un’arma in più a sostegno dell’enorme esplosività, ma può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Quando Ngannou ha iniziato a boccheggiare per trovare aria - già nel corso del primo round - i commentatori non hanno potuto fare a meno di farlo notare, ed è verosimile che la prima versione di Ngannou sarebbe andata nel panico e avrebbe iniziato a sbracciare. Stavolta, invece, è riuscito a pescare inaspettati assi nella manica. Ci si sarebbe attesi il contrario: qualora Gane non fosse riuscito a tenere a bada il suo ex compagno d’armi dalla distanza, avrebbe potuto far ricorso alle sue doti nelle sottomissioni che ha mostrato, per esempio, contro Don’Tale Mayes e Raphael Pessoa, con le relative proporzioni. In effetti, oltre al tentativo di heel hook, Gane aveva provato anche una kimura, che Ngannou ha annullato girando e distendendo il braccio, con una forza e una resistenza sovraumana.

Francis Ngannou è un fighter diverso da quello che molti consideravano "monodimensionale", un tipo di lottatore che non deve per forza ricorrere alla brutalità per terminare l’incontro. «La cosa più importante era rimanere composti», ha detto alla fine del match ai microfoni di Joe Rogan. La formula è stata vincente e ogni volta che Ngannou ha capitalizzato un takedown sembrava che Gane perdesse energie. Ngannou ha provato a preparare il suo ground and pound, ma Gane ha lavorato bene bloccando il polso e offrendo davvero pochi sbocchi al campione, che si è dovuto accontentare del controllo. Ogni volta che il camerunese provava ad affondare Gane, occupava quello spazio con uno shield con la gamba, passando poco dopo in mezza guardia, quando poteva.

Terzo round. Non dite di non essere rimasti sorpresi dopo aver visto il catch seguito dalla slam direttamente in side control da parte di Ngannou.

Negli otto minuti passati a terra, Gane ha tentato di ribaltare la posizione, ma non ci è mai riuscito. Dopo il primo takedown subìto, però, Gane ha dato prova di durezza: lentamente si è trascinato spalle a parete, si è aiutato con la gabbia e, una volta in piedi, ha tentato una spinning elbow che ha incontrato il volto di Ngannou, che però non ha fatto una piega. Se si ha una certezza dopo i match con Miocic, è che Ngannou sa incassare.

Anche nella quarta ripresa Gane ha fatto vedere dallo stand-up buone azioni. I leg kick pienamente assorbiti da Ngannou (che ha confessato di essersi infortunato al collaterale mediale durante il camp, ma che non poteva rinunciare al match) non lo hanno scosso minimamente, al contrario dei side kick, che invece parevano trovare la via per il corpo con un certo effetto.

Ngannou poi ha intercettato un altro calcio e ha legato di nuovo, portando giù Gane con un trip mutuato dal judo davvero impressionante. Gane si è comunque rimesso in piedi e ha provato a mettere i presupposti per la kimura, invano, perché il campione lo ha poco dopo riportato a terra e ha liberato il braccio.

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L’ultimo round è stato probabilmente il più emozionante in termini di cambi di fronte. Non emozionante nel senso classico ma elettrizzante sul piano tecnico, perché al termine di quattro riprese che parevano equamente distribuite, ogni singola azione poteva essere fondamentale nel corso dell’ultima ripresa.

È stato Gane a partire meglio, centrando con le prime combinazioni Ngannou e portandolo a terra. La sua azione è stata perfetta: quando Ngannou ha caricato, Gane lo ha portato a terra. Ma Ngannou non è rimasto a guardare: ha ricavato lo spazio necessario, prima ha messo la guardia e quando Gane pareva pronto a passare, lo ha ribaltato con una sweep che anche solo tre match fa sarebbe sembrata impossibile da parte sua.

Ngannou è cresciuto molto in termini strategici e non si può far a meno di pensare che il suo passaggio alla Xtreme Couture sia stato fondamentale in tal senso. Un'interpretazione confermata da lui stesso nell’intervista post-fight, lodando i suoi coach per il lavoro nel wrestling e nel jiu-jitsu, ma conoscendo i suoi trascorsi col suo ex coach non è da escludere che la sua sia stata più una frecciata che una confessione. Dal ribaltamento il resto dell’incontro è stato tutto in discesa per Ngannou, o quasi. Gane ha tentato appunto la heel hook menzionata sopra, Ngannou dopo averla difesa lo ha contenuto e controllato senza particolari problemi.

Alla fine è stato Mick Maynard e non Dana White a cingere alla vita di Ngannou la cintura. Impossibile non farsi delle domande sul futuro di Ngannou, del suo contratto in UFC (Dana White ha detto che la sua richiesta si avvicina a una cifra “alla Deontay Wilder”) e della divisione in generale. Alla domanda di Joe Rogan circa la possibilità di combattere nel pugilato, Ngannou ha risposto di tenere sempre in considerazione la possibilità.

Adesso che il suo contratto con UFC è scaduto, ci si aspetta che il campione riceva presto offerte importanti. I papabili avversari sarebbero pochi: il vincente tra Derrick Lewis e Tai Tuivasa il prossimo mese, o al massimo la sorpresa Tom Aspinall. In un futuro non troppo lontano, magari un rematch con Gane.

E poi c’è Jon Jones. Mai considerare Jon Jones fuori dai giochi, nonostante le ultime uscite non fossero sembrate troppo brillanti e per il momento sembra accontentarsi di twittare dal divano di casa. Ma è proprio per l’eventualità di quell'incontro che Ngannou chiese cifre esorbitanti. Il futuro per Francis Ngannou è incerto, a parte il fatto che ha dimostrato di essere il padrone della categoria nel momento più importante, contro l’avversario più quotato. Adesso è lui ad avere il coltello dalla parte del manico in termini contrattuali e per UFC non sarà una trattativa facile, nella peggiore delle ipotesi dovrà ammettere di aver perso il Re dei massimi. E una sconfitta del genere per la promotion non è nemmeno considerabile.

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