Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Fondamentali: Real Madrid-Inter 3-2
04 nov 2020
04 nov 2020
Un'Inter imprecisa ha sciupato una partita ben preparata.
(di)
(foto)
Foto di Pierre-Philippe Marcou/AFP via Getty Images
(foto) Foto di Pierre-Philippe Marcou/AFP via Getty Images
Dark mode
(ON)

Anche se all'apparenza può sembrare paradossale, il Real Madrid poteva essere l’avversario ideale per dare una svolta al brutto inizio di stagione dell’Inter. Spingendo sulla fase più curata e riuscita del suo gioco, la costruzione dal basso, l’Inter poteva infatti colpire una delle debolezze più evidenti del Madrid, il suo pressing confuso e poco coordinato. Si poteva pensare, cioè, che per l’Inter non sarebbe stato difficile trovare l’uomo libero attirando in avanti le linee di pressione avversario, attaccando poi gli spazi ampi che si sarebbero venuti a creare. Erano, in teoria, le condizioni in cui l'Inter esprime al meglio il suo gioco. Allo stesso tempo, però, il Real Madrid era anche il peggior avversario possibile per le fragilità difensive dell’Inter. La quantità di talento della "Casa Blanca" - che oltretutto aveva finalmente ritrovato Hazard, tornato a un livello di forma accettabile e autore di uno splendido gol nell’ultima giornata di Liga contro l’Huesca - e la nota capacità di far girare dalla sua parte gli episodi, potevano peggiorare il drammatico rapporto tra occasioni concesse e gol subiti dall’Inter, la questione che più di tutte ha pesato sui suoi risultati finora.

L’insieme di questi aspetti ha prodotto una partita simile alle altre giocate dall’Inter in questo inizio di stagione. Anche se non ha dominato e creato tanto come in altre occasioni, ancora una volta la squadra di Antonio Conte è stata quella con il piano migliore, che ha pressato meglio e ha saputo uscire più agevolmente dal pressing, che ha creato più volte i presupposti per arrivare in porta ma è stata penalizzata da un’esecuzione tecnica al di sotto delle attese. Questa volta, però, a essere imprecisa non è stata la finalizzazione ma la fase intermedia tra la costruzione bassa e la rifinitura. Ancora una volta, invece, l’Inter ha pagato i suoi errori e ha fatto peggio della sua avversaria quando si è trattato di finalizzare le occasioni avute.

La quantità di tiri è identica, la produzione di xG è simile, ma il Real Madrid ha sfruttato le sue opportunità meglio dell’Inter.

L’errore più evidente è il retropassaggio di Hakimi che ha regalato la palla a Benzema in occasione del primo gol della partita. Il piano del Real Madrid prevedeva un pressing orientato all’uomo che in effetti, al minuto 25, quando l’Inter stava costruendo l’azione a centrocampo, non ha lasciato appoggi liberi. Kroos pressa Brozovic, in possesso della palla, Hazard marca D’Ambrosio, Casemiro e Mendy stanno accorciando su Barella e Hakimi, pronti a uscire in pressione se la palla fosse arrivata a loro.

In effetti è proprio quello che succede. Brozovic si appoggia a Barella, che a sua volta sceglie la soluzione più comoda alla sua destra, Hakimi, che però riceve piatto spalle alla porta, una postura che lo costringe a subire la pressione di Mendy e a tornare indietro. Se avesse ricevuto con un’altra postura, più aperta e rivolta verso la porta avversaria, probabilmente Hakimi avrebbe gestito meglio la pressione di Mendy ed evitato l’errore, ma è anche vero che spesso l’Inter, in zone del campo più basse, appoggiandosi ad Handanovic era riuscita a disorganizzare il pressing del Real Madrid e a trovare un uomo libero dietro la sua prima linea di pressione. In questo caso, però, Handanovic è lontano e Hakimi, già in difficoltà per aver ricevuto spalle alla porta ed essendo stato costretto a tornare indietro, sbaglia a dosare la forza del passaggio, che viene intercettato da Benzema. A quel punto è abbastanza facile per l’attaccante francese saltare il portiere e appoggiare la palla in rete a porta vuota.

Hakimi sbaglia il retropassaggio e fa segnare Benzema.

Non sono state molte le occasioni in cui il pressing del Real Madrid si è rivelato così efficace da non lasciare all’Inter almeno un uomo libero per far continuare il possesso. Quando iniziava l’azione dal basso e poteva appoggiarsi ad Handanovic (41 passaggi tentati, gli stessi di de Vrij, più di Vidal e Barella, con una precisione dell’83%), per la squadra di Conte era relativamente semplice disunire la prima linea di pressione del Madrid e trovare l’uomo libero alle spalle, uno tra Brozovic e Vidal, che si smarcavano davanti ai difensori per ricevere il loro passaggio lasciando a Barella il compito di collegare i reparti muovendosi più avanti sul centro-destra, nella zona di fianco o alle spalle di Casemiro.

Più di ogni altra cosa, a mancare all’Inter è stato il passaggio preciso in uscita dalla difesa - la verticalizzazione che, dopo aver liberato Vidal o Brozovic al centro, o essere uscita a sinistra su Young, apriva il campo e permetteva di sfruttare la superiorità numerica o posizionale creata da Barella.

Due occasioni in cui Vidal riesce a liberarsi per impostare ma poi sbaglia il passaggio e fa ripartire il Real Madrid.

Vidal è stato il più impreciso quando ha avuto la possibilità di far avanzare l’azione, ma anche Brozovic, più abile del cileno a verticalizzare e a trovare linee di passaggio complicate, avrebbe forse potuto fare qualcosa in più. Anche in occasione del gol di Martínez, ad esempio, Brozovic si fa trovare libero dietro la prima linea del Real Madrid ma sbaglia il passaggio in verticale, in una situazione potenzialmente molto pericolosa per l’Inter. La squadra di Conte, che con la posizione alta dei suoi esterni ha allargato la difesa dei “Blancos” e con il movimento in appoggio di Perisic ha portato fuori posizione Varane, è in superiorità numerica nella zona di Ramos, con Martínez e Barella.

Per sua fortuna, Brozovic recupera subito la palla dopo l’intercetto di Casemiro e qualche secondo dopo ha di nuovo la possibilità di verticalizzare su Barella, in una situazione altrettanto pericolosa ma più comoda. Il passaggio verso l’ex centrocampista del Cagliari è più semplice e non viene intercettato, Barella si inventa un assist geniale, di tacco al volo, e Martínez non sbaglia in area, riaprendo la partita poco dopo il gol di Ramos sugli sviluppi di un calcio d’angolo.

Con i suoi inserimenti, Barella è stato il giocatore che creava superiorità e metteva l’Inter nelle condizioni di arrivare nell’area avversaria. Il suo impatto, comunque notevole, sarebbe stato ancora più decisivo se i compagni fossero riusciti a trovarlo più spesso nelle zone sensibili dello schieramento del Real Madrid, di fianco o dietro a Casemiro. A ridurre l’efficacia dell’Inter in uscita dalla difesa è stata poi l’assenza di Lukaku, che con il suo gioco spalle alla porta è il riferimento più facile a cui appoggiarsi per conservare il possesso e avanzare.

Più in generale l’Inter ha confermato di avere diverse soluzioni per uscire dal pressing in zone basse ma, allo stesso tempo, di essere vulnerabile quando perde la palla, come quando, al minuto 33, D’Ambrosio si è alzato a centrocampo per farsi trovare come uomo libero e Handanovic lo ha raggiunto con un bel lancio. Il difensore nerazzurro ha però sbagliato il primo tocco e sulla ripartenza il Real Madrid è arrivato in area a sinistra con Hazard, nella zona lasciata libera proprio da D’Ambrosio. Hazard si è quindi conquistato un corner, sui cui sviluppi Ramos ha segnato il gol del 2-0, il centesimo in carriera con la maglia del Real Madrid.

Anche il pressing dell’Inter ha funzionato meglio di quello del Real Madrid, anche se lasciava una comoda uscita sui terzini, non coperta sempre in tempo dalle uscite laterali delle mezzali (Vidal e Barella) o dalla salita degli esterni (Young e Hakimi). Anche la squadra di Zidane, più o meno come i nerazzurri, teneva bassi due centrocampisti (Casemiro e Kroos) e ne alzava uno (Valverde) tra le linee, ma ha avuto più difficoltà a trovare l’uomo libero e, soprattutto, ad appoggiarsi come al solito a Kroos, che abbassandosi a sinistra gestisce il ritmo e la direzione dei primi possessi della sua squadra. Il centrocampista tedesco interveniva in zone del campo più avanzate, dopo essere stato saltato dal primo palleggio, ha trovato spesso l’appoggio su Hazard ma in situazioni comode da gestire per la difesa dell’Inter.

Mediamente Kroos ha toccato la palla in zone avanzate, vicino ad Hazard e Benzema.

Dal suo pressing l’Inter ha ricavato il gol di Perisic (una ripartenza dopo un recupero del pallone all’altezza del centrocampo, con Martínez che ha servito Perisic in area con un colpo di testa dopo essere stato trovato alle spalle di Ramos da Vidal), ma in una delle poche volte in cui il Real Madrid è riuscito a manovrare con qualità tra le sue linee è stata punita dal gol del 3-2. L’azione è il riflesso della principale debolezza del pressing nerazzurro, cioè i ritardi nelle uscite sui terzini, che spesso si sono trovati liberi di giocare la palla. Per tutta la partita l’Inter era riuscita a rimediare, ma l’azione del Real Madrid al minuto 80 è impeccabile. Mendy riceve libero e poi supera Hakimi, che esce in ritardo, alzando la palla per raggiungere Valverde.

L’uruguaiano è libero a sua volta perché si è spostato dal lato di Modric, una situazione che lascia Vidal a sinistra senza un riferimento da marcare. Su Valverde dovrebbe quindi uscire de Vrij, perché D’Ambrosio è impegnato a destra da Vinicius, ma il difensore olandese non è aggressivo e dà tempo al centrocampista del Real Madrid di portare la palla e lanciare Vinícius in campo aperto con il passaggio più intelligente in quella situazione, nello spazio alle spalle di D’Ambrosio.

Da sinistra, poi, Vinícius crossa di prima per Rodrygo che, controllata la palla in area, calcia con forza mettendola alle spalle di Handanovic.

All’Inter non è bastato avere un piano migliore, essere la squadra con le idee più chiare su cosa fare in campo, e se per una volta non può lamentarsi di aver creato molto senza essere riuscita a finalizzare, a deludere è stata invece l’incapacità di ricavare qualcosa in più dalle tante occasioni in cui ha superato le prime linee di pressione del Real Madrid con la possibilità di attaccare in campo aperto. È mancata precisione ai centrocampisti, è mancato l’apporto di Lukaku e di certo pesano anche le difficoltà a inserire Eriksen, la soluzione più ovvia che Conte aveva a sua disposizione per alzare la qualità del possesso nelle fasi intermedie o in rifinitura.

Non è facile, dopo una sconfitta che ha allungato la striscia di risultati negativi (una sola vittoria nelle ultime sette partite), assecondare la fiducia e i segnali positivi colti da Conte nelle sue dichiarazioni alla fine della partita. Ma nonostante i limiti mostrati e alcune decisioni discutibili, la sua squadra si è dimostrata più forte dello Shakhtar Donetsk e del Borussia Mönchengladbach, e con un po’ di attenzione e fortuna in più avrebbe potuto battere anche il Real Madrid. Anche se al momento non sembra così probabile, insomma, l’Inter può ancora ribaltare la situazione e tornare in corsa per la qualificazione agli ottavi vincendo le prossime tre partite.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura