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Fondamentali: Napoli - Roma
03 nov 2014
Dopo la partita di sabato, il Napoli può tornare ad avere ambizioni importanti. La Roma invece sembra vivere un momento di appannamento: il tempo è poco per tornare quella di prima.
(articolo)
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Continua la nostra collaborazione con SICS, tra le prime società in Italia ad occuparsi di statistiche in ambito calcistico, con un sistema di raccolta dati innovativo che oltre a catalogare i singoli eventi di una partita li filtra e indicizza pesandone l’importanza. Fatti i dovuti ringraziamenti, ecco l'analisi.

INTRODUZIONE

Napoli e Roma si sono trovate a giocare, loro malgrado, una partita su più livelli – mediatico, politico, sociologico – e che è durata più dei regolamentari novanta minuti. Soltanto quest’ultima porzione è rilevante per me, ma non posso fare a meno di notare che la squadra che si è calata per prima nell'evento sportivo ha poi conquistato l’intera posta.

PRONTI, VIA

Sono serviti due minuti al Napoli per portarsi in vantaggio; pochi secondi, invece, sono bastati ad un attento osservatore per notare un cambiamento sostanziale sul piano tattico.

Il Napoli, come la maggior parte delle squadre che si schierano col 4-2-3-1, ha consegnato la responsabilità di iniziare l’azione ai due difensori centrali e ai due mediani davanti alla difesa. Questi ultimi, in particolare quando uno dei due è Inler, di solito hanno la tendenza a restare piatti davanti alla difesa, ovvero sulla stessa linea. Per gli avversari diventa quindi piuttosto facile pressarli per evitare che si girino e possano verticalizzare, così come è altrettanto semplice schermare le linee di passaggio tra centrocampisti e difensori. Fin dal primo possesso della partita di sabato, invece, David Lopez e Jorginho si sono posizionati su due piani differenti, sfalsati.

Ad inizio azione lo spagnolo si abbassava per farsi vedere dai propri compagni di difesa, mentre l’italo-brasiliano restava più alto. La mossa ha due effetti: le possibili linee di passaggio aumentano e Nainggolan viene spinto da Jorginho più in basso, venendo così escluso dal dispositivo di pressing pensato da Garcia.

La somma dei due contributi ha reso più fluido l’inizio dell’azione dei partenopei e più diretta l’intera manovra.

La palla sta per arrivare ad Insigne, il cui tiro deviato finirà sul piede di Gonzalo Higuaìn per il gol del 1-0; Jorginho è talmente alto da finire allineato con Hamsik, piuttosto che con David Lopez, formando così un vero 4-3-3.

È vero che la Roma si è mostrata insolitamente tenera nel portare pressione agli avversari – Totti isolato in avanti restava di preferenza su Koulibaly, il meno tecnico dei due centrali difensivi del Napoli, lasciando Raul Albiol libero di alzare la testa e lanciare – ma l’originale disposizione dei centrocampisti di Benitez ha sicuramente sorpreso i giallorossi.

Roma che ha faticato per gran parte del primo tempo anche ad impostare il proprio gioco: Higuaìn schermava il primo portatore di palla, impedendogli il passaggio semplice verso uno dei centrocampisti; in seconda battuta, Hamsik curava la marcatura di Keita e David Lopez e Jorginho seguivano aggressivamente chiunque cercasse di abbassarsi per aiutare l’impostazione del gioco. Pur essendo questa una tattica alla lunga dispendiosa, ha dato i suoi frutti: la Roma è stata tenuta lontana dalla porta, nel primo tempo nello specchio protetto da Rafael è arrivato un solo tiro.

SICS ci dice che entrambe le squadre hanno recuperato palla con un’altezza media di 34 metri. Il Napoli però è riuscito più della Roma a riconquistare il pallone vicino all’area di rigore, specialmente nel primo tempo, attaccando rapidamente la Roma in ripartenza e rischiando di farle molto male (due traverse colpite da Callejon e Hamsik). Notevole la partita di David Lopez, che ha sì avuto una distribuzione di passaggi piuttosto elementare, ma ha comandato l’intensità del pressing e la corretta distanza tra la linea di centrocampo e quella di difesa. Inoltre lo spagnolo è stato l’azzurro con più duelli vinti (11) in mezzo al campo. È presto per dirlo e bisogna andarci piano con certi paragoni, ma Benitez potrebbe aver trovato il suo Mascherano, ovvero il giocatore in grado di dare equilibrio alle due fasi.

Il lavoro effettuato da Ghoulam e Insigne, a sinistra, e da Maggio e Callejon, a destra, è stato molto simile ma efficace soltanto quando la fascia non era presidiata da Florenzi. Garcia ha spostato il Nazionale italiano due volte nel corso del primo tempo ed i pericoli sono arrivati sempre sul lato opposto, quello di Gervinho. Sarebbe interessante sapere se l'ordine è venuto da Benitez (attaccare la fascia dell'ivoriano) o se è stata una naturale conseguenza del differente approccio difensivo dei due giocatori giallorossi. Simili i movimenti, diversa l’efficacia nell’esecuzione: Insigne ha spaccato la partita ed è stato il più pericoloso dei suoi, concentrando i dribbling (4 riusciti su 4 tentati) e i passaggi chiave (4) a ridosso dell’area di rigore romanista.

Quando le ali del Napoli stringevano in mezzo i terzini giallorossi, il duo greco Holebas-Torosidis, erano costretti a seguirli e la fascia restava libera per la corsa del terzino partenopeo. Solo in un caso tamponata da Florenzi, il cui spirito di sacrificio non è in dubbio ma che in un paio di occasioni è apparso comunque in ritardo.

Hamsik e Insigne scambiano la posizione tra loro, Keita decide di seguire l’italiano ma il Napoli è ormai in superiorità numerica: manca Gervinho, fuori quadro sulla sinistra.

Nelle rare occasioni nelle quali la Roma è riuscita a saltare il primo pressing, ha trovato un Napoli pronto a ricompattarsi dietro la palla. I giallorossi solitamente spostano il pallone verso la fascia dove cercano di creare la superiorità con la catena terzino-interno-ala e con il decentramento della punta centrale. Ciò nonostante il Napoli ha riconquistato molti palloni proprio lateralmente, spostando l’intera squadra come un corpo unico, creando densità e impedendo le trame di gioco agli avversari.

La compattezza con la quale gli uomini di Benitez si sono mossi nel 4-4-2 difensivo ha ricordato a tratti quella dell’Atletico Madrid, è sembrato di vedere quell’invisibile catena che tiene insieme gli undici in campo, come ama predicare il Cholo Simeone.

È pur vero che la circolazione di palla della Roma è stata insolitamente lenta e i giallorossi non sono mai riusciti a sorprendere il Napoli sul lato debole. In questo senso sono stati troppo rari i cambi di gioco, nessuno riuscito a Francesco Totti, un maestro in questo fondamentale, di solito in grado di sbilanciare le squadre avversarie con i suoi lanci. Secondo il report di SICS, il capitano giallorosso ha effettuato 3 passaggi chiave (ovvero tutti i passaggi che creano pericolosità offensiva), meglio di lui solo Pjanic con 4. Entrambi però hanno cercato la giocata importante lontano dall’area di rigore. Che quella di sabato non sia stata la miglior partita di Totti si evince anche dal dato sulle palle perse, 14, risultando il peggiore tra i suoi.

Torosidis ha dato il proprio apporto in fase offensiva, arrivando sei volte al cross, provando cosí ad allargare le maglie avversarie. Più che di Maicon, in questo momento alla Roma manca una vera alternativa sulla sinistra, dove Holebas non garantisce la stessa spinta (1 solo cross sabato) e Cole, oltre a non farsi vedere di più nelle metà campo avversarie, sembra ormai sceso nelle gerarchie di Garcia.

I tre centrocampisti romanisti sono stati costretti ad abbassarsi, a volte anche contemporaneamente, per diminuire la pressione sui centrali e facilitare l’inizio della manovra.

La Roma ha riacquistato le proprie certezze quando è passata in pianta stabile al 4-2-3-1, mossa che gli uomini in campo hanno attuato ben prima che Garcia la rendesse ufficiale con la doppia sostituzione praticata al diciottesimo del secondo tempo.

I giallorossi hanno fatto la partita nella ripresa – il dato sul possesso palla finale è di 60% a 40% a favore della Roma – quando hanno avuto un uomo in più in fase di impostazione e il pressing degli avversari è calato. E’ mancato però il sostegno in fase offensiva dei centrocampisti, che sembravano non avere le risorse fisiche per riuscire nel doppio compito di abbassarsi per iniziare l’azione e poi accorciare la squadra in avanti sulla trequarti avversaria.

Il Napoli in vantaggio da subito 1-0 (risultato che con il passare dei minuti è cominciato a sembrare sempre più stretto) hanno agito esclusivamente di rimessa con Higuaìn alla ossessionata ricerca della profondità sul filo del fuorigioco. La differenza tra le due squadre nella ricerca della verticalità è lampante: a fine partita, i fuorigioco per il Napoli saranno 7, nessun offside per la Roma. Nella seconda frazione, quando il Napoli ha subito il ritorno dell’avversario, l'impressione è stata che l’attaccante argentino finisse per allungare la propria squadra, piuttosto che quella avversaria, perché i suoi compagni dopo un po' non avevano più le energie necessarie per accompagnare le ripartenze.

D’altra parte quando il Napoli ha provato a giocare in maniera differente, gestendo il possesso palla, è bastato un accenno di pressing dei romanisti per impaurire Albiol e Koulibaly che hanno regalato molti palloni. Nel secondo tempo la Roma è scesa in campo con un piglio diverso e la volontà di recuperare una partita che nonostante un primo tempo disastroso non era così compromessa. Non è durata più di mezz'ora ma si è capito qualcosa di come sarebbe potuta andare diversamente la partita se i giallorossi fossero scesi in campo con maggior consapevolezza.

Benitez a quel punto è corso ai ripari inserendo prima Gargano (con Jorginho finito a fare il trequartista al posto di Hamsik) e poi Mertens al posto di Insigne: con loro due in campo il Napoli ha recuperato le distanze ed è tornato a farsi vedere dalle parti di De Sanctis. All’ennesimo tentativo di contropiede (palla persa da Nainggolan, finito a giocare da terzino destro quando Garcia ha gettato nella mischia anche Ljajic) Higuain ha trovato Callejon: una palla meravigliosa per un taglio davanti ad Holebas altrettanto bello. Poi Callejon batte facilmente De Sanctis in uscita con un tocco morbido in direzione della porta vuota, facendosi perdonare l'errore sul contropiede di Koulibaly che avrebbe potuto chiudere la partita in ulteriore anticipo.

CONCLUSIONI

A Napoli il cielo è tornato sereno. I venti reazionari che soffiavano contro Benitez si sono sopiti e il presidente De Laurentiis si è fatto vedere di nuovo agli allenamenti della squadra. Al San Paolo negli ultimi due anni sono cadute Juventus, Roma, Arsenal e Borussia Dortmund. Credo che solo in queste occasioni sia venuto fuori il Napoli che Rafa Benitez ha in mente: una squadra che gioca sopra ritmo, con intensità; che ricerca in fretta la verticalità verso le punte, i pezzi pregiati dello scacchiere azzurro. Questa squadra non può giocare diversamente, e quando lo fa mostra i suoi punti deboli: Higuaìn non è un centravanti da area di rigore classico, Hamsik fatica a muovere la palla negli spazi stretti, e Albiol e Koulibaly sono meno che perfetti nell’impostazione. Ma non ha altra scelta.

La domanda principale della partita è: dov’è finita la bella Roma d’inizio stagione? La partita con il Bayern è bastata a minare le certezze granitiche, a livello psicologico, di qualche calciatore giallorosso? Il loro approccio a questa partita è stato disastroso, sono stati disturbati dal circo montato per questioni extra-sportive (le misure di sicurezza che scimmiottavano quelle dei film hollywoodiani)? O forse è semplicemente un calo fisico dovuto al fatto che la Roma lo scorso anno competeva solo per il campionato. Le rotazioni di Garcia non sembrano sufficienti ad evitare un naturale appannamento, particolarmente per il reparto di centrocampo: su dieci partite di campionato Pjanic ha totalizzato 711 minuti in campo e Nainggolan ha giocato per 812 minuti, più di De Sanctis. Recuperare Strootman sarà importante per Garcia, intanto, forse, avrebbe potuto concedere qualche chance in più a Uçan e Paredes.

Ringraziamo SICS, che potete seguire su Twitter e su FaceBook.

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