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Dario Pergolizzi
Fondamentali: Napoli-Atalanta 4-1
19 ott 2020
19 ott 2020
La squadra di Gattuso ha saputo mettere in crisi le certezze dell'Atalanta.
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Dario Pergolizzi
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Non è la prima volta che all’Atalanta di Gasperini capita di perdere una partita con un passivo pesante. Dopotutto è una squadra che nel corso degli anni ha sempre mantenuto intatte le proprie certezze, nonostante qualche volta sembrasse andare tutto storto. L’allenatore ha costruito la sua squadra partendo da uno stile difensivo ambizioso e originale, orientato all’anticipo costante dell’avversario, attraverso cambi di marcatura tanto complicati quanto puntuali. Un sistema che quando si inceppa è alla mercé di avversari messi in campo per sfruttarne ogni piccola imperfezione, come è sembrato ieri il Napoli di Gattuso. Più del risultato finale, infatti, l’Atalanta è apparsa in affanno in ogni aspetto del gioco che solitamente domina: i duelli difensivi, la lotta sulle seconde palle, le esecuzioni tecniche.

 

Sarebbe però ingiusto ridurre tutto alla giornata no dell’Atalanta, perché la squadra di Gattuso ha legittimato i miglioramenti già visti negli ultimi mesi: dopo aver trovato una compattezza difensiva che sembrava smarrita con Ancelotti, tra l’ambizione di riuscire sempre a recuperare il pallone più in alto possibile e alcune carenze della rosa, l’allenatore del Napoli sta progressivamente impreziosendo il gioco offensivo della sua squadra attraverso la ricerca di una manovra che esalti le individualità dei suoi migliori giocatori. In questo senso, il mercato ha dato un chiaro segnale sulle intenzioni del Napoli: trovare continuità con il doppio mediano e avere, davanti, un punto di riferimento che potesse alleggerire i movimenti di Mertens senza però rinunciare alla ricerca della profondità.

 

Contro l’Atalanta si è vista un’espressione armonica di questa idea di calcio, che forse ci aiuta anche a valutare in maniera più minuziosa la profondità di scelte a disposizione di Gattuso.





Il Napoli si è presentato in campo con l’intenzione di affrontare la costruzione dell’Atalanta con un blocco compatto al centro del campo, senza farsi attrarre in avanti per il pressing se non in alcune situazioni specifiche, come retropassaggi e passaggi verso l’esterno. Questa scelta, oltre a essere in linea con l’identità difensiva degli azzurri, era pensata per fornire un’adeguata densità centrale per ostacolare le giocate tra le linee tipiche dell’Atalanta.

 

Viste le contingenze di questo calcio, attraverso i microfoni posizionati a bordo campo abbiamo potuto sentire Gattuso coordinare la struttura della sua squadra in fase di non possesso per tutta la partita. La sua attenzione era rivolta soprattutto alla posizione di Lozano, impiegato a sinistra al posto di Insigne e chiamato a stringersi e abbassarsi quando la palla era in possesso degli ospiti.

 

In questa organizzazione fatta di scivolamenti laterali non era importante solo il sacrificio dei due esterni offensivi, ma anche il supporto della coppia di mediani, che dovevano stare attenti a rimanere stretti e a creare densità sul lato forte. Avere così tante coperture laterali consentiva al Napoli di aggredire in maniera aggressiva le rotazioni dell’Atalanta, portando i terzini anche molto distanti dal resto della linea difensiva e talvolta anche i difensori centrali a uscire lateralmente fino alla fascia per anticipare Ilicic o Zapata, potendo contare del supporto ravvicinato di Ruiz e Bakayoko. Il Napoli dava sempre la sensazione di avere due uomini in più ovunque sul campo, e un’Atalanta così imprecisa e a bassa intensità non ha avuto soluzioni credibili per scardinarne la struttura avversaria.

 

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La reattività e l’organizzazione del Napoli negli scivolamenti laterali. Nella prima slide vediamo Ruiz muoversi all’indietro per assorbire l’inserimento di Zapata, che sarà poi contrastato dallo spagnolo e Manolas. Nella seconda, nell’esatto momento in cui Toloi mette la suola sul pallone per spostarlo lateralmente e aprirsi alla giocata laterale, tutto il Napoli aggredisce forte.


 

Come spesso accade quando gioca contro un blocco compatto e schiera Ilicic e Zapata, l’Atalanta ha provato a risalire il campo grazie all’abbassamento di Gomez fino alla propria trequarti, movimenti che però non riuscivano ad attirare fuori posizione nessuno dei giocatori avversari ben attenti a non rompere l’ordinata struttura difensiva della squadra. Allo stesso tempo i laterali Gosens e Depaoli faticavano a farsi trovare liberi sui cambi campo, sia perché queste giocate erano rallentate dalle scalate del Napoli, sia perché la pericolosità degli esterni alti di Gattuso aveva tolto qualche certezza difensiva ai due.

 

In questo modo Gomez finiva per avere davanti a sé troppi avversari che doveva affrontare o forzando una conduzione o con una difficile verticalizzazione. I risultati migliori li ha avuti con la prima soluzione, però non è stato sufficiente per creare occasioni pericolose. Proprio da una rimessa dal fondo successiva a un tiro di poco fuori del Papu il Napoli ha trovato il primo gol, sfruttando l’altro grande vantaggio che Gattuso ha saputo costruire, ossia l’utilizzo di punte ed esterni per allargare e allungare la difesa avversaria.

 



Partendo da dietro, il Napoli teneva Lozano e Politano molto alti e larghi, costringendo Gosens e Toloi a seguirli e isolando quindi Osimhen e Mertens contro Palomino e Romero. I movimenti in ampiezza di Di Lorenzo e Hysaj venivano seguiti da De Roon, che come spesso accade usciva in marcatura da esterno a sinistra, e Depaoli; Gomez e Pasalic si posizionavano centralmente per ostruire le ricezioni di Ruiz e Bakayoko, mentre Zapata e Ilicic si dividevano i centrali di Gattuso.

 

Diverse squadre provano a scardinare il pressing aggressivo uomo su uomo dell’Atalanta impegnando il portiere in fase di costruzione, magari chiedendogli di cercare una verticalizzazione immediata in profondità. Lo stesso ha fatto il Napoli in maniera estremamente precisa: la posizione alta degli esterni e di Osimhen, impegnato a giocare quasi esclusivamente addosso ai centrali lasciando le ricezioni sul corto a Mertens, ha permesso al Napoli di arrivare in porta sia lanciando in profondità che trovando ricezioni tra le linee, in mezzo a spazi creati dalla disposizione della squadra sul campo.

 


Ospina lancia in profondità per Politano che, con un grande aggancio, si porterà facilmente a ridosso dell’area di rigore.


 

L’Atalanta si è trovata quindi a dover scegliere: coprire un po’ meno la profondità con i suoi difensori per non lasciare ricezioni pulite tra le linee agli avversari oppure abbassare il baricentro del pressing. Giocando con Gomez al fianco di Pasalic e De Roon laterale, però, questa seconda scelta sarebbe stata eccessivamente contronatura, per questo Gasperini ha preferito responsabilizzare ancora di più i suoi centrali difensivi, una scelta che lascia poco margine in caso di insuccesso. La partita di Romero e Palomino contro Osimhen e Mertens è stata parecchio problematica. L’ex attaccante del Lille ha dominato ogni duello e si è mosso con una ferocia difficilmente contrastabile negli spazi, mentre i movimenti incontro di Mertens non sono stati praticamente mai assorbiti dal centrale che lo aveva in carica, forse anche per un eccesso di timore nel lasciare Osimhen in isolamento contro un solo difensore.

 

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Quella di Mertens tra le linee è stata la soluzione prioritaria per la risalita del Napoli, sia per i terzini, che alzavano subito la testa per controllare la disponibilità del passaggio in diagonale, sia per i mediani. Infine, lo scaglionamento ordinato ha consentito al Napoli di avere riferimenti immediati per le triangolazioni anche in condizioni improvvise (per esempio sulla seconda palla nella seconda slide).


 

Certo l’Atalanta si è trovata a perdere alcune certezze rispetto alla propria capacità di giocare sempre lo stesso calcio, ma va sottolineata la capacità del Napoli di approfittare di queste indecisioni giocando una grande partita come collettivo e anche come individualità. Sulla destra Politano ha cercato con continuità e ambizione l’uno contro uno, riuscendo spesso a creare situazioni di pericolo per l’Atalanta, a sinistra Lozano ha confermato i miglioramenti di questo inizio stagione, mostrandosi più presente all’interno della manovra del Napoli e in fase realizzativa. Mertens e Osimhen hanno mostrato un’intesa già piuttosto avanzata, nonostante siano appena alla terza partita giocata insieme. Il belga è sempre di più uno dei giocatori più unici del nostro campionato, con una qualità tecnica e di calcio di livello molto alto, mentre il nigeriano dimostra una capacità innata nel muoversi per creare spazi per i compagni, sia andando in profondità che allargandosi sull’esterno.

 

La qualità delle giocate dei singoli, spesso tecnicamente perfetti, e un’intesa tra i giocatori sempre più evidenti hanno costruito una delle migliori partite del Napoli di Gattuso, contro un avversario che possiamo considerare tra i favoriti alla vittoria del titolo. Per confermare questa crescita il Napoli dovrà affrontare con la stessa autorevolezza altre prove, dimostrando di avere più spartiti offensivi, anche contro avversari che non le concederanno la possibilità di attaccare in un campo così grande, e integrando al meglio quanti più uomini possibile. L’assenza di Insigne e Zielinski, due pilastri del Napoli, ha messo in luce la qualità delle alternative a disposizione di Gattuso in questa stagione, ma pone anche delle questioni sull’impiego migliore dei giocatori in rosa, come ad esempio Lozano, schierato a sinistra per ovviare all’assenza di Insigne, parso decisamente più a suo agio.

 

Per quanto riguarda l’Atalanta, bisognerà vedere come reagirà a questo brutto passo falso, una sconfitta da cui può imparare una lezione, ovvero che non può farsi manipolare troppo facilmente da attacchi mobili e imprevedibili. Dal punto di vista offensivo, un tema che ci lascia questa partita è sull’impiego di Gomez: dopo una stagione in cui è stato determinante abbassando frequentemente il suo raggio d’azione e gestendo i tempi della manovra, in questo avvio il Papu è stato il giocatore offensivo più straripante, e forse esser costretti ad abbassarlo per trovare soluzioni offensive può essere più una perdita che un guadagno, almeno finché Ilicic non avrà ritrovato la sua condizione migliore.

 

Sarebbe esagerato preoccuparsi dopo una singola brutta prestazione – soprattutto in una stagione strana come questa – ma sarà importante per Gasperini ritrovare la determinazione tipica della sua squadra già mercoledì, nell’esordio in Champions, per dimostrare ancora una volta che l’Atalanta è ormai una squadra di vertice pronta per un’altra esaltante stagione e non una squadra a fine ciclo.

 

 

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