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Immagine tratta da internet
Fondamentali Federico Aquè 24 novembre 2014 8'

Fondamentali: Lazio – Juve

Se il calcio fosse corretto, la Lazio sarebbe la terza forza di un campionato sempre più scadente. Ma questa Juventus è di un altro livello.

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Questo pezzo è realizzato utilizzando il sistema di raccolta dati SICS.

 

Se il calcio fosse uno sport basato esclusivamente sul merito la Lazio sarebbe la terza forza di questo campionato a pochi punti da Juve e Roma. Nessuno più dei biancocelesti in questa stagione può capire la complessità delle variabili che fanno la differenza tra una vittoria e una sconfitta: c’è una contraddizione evidente tra il gioco proposto e le partite vinte (6), che sono solamente una in più di quelle perse, quasi sempre in modo non meritato.
Se la giustizia appartenesse al gioco del calcio, Lazio-Juve sarebbe stato uno scontro diretto, e visto com’è finito, si potrebbe aprire un dibattito sul livello del campionato, se le rivali dei campioni d’Italia sono davvero così lontane o se è la forza dei bianconeri a determinare il gap quantificato dal parziale di 12-0 con il quale la Juventus ha chiuso le ultime tre partite.

 
 

LA FORZA DELLA JUVE
Da quando è passato stabilmente alla difesa a 4 Allegri ha solo vinto, un ottimo argomento a favore di tutti i detrattori a prescindere della difesa a 3. Resta da vedere se questo semplice accorgimento basterà per convincere anche in Europa, vero banco di prova del nuovo assetto difensivo, visto che la ragione che si è sentita più spesso a spiegazione degli insuccessi internazionali era legata appunto alla difesa a 3.
Quel che è certo è che questa non è più la Juve di Conte, ma è definitivamente la Juve di Allegri. Il tratto distintivo è il trequartista-incursore, soluzione già sperimentata nel Milan con Kevin-Prince Boateng. Contro la Lazio il ruolo è stato interpretato da Roberto Pereyra, cui va sempre più stretta la definizione di prima alternativa a centrocampo. Era difficile prevedere un inserimento così rapido dell’ex Udinese, capace di non far rimpiangere un punto fermo come Vidal.

 

I dati SICS ci dicono che Pereyra è stato il giocatore che ha vinto più duelli (11), oltre a essere stato il secondo nella Juve per passaggi chiave ricevuti (8). Tenendo presente che per passaggi chiave si intendono tutti quei passaggi che possono creare pericoli, significa che Pereyra ha inciso in maniera importante nella manovra offensiva della squadra bianconera. L’assist per il 3-0 di Pogba è stato il momento più alto: non solo si è fatto trovare al posto giusto, ma ha anche mostrato grande qualità nella rifinitura.
La prestazione positiva di Pereyra è stata facilitata dal sistema di gioco della Juve che si è schierata a tutti gli effetti con due trequartisti. Era chiaro in fase di non possesso, quando Pereyra e a turno uno tra Llorente e Tévez ripiegava per schermare centralmente i centrocampisti della Lazio. In fase di possesso, invece, i movimenti tra le linee di Pereyra e Tévez davano ai compagni due linee di passaggio verticali, che permettevano di uscire dalla pressione molto alta dei biancocelesti e di rendere immediatamente pericolosa la manovra.

 

FOTO 1
L’importanza dei movimenti tra le linee di Tévez e Pereyra: in questo caso Pogba esce dalla pressione laziale verticalizzando verso l’Apache, che può impostare un 4 contro 4 molto pericoloso: la Juve arriverà facilmente in area di rigore, ma Tévez sbaglierà la rifinitura verso Marchisio.

 

Non è un caso che siano stati proprio i due trequartisti, Pereyra e Tévez, i giocatori che hanno ricevuto più passaggi chiave. I 17 ricevuti dall’Apache, un primato, ne confermano il ruolo fondamentale nella manovra juventina: gioca a tutto campo, apre spazi per i compagni, si fa trovare sempre nella zona giusta per ricevere e segna con regolarità. Tévez è il giocatore più decisivo del campionato, visto che ha partecipato attivamente a 14 reti, la somma dei 9 gol (capocannoniere) e dei 5 assist (secondo dato più alto dopo Candreva) firmati.

 

Contro la Lazio si sono visti tutti i vantaggi del cambio di modulo operato da Allegri: l’aggiunta di un centrocampista ha migliorato la qualità e l’efficacia in fase d’uscita, grazie alla posizione tra le linee di Pereyra e Tévez, che ha consentito di creare superiorità numerica a centrocampo e di rendere più verticale il possesso palla. Se la difesa a 3 permette di consolidare meglio il possesso e favorisce un giro palla orizzontale, il nuovo sistema si presta a un calcio più diretto, verticale.
Le azioni del secondo e del terzo gol rappresentano il manifesto della nuova Juve (il primo gol è stato costruito in ripartenza dopo una punizione battuta dalla Lazio). In occasione del 2-0 la squadra di Allegri si trova a dover gestire il pressing ultra-offensivo dei biancocelesti, che portano 7 uomini nella metà campo bianconera. La Juve non riesce a trovare linee di passaggio verticali e infatti torna da Buffon. A sbloccare la situazione è un movimento di Pereyra, che attrae fuori posizione Braafheid e crea lo spazio per la sovrapposizione di Marchisio alle spalle di Lulić.

 

FOTO 2

 

A quel punto i bianconeri possono giocarsi un 3 contro 3 che viene chiuso da Tévez dopo il dribbling di Marchisio su Cana e lo scatto in profondità di Llorente, che crea lo spazio per la ricezione dell’Apache e gli apre lo specchio della porta. Salvarsi in quel caso diventa quasi impossibile e infatti l’argentino, con la visuale libera, mette il pallone all’angolino.

 

Nella costruzione del 3-0 lo scenario è simile: la Lazio pressa altissimo, ciononostante la Juve riesce in pochi secondi ad arrivare nella metà campo offensiva. Il merito è ancora una volta del movimento ad andare incontro di Pereyra, che si porta con sé Biglia e apre il campo a Marchisio. Va sottolineata l’importanza di avere Pirlo, il cui rendimento è direttamente proporzionale alle linee di passaggio che vede davanti a sé: più ne ha più è in grado di incidere, anche se viene aggredito immediatamente. Pochi centrocampisti al mondo riescono a gestire la palla sotto pressione come il bresciano, che è capace di verticalizzare anche nelle situazioni più complicate: è suo il passaggio che permette a Marchisio di attaccare la difesa della Lazio e gestire un 4 contro 4, così come è sua la verticalizzazione decisiva dopo che l’azione sembrava aver perso pericolosità.

 

FOTO 3
Pirlo ha il tempo di alzare la testa e pensare alla giocata migliore, sfruttando l’inferiorità numerica di de Vrij contro Pogba e Pereyra. L’errore che fa Braafheid lasciando la marcatura dell’ex Udinese è però clamoroso.

 

Pirlo, con Marchisio, è stato il giocatore che ha effettuato più passaggi chiave (12), il che non rappresenta solo un buon parametro per inquadrare il livello della prestazione (ottima, come quella di Marchisio), ma consente di ragionare sul ruolo di Pogba nel nuovo sistema. L’aggiunta di un centrocampista ha di fatto dato maggiore libertà e aperto più spazi al francese, meno coinvolto nell’impostazione (che passa prevalentemente da Pirlo e Marchisio) e meno condizionato dal giro palla che caratterizzava il vecchio sistema e spesso lo costringeva a giocare largo. All’Olimpico si è visto il miglior Pogba della stagione, che oltre alla doppietta ha arricchito la prestazione personale con 7 passaggi chiave e 11 palloni recuperati (il dato più alto della partita).

 
 

L’IDENTITÀ DELLA LAZIO
L’aspetto migliore della gara della Lazio è che, nonostante affrontasse la squadra più forte d’Italia, non ha rinunciato alla propria identità. Pioli non ha tradito l’atteggiamento tenuto sin dall’inizio del campionato, che prevede un pressing aggressivo in zone molto alte: i biancocelesti hanno recuperato palla a un’altezza media di 40 metri, ben oltre la trequarti difensiva, battendo da questo punto di vista una squadra che ha nei tratti distintivi l’aggressività e il recupero immediato del possesso (la Juve ha recuperato palla a un’altezza media di 36 metri).
Il fatto di giocare a un’intensità elevata ha finito per esaurire le energie dei laziali, che non a caso hanno subito due gol nel secondo tempo e anche quando hanno potuto giocare in superiorità numerica per l’espulsione di Padoin, sono stati dominati dalla Juve che ha gestito il possesso palla e controllato facilmente i ritmi della partita.

 

L’assenza di Mauri ha tolto una via d’uscita abbastanza semplice dalla pressione avversaria, ovvero il lancio lungo a cercare la testa del capitano, i cui incroci con Lulić, ormai impostato stabilmente da mezzala, sono più efficaci rispetto a quelli tra lo stesso Lulić e Keita. Quest’ultimo, tornato titolare dopo più di due mesi, non sembra ancora inserito negli schemi di Pioli. La sua tendenza ad accentrarsi partendo da sinistra occupa spazi per gli inserimenti dei centrocampisti e nel ruolo di rifinitore, oltretutto, non è particolarmente a suo agio, visto che non ha nelle caratteristiche naturali l’ultimo passaggio.
L’ingresso di Felipe Anderson ha dato maggiore vivacità, se non altro per la brillantezza del brasiliano nell’uno contro uno: con 5 dribbling riusciti su 5 è stato il migliore della partita da questo punto di vista.

 

La Lazio, al solito, ha giocato il suo calcio diretto, con l’obiettivo di attivare rapidamente i suoi esterni d’attacco e di sfruttare le loro qualità nell’uno contro uno o le combinazioni con i terzini e le mezzali. Candreva (6) e Keita (4) sono stati i giocatori che hanno ricevuto più passaggi chiave, mentre i cross alla fine sono stati 13. La Juve, per capire la differenza nello stile di gioco, ha crossato in tutto 6 volte.
Anche per questo Pioli aveva scelto all’inizio Klose, che però non è mai stato messo nelle condizioni di tirare in porta (i cross riusciti sono stati 3). Si è notata in generale una difficoltà nel gestire la pressione della Juve, nonostante le rotazioni tra i tre centrocampisti con l’obiettivo di consolidare il possesso palla.

 

FOTO 4
Biglia, in teoria il mediano, è il più avanzato in questo caso. Lulić riceve dai difensori, mentre Parolo si abbassa per offrirgli un appoggio facile.

 

Il ripiegamento di due componenti del tridente e l’elasticità della Juve nel portare tanti uomini nella zona della palla ha reso innocue le verticalizzazioni e i cambi di gioco con i quali la Lazio ha provato a sorprendere i bianconeri e le occasioni più pericolose sono state generate da recuperi del pallone in zone alte.
Oltretutto il fatto di giocare in maniera molto aggressiva si è rivelata un rischio troppo grande per le possibilità di questa Lazio. Un atteggiamento del genere richiede un’organizzazione che la squadra di Pioli ha mostrato di non avere; la concentrazione deve essere sempre al massimo e le coperture preventive devono essere puntuali per non concedere spazi potenzialmente letali. La linea difensiva, incapace di accorciare e coprire l’uscita in pressione dei centrocampisti, ha mostrato tutti suoi limiti, rendendo più facile il compito dei campioni d’Italia.

 
 

CONCLUSIONE
Per la Lazio si tratta della sconfitta più meritata del campionato. Le buone cose fatte vedere in questo inizio di stagione facevano pensare a una gara più equilibrata; in realtà non c’è stata storia e la Juve si è semplicemente dimostrata di un altro livello. Per la spettacolarità e la competitività del campionato è un fatto abbastanza preoccupante.

 

Appurato che in Italia ha ancora ampi margini per dominare, il vero banco di prova della Juve resta l’Europa. Finora si sono potuti ammirare i vantaggi dati dal nuovo sistema: tutti i centrocampisti vengono sfruttati e le loro qualità esaltate, la fase d’uscita è migliorata e la manovra è più efficace. La difesa dovrà invece essere testata contro squadre in grado di attaccare con qualità sulle fasce, dove potrebbero nascere le maggiori insidie per il nuovo sistema. In ogni caso questa nuova Juve ha tutto per trovare la propria dimensione europea: è lì che si capirà la differenza tra la squadra di Conte e quella di Allegri.

 
 

Ringraziamo per i dati SICS (che potete seguire su Facebook e Twitter)

 

 

Tags : juventusmassimiliano allegripaul pogbaserie a 2014/15Stefano Pioli

Federico Aquè ha collaborato con Sprint&Sport, Datasport e Sportmediaset.

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