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Fondamentali: Inter-Napoli
20 ott 2014
I problemi di Mazzarri sommati a quelli di Benitez hanno dato un brutto risultato: Inter e Napoli sembrano lontane dalla loro forma migliore e dalle prime posizioni.
(articolo)
11 min
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È stata una brutta partita, e sono stato costretto a vederla dall’inizio alla fine perché dovevo scriverne. È stata una brutta partita, dicevo, e il fatto di doverne scrivere almeno mi ha reso interessante il paio d’ore passate sul divano davanti la TV.

L’Inter veniva da due sconfitte consecutive e 7 gol subiti: quattro dal Cagliari e tre dalla Fiorentina. Il Napoli sembrava in ripresa dopo un inizio di stagione parecchio deludente, anche se le prestazioni vittoriose contro Sassuolo e Torino, al di là del risultato, non erano stato del tutto convincenti. Due squadre non proprio in salute che da questa partita avrebbero dovuto cercare un riscatto e una svolta a questo insoddisfacente inizio di stagione. E invece.

In assenza di tre dei suoi quattro esterni di ruolo, Walter Mazzarri non ha abbandonato il suo 3-5-2 schierando sull’esterno destro il redivivo Obi, con Dodò sulla fascia opposta. Per il resto la formazione era quella che può essere ormai considerata titolare: in difesa il trio Ranocchia, Vidic, Juan Jesus, in mezzo al campo Medel con ai fianchi Hernanes e Kovacic, in attacco la coppia Icardi-Palacio.

Nel Napoli, l’ormai consueto ballottaggio per i due ruoli di interno di centrocampo è stato vinto da Inler e David Lopez. I terzini erano il più offensivo Zuniga a destra, e Britos a sinistra. In attacco, come spesso accade, è stato Dries Martens a partire dalla panchina, con Insigne e Callejon sugli esterni e Hamsik alle spalle del centravanti Higuain.

LA BRUTTA PARTITA DEL NAPOLI

Sotto la guida di Benitez la squadra ha mostrato spesso grossi difetti nella gestione delle fasi di transizione difensiva e di non possesso. Il Napoli non disdegna un gioco verticale e, attaccando con uno schieramento molto ampio, con i due esterni offensivi aperti supportati spesso dalle avanzate dei terzini, la perdita del possesso del pallone si tramuta troppo frequentemente in una ripartenza avversaria, con il Napoli troppo lungo e sfilacciato. Anche i frequenti tentativi di pressing alto organizzati da Benitez si sono in genere rivelati altamente inefficaci, con uscite e scalate asincrone e disarmoniche che lasciano ampi spazi alle spalle della prima pressione. L’impressione data dal Napoli di Benitez è sempre stata quella di una squadra non esattamente equilibrata.

Di contro, non hanno avuto più successo i tentativi, comunque meno frequenti, di giocare una fase di non possesso più prudente, abbassando il baricentro della squadra e riducendo la distanza delle linee a 4 di difesa e centrocampo.

Contro l’Inter la scelta di Benitez è stata proprio quest’ultima: in fase di non possesso ripiegare profondamente e compattare le linee del proprio 4-4-1-1.

Le due linee molto strette del Napoli. In ripartenza Callejon e Insigne dovrebbero risalire l’intera lunghezza del campo per giungere dalle parti di Handanovic.

Non si può dire che la scelta del tecnico spagnolo abbia avuto pieno successo contro una squadra come l’Inter. Il Napoli ha subito nei primi 45 minuti 14 dei 22 tiri effettuati dall’Inter in totale nel match; da parte sua, invece, ha calciato verso la porta di Handanovic solo 4 dei suoi 12 tiri totali: la linea di centrocampo interpretava in maniera troppo passiva la fase di non possesso palla limitandosi a un pigro presidio della posizione, con poca aggressività sui portatori di palla dell’Inter. Scarsa pressione sul pallone, poche palle recuperate dinamicamente e posizione di partenza eccessivamente bassa, la somma di questi fattori ha reso complicato organizzare ripartenze credibili ed efficaci.

Con Insigne e Callejon spesso quasi sulla stessa linea dei quattro difensori era Hamsik a dovere fungere da primo riferimento su cui appoggiare i rari tentativi di ripartenza del Napoli, ma la posizione sempre accorta di Medel ha reso difficile l'appoggio verso lo slovacco.

Nel secondo tempo Benitez ha cambiato strategia e pur senza una scelta radicale si sono visti, con maggiore frequenza, dei tentativi di pressione alta sul possesso palla avversario. Tutta la squadra provava a difendere in maniera maggiormente aggressiva anche quando schierata compatta su due linee, forzando l’Inter a 16 palle perse contro le 5 del primo tempo.

E dato che il Napoli recuperava meglio palla è aumentata anche la sua presenza nella metà campo dell’Inter. L’efficacia offensiva, tuttavia, nonostante i due gol fatti, figli di due errori della difesa nerazzurra, è rimasta piuttosto bassa, anche per l’ormai annosa questione Hamsik che, schermato e marcato da Medel, non è riuscito quasi mai a fungere da fulcro avanzato della manovra dei partenopei.

Finalmente Callejon prova a difendere, insieme al resto della squadra, nella metà campo dell’Inter.

LA BRUTTA PARTITA DELL'INTER

L’Inter non ha avuto quasi nessun problema a raggiungere ed occupare la metà campo offensiva del Napoli, anche grazie all'atteggiamento della squadra partenopea. Più complesso è stato, invece, trasformare il predominio territoriale, e il possesso palla, in effettiva pericolosità. La varietà e la strutturazione del possesso palla dell’Inter era troppo ridotta per approfittare davvero del cattivo primo tempo giocato dal Napoli.

Le soluzioni offensive dell’Inter si sono limitate per tutta la partita alle percussioni isolate e autistiche palla al piede di Kovacic e Hernanes, e nel far giungere la palla sugli esterni senza creare prima spazi per liberare con efficacia Obi e Dodò. In attacco Icardi ha giocato esclusivamente come finalizzatore non partecipando in alcun modo alla costruzione della manovra offensiva e l’unico movimento previsto nell’attacco nerazzuro era il movimento ad aprirsi verso sinistra di Palacio per potere ricevere comodamente il pallone e aprire spazi non attaccati da nessuno. Nessuna combinazione tra le due punte.

In questo contesto l’unica fonte di pericolo per il Napoli è venuta dal gioco aereo, sui cross che sono piovuti generosi nell’area partenopea, più per mancanza di alternative che per scelta. Alla fine sono stati ben 31 i cross effettuati dalla squadra di Mazzarri.

L’unica ricezione dell’Inter tra le linee del Napoli dell’intera partita. Hernanes serve in verticale Icardi che effettua l’unica vera conclusione a rete dell’Inter non generata da cross.

Le cose sono peggiorate per i nerazzurri nel secondo tempo, con il Napoli più attivo e determinato. La presenza interista nell’ultimo terzo di campo è diminuita e progressivamente si sono aperte crepe nei meccanismi difensivi della squadra di Mazzarri.

Il 3-5-2 schierato da Mazzarri, elastico e asimmetrico, prevedeva che in fase di non possesso palla su Zuniga uscisse in pressione la mezzala sinistra Kovacic, lasciando Dodò basso e una linea a 5 in posizione arretrata; mentre, dal lato opposto, Obi si alzava sul terzino Britos, con Ranocchia che si apriva a prendere Insigne.

A destra si alza Obi, Ranocchia si allarga e si disegnano due linee di 4.

Pur non essendo attaccata con continuità e senza essere messa sotto particolare pressione, la difesa dell’Inter ha mostrato squilibri e commesso errori che sono costati cari. Quel particolare mix di difesa a zona con amplissimi contributi di marcatura ad uomo così tipico delle squadra di Mazzarri sembra funzionare piuttosto male nell’Inter 2014/15.

Si sono visti troppi equivoci su quando e fino a dove e quando seguire il proprio uomo e su come e quando consegnarlo ad un altro marcatore.

Ad esempio è costato il gol del 2-1 realizzato da Callejon: nell’azione in questione Dodò segue profondamente un taglio interno di Jorginho, che in quell’azione occupava inizialmente la posizione di esterno destro offensivo. Sullo spazio lasciato libero dal taglio di Jorginho si inserisce David Lopez che ha tempo e spazio per ricevere ed alzare la testa. E’ curioso ciò che avviene dentro l’area: Dodò a un certo punto molla Jorginho, con Ranocchia che è costretto a chiudere sull’italo-brasiliano rimanendo così indisponibile ad assorbire il taglio profondo di Callejon che può ricevere indisturbato.

Dodò segue il taglio di Jorginho fino alla zona di centro destra della difesa nerazzurra.

Dodò “molla” Jorginho, Ranocchia scala, Callejon è libero di inserirsi alle spalle del centrale nerazzurro.

Anche il primo gol di Callejon, che nasce da una rimessa laterale lunga del Napoli, è figlio di poca chiarezza e probabilmente cattiva comunicazione nei meccanismi di aggressione palla/copertura e zone di competenza dei difensori.

PROBLEMI DI IERI, PROBLEMI DI SEMPRE

È stata una partita giocata piuttosto male dalle due squadre e la partita ha evidenziato difetti che sono strutturali nelle formazioni di Benitez e Mazzarri.

Il Napoli continua a oscillare irrisolto nelle sue scelte in fase di non possesso. Non riesce a giocare bene pressando in posizione avanzata gli avversari e non riesce a giocare bene compattando le linee e aspettando basso.

Il problema sta nei due interni di centrocampo a disposizione della squadra di Benitez. La passata stagione si era affermata, a discapito di Behrami e Dzemaili, ceduti infatti in estate, la coppia di costruttori di gioco Inler-Jorginho, abili in fase di possesso palla, molto meno nel coprire gli spazi in orizzontale lasciati sguarniti dalle avanzate dei terzini o a fronteggiare, sia correndo in avanti che ripiegando all’indietro, le ripartenze avversarie. Si spiega con le carenze della coppia citata l’inaspettata fortuna di inizio stagione di Gargano, pessimo distributore di gioco, ma capace di coprire, in fase di non possesso, porzioni di campo molto superiori a Inler o Jorginho. David Lopez sembra un interno dalle caratteristiche più centrate per le richieste di Benitez, ma di valore assoluto (almeno per adesso) troppo basso per una squadra che ad inizio di stagione sembrava volere puntare allo scudetto e almeno agli ottavi di finale di Champions League. La coperta dei centrocampisti sembrerebbe essere irrimediabilmente corta e di qualità non eccelsa.

Rimane poi immutata la questione Hamsik, che è una questione puramente tattica, pure piuttosto semplice: lo slovacco non ha la capacità di smarcarsi efficacemente spalle alla porta, necessarie al trequartista centrale del 4-2-3-1 di Benitez. Hamsik ama inserirsi negli spazi creati dalle punte e giocare fronte alla porta. Giocando la maggior parte delle azioni contro le proprie caratteristiche (cercando di ricevere in appoggio ai centrocampisti) e solo una minore frazione in accordo alle proprie capacità, il rendimento di Hamsik sarà sempre insufficiente.

Alla questione Hamsik sembra si stia inoltre sommando una questione Higuain: al di là del fatto che zero gol in sette partite sono un bottino davvero troppo misero per l’argentino, dà l’impressione di un giocatore involuto e scontento.

L’unica palla di qualità giocata da Hamsik nella partita è, non casualmente, figlia di una ricezione fronte alla porta, su sponda di Callejon. Si noti anche l’ennesima indecisione dei marcatori dell’Inter con Dodò che segue il movimento di Callejon e Juan Jesus che va sullo stesso pallone, destrutturando la linea a tre.

Hamsik serva un bel pallone filtrante per Insigne che colpirà il palo. Lo smarcamento di Insigne è favorito dalla precedente destrutturazione della linea a tre dell’Inter e dall’uscita fuori tempo di Ranocchia.

La partita dell’Inter ha mostrato ancora una volta il cervellotico assortimento dei centrocampisti a disposizione di Mazzarri. Assieme a Medel, a cui sono affidati compiti puramente difensivi e di elementare circolazione della palla, giocano Kovacic ed Hernanes, due giocatori che amano tenere il pallone tra i piedi, partire verso la porta avversaria con la palla, dribblare in ogni zona del campo e che si muovono poco senza il pallone.

Nella partita di ieri Kovacic ha tentato ben 8 dribbling, riuscendo a superare l’uomo 5 volte. Hernanes ha invece provato a dribblare per tre volte. Con due portatori di palla di questo livello (nel senso che portano davvero tanto la palla) la manovra contro squadre chiuse è necessariamente involuta.

La poca e cattiva circolazione della palla e il rallentamento della manovra imputabile alle due mezzali consentono alle squadre avversarie in genere, al Napoli ieri, di chiudersi e coprire con facilità gli spazi. La capacità di portare palla in verticale è una caratteristica che probabilmente Mazzarri apprezza nei propri centrocampisti, quando, giocando in ripartenza, un giocatore delle caratteristiche di Kovacic può giocare lunghi break offensivi e ribaltare il fronte del gioco. Ma avere due buchi neri della circolazione della palla come Hernanes e Kovavic nella stessa squadra è letale per ogni speranza di corrette spaziature e corretti tempi della manovra offensiva. Non migliora certo la qualità della fase offensiva un attaccante come Mauro Icardi, che interpreta il ruolo come i centravanti della passata generazione, limitando il proprio contributo alla squadra all’interno dell’area di rigore.

CONCLUSIONE

Il problema per l’Inter è piuttosto serio. Mazzarri non ha mai brillato per la sofisticatezza della manovra offensiva delle proprie squadre. Se all’assenza di un sistema ben strutturato di circolazione della palla si aggiungono giocatori poco portati alla manovra corale, quali Kovacic, Hernanes, Icardi e il primo sostituito delle mezzali, Guarin, l’efficacia e la qualità della fase offensiva della squadra è inevitabilmente povera. A questo si aggiungono ripetuti e costanti errori in fase puramente difensiva. Errori che ricadano nel campo della tattica individuale e collettiva e in quello puramente tecnico. Il sistema di marcature piuttosto elastico previsto da Mazzarri è ancora pieno di imprecisioni e probabilmente poco adatto a giocatori statici come Ranocchia e Vidic, che meglio si adatterebbero a un sistema maggiormente orientato verso marcature a zona più pure. L’Inter sembra una squadra costruita male e allenata non troppo bene.

In generale, con Benitez in scadenza di contratto, il Napoli fuori dalla Champions League e lontanissimo dalla lotta scudetto, la squadra sembra priva di motivazioni e, oltre alle carenze tattiche descritte, priva di quell’entusiasmo che aveva caratterizzato il primo periodo dell’allenatore spagnolo a Napoli.

Il terzo posto sembra molto lontano per entrambe.

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