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Marco D'Ottavi
Cosa ci dice questo derby su Inter e Milan
20 apr 2022
20 apr 2022
Il Milan si è scontrata contro i suoi limiti offensivi, l'Inter ha ritrovato la precisione di Lautaro.
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Marco D'Ottavi
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Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
(foto) Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
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L'incrocio in semifinale di Coppa Italia tra Milan e Inter, l’unico turno su due partite di tutta la competizione, era sembrato fin da subito un impiccio per le due squadre. Impegnate in un lungo derby a distanza per lo scudetto (con il Napoli come terzo incomodo), le loro energie nervose e fisiche erano così convogliate nel campionato che aggiungere due derby di Coppa Italia era sembrato troppo. Anche perché le squadre di Inzaghi e Pioli non erano certo nel momento migliore della stagione, costrette ad affrontare entrambe problemi strutturali e di assenze che hanno inaridito la proposta di gioco. La partita d’andata, giocata il primo marzo (altra stranezza di questo turno di Coppa Italia), aveva confermato questa sensazione di fastidio, con le due squadre impegnate a nascondersi il più possibile, finendo per rifugiarsi nel più scialbo degli 0-0, per poi tornare a pensare il più rapidamente possibile a come risolvere i propri dilemmi. Ieri però le due squadre non potevano più comportarsi come due ciclisti in surplace - è il bello degli scontri diretti - e hanno dato vita a una partita piacevole fin dal fischio d’inizio, grazie anche a un San Siro vestito a festa e vivace. L’Inter ha vinto con merito, scegliendo i momenti giusti della partita in cui colpire e quelli in cui difendersi; il Milan può invece dimenticarsi del risultato, forse un po' troppo severo per quanto visto in campo, e concentrarsi su quanto di buono visto nei 90 minuto. Difficile dire adesso se questo 3-0 avrà una ricaduta diretta sul campionato, magari psicologica. In ogni caso la partita ha raccontato il momento delle due squadre, che adesso hanno davanti a sé il rettilineo finale su cui si giocherà lo Scudetto.Punti forti, punti deboliPer l’Inter non c’era modo migliore di iniziare la partita che con un gol di Lautaro Martinez. In un colpo solo la squadra di Inzaghi ha avuto da una parte ha avuto la conferma della ripresa del suo attaccante, che è immediatamente tornato al gol dopo quello nell’ultimo turno con lo Spezia, e dall'altra ha ottenuto fin da subito un vantaggio non banale, e cioè costringere il Milan ad attaccare, un’operazione che nelle ultime settimane è diventata meno scontata del solito per gli uomini di Pioli, impelagati in una sterilità preoccupante. All’Inter è bastata una lunga azione di possesso partita da Handanovic e difesa in maniera approssimativa dal Milan per incanalare la partita. Il gol al volo in girata è la specialità della casa di Lautaro - che in quei momenti sembra dimenticarsi degli atavici problemi nella finalizzazione che lo accompagnano - ma è come ci si è arrivati a dover preoccupare i rossoneri: la squadra di Pioli non ha fatto niente di particolarmente sbagliato, ma ha mostrato un’apatia sospetta per essere neanche il terzo minuto di gioco. Tra uscite con i tempi sbagliati e scalate pigre, l’Inter ha portato con facilità Darmian a ricevere al limite dell’area di rigore, con Theo Hernandez che poi lo ha lasciato libero di alzare la testa e crossare verso Lautaro, che intanto a centro area aveva lo spazio per chiedere il pallone con il braccio e calciare in mezzo a cinque difensori del Milan fermi come statue. https://youtu.be/13EFY288KJQ?t=19 Con un gol di vantaggio l’Inter ha potuto applicare il suo piano con più ordine: un baricentro basso a chiudere qualunque velleità verticale del Milan, e Correa (preferito all’appanato Dzeko delle ultime settimane) e Lautaro a gestire le ripartenze più staccati in avanti. La poca pressione ricevuta ha spinto il Milan a ragionare, limitando il lancio lungo verso Giroud che nelle ultime partite era stata la principale soluzione alle difficoltà nella gestione del possesso, migliorando quindi la manovra dal basso. Arrivato sulla trequarti dell’Inter, però, il Milan ha dovuto scontrarsi con una mancanza di qualità e precisione che rendeva difficile creare pericoli con facilità. Anche questa non è una novità in casa rossonera. Ieri Pioli è partito con Giroud davanti, Leao a sinistra come sempre, preferendo invece Saelemaekers a Messias a destra, e Kessiè a Diaz come trequartista, questi ultimi due che non fanno della creatività negli ultimi metri il loro punto di forza.

Una bella azione dove però tutti i passaggi sono al limite, fino all'ultimo impreciso di Giroud.

L’ivoriano si è reso pericoloso con qualche inserimento, ma la sua disabitudine a giocare spalle alla porta e cercare le ricezioni nei mezzi spazi ha reso il Milan più prevedibile sulla trequarti. Non è un caso che le migliori occasioni siano arrivate quando i rossoneri sono riusciti a recuperare palla e attaccare contro una difesa meno schierata, come in occasione del tiro di Leao respinto da Handanovic con un ginocchio o di quello di Tonali dall’altezza del dischetto, deviato fuori dallo specchio da Giroud, due occasioni arrivate nel giro di pochi minuti a cavallo del 30esimo. È stato il momento in cui il Milan si è mostrato più vivo, riuscendo a superare i limiti tecnici con l’intensità, fino ad arrivare alla migliore occasione della partita: su un controllo infelice di Calhanoglu, Bennacer ha trovato la corsa centrale di Theo che non si è fatto scrupoli ad attaccare dritto per dritto la difesa dell’Inter che scappava indietro. Il triangolo con Saelemaekers al limite dell’area di rigore è stato incredibilmente preciso, con il francese che è riuscito nell’impresa di vincere un duello nel cuore dell’area di rigore con Skriniar, appoggiando il pallone dietro per Kessiè che arrivava spedito. Da sinistra però aveva seguito il suo inserimento Perisic, che con grande prontezza di spirito e sacrificio ha tolto con un scivolata disperata e perfetta il più facile dei gol all’avversario. https://youtu.be/13EFY288KJQ?t=78 In partite da dentro o fuori occasioni del genere non rimangono mai fini a se stesse, e il minuto successivo ha definitivamente girato la partita. Le squadre si sono improvvisamente allungate, il Milan ha forse sentito nell’aria la possibilità di pareggiare - che per la Coppa Italia, che ancora premia i gol fuori casa, voleva dire passare il turno - l’Inter ha visto il campo allargarsi come piace a lei. Prima Barella ha sbagliato un passaggio sulla trequarti che avrebbe creato un tre contro due in area di rigore del Milan, poi Leao ha calciato di nuovo dal lato sinistro dell’area di rigore, colpendo di nuovo Handanovic sulle ginocchia. Infine sull’ennesima ripartenza, Lautaro ha trovato il gol del 2-0: dalla scivolata di Perisic sono passati quaranta secondi. La differenza tra le due squadre si è vista in questa manciata di secondi: da una parte un Milan impreciso nonostante il dominio, dall'altra l’Inter, a cui ancora una volta è bastata una sbandata degli avversari per colpire. L’azione non è neanche una vera e propria transizione, quanto piuttosto una cattiva lettura della difesa del Milan, che pure in superiorità numerica lascia prima Barella, poi Brozovic e Correa liberi di far avanzare il pallone. Quando Correa riceve sull’esterno c’è Kalulu davanti a lui, che lo segue ma gli permette di entrare dentro al campo, alzare la testa e giocare il filtrante verso Lautaro, rimasto solo contro Tomori vista l’indecisione di Calabria, centrale per l’occasione ma rimasto in una terra di nessuno. Il centrale inglese prova a mettere in fuorigioco l’argentino, ma sale in ritardo, il resto lo fa Lautaro che con un tocco sotto scavalca Maignan.

A fine primo tempo l’Inter si è trovata avanti di due gol senza aver dovuto fare troppo, ma in qualche modo sfruttando a pieno la maggiore precisione dei suoi calciatori. Il Milan invece, pur mostrando una bella vitalità, ha pagato due imperfezioni difensive, proprio quello che era stato il suo punto di forza in questa fase della stagione, soprattutto da quando Pioli ha dato fiducia alla coppia centrale Tomori e Kalulu (prima di ieri il Milan non subiva gol da 7 partite di fila). Nel secondo tempo Pioli ha provato a rinfrescare il suo attacco inserendo Brahim Diaz e Messias per Tonali e Saelemaekers (forse anche con un po’ di superstizione, visto che erano i due cambi che avevano svoltato il derby di campionato). Lo spagnolo ha migliorato la gestione del possesso nella trequarti dell’Inter con i suoi continui movimenti, ma se nel primo tempo il Milan aveva creato occasioni con la volontà, nel secondo si è scontrata con quella che è la miglior difesa posizionale in Italia. Giroud, che aveva ancora addosso la corona da eroe del derby, non è mai riuscito ad avere la meglio nei duelli individuali, il centro era intasato e sugli esterni i rossoneri non hanno combinato molto, rifugiandosi in una serie di cross e calci da fermo che hanno messo in apprensione l’Inter ma mai creato veri pericoli, almeno fino al 65’ quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo Bennacer si è coordinato benissimo, tirando fuori dal cilindro un bell’esterno sinistro che è passato in mezzo a una selva di gambe. Il gol è stato però annullato dopo un consulto col VAR per un fuorigioco di Kalulu. Quest'episodio, e i tempi lunghi persi tra VAR e proteste, hanno spento l’ardore del Milan, e neanche la scelta di Pioli di passare a una difesa a tre, inserendo Gabbia per Calabria, per avere una migliore occupazione della trequarti dell’Inter alzando molto Theo Hernandez a sinistra ha riportato il Milan dentro la partita.

Theo più alto, Leao viene incontro per ricevere: spesso loro due sono stati la soluzione ai problemi del Milan, ma ieri pur giocando una buona partita non hanno trovato sponde nei compagni.

Il gol di Gosens è servito ad arrotondare il punteggio, ma soprattutto a confermare la qualità del palleggio dell’Inter, anche con i suoi rincalzi, un’azione in cui Barella e Vidal hanno scambiato con insistenza sul lato destro del campo, con il cileno che poi ha servito l’intelligentissimo inserimento profondo di Brozovic che ha potuto mettere al centro dove da sinistra arrivava come un treno, quello che sa fare meglio, l’esterno tedesco. Un gol che mostra come ieri era più facile per l’Inter fare gol rispetto al Milan, che pure ci ha provato. Cosa ci dice questo derby di Coppa?È scontato cercare in questa partita informazioni utili in vista delle ultime cinque partite della stagione (sei per l’Inter con il recupero con il Bologna, sette con la finale di Coppa Italia). Inter e Milan sono le due squadre che hanno mostrato i picchi di gioco più alti di durante l’anno, ma vengono anche da una coda lunga di prestazioni un po’ così, tanto che la corsa Scudetto è diventata più una lunga marcia. A uscirne meglio è sicuramente l’Inter, che ha vinto senza dominare ma mostrando delle reminiscenze delle sue migliori prestazioni: azioni ben costruite con raffinate rotazioni dei giocatori (anche se non si è visto quel dominio della prima parte della stagione, quando Bastoni fungeva quasi da trequartista), poche occasioni ma pericolose e una difesa sempre attenta. Inzaghi, anche nei momenti peggiori, non ha mai del tutto abbandonato la sua idea di gioco, e se poteva essere considerato un limite, ora si ritrova con una squadra che ha facilità nell’interpretare le sue richieste e i suoi uomini migliori di nuovo a pieni giri. Ieri l’Inter ha dimostrato perché è la squadra da battere: la difesa De Vrij, Skriniar, Bastoni offre garanzie sia con il pallone che senza, davanti a loro Brozovic ha giocato un’altra partita di uno spessore formidabile, tra la capacità nel muovere il pallone quando l’Inter voleva controllare i ritmi e quella di essere sempre al posto giusto nella fase difensiva. Il ritorno del croato sta cambiando il finale di stagione dell’Inter e Inzaghi deve pregare non gli succeda nulla. Perisic è ormai costantemente uno dei migliori in campo. Davanti vale la pena spendere due parole su Lautaro, un attaccante enigmatico come pochi, anche per i suoi stessi tifosi. La forbice delle prestazioni dell’argentino può essere molto ampia e se nelle stagioni precedenti la presenza di Lukaku lo aiutava in tante cose, sia in campo che nelle responsabilità, quest’anno era sembrato mancare proprio nel momento decisivo. Avere due attaccanti che non segnano (Dzeko lo ha fatto molto poco nel girone di ritorno) è un problema per qualunque squadra e avere un Lautaro in fiducia dopo questa doppietta potrebbe fare tutta la differenza del mondo per Inzaghi (e questo sì, potrebbe ricadere dalla Coppa Italia al campionato). Il Milan si è dimostrato più volenteroso di alcune delle ultime uscite ma ha confermato i suoi limiti offensivi. Se dietro si può parlare di serata storta, la mancanza di qualità in avanti non è certo un problema contro cui Pioli si scontra da ieri. Il Milan è stato spesso bravo a superarlo con la bontà del suo pressing e del suo gioco verticale, ma nel momento in cui ha rallentato, tra infortuni e stanchezza, è emersa una preoccupante mancanza di alternative. Perso il contributo di Rebic e Ibrahimovic, appurata la pochezza offensiva di Saelemaekers e Messias, calato molto Brahim Diaz, il Milan si trova a dover dipendere dalle giocate di Leao, che infatti è tra i principali artefici del primo posto in classifica, ma non può spostare le montagne ogni partita. A livello societario i rossoneri sono stati molto oculati e capaci sul mercato negli ultimi anni, scegliendo bene gli acquisti e migliorando la gestione finanziaria, tanto che nel giro di poco tempo è diventata appetibile per gli investitori (proprio in questi giorni si parla di un interesse concreto di Investcorp, fondo del Bahrain), eppure l’aver rinunciato al mercato di gennaio, quando già le avvisaglie di alcuni limiti nella rosa erano evidenti, potrebbe aver rallentato il Milan in queste ultime partite. Pioli dovrà essere bravo a trasformare l’energia vista in questo derby di Coppa in una forza positiva per una squadra che ha dato il meglio di sé quando è riuscita a non pensare troppo, giocando il suo calcio con leggerezza e convinzione. Farlo però contro questa Inter non era facile ieri sera: i tifosi dovranno sperare che lo sarà di più ora che il duello torna a distanza.

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