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Alfredo Giacobbe
Fondamentali europei: Manchester UTD - City e Celta - Real
26 ott 2015
26 ott 2015
Analisi dello sciapo derby di Manchester e della bella e inedita sfida al vertice della Liga.
(di)
Alfredo Giacobbe
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Alla vigilia della partita, sui giornali si rincorrevano le suggestioni del 4-2 della scorsa stagione, o dell’umiliante 1-6 del 2011. Invece quella tra i due Manchester, ieri all’Old Trafford, è stata la partita delle occasioni perdute, soprattutto a causa delle scelte di Manuel Pellegrini.

 

L’ingegnere cileno, ancora alle prese con le assenze fondamentali di Silva e Agüero, ha scelto un assetto prudente, avanzando Yaya Touré nella batteria dei trequartisti. Ha così privato la partita del miglior Raheem Sterling visto in stagione, quello che la scorsa settimana aveva realizzato una tripletta contro il Bournemouth, proprio partendo dalla posizione alle spalle dell’unica punta Bony. Con l’inglese dirottato sulla fascia sinistra, a Kevin De Bruyne non è rimasto che accontentarsi di un posto da ala destra, scalzando Jesús Navas, nel ruolo che forse preferisce di meno.

 

La scarsa mobilità di Touré, soprattutto quand’è costretto spalle alla porta, ha reso prevedibile la sua azione e poco fluida tutta la manovra del City. L’ivoriano non ha mai provato a scambiare la posizione con De Bruyne e Sterling, seguendo l’esempio di Ander Herrera dall’altra parte del campo, lui sì sempre in movimento.

 

Il dilemma sulla posizione migliore per Touré continua a essere di difficile soluzione: davanti alla difesa crea troppi spazi per gli inserimenti avversari, mentre dietro la punta ha meno spazi per la sua progressione.

 

Se proprio avesse voluto optare per una soluzione conservativa, Pellegrini avrebbe potuto muovere Fernandinho nella posizione di mezzapunta centrale. In entrambe le occasioni avute nel primo tempo, il brasiliano si era mosso con i tempi giusti tra le linee, sostituendo Touré, che nel frattempo era sceso a prendere il pallone dai piedi dei difensori.

 


Touré premia il movimento di Fernandinho, che sorprende Schneiderlin, per una volta fuori posizione.



 

Pellegrini ha portato Fernandinho più avanti solo quando è stato costretto dalle circostanze. Al settantaquattresimo, van Gaal ha inserito Fellaini, rendendo ufficiale il passaggio al 4-1-4-1 che in molte circostanze era già avvenuto, a causa della posizione molto alta di Schweinsteiger in fase di possesso.

 

Due minuti dopo, il cileno ha fatto entrare un saltatore come Demichelis, con lo scopo di contendere al belga più di qualche pallone in aria, memore della partita dello scorso anno. A cinque secondi dal cambio tattico, Fernandinho nella nuova posizione ha guadagnato subito una pericolosa punizione dal limite.

 

De Bruyne e Sterling non hanno vinto i rispettivi duelli con Rojo e Valencia e sono sembrati confusi anche dalle scelte difensive. I "Citizens" hanno scelto di occupare gli spazi nella loro metà campo, lasciando i "Red Devils" liberi di giostrare il primo possesso.

 

Le due giovani ali avevano il compito di schermare le linee di passaggio verso Martial e Mata, ma ben presto hanno dovuto fare i conti con l’aggressività dei terzini dello United, liberi di attaccare lo spazio in fascia. La scelta coraggiosa di van Gaal è stata ripagata dalla buona prestazione dei centrali Jones e Smalling, che, soprattutto a inizio secondo tempo, quando lo United ha applicato il massimo sforzo per vincere la partita, hanno fatto sempre le scelte giuste in copertura.

 

La salita dei terzini è solo uno dei motivi per i quali lo United si è reso pericoloso sulle fasce. Martial ha tentato 13 volte il dribbling, riuscendo a superare 7 volte l’avversario e procurando 4 calci piazzati alla propria squadra attraverso i quali portare dei pericoli alla porta di Hart.

 

Al francese ha giovato l’intraprendenza di Schweinsteiger sul lato sinistro, con Herrera o Mata alternativamente nella posizione speculare d’interno destro, nel 4-1-4-1 già citato. Ci sono però molti dubbi su quali siano le reali condizioni fisiche di Zabaleta per dover accettare un Sagna così in difficoltà quando si tratta di difendere.

 


Herrera e Schweinsteiger creano praterie, ma Smalling non può approfittarne: Rooney resta infatti fermo tra i due centrali avversari, fuori quadro.



 

Il movimento a uscire dei centrocampisti dello United, oltre a offrire supporto alle ali, svuotava il centro del campo. La pigrizia di Rooney ha privato Schneiderlin, sempre basso tra i due centrali per il primo tentativo d’impostazione, di una linea di passaggio potenzialmente decisiva. Il capitano della Nazionale, trent’anni festeggiati la scorsa settimana, si è fatto vedere solo in occasione della lotta corpo a corpo con l’altro “natural born leader”, Vincent Kompany. Per Rooney un solo tiro verso la porta avversaria, peraltro ribattuto, e pochi palloni toccati, la maggior parte in zone del campo dalle quali non avrebbe potuto creare pericoli.

 

Alla fine è il City che aggancia l’Arsenal in vetta a 22 punti, lo United resta terzo a due lunghezze, affiancato dal fin qui straordinario West Ham di Bilic. I "Citizens" hanno dimostrato di voler limitare i danni e attendere il rientro dei suoi pezzi da novanta. Una sconfitta contro i rivali cittadini avrebbe potuto sovvertire gli equilibri anche sul lungo termine e Pellegrini ha preferito evitare ogni rischio.

 




 



Per quanto una partita sia soprattutto ciò che succede in campo, non possiamo immaginare il big match tra Celta Vigo e Real Madrid come un mondo a sé stante di novanta minuti.

 

Sono diversi gli elementi che le due squadre si sono trascinate fino alla partita, e che potevano condizionare gli eventi di gioco. Il Celta, per esempio, arrivava da imbattuto, primo in classifica e con gli scalpi importanti di Barcellona e Villarreal attaccati alla cintura. Per una squadra della piccola borghesia della Liga questo significa avere un’enorme pressione addosso: mezza Spagna tifa per loro e l’altra metà gli riconosce di giocare il calcio offensivo più bello della competizione.

 

La squadra di Benítez invece arrivava con l’allenatore in guerra con il mondo per le continue critiche della stampa al suo gioco poco offensivo e con le energie nervose e atletiche sfibrate dalla sfida di Champions contro il PSG.

 

Il Celta sembra subire subito la pressione. Pur gestendo il possesso del pallone, subisce immediatamente la maggior determinazione del Real, che con un piano gara semplice quanto efficace arriva al gol con meno di dieci minuti sul cronometro. Arrivati a quel momento, il Celta non è neanche riuscito giocare il pallone nella trequarti "blanca".

 

Benítez è testardo e non si lascia condizionare dalle critiche: la squadra entra in campo con un 4-1-4-1 con il solo Ronaldo davanti e con Jesé e Lucas Vázquez sugli esterni. Il piano è innanzitutto distruttivo: utilizzare le due giovani ali per impedire al Celta di far arrivare pulito il pallone alle sue stelle, Nolito e Orellana. Il centro del campo a specchio rispetto agli avversari permette un recupero di palla alto, in grado di attivare subito le ripartenze sfruttando i movimenti di Ronaldo.

 

Le transizioni vengono attivate dal centro verso gli esterni, con le sovrapposizioni di Marcelo e Danilo che costringono i terzini avversari a una scelta: fare la diagonale per coprire i tagli degli esterni o rimanere larghi nella zona dei due brasiliani.

 

Finisce che i due poveri terzini del Celta rimangono spesso a metà e il Real Madrid arriva da tutte le parti con ripartenze veloci e sicure, con l’uomo in possesso sempre con spazio. Le transizioni negative del Celta vengono messe a dura prova da questo piano gara: l’ottimo mediano Augusto Fernández le prova tutte, ma non può certo sdoppiarsi per andare in copertura sia su Kroos che su Modric al centro. Il Real Madrid si trova in vantaggio dopo dieci minuti e con la giusta dose di cinismo avrebbe potuto segnare anche di più. Paradossale per una squadra criticata soprattutto per il suo gioco offensivo.

 


Il lato debole della difesa del Celta viene attaccato facilmente con gli esterni usati da Benítez, che sfrutta il pressing del Celta a suo favore: Ronaldo porta via un difensore avvicinandosi al pallone per lasciare tutto lo spazio del mondo a Vázquez.



 

Ci vuole quindi il gol degli avversari per far realizzare al Celta di non avere nulla da perdere. La squadra inizia finalmente a giocare il pallone in modo più tranquillo e comincia a sfruttare le triangolazioni in velocità tra Iago Aspas e Nolito. Mentre si ha la sensazione che la partita possa riaprirsi però il Real Madrid concretizza l’ennesima ripartenza e con un bellissimo scambio tra Marcelo, Jesé e Danilo, arrivato a prendere il posto al centro lasciato libero da Ronaldo, arriva il gol del 2-0.

 

Con due gol da recuperare, Berizzo chiede alla squadra di concentrare i propri sforzi nel definire il proprio gioco corale in fase di possesso. Il punto debole della retroguardia madrilena viene individuato in Danilo, che viene attaccato costantemente da Nolito palla al piede e superato con buona percentuale. C’è il sospetto che forse la difesa ermetica del Madrid di questo inizio di stagione (solo 2 gol subiti) sia frutto soprattutto della forma straordinaria di Keylor Navas: nella seconda parte di primo tempo il portiere "blanco" emerge come il migliore in campo per distacco, andando a effettuare almeno sei parate decisive su altrettanti tiri nello specchio.

 


Visto l’innalzamento del livello da parte del Celta, sul 2-0 Benítez ridisegna il Real Madrid. Mette Kroos sulla trequarti, sia per rendere difficile il passaggio per il centro del pallone che per dare un ulteriore piano di gestione in caso di recupero alto del tedesco o medio da parte di Modric.



 

Il secondo tempo ricomincia sul canovaccio del primo: il Celta fa circolare bene la palla e il Real si adagia sul suo gioco di ripartenze. Al minuto 56 arriva l’episodio che poteva chiudere definitivamente la partita con l’assurda espulsione per doppio giallo per proteste al centrale Cabral.

 

Giocare in dieci per quella che viene considerata un’ingiustizia finisce però per aggiungere rabbia al gioco del Celta, costringendo Benítez a correre ai ripari inserendo Isco in campo al posto di Vázquez, sperando che il talento andaluso riesca a rallentare i ritmi pur facendo rimanere verticale la squadra. Poco dopo il suo ingresso in campo Isco colpisce una traversa con un bel tiro da fuori area, ma i suoi movimenti ad accentrarsi privano il Real del lavoro oscuro effettuato da Vázquez per rendere difficile l’arrivo del pallone a Nolito.

 

Danilo è sempre più in difficoltà, soprattutto quando dopo un’ora di gioco la condizione fisica della squadra cala drammaticamente. Il Real non riesce più a ripartire con convinzione e il Celta gestisce il pallone con sempre maggiore padronanza, nonostante l’inferiorità numerica.

 

A quel punto Berizzo mette in campo la punta Guidetti per caricare l’area di rigore del Madrid di uomini. La mossa aiuta ancora di più il Celta, ma il gol che riapre la partita arriva comunque grazie a un’invenzione di Nolito, che riesce finalmente a superare il muro Navas con un tiro potente e preciso da fuori area. Allo scadere, con il Celta alla disperata ricerca del pareggio, e pochi secondi dopo un’occasione sciupata da Guidetti, il Real Madrid trova però la ripartenza giusta per chiudere la partita sul 3-1.

 

Non poteva durare per sempre l’imbattibilità del Celta e sembra appropriato che la prima sconfitta sia arrivata in una partita a tratti dominata pur giocando in dieci, inoltre contro una squadra sulla carta ben più attrezzata. Con un gioco in grado di mettere in difficoltà qualsiasi avversario, e senza più la pressione di avere gli occhi di tutta la Spagna addosso, questo Celta promette di rimanere nella parte alta della classifica a lungo.

 

La squadra di Benítez invece sta mettendo in mostra un gioco pragmatico: non farà impazzire la critica, ma per ora sta pagando. In questo momento il Real Madrid è la squadra da battere in Liga.

 
 

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