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Alfredo Giacobbe
Fondamentali: Derby della Mole
01 dic 2014
01 dic 2014
Cosa è successo prima dell'ennesima magia di Pirlo.
(di)
Alfredo Giacobbe
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I derby della Mole guidati da Conte e Ventura sono stati quasi sempre incontri all’insegna dell’equilibrio. In modo particolare, quando le due squadre si sono affrontate schierandosi a specchio, entrambe col 3-5-2, la partita è stata decisa dai duelli uomo contro uomo che si formavano sul campo. A parità di altre condizioni, il tasso tecnico superiore dei giocatori juventini ha fatto la differenza.

 

Quest'anno Allegri ha accelerato i tempi della transizione verso il centrocampo a rombo: in parte per sua aspirazione dichiarata, in parte costretto a farlo già nel mese di Novembre per gli infortuni contemporanei di Barzagli, Caceres e Ogbonna. I numeri sono dalla sua parte, perché la Juventus da quando adotta il nuovo sistema di gioco ha collezionato cinque vittorie su cinque, segnando 17 gol e subendone 3, tra campionato e Champions League.

 


Il centrocampo a rombo porta con sé un vantaggio lapalissiano: la superiorità nella zona centrale del campo dove agiscono quattro uomini. Ma ha anche uno svantaggio, altrettanto elementare, che riguarda la mancanza di ampiezza della manovra, data la forma stretta dello schieramento senza ali. Gli allenatori che stanno riproponendo questo modulo un po’ dappertutto in Europa stanno adottando soluzioni diverse per ovviare a questo problema. Rodgers al Liverpool chiedeva alle punte di allargarsi sulle due fasce, un metodo efficace fino a quando ha avuto a disposizione attaccanti veloci come Suarez e Sturridge. La mossa impediva ai terzini della squadra avversaria di avventurarsi troppo in avanti e appena la squadra aveva riconquistato il pallone attaccava nuovamente il centro del campo.

 

Allegri sta provando a risolvere lo stesso “busillis” tattico con una mossa molto aggressiva. La responsabilità dell’ampiezza in fase di possesso resta a carico dei terzini, che sono autorizzati ad attaccare le corsie esterne anche contemporaneamente. In questo modo i difensori centrali sono sempre in una situazione di pericolo, lasciati due contro due con la coppia di attaccanti avversari, senza copertura se non quella reciproca. Per provare a ridurre il rischio, i centrali juventini cercano di tenere gli attaccanti lontano dalla porta alzando la linea del fuorigioco in maniera esasperata. Quando le cose funzionano la Juve riesce a schiacciare gli avversari nella loro metà campo; quando un tentativo di pressing viene rotto, come nel caso del gol di Peres che sfugge a Pogba, e non c’è copertura (nel caso specifico di Evra), Chiellini e Bonucci si ritrovano a dover recuperare i cinquanta metri di campo che hanno lasciato alle loro spalle, correndo per di più all’indietro. Nell’occasione del gol granata appena descritta, Chiellini è andato in affanno e ha rinculato dentro l’area di rigore invece di affrontare Peres, concedendo il tiro al brasiliano.

 

Gol a parte, la partita di Bonucci e Chiellini è stata pressoché impeccabile, i due hanno conquistato il maggior numero di palloni tra i ventidue scesi in campo (rispettivamente 10 e 8 recuperi) e in generale il tentativo di tenere lontani gli avversari dalla propria porta ha avuto successo, considerando che la Juventus ha perso palla mediamente molto in alto (a 86 metri di distanza dalla propria linea di fondo).

 

La velocità di Peres e Darmian ha comunque permesso al Toro di uscire dalla pressione juventina, intensa e profonda fin dentro l’area di rigore nel primo quarto d’ora di partita, e di allungarsi sul campo verso la porta dei bianconeri. Costretti dall’aggressività dell’avversario ma anche per scelta tattica, il Torino si è chiuso a difesa della propria area di rigore (l'altezza media dei loro recuperi è di appena 24 metri) con i tre uomini di centrocampo che, nell’intenzione di chiudere lo spazio tra le linee, finivano per collassare addosso alla linea dei cinque difensori, finendo per formare un’autentica Maginot.

 

Anche le due punte si sforzavano di restare sotto la linea della palla, provando a mascherare qualcuna delle linee di passaggio disponibili per Pirlo, piuttosto che provare ad inseguirlo per il campo con una marcatura ad uomo.

 




 

Il ribaltamento di fronte guidato dai terzini lo scorso anno era dettato dalla coppia d’attacco formata da Cerci e Immobile. Ad Amauri e Quagliarella, però, Ventura chiede un lavoro diverso: ad Amauri di contendersi i palloni di testa con i difensori centrali juventini; a Quagliarella di girare intorno al compagno, ora cercando la profondità ora venendo incontro, evitando sempre di posizionarsi sulla stessa linea di Amauri. Quando la pressione della Juventus è calata, il Torino ha trovato combinazioni efficaci attaccando lo spazio ai lati di Andrea Pirlo, soprattutto dal lato destro, dove Pogba ha spesso sbagliato i tempi di uscita su Maksimovic.

 




 

D’altra parte la Juventus teneva il rombo anche in fase difensiva, con Vidal che da trequartista andava a marcare in maniera naturale il vertice basso del centrocampo avversario, Alessandro Gazzi. Se la Juventus provava a tenere i propri uomini stretti a protezione del centro del campo, gli interni granata Vives ed El Kaddouri andavano in sovrapposizione su Peres e Darmian mettendo i terzini avversari in inferiorità numerica. Se Pogba e Marchisio provavano ad allargarsi per fornire il raddoppio a Evra e Lichtsteiner, il Torino allora provava a prendere lo spazio ai lati di Pirlo combinando centralmente. El Kaddouri è stato l’uomo più pericoloso dei suoi in fase di costruzione con 7 passaggi chiave e complessivamente il Torino si è reso più pericoloso, tirando nello specchio di Storari cinque volte, contro i tre tiri della Juventus.

 




 


In fase di possesso con il nuovo modulo le cose cambiano soprattutto per Andrea Pirlo, come non ha mancato di sottolineare lo stesso Allegri nel post-partita di Lazio-Juventus. Il regista ha a disposizione un’ulteriore traiettoria di passaggio: quella verso il trequartista che si aggiunge a quelle per i due esterni e quella per i due attaccanti. Da questi cinque giocatori possono nascere varie combinazioni, come quella vista ieri che portava al formarsi di una sorta di quadrilatero: quando la palla si muoveva lungo una delle due fasce uno dei due interni di centrocampo, quello dal lato opposto della palla, saliva sulla linee delle due punte e del trequartista.

 




 

Le posizioni relative all’interno del quadrilatero variavano di continuo, il movimento perpetuo di Tevez faceva sì che i suoi compagni dovessero effettuare una rotazione per coprire lo spazio davanti all’area avversaria e spesso uno tra Pogba, Marchisio e Vidal si è ritrovato ad agire come punta. In questo modo gli uomini di Allegri piazzavano due elementi tra le linee e altri due ad impegnare i difensori centrali.

 

Tra i due interni juventini c’è stata però una differenza sostanziale: Marchisio trovava lo spazio giusto al centro più spesso di quanto riuscisse a fare Pogba. D'altra parte, però, la posizione più larga del francese ha permesso ad Evra di liberarsi al cross più facilmente (3 a segno su 7 effettuati) di quanto sia riuscito a Lichtsteiner (2 i tentativi, entrambi falliti).

 

Il fulcro di questo sistema offensivo è stato indubbiamente Vidal, che ha sia ricevuto che effettuato il maggior numero di passaggi chiave nella partita (rispettivamente 7 e 8), tutti nella zona nevralgica davanti all’area di rigore.

 




 


Con l’espulsione di Lichtsteiner Pereyra si è abbassato ad occupare la posizione di terzino destro nella difesa a quattro, con Vidal che è scivolato in quella di interno di centrocampo.

la Juventus ha rinunciato al trequartista. Gli esterni del Torino nel frattempo erano stati istruiti da Ventura ad attaccare con maggiore veemenza e quello che si è visto negli ultimi trenta metri era un vero e proprio 3-3-4 da parte del Torino. Il 4-3-2 juventino lasciava ciascun difensore ad affrontare un diretto avversario, tenendo in costante affanno tutta la retroguardia.

 




 

Cinque minuti dopo il cartellino rosso che ha lasciato la Juve con un uomo in meno, per disinnescare il vantaggio a centrocampo dei Granata, Allegri ha riproposto la difesa a tre, inserendo il rientrante Ogbonna al posto di Carlos Tevez. Col 3-5-1 la Juventus ha ripreso il pallino del gioco, sistemando tre difensori contro i due attaccanti granata e marcando uomo contro uomo sugli esterni, riuscendo ad aumentare la pressione nonostante l’inferiorità numerica.

 




 


La Juventus si è salvata contro un buon Torino, Allegri porta a casa i tre punti e la consapevolezza che la sua squadra è capace di cambiare spartito secondo le sue indicazioni. E ancora una volta il nuovo modulo ha offerto più opzioni a Pirlo, che però è costretto a un lavoro difensivo più intenso senza la difesa a 3.
Il Toro di Ventura ha sfiorato il colpaccio più volte, anche 11 contro 11, ha saputo gestire i diversi momenti della partita ed è stato battuto dall'incredibile solidità mentale della Juventus, che ha fatto la differenza negli ultimi campionati, con e senza Antonio Conte in panchina.

 
 



 
 
 

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