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Foto LaPresse
Fondamentali Federico Aquè 27 agosto 2015 6'

Fondamentali: Bayer – Lazio

I biancocelesti si arrendono ai ritmi asfissianti della squadra di Schmidt.

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Per il secondo anno di fila saranno solo Juventus e Roma a rappresentare l’Italia in Champions League. Alla BayArena si è assistito allo scenario peggiore tra quelli preventivabili, con la Lazio schiacciata dal ritmo del Bayer Leverkusen, incapace di ripartire e affacciarsi con pericolosità nella metà campo avversaria. Paradossalmente il gol di vantaggio ha finito per essere determinante in negativo: Stefano Pioli ha preparato una gara più prudente del solito e in questo modo ha facilitato il compito del Bayer.

 

L’assenza di Lucas Biglia ha condizionato pesantemente le scelte del tecnico biancoceleste, che ha deciso per una squadra elastica, togliendo un centrocampista e aggiungendo un difensore, con la linea difensiva capace di schierarsi a 4 o a 5. Se è vero che dal mercato non è arrivato un vice Biglia, è altrettanto vero che in panchina c’erano Cataldi e Milinkovic-Savic, e pure Lulic, che ha giocato da esterno a tutta fascia, poteva essere spostato a mezzala, formando un centrocampo a 3 con Parolo e Onazi. Insomma, le soluzioni c’erano, ma evidentemente Pioli ha ritenuto più affidabile uno schieramento che garantisse di non andare mai in inferiorità numerica dietro.

 

In particolare, la linea a 5 garantiva di non scoprire mai il lato debole, permettendo alla Lazio di scivolare compatta nella zona del pallone, nel tentativo di giocare ad armi pari, in quanto ad aggressività, con il Bayer. In effetti, per quasi tutto il primo tempo la Lazio è stata all’altezza del compito e specie nei primi minuti attorno alla palla la densità di uomini era altissima.

 

Foto-2 Bayer Lazio

Il Bayer attacca sulla propria fascia destra, difesa e centrocampo della Lazio scalano da quel lato mettendo in inferiorità numerica gli avversari.

 

Dall’immagine qui sopra si nota anche la disposizione asimmetrica con la quale ha deciso di difendere Pioli. Nell’undici di partenza i tre difensori centrali erano Mauricio, de Vrij e Radu, con Basta e Lulic a coprire le fasce. Il bosniaco giocava però in una posizione ibrida, a metà tra il laterale di un centrocampo a 5 e l’esterno alto. Quando il Bayer attaccava dal suo lato usciva sempre ad aggredire il portatore di palla, causando lo scivolamento di Radu a terzino sinistro e quello di Basta a terzino destro. Da notare, però, che l’ex Udinese manteneva una posizione molto stretta, in marcatura di Calhanoglu, cui evidentemente si volevano limitare tempi e spazi per la giocata. Il compito di difendere la fascia destra dalle discese di Wendell toccava quindi a Felipe Anderson. Quando invece il Bayer attaccava dal lato di Basta, la Lazio difendeva in maniera più “normale”, con Lulic che si abbassava sulla linea dei difensori, sempre pronto comunque a uscire in pressione in caso di cambio di gioco e Candreva in posizione più centrale, senza compiti di marcatura del terzino avversario, nel caso Hilbert. È esattamente la situazione che si è venuta a creare in occasione del primo gol.

 

Foto-7

Il Bayer gira la palla dal proprio lato sinistro a quello destro, attaccando la difesa della Lazio in parità numerica. Sarà decisivo un errore grossolano di de Vrij.

 

È stato quello il primo, vero, momento di pausa della partita e la Lazio è stata subito punita, venendo “tradita” dal difensore più affidabile, Stefan de Vrij. Non è un caso che l’errore sia arrivato nel momento in cui i ritmi erano calati: i biancocelesti sono abituati a difendere sempre in maniera aggressiva e i momenti, fisiologici, in cui in una partita i ritmi scendono coincidono spesso con un’eccessiva rilassatezza. È anche da questi particolari che si misura la maturità di una squadra, e il Bayer, in questo caso, si è semplicemente dimostrato più maturo.

 

Il più grande limite, comunque, mostrato dalla Lazio è stato l’incapacità di aggirare il pressing del Bayer, di ripartire in maniera pericolosa e sfruttare gli spazi che l’atteggiamento iper aggressivo della squadra di Roger Schmidt concede inevitabilmente. Del gegenpressing dei tedeschi si è parlato molto e noi ci siamo soffermati nell’analisi della gara d’andata. Alla BayArena le “Aspirine” hanno giocato, se possibile, in maniera ancora più aggressiva e asfissiante, soffocando letteralmente ogni tentativo di costruzione dal basso e di gioco palla a terra dei biancocelesti.

 

La difesa a 3, che in teoria permette di creare superiorità numerica a inizio azione, non è stata utilizzata per costruire l’azione da dietro (da sottolineare, quindi, che si è trattato di una scelta chiaramente difensiva): la disposizione della Lazio a inizio azione era piuttosto piatta, con i tre centrali in linea, Basta vicino sulla destra e Lulic in posizione più avanzata per andare a colpire di testa sui lanci lunghi.

 

Foto-1-Bayer-Lazio

I tre centrali vengono pressati e Berisha sceglie il lancio lungo verso Lulic. La Lazio non è praticamente mai riuscita a impostare l’azione da dietro.

 

Né Parolo né Onazi sono riusciti a proporsi con continuità per farsi dare il pallone e costruire l’azione palla a terra. Al Bayer è bastato pressare i tre centrali con Kiessling, Mehmedi e Bellarabi per costringere i biancocelesti al lancio lungo e il più delle volte a perdere la palla. Davanti, infatti, senza Klose e Djordjevic, ha giocato ancora Keita da prima punta, al quale ovviamente non si poteva chiedere di difendere il pallone e far salire la squadra. La soluzione alternativa studiata da Pioli è stata il lancio lungo nella zona di Parolo e Lulic, i giocatori più alti dalla metà campo in su. Non a caso, da statistiche UEFA, la combinazione tra il bosniaco e il proprio portiere, Berisha, è stata la più frequente tra i biancocelesti.

 

Metterla sulle palle alte con una squadra più forte fisicamente non è stata una soluzione efficace e infatti la Lazio si è resa pericolosa solo quando è riuscita a trovare Candreva tra le linee. Quest’ultimo ha giocato in posizione centrale e nei piani di Pioli sarebbe dovuto essere il riferimento per le ripartenze, trovando la posizione per ricevere alle spalle del centrocampo del Bayer e guidando la transizione offensiva. Dietro questo accentramento si può leggere anche l’intenzione di Pioli di avvicinarlo a Felipe Anderson, per facilitare le combinazioni tra i due. Il fatto è che Candreva è stato trovato tra le linee solo una volta.

 

Foto-4 (2)

Come avrebbe voluto giocare Pioli: palla a Candreva tra le linee, scatto in profondità di Keita e tiro in porta. È una delle tre conclusioni nello specchio della Lazio in tutta la partita.

 

Le posizioni più rigide, con Candreva stabilmente nel mezzo e Felipe Anderson stabilmente a destra hanno annullato l’imprevedibilità tipica della Lazio, che fa del continuo scambio di posizione tra i propri giocatori offensivi un proprio punto di forza. In generale, in fase di possesso palla, non è stata la solita Lazio: pochi inserimenti dei centrocampisti e Basta piuttosto bloccato. La priorità era sempre quella di non scoprirsi per non esporsi ai contropiedi del Bayer.

 

Il particolare schieramento difensivo, però, ha creato qualche problema nei ribaltamenti d’azione della squadra tedesca. La cattiva gestione dello scivolamento della linea di difesa è stata decisiva in occasione del secondo gol. Radu, indeciso se tenere la posizione o scalare a sinistra su un rilancio di Leno, ha lasciato saltare tranquillamente Kiessling, le cui sponde sono l’arma offensiva più ricercata dal Bayer (secondo le statistiche UEFA è il giocatore che ha ricevuto più passaggi, 32). Nello sviluppo dell’azione è stato poi determinante un altro errore clamoroso, stavolta di Mauricio, che sceglie di andare in anticipo invece che coprire la profondità in una situazione in cui non ha nessun compagno alle sue spalle.

 

Foto-8

È il momento decisivo, Mauricio sbaglia completamente la lettura della situazione e il Bayer segna il 2-0.

 

La Lazio, a quel punto, non è più stata in grado di reagire. L’espulsione di Mauricio, poi, ha praticamente chiuso la partita: i biancocelesti hanno finito il secondo tempo senza tirare nemmeno una volta e allo scadere è arrivato pure il 3-0 di Bellarabi.

 

Detto che le assenze di un centravanti e di Biglia hanno certamente indirizzato la partita in favore del Bayer, non si può dire che i tedeschi si siano dimostrati un avversario insuperabile. Certo, il pressing organizzatissimo e iper aggressivo metterebbe in difficoltà chiunque, ma i valori non sono poi così eccelsi. La squadra basa molto del suo gioco sulle sponde di Kiessling (decisivo in due gol su tre e nell’espulsione di Mauricio) e l’unico giocatore davvero sopra la media è Calhanoglu. Insomma, era una squadra che si poteva attaccare, anche in assenza di una colonna come Biglia e di un centravanti tra Klose e Djordjevic, che sarebbero stati più utili come scorciatoie per uscire dal pressing del Bayer che per la loro presenza in area di rigore.

 

È passata la squadra più matura e più esperta, quella che ha non ha adattato il proprio stile di gioco alla partita. La Lazio, invece, è stata eccessivamente timorosa, non dimostrandosi ancora all’altezza del palcoscenico più prestigioso. La strada intrapresa l’anno scorso è quella giusta, ma è necessario intervenire per cancellare le debolezze emerse. In fondo, se non perde nessun titolare e con gli opportuni aggiustamenti (vice Biglia, un terzino e un centravanti) può fare molta strada in Europa League.

 
 

Tags : bayer leverkusenlaziopreliminari champions leagueStefano Pioli

Federico Aquè ha collaborato con Sprint&Sport, Datasport e Sportmediaset.

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