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Dario Pergolizzi
Fondamentali: Atalanta-Valencia 4-1
20 feb 2020
20 feb 2020
La squadra di Gasperini ha vinto nettamente ma ha rischiato di sciupare tutto.
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Dario Pergolizzi
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Dopo una partita spettacolare e per certi versi imprevedibile l’Atalanta è uscita trionfante dal primo ottavo di Champions League della sua storia, con un risultato che forse non rispecchia le reali occasioni avute da entrambe le squadre, ma che finisce per premiare quella che è stata più intensa e intraprendente.

 

La formazione iniziale è stata pressoché la solita, con il ballottaggio per il terzo posto in attacco insieme a Gomez e Ilicic vinto da Pasalic su Zapata, e Djimsiti che è stato rimpiazzato da Caldara, posizionato al centro con Toloi a destra e Palomino a sinistra. Anche lo schieramento del Valencia non ha stupito, al netto delle numerose assenze che hanno costretto Celades a rimaneggiare molto la formazione titolare: Domenech in porta sostituiva Cilessen infortunato, Wass giocava invece al posto di Florenzi (anche lui fuori gioco), mentre Diakhaby e Mangala sostituivano Garay e Paulista. Maxi Gomez, infine, giocava al posto di Rodrigo.

 

Anche tatticamente la squadra spagnola non presentava sorprese, con un gioco e una struttura praticamente identica a quella che ha caratterizzato gli ultimi anni con Marcelino, sostituito a inizio stagione da Celades. E cioè un 4-4-2 dal baricentro basso, orientato alla difesa della zona centrale del campo, che in fase offensiva punta tutto sulle combinazioni delle catene laterali, la creatività di Parejo (schierato in mediana) e il grande movimento delle punte.

 

Le assenze hanno però fin da subito le certezze della squadra di Celades, che ha visto il proprio gioco svuotato dei contenuti tecnici che lo sorreggevano. Senza Paulista e Garay, ad esempio, la linea difensiva è apparsa fin da subito disorganizzata sia nei movimenti collettivi che nelle scelte individuali. E forse con Rodrigo al posto di Maxi Gomez sarebbe riuscita a concretizzare le due grandi occasioni capitate sui piedi della punta uruguaiana e con cui il risultato finale, in vista del ritorno, sarebbe stato molto più aperto di quanto appare oggi.

 

Insomma, il risultato finale è forse bugiardo rispetto all'andamento della partita, che soprattutto al primo tempo ha celebrato una superiorità atletica e tattica dell'Atalanta che sembrava senza possibilità d'appello.

 



Proprio alla luce di quella superiorità, l’Atalanta si può rimproverare soprattutto di aver rischiato troppo in diverse occasioni per via di qualche imprecisione in avvio di manovra. Gasperini ha giustificato con la defezione improvvisa di Djimsiti le incertezze del palleggio basso, attribuendo al centrale albanese un’importanza forse finora poco celebrata in fase di possesso. L’ingresso di Caldara, abituato a giocare al centro nella sua esperienza precedente in nerazzurro, ha costretto Gasperini a dirottare Palomino sul centrosinistra, dove comunque ha fatto valere le sue eccellenti doti in marcatura sull’uomo, ma ha anche mostrato difetti di lettura ed esecuzione delle scelte con il pallone che hanno generato ripartenze alte molto pericolose per il Valencia, tra cui anche quella che ha portato all'unico gol del Valencia.

 

Il gol di Cheryshev è arrivato nel momento migliore del Valencia, che è riuscito a capitalizzare però una sola volta la grande mole d'occasioni creata dall'inizio. L'Atalanta comunque aveva messo in mostra la solita fase offensiva caratterizzata da grande intensità, ma anche precisione tecnica. La squadra di Gasperini è ormai una certezza nella gestione del pallone, e il fatto che riesca ad attaccare a ritmi altissimi per buona parte della gara non significa che le sue azioni siano frenetiche, esclusivamente verticali e basate sulla fisicità. Stiamo parlando di una squadra capace di gestire il pallone, proteggendolo, prendendosi anche una pausa dalla verticalizzazione nell'attesa che salgano anche i centrali e i mediani. E la cosa che si dice forse troppo poco è che tutto questo è possibile anche grazie a un lavoro evidente sui fondamentali di controllo, trasmissione e smarcamento. Ad amalgamare tutto questo c’è una rotazione e uno scambio posizionale costante tra giocatori di ogni reparto che ha la duplice funzione di generare costantemente nuove linee di passaggio in diverse zone del campo e di attrarre fuori posizione i marcatori avversari.

 


Freuler si abbassa, Pasalic e Gomez scattano contemporaneamente per disordinare il Valencia.


 

Sulla costruzione iniziale, l’Atalanta tendeva a svuotare come al solito il centro del campo portando i propri mediani a palleggiare a supporto delle catene laterali. In questo spazio centrale veniva spesso a rimorchio Pasalic, e alle sue spalle, tra la difesa e il centrocampo del Valencia, cercava la ricezione Ilicic, mentre Gomez agiva più defilato sulla sinistra, quasi da ala pura. Le sovrapposizioni di Gosens, aiutate dai movimenti a supporto di Freuler e Pasalic, rendevano più difficile per il Valencia raddoppiare Gomez utilizzando il terzino e l’ala, dandogli quindi più tempo per ragionare.

 

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Come sempre non sono mancate neanche le proiezioni offensive dei difensori, in particolar modo di Toloi, che con o senza palla aggrediva gli spazi di fronte a lui senza esitare, finendo spesso addirittura a riempire l’area sui cross, ma anche di Palomino.

 

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Non solo inserimenti: i difensori di Gasperini sono capaci di giocate anche più complesse con il pallone. Qui Toloi triangola con Ilicic, si propone in avanti e legge la situazione di potenziale tre contro uno sul lato debole, dopodiché fa un lancio perfetto.


 

È soprattutto in questo modo che l’Atalanta è riuscita a manipolare la struttura difensiva del Valencia, che invece difendeva rigidamente a zona, e che è rimasta per tutta la partita a metà tra un 4-4-2 posizionale fin troppo passivo e tentativi di aggressione più alta poco convinti, timorosi. Grazie alle imprecisioni difensive della squadra spagnola, l’Atalanta è riuscita spesso sia a trovare la ricezione tra le linee e puntare la porta, sia ad attaccare lo spazio alle spalle dei terzini.

 

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Situazioni in cui l’Atalanta è riuscita ad attaccare tra le linee fronte alla porta fin troppo facilmente. Nella seconda, terza e quarta slide l’occasione forse più nitida della partita, con Pasalic che si divora il vantaggio davanti a Domenech.


 



La fase difensiva dell’Atalanta è stata, come prevedibile, molto aggressiva sin dai primi minuti. Sulla costruzione del Valencia, Ilicic e Gomez schermavano i due centrali mentre Pasalic si orientava a uomo sul mediano che si abbassava, prevalentemente Kondogbia, mentre l’altro veniva preso in consegna da de Roon.

 


Un esempio del pressing alto dell’Atalanta, anche in una situazione in cui Parejo ha provato a trovare spazio defilandosi.


 

La principale minaccia del Valencia in genere sono le coppie di esterni, che si comportavano in maniera diversa. Gasperini, però, ha preparato bene i suoi soprattutto dal punto di vista degli scambi di marcatura. A sinistra, con Wass e Torres più spesso larghi sulla stessa linea, le marcature erano portate prevalentemente da Gosens in uscita sull’ala e da Freuler sul terzino se Gomez era alto a pressare il centrale difensivo, permettendo così al fantasista di limitare le corse all’indietro. In caso di accentramento di Torres, invece, la marcatura passava a Palomino, e non è stato raro vedere Gosens anche alle spalle del difensore per coprirne le uscite più avanzate.

 

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Gosens e Freuler gestiscono Wass e Torres.


 

Dall’altro lato, con Soler a stringere molto (sia per caratteristiche individuali che per dare spazio a Gayà), era invece Toloi a uscire, mentre Hateboer conteneva il terzino, rimanendo più alto. In tutto questo, Caldara aveva il compito di presidiare la zona centrale e controllare Guedes, mentre Palomino si divideva tra Maxi Gomez e le uscite a supporto di Gosens.

 

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Alla luce delle difficoltà del Valencia ad attaccare la difesa dell'Atalanta, Celades ha provato già dopo mezz’ora di gioco a cambiare qualcosa nella sua fase offensiva, invertendo Guedes, impalpabile come punta, con Soler. Forse il tecnico spagnolo ha provato ad assecondare meglio le caratteristiche tecniche dei due giocatori, data la naturale tendenza del primo a defilarsi e del secondo accentrarsi. Proprio da una combinazione tra Guedes e Gayà, dopo lo spostamento deciso da Celades, è nata una delle occasioni più interessanti per il Valencia nel primo tempo.

 

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L’Atalanta non ha ancora letto il cambio di posizione di Guedes e Soler, così è ancora Caldara a uscire sul portoghese, nonostante la posizione di Hateboer. Guedes fraseggia con Gayà, che trova spazio centralmente e gliela restituisce con un bel pallonetto filtrante, su cui Caldara si fa trovare troppo piantato. Guedes mette poi il pallone in mezzo e crea una delle situazioni più pericolose del primo tempo.


 

È un esperimento che forse avrebbe potuto dare al Valencia qualche arma in più anche prima dell'ingresso di Cheryshev ma che è stato abbandonato da Celades già prima della fine del primo tempo le posizioni di Guedes e Soler. Difficile spiegare la decisione del tecnico spagnolo, che forse è tornato sui suoi passi per via dell'errore di ripiegamento in occasione del meraviglioso gol di Ilicic.

 


Negli attimi che precedono la ricezione, con la palla sulla sinistra, Ilicic è totalmente libero in uno spazio enorme davanti all’area, né Guedes né Soler si erano affrettati a ripiegare per comporre la seconda linea difensiva, che tra l’altro in questo caso è sguarnita anche sulla sua destra.


 

Nel secondo tempo la partita ha seguito inizialmente lo stesso canovaccio del primo tempo, anche se l'Atalanta ha via via perso lucidità nella trasformazione e forse ha anche pagato in concentrazione un po’ di euforia, come l’ha definita il suo allenatore nel post-partita. Una piccola scossa è arrivata anche dopo l’ingresso in campo di Cheryshev e Gameiro al posto di Guedes e Maxi Lopez, con il Valencia che ha ricercato in maniera insistita il cross, anche per via degli esterni bassi di Gasperini che si sono dimostrati meno puntuali nella copertura del pallone. Le incertezze in fase di uscita dal basso hanno complicato le cose, come in occasione del gol di Cheryshev (servito da Palomino con un passaggio sbagliato), ma non solo.

 

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Nell'occasione qui sopra, per esempio, Palomino riceve da Gosens, ma è pressato. Anziché giocarla su Gollini, il centrale argentino la scarica su Freuler, che a sua volta fa un passaggio orizzontale che viene intercettato e mette Soler nelle condizioni di verticalizzare davanti all’area. Sugli sviluppi successivi il Valencia riesce a mettere Soler nelle condizioni di battere Gollini dal limite dell'area piccola, grazie a un cross di Torres.

 

Il calo di tensione dell'Atalanta, però, non ha prodotto danni eccessivi, se si esclude il gol di Cheryshev, soprattutto per via dell’inconsistenza offensiva del Valencia che ha permesso all’Atalanta di mantenere un vantaggio piuttosto rassicurante.

 

Al di là di come andrà il ritorno, l'Atalanta non deve sottovalutare il messaggio che emerge da questa partita, nonostante la vittoria nettissima. In Champions League il margine di errore si assottiglia man mano che ci si addentra nelle fasi ad eliminazione diretta, ed errori così marchiani nella gestione delle partite non saranno perdonate contro avversari di livello ancora più alto. La gestione imperfetta sul 2-0 e sul 4-0 per certi versi è naturale data la poca esperienza internazionale della squadra. Ma arrivati a questo punto l’asticella delle aspettative, sia degli spettatori verso la squadra che dalla squadra verso se stessa, è talmente alta che sarebbe un peccato vanificare l'incredibile percorso fatto fino ad adesso per errori simili.

 

Oggi il ritorno sembra scritto, ma se l'Atalanta soffrirà di cali di concentrazione simili a quelli di questa partita non è detto che il Valencia non riesca a sovvertire gli equilibri. Magari proprio rivedere gli errori fatti in questa partita potrà essere utile a Gasperini per mantenere la tensione alta e migliorare ancora, per proseguire un cammino europeo sempre più sorprendente.

 

 

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