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Foto di Daniele Badolato/Juventus FC via Getty Images
Champions League Dario Pergolizzi 30 settembre 2021 6'

La Juventus ha vinto come piace ad Allegri

Ovvero con una grande prestazione difensiva.

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La vittoria ottenuta ieri contro il Chelsea è di sicuro il risultato più pesante ottenuto fin qui dalla Juventus, sia per la classifica del girone, sia per la caratura dell’avversario. Probabilmente, però, la più grande soddisfazione per Allegri più che nel risultato in sé sta nel modo in cui è maturato: la Juventus è finalmente riuscita a portare a casa una partita in cui, non per la prima volta in stagione, ha tentato di proteggere la porta limitando gli spazi a disposizione dell’avversario davanti alla propria area, anche a costo di rendere scheletriche le soluzioni offensive.

 

Per diverse settimane, l’allenatore della Juventus ha ribadito pubblicamente l’importanza di ritrovare la convinzione e la sicurezza nel difendere il risultato, lamentando un certo lassismo da parte di alcuni non meglio precisati giocatori. «Queste sono le partite che dovremmo giocare più spesso», ha detto, rafforzando il concetto, ai microfoni di Sky dopo la partita. Insomma, anche se il risultato finale può essere certamente episodico, Allegri sarà contento di ciò che ha visto. Ma cosa ha messo la Juventus che nelle precedenti partite ancora mancava, quindi?

 

Il cambio tattico immediato: una dichiarazione di intenti

Se la formazione del Chelsea non faceva pensare a grosse sorprese, quella della Juventus, senza Dybala e Morata e con Kean in panchina, poteva lasciare immaginare diverse soluzioni. Allegri è partito con un 4-3-3 che vedeva Bernardeschi punta in mezzo a Chiesa (a sinistra) e Cuadrado (a destra). È possibile che la scelta fosse influenzata, oltre che dalla possibilità di avere due giocatori fulminei come riferimento immediato alto per le ripartenze, anche dall’organizzazione del pressing alto contro la costruzione avversaria. I primi minuti di gioco, però, hanno messo in mostra una Juventus più bassa e meno attenta nel neutralizzare le uscite dei Blues di quanto ci si potesse aspettare. La squadra di Tuchel, in questo modo, è riuscita spesso a trovare Ziyech tra le linee in un paio di occasioni, e conseguentemente ad allargare il gioco verso i due esterni, Alonso e Azpilicueta.

 

Quattro azioni in cui i movimenti di Ziyech hanno creato problemi alla Juventus a inizio partita. Nelle prime due riceve libero nella zona luce tra Cuadrado e Bentancur, allargando poi il gioco, mentre nella terza e nella quarta si smarca in avanti alle spalle di Danilo, che doveva uscire su Alonso.

 

Anche se non sono nati pericoli particolari, non era sicuramente un terreno agevole su cui costruire una partita difensiva contro i campioni d’Europa in carica, che hanno dimostrato di essere temibili quando possono far ricevere i propri esterni con tanto spazio a disposizione. Con Bonucci e de Ligt occupati a controllare Lukaku e Havertz, la Juve aveva bisogno di un modo per limitare le ricezioni sulla trequarti e ridurre il rischio di triangolazioni sugli esterni, e dunque palloni in mezzo. Così, intorno al ventesimo minuto, Allegri ha deciso di modificare la disposizione della sua squadra, abbassando Cuadrado in pianta stabile al fianco di Danilo, e Bernardeschi alle spalle di Chiesa davanti, in una sorta di 3-5-1-1. La Juventus ha così deciso di affrontare la partita dando massima priorità alla protezione dell’area e dell’ampiezza.

 

Con questo piano gara i bianconeri hanno anche scelto di rinunciare a una buona fetta di potenziale numerico sulle ripartenze, almeno a livello teorico: di fatto, solo Chiesa rimaneva pronto per la transizione in una posizione alta, con Bernardeschi che rimaneva più arretrato per dare copertura e Cuadrado, come abbiamo detto, occupato a difendere.

 

 

Questa ripartenza che vedete nella galleria qui sopra, curiosamente, arriva proprio pochi attimi dopo la comunicazione di Allegri a Chiesa della nuova disposizione. Un retropassaggio pigro di Rudiger viene intercettato da Chiesa, che trova Christensen in uscita troppo aggressiva su di lui. Bernardeschi, però, arriva in ritardo, da una parte perché partiva diversi metri dietro Chiesa, dall’altra perché sceglie una traiettoria strana per l’attacco all’area.

 

Il Chelsea mantiene il controllo, ma non trova molte variazioni

L’utilità più immediata del cambio della Juventus si è vista sulla difesa della trequarti, diventata più agevole, oltre che per il sovrannumero dei centrocampisti, anche per la possibilità di sganciare Danilo su Ziyech. Il trequartista marocchino, partendo dalla sinistra di Lukaku, non è più riuscito a ricevere negli stessi spazi dei primi minuti, e ha progressivamente perso incisività offensiva.

 

chel1

Danilo assorbe Ziyech, Bentancur scherma centralmente, così Alonso è costretto a tornare da Rudiger.

 

Con meno spazio per le rotazioni laterali, il Chelsea ha dovuto temporeggiare maggiormente per cercare di trovare varchi da attaccare con rapidità. In un paio di occasioni si è aperta la possibilità di una percussione centrale, dove potevano esserci i margini per arrivare in area attraverso uno scambio con Lukaku come boa e Havertz a rimorchio, ma la densità della Juventus ha reso molto complicato questo tipo di attacco.

 

 

Nelle immagini qui sopra, per esempio, vediamo che Lukaku, oltre a essere controllato da vicino da Bonucci, è anche coperto dall’ombra di Locatelli, che contribuisce poi a disturbare l’inserimento successivo. La posizione dell’ex centrocampista del Sassuolo è sembrata sostanzialmente più bassa dopo il cambio sistema, così come quella dei suoi compagni. Locatelli aveva una funzione di duplice protezione sul centravanti belga, per rendere più difficile appoggiarsi in verticale a lui, o comunque per avere un uomo in più a contrastare il possesso sulla possibile sponda.

 

Di fronte a questo scenario il Chelsea si è appiattito sui ritmi imposti dalla passività della Juventus, non riuscendo a trovare l’intensità giusta per attaccare la linea, con qualche mancanza sia a livello quantitativo (poche corse dalle seconde linee) sia a livello qualitativo (poche giocate “rischiose”, troppi ricicli del possesso). La pazienza si è trasformata in un limite autoimposto per la squadra di Tuchel, che infatti nell’intervista post-partita ha dichiarato che la sua squadra avrebbe dovuto essere più incisiva nel primo quarto d’ora, in cui la Juventus ha di fatto concesso più spazio, e che successivamente, una volta che la squadra di Allegri ha abbassato più uomini, la lentezza di manovra ha giocato a loro sfavore.

 

Al di là della pulizia di esecuzione dello schema su calcio di inizio che ha portato al gol (ma che, ovviamente, non è certo pensabile come una risorsa offensiva replicabile in altre partite) e alle iniziative di rottura di Chiesa, la Juventus ha ben poco di cui dirsi soddisfatta dal punto di vista della creazione di occasioni. Anche il Chelsea in effetti può dire di aver fatto un’ottima partita difensiva, aggredendo in avanti e annichilendo praticamente ogni costruzione bassa dei padroni di casa.

 

Due delle tante occasioni in cui il pressing del Chelsea ha annullato la costruzione della Juventus, che non riusciva né a calciare lungo né ad assorbire la pressione. I bianconeri riuscivano a malapena a girare palla da un lato all’altro prima di essere chiusi.

 

Questo, unito a delle riaggressioni di alto livello, ha consentito agli inglesi di mantenere vivo l’assedio fino gli istanti finali della gara, e dunque di continuare a creare occasioni almeno potenzialmente pericolose. Alla fine, il Chelsea ha mostrato una certa rigidità, forse figlia della disabitudine nell’affrontare un avversario così decisamente disposto a negare lo spazio. Tuchel ha provato a dare più dinamismo e imprevedibilità inserendo Hudson-Odoi a destra al posto di Azpilicueta (Reece James era fuori per infortunio) e Loftus-Cheek e Chalobah al posto di Ziyech e Jorginho. I tre, subentrati al 62esimo, hanno portato più rotazioni sulla fascia centrale (con Kovacic e Havertz) e più spinta su quella destra, schiacciando ulteriormente la difesa della Juventus verso Szczesny, e contribuendo così a definire il contesto dell’ultima mezz’ora di partita, in cui sono arrivate due grosse chance di Lukaku e due colpi di testa in solitaria di Havertz. Per quanto in Italia sembri assurdo, difendersi vicini alla porta è rischioso almeno quanto difendersi alto, e quando lo si fa così a lungo è quasi inevitabile concedere qualche opportunità pericolosa contro questo tipo di avversari.

 

Allegri, com’era prevedibile, ha accettato di buon grado la scommessa e inserito Chiellini per i 5 minuti finali, passando a un 5-4-1 con Cuadrado sulla linea dei centrocampisti e portando a casa, in fin dei conti, il suo tipo di vittoria preferito. Difficile, per una squadra come la Juventus, che questo però possa diventare lo standard contro tutti gli avversari: se l’obiettivo è davvero vincere le coppe e i campionati, per Allegri questo non potrà che essere un punto di partenza.

 

 

Tags : champions leaguechelseajuventus

Dario Pergolizzi, Allenatore UEFA B e video analista, vive e studia il calcio con un approccio sistemico ed ecologico, attraverso le lenti della complessità.

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