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Fognini Reloaded
06 set 2015
06 set 2015
L'epica rimonta con cui Fabio Fognini ha battuto Rafa Nadal ed è arrivato ai primi ottavi della carriera agli US Open.
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Dopo novanta minuti di partita Fabio Fognini è sotto di due set e un break contro Rafa Nadal. Il contesto sembra quello di una vittoria banale all’interno di una partita banale. Fognini non sta già giocando male, si vede che è in una di quelle giornate in cui sente bene la palla. Rimangono però i suoi consueti limiti: non sembra avere un piano di gioco preciso, i vincenti si accumulano in modo casuale, e nei punti importanti finisce per mancare di concentrazione con una trascuratezza quasi sboccata. Come se la sconfitta, per Fognini, fosse una forma di rispetto verso l’ordine naturale delle cose. Eppure, mettendo tra parentesi il punteggio e le nostre conoscenze pregresse dei due giocatori, Fognini sembra colpire meglio di Nadal. Ha più soluzioni, e colpi migliori: più efficaci, più profondi, più vari. E infatti, come se il tennis dovesse obbedire ad alcune sue verità profonde, a un certo punto la partita cambia. Se dobbiamo scegliere un punto come emblema del mutamento dei rapporti di forza nella partita, nessuno si presta meglio di questo.

Fognini, pur perdendo, aveva sempre controllato lo scambio. Ma non era riuscito ancora a grattar via la solita resilienza tennistica di Rafa. Questo punto ha la drammaticità del cancello di una fortezza che crolla sotto i colpi di un ariete.

Spesso nel tennis si può riconoscere con precisione il momento in cui una partita “gira”. Magari si tratta solo di una breve fase di gioco, di pochi punti capaci di provocare una catastrofe tecnica ed emotiva. Solo in uno sport individuale con un tale dispendio di concentrazione, dove è richiesta la costante ricerca di un equilibrio sottile tra consapevolezza e inconsapevolezza dei propri gesti, possono verificarsi cambiamenti così macro in pieghe così micro di una partita. La rottura del velo di Maya In quella fase Fognini riesce a rompere il fragile velo di Maya con cui l’ultimo Nadal prova a mascherare le proprie debolezze, e succede quello che solo qualche mese fa non avremmo mai potuto pronosticare: Fabio Fognini inizia a dominare mentalmente Rafa Nadal. Nel sesto game del terzo set il ribaltamento si materializza anche nel punteggio, con Fognini che riesce ad agganciare i break di Nadal. Sullo 0-15 lo spagnolo serve con una traiettoria a uscire che lo mette in discreto vantaggio nello scambio; poi tira un rovescio incrociato con cui prende il centro del campo: segue un recupero non eccezionale di Fognini, molto corto e centrale, ma Nadal, non fidandosi forse della propria capacità di penetrare col rovescio, preferisce uscire dallo scambio con una palla corta malriuscita, e chiusa dall’italiano in recupero.

Ancor prima che la palla di Fognini saettasse verso il fondo, Nadal abbassa la testa con rassegnazione.

Se state cercando di capirci qualcosa nel complicato intreccio di problematiche che limita Nadal negli ultimi mesi, questo scambio offre buone risposte. La scarsa brillantezza fisica di Rafa fiacca l’efficacia dei suoi colpi, e lo costringe a disperdere energie anche in fasi di gioco che prima riusciva ad economizzare. La crisi fisica si traduce in crisi mentale, e in colpi partoriti più da un insieme di insicurezze e nevrosi che da un piano di gioco. Questi problemi si ripropongono così simili, e con una tale ricorrenza, che è difficile ormai pensare a semplici passaggi a vuoto: dobbiamo rassegnarci all’idea che Nadal ormai è spesso questo giocatore ordinario. Nadal ha sempre fatto della sofferenza una sua bandiera, anche al massimo delle sue forze, e così facendo aveva elevato l’idea del travaglio agonistico a un straordinario talento tutto suo; oggi invece soffre come chiunque altro, cadendo a causa della sua confusione tattica, della stanchezza, della non eccezionalità di molti suoi colpi. La sua nuova “mortalità” atletica ha creato nuovi spazi in cui gli avversari riescono a inserirsi, aperture laddove invece prima trovavano muri invalicabili. È difficile non sobbalzare di malinconia di fronte a certi momenti dello spagnolo. Nel game del terzo set in cui difendeva il servizio per portarsi 5 pari, Nadal è sopra 30-0. Poi perde tre punti di seguito per manifesta inferiorità. A sigillo della situazione, su palla break Fognini, fa questo errore: https://youtu.be/mEicaPh-Q2I?t=13m49s

Un manifesto della mortalità umana. Cose somiglianti: tuo nonno che improvvisamente smette di riconoscerti; tua mamma che perde il tocco in cucina; un iPhone scarico dopo appena 2 ore; Standing on the shoulder of Giants degli Oasis.

Ecco quel particolare tipo di esperienza - una sorta di mondo alla rovescia - che è Nadal negli ultimi mesi. Il tennista più forte nel vincere i punti importanti li perde tutti; il tennista più spietato nel chiudere le partite le riapre nei momenti più impensabili; il giocatore fisicamente più dominante del circuito viene sovrastato dalla forza dell’avversario; il tennista tatticamente più sofisticato viene imbrigliato dal gioco del rivale. Quinto set Nella seconda parte della partita le prospettive sono ribaltate al punto che anche i set precedenti acquistano una luce diversa. In fondo, sino a quel momento, Nadal si era limitato a esprimere un tennis sufficiente a lasciar cuocere Fognini nei propri difetti. I due set dell’italiano invece possono essere letti come un calmo percorso di avvicinamento a un livello migliore di tennis, che stupisce non tanto nel risultato quanto nei modi. Sapevamo che Fognini poteva giocare quel livello di tennis, non sapevamo che poteva farlo in un contesto così importante, arrivandoci con pazienza nel mezzo di una partita quasi compromessa. Nel nono gioco del quinto set Fognini appare sciolto, nonostante il tempo passato a far correre l’avversario. Sciolto, senza pensieri e con un disegno tattico portato in campo fin dall'inizio e seguito con insolita coerenza e calma lungo tutta la partita. Nadal invece appare piuttosto un uomo sciupato che oltre a sentire la fatica, non sembra più abituato a reagire alle difficoltà. Il primo punto del game parte da un servizio centrale di Nadal ben riuscito. La risposta di Fognini è centrale e facilmente attaccabile. Dopo 3 ore e 38 minuti di partita l'esplosività non è più la stessa, Nadal con preoccupante mobilità si sposta sul suo dritto, come spesso ha fatto nella sua carriera per aggredire la pallina dentro al campo. L’assenza di un piano di gioco chiaro rende l'attacco di Nadal banale e con l'aiuto del nastro la palla cade appena dopo la rete. Nadal arretra dalla parte in cui ha attaccato, Fognini sciolto con il dritto lungo linea. 0-15, pur avendo Nadal servito una buonissima prima. Il secondo punto inizia con una prima di servizio a uscire. Incoraggiante. Nadal prende in mano il pallino del gioco e soprattutto con il rovescio riesce a guadagnare ampiezza di campo. Ma dopo un paio di scambi non ce la fa ad aggredire l'avversario, non riuscendo mai a mettere i piedi all'interno del campo. Fognini in attesa, riesce di nuovo a vincere il punto con un dritto lungo linea profondo dove Nadal può solo osservare, stanco e forse molto vicino alla sconfitta. 0-30.

Il Nadal che si prepara al servizio è contratto e quello che succede dopo la sua sciagurata prima palla è la sintesi perfetta del match. Fognini risponde un servizio corto, che non riesce a difendere la posizione dello spagnolo, Nadal inizia a correre, poi Fognini entra un passo dentro al campo e, rubando quel minimo lasso di tempo alla pallina, con un dritto ancora lungo linea, lascia Nadal ad osservare. 0-40.

Pensare che il momento più importante della propria carriera si possa giocare sul cemento statunitense contro l'ex giocatore più forte al mondo, tra i primatisti per slam vinti ed ex campione qui, dopo averlo già battuto altre due volte durante la stessa stagione, appariva utopia. Non a caso Fognini, fin da quando è arrivato a New York, oltre a lamentarsi dei servizi per la logistica degli atleti, ha detto che voleva sfidare Nadal in questo terzo turno. Nadal ora devo fronteggiare 3 palle break consecutive nel nono game del quinto set, dopo esser stato due set a zero sopra. Nadal serve al centro piatto, cercando una prima di servizio al corpo dell'avversario che diventa semplicemente la palla più semplice per Fognini. Dritto incrociato profondo e rovescio diagonale. Gioco Fognini in poco più di 120 secondi, nel momento più importante della partita e forse, come detto dopo in conferenza stampa dall'italiano, della carriera. Una semplice statistica, seppure da dover considerare alla luce dell’attualità, dà la misura dell’impresa: Nadal non aveva mai perso una partita da 2 set a 0 sopra in uno slam, in questo tipo di situazione il suo score era di 148-0. E in tutta la carriera gli era capitato una sola volta, nella finale di Miami del 2005, contro Federer. Dieci anni fa. E ora? Se la situazione non fosse stata, in fondo, a lui così favorevole (una partita da underdog, in un torneo importante, contro un avversario in difficoltà) potremmo quasi parlare di un nuovo livello di maturità e consapevolezza. Invece bisognerà ancora aspettare per giudizi così ottimistici. Quello però che possiamo dire è che il tennis giocato da Fognini, soprattutto negli ultimi tre set, non si limita alla solita incredibile qualità di colpi, ma si amplia a una più ragionata iscrizione di questi in un progetto di gioco più adatto alle sue caratteristiche. Durante il match abbiamo visto una serie di soluzioni quasi nuove per Fognini, e che per la frequenza con cui sono state eseguite fanno pensare a una preparazione tattica (per una volta) accurata. Una di queste è l’attacco in controtempo. Fognini è sempre stato un giocatore tatticamente poco intraprendente, di quelli che preferiscono colpire una volta in più piuttosto che anticipare la chiusura del punto a rete.

La qualità delle esecuzioni a rete è poi sempre eccellente. Al termine della partita l’italiano avrà vinto 39 delle 52 discese a rete.

Ma a colpire è stata soprattutto l’attitudine aggressiva che Fognini ha mostrato sin dai primi scambi, favorita forse anche dall’attendismo di Nadal.

Il rovescio lungolinea, più in generale, è stata una delle armi maggiormente sfruttate per uscire dalla diagonale dritto-rovescio. Come una specie di Majin Bu del tennis, Fognini in certi momenti è sembrato riuscire a introiettare alcuni pregi di Nadal. In diversi scambi prolungati ha mostrato un’incredibile capacità di contrattacco, soprattutto col dritto incrociato, che nella combo col dritto lungolinea di Rafa, ha fatto scintille.

Le statistiche di fine partita riportano uno strapotere tecnico da fantascienza: 70 vincenti a 30 per l’italiano. Fognini è riuscito ad assestare la partita soprattutto su scambi medi, da 5-8 colpi, ovvero la sua distanza di tennis ideale. Nonostante la grande capacità di generare velocità col braccio, Fognini non ottiene molti punti diretti dal servizio (durante la partita ha servito a velocità inferiori di Nadal) e ha bisogno di qualche colpo da fondo per aprirsi il campo – allo stesso tempo non ha però la resistenza e lo spirito per vincere scambi prolungati. CheFognini domini tatticamente un avversario è di per sé una notizia. Una struttura di gioco complessivamente migliorata rappresenta una premessa importante da giocare oggi contro Feliciano Lopez nel primo ottavo di finale all'Us Open della carriera di Fognini. Lopez sarà un avversario completamente diverso da Nadal, che non gli lascerà così comodamente il pallino del gioco perché preferisce giocare in scambi corti e con ritmi spezzati. Fognini dovrà essere bravo a ricalibrare il proprio gioco e a capire i diversi momenti della partita. A complicare la lettura del match il fatto che non esistono precedenti tra i due. È forse azzardato dire che Fognini è il favorito degli ottavi: Lopez è tredici posti in classifica sopra l’italiano e ha in generale numeri migliori. Fognini però ha teoricamente un gioco migliore, un repertorio più ampio e, soprattutto, l’età dalla sua. Pur non essendo favorito si trova di fronte a un ottavo molto aperto, un’occasione che dopo la prestazione contro Nadal sarebbe grave sprecare. A Fognini non rimane più molto tempo per uscire dal ruolo del talento sprecato. L’italiano è, e probabilmente rimarrà, un tennista da grande exploit. A questi US Open capiremo se i suoi exploit sono limitati a singole partite sparse, o se possono durare un intero torneo.

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