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Emanuele Atturo
Il Parma ha quasi eliminato la Fiorentina dalla Coppa Italia
07 dic 2023
07 dic 2023
Racconto di una partita in cui non si è vista la differenza di categorie.
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Emanuele Atturo
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IMAGO / ABACAPRESS
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«A volte non basta il possesso palla» ha detto Vincenzo Italiano, mezzo sollevato e mezzo sconsolato, dopo aver visto la sua squadra scampare ai rigori l’eliminazione dagli ottavi di Coppa Italia. Questi turni dicembrini di Coppa sono una trappola per le squadre di Serie A, e la Fiorentina era in una situazione poco invidiabile. Si è ritrovata contro una squadra nominalmente di Serie B, ma fattivamente già di Serie A: il Parma di Fabio Pecchia. Nel turno precedente i gialloblù si erano già presi lo scalpo di una squadra di A, il Lecce di D’Aversa (ex Parma) e sono andati vicini a prendersene uno ancora più imprevedibile e prestigioso. Come già capitato col Lecce, il Parma è passato in vantaggio piuttosto presto, dopo appena 20 minuti. La Fiorentina attacca da destra ed espone i suoi problemi: 7 giocatori sopra la linea della palla, che non offrono particolari linee di passaggio. Per evitare di rifinire con un cross pigro, la Fiorentina si imbottiglia centralmente, Bernabé recupera palla e guida la transizione per 40 metri palla al piede, centralmente.

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A questo punto dovreste conoscere la strana carriera di Adrian Bernabé. Spagnolo, 22 anni, cresciuto tra Barcellona e Manchester City, portato in Inghilterra da Guardiola. Mancino, tocco palla orgiastico, baricentro basso, porta palla con un’alta frequenza di passo usando l’esterno di piede mancino - come è uso nella Masia. Da quando è arrivato a Parma però ha imparato a giocare alcuni metri più indietro, e più al centro: per toccare più palloni, essere più vitale nel gioco, sfruttare con la progressione il campo davanti a sé. Bernabé fa filtrare la palla verso Benedyczak, poi finisce a Cyprien, che incrocia un tiro forte parato da Christensen, poi c’è un palo di Bonny, un’azione confusa e rocambolesca. I rimpalli tornano sempre ai giocatori del Parma, e al piede migliore in campo di ieri sera, quello di Bernabé, che segna con la porta mezza sguarnita un tiro che sarebbe entrato anche col portiere tra i pali. Un gol che riassume la pericolosità del Parma in transizione, con giocatori forti, veloci, tecnici, abituati a divorare il campo davanti a loro.

Nemmeno tre minuti dopo, forse ancora sotto choc, la Fiorentina prende un altro suo gol classico: dopo quello subito in transizione, quello sbagliando l’impostazione dal basso. Yerry Mina offre un passaggio sciatto in orizzontale a Kayode; Valentin Mihaila, nazionale rumeno, ha un’intensità incredibile, recupera palla e si butta a testa bassa in avanti. Arriva quasi sul fondo e serve a Bonny l’assist del 2-0. «Sapevamo che il Parma una volta andato in vantaggio, come contro il Lecce, si chiude e riparte. Andando anche a ricercare soluzioni a cui non siamo abituati, come i palloni verticali e diretti sulle punte, siamo riusciti a recuperarla» ha detto Vincenzo Italiano. Il contesto tattico in effetti si mette bene per la squadra di Pecchia, che può preoccuparsi di disputare una gara esclusivamente reattiva e lasciar cuocere la Fiorentina nella confusione che la caratterizza sempre quando deve trovare il modo di segnare a delle difese chiuse. Nei due gol però abbiamo visto le qualità che rendono il Parma una squadra assolutamente fuori scala per un campionato di Serie B. Oggi gli emiliani sono primi in classifica con 33 punti, ma un leggero rallentamento di risultati nelle ultime settimane ha permesso al Venezia di Vanoli di raggiungerli. Il Parma, però, è diverso dalla squadra veneta, e diverso dalle squadre tradizionalmente d’alta classifica di Serie B. Non ha giocatori navigati della categoria, non ha talenti tecnici incompresi, bomber con un curriculum da sicario della serie cadetta. Il Parma ha quasi solo giocatori giovani, che ancora devono vivere il picco della propria carriera. Dal centrocampo in su, solo Cyprien è nato prima del 2000. Soprattutto, sono tutti giocatori molto strutturati fisicamente, forti nei duelli, dinamici, veloci in transizione, difensiva e offensiva. Giocatori che in questi due turni di Coppa Italia hanno dato prova di saper reggere l’impatto fisico con i giocatori di Serie A. È una rosa persino lunga, che ieri aveva in panchina un talento come Denis Man, un centrocampista di qualità da Serie A come Hernani, e un altro come Estevez. Il migliore tra loro è senz’altro Simon Sohm, centrocampista svizzero classe 2001 che ieri a tratti è riuscito a dominare duelli individuali a tutto campo contro una squadra da alta Serie A. Giocatori come lui sono sempre più preziosi in un calcio che fa tanto affidamento sulle marcature e i duelli uomo contro uomo. Quando è partito palla al piede, la Fiorentina ha fatto fatica a stargli dietro. Al 9’, qualche minuto prima del gol di Bernabé, aveva dimostrato come il centrocampo viola avesse poche contromisure contro le sue conduzioni. Sohm aveva ricevuto a centrocampo e Maxime Lopez si era alzato per aggredirlo. Lo svizzero aveva letto bene la corsa del francese e dopo averlo fatto avvicinare col primo controllo lo aveva saltato prendendolo controtempo. Individuato il corridoio lasciato scoperto dalla salita di Maxime Lopez, Sohm era partito con una conduzione troppo poderosa per essere contrastata dagli avversari intorno a lui. Giunto sul limite dell’area si era allungato il pallone di una quindicina di metri e con lo scatto aveva bruciato Kayode e Milenkovic per raggiungere il fondo e crossare a rimorchio.

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La precisione e la potenza con cui porta palla sono il piatto forte di Sohm, che quest’anno contro il Pisa aveva firmato un assist dopo una giocata alla Gullit, partendo dalla propria trequarti, mangiandosi cinquanta metri di campo e saltando tre avversari prima di mandare in porta Bonny.

In Serie B il Parma ha dimostrato di saper aprire le difese chiuse usando soprattutto gli esterni del suo 4-2-3-1, ma anche la qualità nella rifinitura e nel tiro da fuori di Bernabé ed Hernani. Per via della superiorità tecnica e atletica dei suoi giocatori offensivi, in campionato la squadra di Pecchia si può permettere spesso di attaccare blocchi bassi in inferiorità numerica, perché la velocità e la precisione nelle combinazioni consentono di sorprendere gli avversari anche quando sembrano essere coperti e in controllo. In Coppa Italia, invece, ha dimostrato una grande organizzazione difensiva, e la capacità di fare partite di resistenza nella difesa posizionale, rimanendo pericolosa in transizione. Col passare del tempo le caratteristiche delle due squadre si sono esasperate, con la Fiorentina che ha schiacciato il Parma negli ultimi metri, ma continuando a faticare a creare occasioni davvero pulite. Più i viola attaccavano meno sembravano in grado di poter segnare, e a fine partita Italiano ha dovuto ammettere che «il possesso palla non basta». Nel primo tempo la Fiorentina si è esposta continuamente alle transizioni avversarie perdendo male il pallone, senza poter riaggredire. Gli ospiti hanno avuto anche un paio di occasioni per arrivare all’intervallo sul 3-0. Come col Lecce, il Parma si è lasciato recuperare nel secondo tempo, pagando lo sforzo di difendersi e competere a un livello a cui non è abituato settimanalmente. Ha avuto anche qualche transizione pericolosa con cui segnare il terzo gol, ma infine la resistenza gialloblu è capitolata su uno spunto di Nzola - che ha segnato in una partita difficile per lui, ma in cui non ha mollato mentalmente («mi è piaciuta la sua reazione» ha detto Italiano). Un bellissimo gol da punta, come raramente se ne vedono segnati con la maglia viola: primo controllo sul corpo e girata di sinistro con una coordinazione perfetta. Sottil - grande fattore di caos, positivo e negativo - ha poi pareggiato su rigore, causato da uno sfortunato tocco di braccio del centrale Osorio a una manciata di minuti dal 90’. Dopo lo stallo dei supplementari – in cui il Parma si è ricavato un’altra grande occasione a campo aperto sventata da Christensen – ai calci di rigore finali sono stati decisivi gli errori del capitano e rigorista Man (giocatore del mese di B a ottobre) e di Camara. La Fiorentina si è qualificata così ai quarti di Coppa Italia, ma la sensazione che ci portiamo dalla partita di ieri è il grande talento, fisico e tecnico, di cui dispone il Parma di Pecchia. Una squadra che è molto difficile non immaginare in Serie A il prossimo anno - servirebbe davvero un miracolo negativo - e che non sembra nemmeno aver bisogno di un grande mercato di aggiustamento per mirare a consolidarsi nella massima serie.

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