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Fondamentali: Fiorentina-Inter 1-3
22 set 2021
22 set 2021
Una bella partita che ha confermato i progressi di entrambe.
(articolo)
9 min
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Questo Fiorentina-Inter era circondato da un'attesa inesistente negli ultimi anni. Da un lato una delle squadre “rivelazione” di questo avvio di stagione, dall’altro i campioni in carica, che a parte la beffarda sconfitta contro il Real Madrid in Champions e il 2-2 contro la Sampdoria di dieci giorni fa, sono partiti alla grande. L'Inter arrivava da un periodo eccellente sia dal punto di vista dei risultati che delle prestazioni. La squadra ha segnato quindici gol in quattro partite di campionato, mostrando una brillantezza non scontata dopo aver perso in un colpo solo l’allenatore e i due giocatori più determinanti della scorsa stagione. La contrapposizione, insomma, era chiara: la novità del momento contro una la squadra campione. Il modo in cui si è sviluppata la partita, curiosamente, ha dato conferme positive a entrambe le squadre.

L’intensità iniziale della Fiorentina

Sin dai primissimi istanti di gioco è stato chiaro che la Fiorentina non avesse la minima paura ad andare a prendere alta una delle squadre più efficaci del campionato nel palleggio basso, ed è stato altrettanto chiaro che l’Inter avrebbe faticato più del solito a risalire il campo. Il primo tempo dei Viola è stato stupefacente dal punto di vista del pressing: Italiano è riuscito a organizzare una struttura in non possesso abbastanza fluida da riuscire a controllare le uscite dei nerazzurri, ottenendo il duplice beneficio, per tutta la prima parte di gara, di minare le azioni offensive dell’Inter e di creare pericoli anche da seconde palle e/o transizioni offensive alte.

Il consolidato 4-3-3 di Italiano, nonostante alcuni cambi in formazione iniziale (la sorpresa Benassi terzino destro, Nastasic e Sottil per Igor e Callejon) si è contrapposto alla costruzione dell’Inter. Ha tenuto un atteggiamento molto aggressivo sulle possibili soluzioni di passaggio, adattandosi alle rotazioni – minimali ma costanti e solitamente efficaci – degli interisti in avvio di azione. Come noto, l’Inter tende ad allargare e alzare uno dei tre centrali (spesso Bastoni) portando Brozovic a supporto e tenendo i due interni un po’ più in alto per cucire/invadere gli spazi.

La Fiorentina si è adattata a questa struttura accoppiando Sottil a Bastoni e tenendo Nico Gonzalez e Vlahovic più in alto, orientati rispettivamente verso Skriniar e de Vrij. La priorità della Fiorentina era quella di ostruire il più possibile la verticalizzazione centrale, orientando il palleggio interista verso l’esterno.

L’abbassamento di Sottil corrispondeva a quello di Bastoni, e consentiva al terzino destro Benassi di controllare Perisic (che partiva più alto) e dall’altra parte Biraghi alle prese con Darmian. La chiave per la riuscita del pressing era però la delicata disposizione dei tre centrocampisti viola. Con Vlahovic e Nico Gonzalez a pressare in avanti diventava necessario che uno dei tre si alzasse per seguire gli abbassamenti di Brozovic. A svolgere questo compito è stato soprattutto Torreira, mentre Duncan e Bonaventura tenevano sotto controllo Barella e Calhanoglu, seguendone i movimenti anche abbassandosi.

A completare tutto, ovviamente, serviva un’interpretazione aggressiva dei centrali della Fiorentina, come nel caso qui sopra in cui Milenkovic sovrasta Lautaro. Non tutte le azioni dell’Inter sono state uguali, e a seconda dell’altezza dello sviluppo della manovra possiamo identificare uno specifico atteggiamento di pressing. Per esempio, quando sulla rimessa dal fondo l’Inter tendeva ad alzare de Vrij oltre la prima linea di pressione, Nico Gonzalez e Vlahovic rimanevano orientati sugli altri due centrali e un centrocampista prendeva in consegna l’olandese.

Qua sopra possiamo notare sia Sottil che rimane più basso, pronto a uscire su Perisic, sia Bonaventura vicino a de Vrij. Al suo fianco, Torreira sempre vicino a Brozovic. Questa modifica è importante: ci lascia distinguere un plausibile sotto principio del pressing della Fiorentina.

Bonaventura sale seguendo de Vrij, ma quando questi non è più raggiungibile dal passaggio poiché coperto dall’ombra di Vlahovic (che andava verso il portiere), lo molla ed esce contro Bastoni, mettendogli pressione. Sul passaggio successivo verso Brozovic, Torreira è reattivo e nasce una ripartenza corta. La capacità di riconoscere quando lasciare l’uomo di riferimento per chiudere rapidamente il pallone, o quando scambiarsi la marcatura, è stata fondamentale per il funzionamento del pressing viola

Qui sopra, per esempio, vediamo Duncan che esce su Brozovic, Torreira che lo copre verso Barella e Bonaventura sempre su Calhanoglu. Diversi accoppiamenti in base alla dinamica dell’azione, ma anche alla zona di campo. Nei frangenti in cui l’Inter alzava il baricentro o la Fiorentina voleva rifiatare, l’organizzazione tendeva più alla ricomposizione delle linee a protezione della propria metà campo.

Possiamo vedere che, anche se Bonaventura e Duncan sono molto vicini a Calhanoglu e Barella, Torreira è inizialmente vicino a loro. Le due ali invece sono più basse per ricomporre la linea e pronte a uscire in avanti verso l’esterno, così sarà lo stesso Torreira a sprintare con grande intensità per coprire il portatore (Brozovic).

L’intensità della Fiorentina si è notata non solo nel pressing, ma anche nell’accompagnamento a conquista delle seconde palle. Con il pallone la squadra di Italiano è stata abbastanza diretta: oltre all’azione del gol del momentaneo vantaggio, in cui Biraghi trova Gonzalez in profondità con un lancio lungolinea, i viola erano reattivi a rispondere alla riconquista salendo con convinzione.

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Duncan intercetta un rinvio di testa di Skriniar, proseguendo la sua corsa per dare ampiezza dopo aver appoggiato sull’accorrente Nico Gonzalez. A questo punto l’argentino scarica su Bonaventura, e mentre Torreira attacca lo spazio arriva a rimorchio Milenkovic, che dopo aver ricevuto nel mezzo spazio lancia sulla corsa Sottil, che potrà crossare.

Questa bella dimostrazione di intensità e intesa della Fiorentina non è stata però sufficiente a portare a casa il risultato. Perché? Per alcuni suoi limiti, certo, ma anche per i meriti dell’Inter.

Le armi di Inzaghi

Se la Fiorentina ha ancora qualche limite di imprevedibilità ed efficacia nelle azioni organizzate, sicuramente i punti di forza dell’Inter hanno avuto il loro peso nell’evidenziarle. La squadra di Inzaghi è riuscita bene o male a limitare i danni dell’onda d’urto viola nella prima parte di gara grazie a una buona compattezza senza palla e alla capacità di tagliare fuori Vlahovic, che sicuramente non ha avuto gioco facile spalle alla porta anche per la distanza dei suoi compagni, ma ancor di più per il confronto con de Vrij.

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Qui sopra un’azione che racconta del disturbo di de Vrij su Vlahovic. Inizia a usare le braccia prima ancora che riceva il pallone, sbilanciandolo e turbandone gli attimi precedenti la ricezione, per poi rimanere a contatto (a distanza di sicurezza, senza fornire l’appoggio per farlo girare) in modo da vedere il pallone e intervenire appena il serbo lo scopre.

Tutto ciò però sarebbe stato difficilmente sufficiente a vincere la partita senza risolvere qualche problema sorto nel primo tempo. La manovra dell’Inter, infatti, finiva succube del pressing della Fiorentina quando defluiva in un giropalla “sicuro” orizzontale, ma che rendeva problematica la ricerca delle punte e in generale la giocata progressiva.

L’Inter aveva bisogno di diverse soluzioni per risalire il campo e arrivare sulla trequarti. Nel primo tempo, anche se non si sono concretizzare, c’erano già alcuni indizi che ai nerazzurri potesse bastare veramente poco per capitalizzare.

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Nella prima immagine Brozovic gioca un filtrante incredibile per Barella, che finalmente era riuscito a smarcarsi alle spalle di Duncan partendo dal suo lato cieco. Una giocata sontuosa ma abbastanza difficile da realizzare finché le distanze della Fiorentina hanno tenuto. Nel secondo tempo, calata l’intensità e la precisione, l’Inter ha avuto vita più facile nello sfruttare certe intuizioni, come nella seconda slide, in cui Brozovic con la sua postura inganna Callejon, che si aspettava un appoggio laterale.

A livello posizionale, il limitato utilizzo di rotazioni tra i centrocampisti e la posizione molto avanzata delle due punte non avevano certamente aiutato a far saltare il feroce pressing viola, ma anche qui avevamo avuto qualche indizio che bastasse poco, con la qualità a disposizione dell’Inter, per trovare nuove soluzioni:

Soprattutto quando il baricentro dell’Inter si alzava e il pressing della Fiorentina diventava più di reparto, Milenkovic aveva mostrato qualche incertezza sui tempi e le modalità di uscita verso Lautaro. Defilandosi e andando a farsi vedere al fianco dei centrocampisti, l’argentino poteva sfuggire al suo controllo e diventare una soluzione tra le linee, oppure tangenzialmente creare spazio per un inserimento del centrocampista.

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In questo caso è Barella, trovatosi per pochi minuti intorno alla mezz’ora di gioco ad agire sulla sinistra, a “nascondersi” tra le linee per poi riapparire e ricevere. Una maggiore mobilità centrale sembrava essere necessaria per riuscire a progredire in quel corridoio, e nel secondo tempo, grazie alla minore intensità della Viola, sono arrivate opportunità più leggibili per attivare tali movimenti.

Qua, per esempio, vediamo de Vrij che trasmette centralmente, non si capisce per quale dei due compagni, ma il risultato è evidente: un velo di Dzeo, che aveva portato con sé Nastasic, favorisce la progressione di Calhanoglu, che poi servirà Barella. Entrambe le mezzali erano sfuggite al controllo o alla vista dei due corrispettivi della Fiorentina. Infine, un’arma che l’Inter è riuscita a sfruttare maggiormente nel secondo tempo sono state le verticalizzazioni di Handanovic, che in avvio azione aveva mediamente più tempo dei centrali e optava per scavalcare il pressing cercando direttamente le punte o gli esterni. Anche il gol dell’1-1, per altro, nasce da un lancio di Handanovic per Perisic.

Una delle combinazioni più belle del secondo tempo viene da un lancio di Handanovic verso Sanchez, che con grande eleganza gira al volo di piatto per l’inserimento di Vecino, nello spazio lasciato libero sempre da Nastasic, che si era alzato per seguire il forte abbassamento di Lautaro.

Insomma, la Fiorentina col passare dei minuti non è riuscita a mantenere la stessa precisione e intensità nel pressing e forse può avere qualche rimpianto per non aver arrotondato il risultato all’inizio.

L’espulsione di Gonzalez ha poi chiuso una gara il cui risultato può essere considerato ingeneroso per la Fiorentina. Bisogna però prendere atto dei passi avanti dell’Inter, che sta dimostrando di poter essere una squadra abbastanza matura da non perdere le certezze anche in una partita molto difficile e riuscendo a “riattivare” con successo le giuste dinamiche di gioco anche alla lunga distanza, su cui può far valere anche le sue individualità di spicco (la giocata di Barella sul gol può valere un’intera partita di sofferenza contro Duncan).

Per quanto riguarda la Fiorentina, finalmente l’ambizione fuori dal campo combacia con quella in campo, e al netto di qualche imperfezione - un po’ di insicurezza dei centrali difensivi o le imprecisioni nell’ultimo terzo - ci sono gli elementi per aspettarsi una stagione competitiva, anche contro avversari di alto livello. È difficile immaginare in che posizione la Fiorentina possa chiudere il campionato, ma di certo nessuno vorrà affrontarla.

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