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Foto di Gabriele Maltinti / Getty Images
Fondamentali Federico Principi 28 febbraio 2019 6'

Fiorentina e Atalanta hanno dato spettacolo

La squadra di Gasperini ha giocato alla grande, ma come spesso le capita è mancata nei momenti chiave.

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Forse al botteghino dovrebbero alzare i prezzi dei biglietti delle partite dell’Atalanta, visto lo spettacolo offerto praticamente in ogni occasione. Non solo la “Dea” ha il secondo miglior attacco del campionato dietro solo quello della Juventus – 51 gol fatti in 25 partite, più di 2 a partita – ma anche in Coppa Italia la squadra di Gasperini – con la partita di ieri – ha confermato di riuscire a realizzare più di 2 reti ogni 90 minuti, attestandosi a una media di 2.66.

 

L’Atalanta, però, da troppo tempo ormai dimostra di soffrire nella gestione mentale dei momenti cruciali delle partite importanti. Anche ieri, contro un’altra squadra spettacolare e in un gran momento di forma come la Fiorentina, la “Dea” ha perso il controllo della partita. È bastato un banale errore di Palomino, che ha regalato a Chiesa la palla dell’1-2, a cui ha fatto seguito, dopo appena 3 minuti, il secondo gol. L’Atalanta però non ha fatto tutto da sola: alcuni accorgimenti messi in campo dalla Fiorentina, come il sorprendente 3-5-2 in fase difensiva, hanno facilitato la partita della Viola, creando le condizioni per la doppia rimonta.

 

L’impressione che si ricava, tuttavia, è quella di un match dove l’Atalanta, come spesso le accade, abbia avuto il controllo generale sul pallone e non riesca ancora a fare quel salto di qualità nelle partite da dentro o fuori. La gestione dei disimpegni era già costata la qualificazione agli ottavi di finale contro il Borussia Dortmund in Europa League lo scorso anno e ancora una volta, dopo gli spareggi di qualificazione all’Europa League di quest’anno, la “Dea” è sembrata risentire della pressione della grande occasione, nonostante disponga di giocatori esperti e di grandissima qualità. In ogni caso, la partita di ieri, ha rappresentato uno spettacolo confortante per il nostro calcio dopo il brutto 0-0 fra Lazio e Milan del giorno prima. Il calcio ossessionato dall’equilibrio e dalla cancellazione dei rischi di ieri, è stato sostituito da un calcio dello squilibrio e dall’attitudine più offensiva. Non che sia un valore positivo in assoluto.

 

Ilicic si prende la ribalta

Per parlare della partita di ieri bisogna cominciare da Josip Ilicic, senza dubbio il migliore in campo. Nei due gol ravvicinati che portano l’Atalanta sullo 0-2 ci sono tutte le qualità più peculiari del fantasista sloveno. Nel primo, il tentativo di pressing della Fiorentina (mai troppo coordinato durante la partita) costringe il difensore centrale di sinistra – Vitor Hugo – a uscire lontanissimo su Ilicic che viene incontro a ricevere palla. Il modo in cui si libera con una veronica improvvisa e poi procede a campo aperto a passo felpato, realizzando un morbido assist a Papu Gomez, è un buon esempio del suo stile sincopato, capace di rallentare il pensiero e di accendere il gioco.

 

 

È proprio nella pausa che si prende in occasione del secondo gol, invece, che Ilicic sfrutta al massimo la sua capacità riflessiva. Il modo in cui piega il tempo per fermarsi e dosare traiettoria e velocità dell’assist, calcolando la velocità dell’inserimento di Pasalic, è semplicemente sublime.

 

Il periodo in cui dubitavamo sull’inserimento di Ilicic in un calcio codificato come quello di Gasperini è ormai un ricordo. Ilicic ha sostanzialmente dominato la partita, sia eludendo la pressione della Fiorentina incoraggiandola ad abbassarsi progressivamente, sia nel provare ogni volta a disordinare la difesa schierata della Viola attraverso dribbling efficaci e passaggi filtranti. La prestazione di ieri è solo l’ultima conferma del fatto che lo sloveno si sia ormai consacrato come uno dei migliori giocatori del nostro calcio.

 

Le contromosse della Fiorentina

Ilicic ha fatto impazzire Vitor Hugo nel primo tempo, incoraggiando all’intervallo una rotazione del terzetto difensivo operata da Pioli. Nel primo tempo da destra verso sinistra agivano Ceccherini-Milenkovic-Hugo, nella ripresa il trio – sempre da destra verso sinistra – è stato composto invece da Milenkovic-Hugo-Ceccherini. Soprattutto, la Fiorentina ha capito che non valeva la pena attaccare la costruzione dell’Atalanta, in particolare con le uscite molto aggressive dei “terzi” difensori centrali su Gomez e Ilicic, e per evitare situazioni di inferiorità numerica o di scarsa efficacia del proprio pressing ha deciso di compattarsi con un 5-3-2 in fase difensiva nella propria metà campo.

 

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Il cattivo pressing della Fiorentina. Gerson segue automaticamente il movimento di De Roon, sul quale esce istintivamente anche Chiesa: si spalanca un’autostrada in conduzione per Toloi.

 

Il gol dell’1-2, al di là dell’ingenuità evidente di Palomino, nasce proprio dall’efficacia della difesa posizionale della Fiorentina. Con il 5-3-2 Pioli ha deciso di sacrificare la copertura orizzontale del campo per favorire il blocco nelle zone centrali e nei mezzi spazi tra centro e fasce. L’obiettivo era di schermare le ricezioni sia di Ilicic che soprattutto di Gomez, ora portato dalla sua posizione di trequartista a cercare in orizzontale la posizione migliore dove poter ricevere tra le linee.

 

Nell’occasione dell’1-2 si vede in maniera evidente come il centro sia bloccato: Pasalic – mediano sinistro – è affrontato dalla mezzala destra Benassi, che si prende un po’ di spazio per controllare anche la linea di passaggio alle sue spalle su Gomez, a sua volta controllato da Veretout. Pasalic trova così l’imbuto chiuso ed è costretto al retropassaggio su Palomino, incoraggiando la pressione di Chiesa che forse condiziona il cattivo controllo del centrale argentino.

 

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I presupposti del gol dell’1-2, con la Fiorentina ben schierata con il 5-3-2 e Zapata raddoppiato.

 

La difesa bassa era funzionale anche alla fase offensiva, volta prevalentemente a cercare un gioco verticale e magari anche di transizione. La Fiorentina voleva ovviamente esaltare la grande velocità dei suoi due attaccanti – Chiesa e Muriel – e, grazie ai loro movimenti esterni per sfuggire alle ricezioni spalle alla porta e per avere più occasioni di puntare l’avversario, favorire anche gli inserimenti costanti in area di Benassi, miglior marcatore della Viola in campionato con 7 gol.

 

Il gol del pareggio è arrivato proprio grazie a una girata volante in area di Benassi. Anche la rete del 3-3, nel finale, è arrivata in una situazione di transizione a campo aperto perfettamente sfruttata da Chiesa – servito benissimo da Simeone – e dal taglio vincente di Muriel, nonostante l’Atalanta si fosse chiusa in una difesa schierata, incoraggiando Pioli a far subentrare in campo anche l’attaccante argentino.

 

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Ceccherini verticalizza sul movimento ad aprirsi di Chiesa. Muriel fa la stessa cosa dalla parte opposta e c’è spazio per l’inserimento di Benassi, puntuale come in molte altre occasioni.

 

La fase offensiva contro la difesa chiusa dell’Atalanta è stata problematica per la Fiorentina. Gli uomini di Pioli, soprattutto nel secondo tempo con lo spostamento di Milenkovic sul centro-destra, hanno messo in mostra ancora una volta la fluidità delle loro rotazioni senza palla, in linea con i principi del gioco di posizione, ai quali non si è però accompagnata un’efficace circolazione della palla. Con l’ingresso di Simeone, Pioli ha anche spostato Chiesa come quinto di destra per dare ampiezza al gioco ed efficacia nell’uno contro uno, ma le migliori occasioni per la Fiorentina sono sempre arrivate quando il campo si è aperto.

 

In particolare in più occasioni uno dei due esterni – soprattutto Dabo per caratteristiche e per la spinta di Milenkovic, ma anche Biraghi che è ormai abituato – veniva dentro al campo a fungere da falso terzino o vera e propria mezzala per compensare gli inserimenti offensivi di Benassi e migliorare anche le marcature preventive. Questa soluzione, adottata non di rado dalla Fiorentina, non ha però migliorato in modo tangibile la qualità del possesso della Viola.

 

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Benassi è alto in ampiezza sulla linea degli attaccanti, Milenkovic spinge (da difensore di centro-destra) e Dabo viene a fare il falso terzino. Situazioni preparate da diverso tempo dalla Fiorentina.

 

È evidente come il lavoro di Pioli sia più che buono nei concetti di base ma forse non ancora del tutto efficace nelle esecuzioni tecniche. La forza dell’Atalanta, ritrovata grazie all’esplosione di forma di Zapata e alla nuove funzioni in campo di Gomez, ha però portato a un coraggioso cambio di sistema che, per buoni tratti della partita, ha permesso alla Viola di arginare lo strapotere tecnico dei tre giocatori offensivi di Gasperini.

 

Il tecnico piemontese esce dalla sfida con la consapevolezza di aver mancato – per ora – una ghiotta occasione e di dover ancora lavorare su aspetti mentali nella sua squadra: «Abbiamo controllato il match ma abbiamo commesso errori che hanno permesso alla Fiorentina di tornare in partita. A noi piace attaccare e la Fiorentina ci ha punito con i suoi giocatori molto veloci», ha detto ieri sera nel post-partita.

 

«È un buon risultato in chiave qualificazione», ha aggiunto Gasperini, «ma passeranno due mesi da qui alla sfida di ritorno». In questo lungo lasso di tempo, in effetti, il tecnico può temere che certi delicati equilibri del suo calcio codificato si vadano a compromettere, anche solo parzialmente. Per la capacità di controllo che ha espresso sul suo avversario, oltre che per i 3 gol segnati in trasferta, l’Atalanta rimane ancora la favorita per raggiungere la finale.

 

 

Tags : atalantafiorentinagian piero gasperiniStefano Pioli

Federico Principi nasce nel 1992 e si ammala di sport. È telecronista della Serie C su Eleven Sports Italia. Ha scritto "Formula 1 2016: The review", un libro completo sulla stagione 2016 di Formula 1.

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