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14 mag 2015
14 mag 2015
La Juventus raggiunge meritatamente una storica finale, eliminando un Real Madrid ricco di campioni ma tutto sommato meno completo.
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Dopo la semifinale di andata, giocata a Torino, lo scenario sembrava ideale per una partita aperta, in cui le due squadre avrebbero potuto esprimere liberamente le proprie strategie e qualità. Il Real Madrid doveva vincere, ma non era necessario stravincere: poteva giocare la sua partita senza forzare le situazioni e senza essere costretto a prendere rischi eccessivi. La Juventus, invece, avrebbe perso la qualificazione qualora non avesse segnato almeno una rete, se il Real avesse fatto anche solo un gol, evento molto probabile e che in effetti si è verificato: per questo Allegri non poteva progettare una partita di puro contenimento come fatto al ritorno contro il Monaco e doveva cercare di realizzare un gol in trasferta.

Senza Modric, Ancelotti ha la coperta in mezzo al campo piuttosto corta: infortunato Khedira, sostanzialmente bocciati Illarramendi e Lucas Silva, a Torino aveva avanzato Ramos a centrocampo disegnando un 4-4-2 che aveva protetto poco la linea difensiva, proprio a causa dell’inadeguatezza tattica del difensore madridista. A Madrid, quindi, sceglie di giocare con Isco al fianco di Toni Kroos, e Sergio Ramos retrocesso nel suo ruolo originale al fianco di Varane, tenendo fuori Pepe. Nell’undici iniziale c'è così un calciatore offensivo in più: Benzema al rientro dopo un’assenza dai campi da gioco che risaliva alla partita di andata dei quarti di finale contro l’Atlético Madrid.

Da parte sua, sono bastati i 60 minuti giocati contro il Cagliari per convincere Allegri a schierare Paul Pogba nel ruolo di mezzala sinistra, occupato da Sturaro a Torino. Per il resto la formazione è la stessa di quella della partita d’andata, con Vidal in posizione di “trequartista tattico” alle spalle della coppia Tévez-Morata.

Strategie a confronto

I nomi dei giocatori in campo sembravano disegnare per il Real Madrid uno schieramento assimilabile in partenza a un 4-3-3 con Isco e James Rodríguez in posizione di mezzali e in avanti il tridente Bale-Benzema-Ronaldo. In realtà, in fase di possesso palla Isco si muove al fianco di Kroos, offrendosi a inizio manovra come alternativa in appoggio, e creando una linea di passaggio sicura per il mediano del Real. Dal lato opposto, invece, Rodríguez si alza, occupando lo spazio lasciato libero dai movimenti dei tre attaccanti, finendo preferibilmente con l'occupare la posizione esterna a sinistra o, se libera, quella di trequartista.

Lo schieramento Real nelle fasi iniziali del possesso palla. Isco rimane al fianco di Kroos per supportarlo nella costruzione del gioco. Carvajal e Marcelo occupano l’ampiezza del campo. James Rodríguez si aggiunge alla BBC nella zona offensiva.

Consolidato il possesso palla, Isco si alza in posizione di mezzo destro a raccordare il gioco tra il centrocampo e l’attacco e a creare una catena di gioco con Carvajal e Bale. Un Isco alla Modric, cioè.

I vantaggi per il Real in fase di possesso palla sono evidenti rispetto alla gara d’andata, con il malagueño capace di rendere fluida la circolazione del pallone della propria squadra. Trenta metri più avanti, la presenza di Benzema migliora notevolmente la capacità della squadra di Ancelotti nell’ultimo quarto di campo. Se all’andata la staticità della coppia d’attacco Ronaldo-Bale aveva facilitato il lavoro di Bonucci e Chiellini, consentendo loro di difendere sempre in posizione, i movimenti interno-esterno del centravanti francese muovono i centrali bianconeri, aprono spazi e generano disordine nella linea difensiva della squadra di Allegri. Migliorate le condizioni tattiche per lo sviluppo e la finalizzazione della fase offensiva, era più complesso per Ancelotti migliorare la gestione delle transizioni difensive e delle fasi difensive.

Scottato dai primi 20 minuti della partita d’andata, consapevole dei limiti in fase di non possesso dei propri giocatori, Ancelotti prova a negare gli spazi alle spalle e ai fianchi di Kroos giocando un 4-4-2 che aspetta non troppo alto la Juventus, con Bale che si abbassa a destra, Rodríguez che occupa la fascia sinistra e Isco che si affianca al nazionale tedesco. Nonostante gli accorgimenti presi, anche con la difesa schierata il Real Madrid lascia spazi per le ricezioni tra le linee dei giocatori della Juventus e l’eccessiva scolasticità e passività del lavoro delle linee madridiste genera troppo frequentemente situazioni di superiorità numerica posizionale in mezzo al campo a favore della squadra di Allegri.

Fase di non possesso palla: il Real si schiera con il 4-4-2.

Il lavoro di Isco in possesso palla aiuta il Real a essere maggiormente equilibrato immediatamente dopo la perdita del pallone, ma questo non basta a rendere le transizioni difensive della squadra di Ancelotti impermeabili alle ripartenze juventine.

Sulla transizione difensiva del Real è Isco a contrastare la ripartenza veloce di Marchisio. L’ex Malaga gioca una buonissima partita, e seppure giochi con grande impegno, non è il miglior calciatore del mondo in situazioni di questo tipo.

Dall’altro lato del campo, il piano tattico di Allegri prevede un pressing abbastanza accentuato sulla costruzione bassa del Real, con Vidal battitore libero in pressione sui portatori avversari. L’obiettivo dell’allenatore della Juve sembra quello di evitare il facile consolidamento del possesso palla del Real, e spostare più avanti possibile il punto di impatto tra i due schieramenti contrapposti. Quando costretti a difendere bassi, Vidal si abbassa al fianco di Pirlo e la Juventus schiera due linee piuttosto vicine tra loro con Marchisio a destra e Pogba a sinistra.

Contro il possesso palla del Real Madrid anche la Juventus si schiera con il 4-4-2.

In fase di possesso palla la strategia è la medesima della gara di Torino e mira a trovare gli spazi ai fianchi e alle spalle di Toni Kroos.

Inizio blando e vantaggio Madrid

Nel primo quarto d’ora la partita è piuttosto equilibrata e la strategia della Juventus, al netto delle enormi capacità offensive dei giocatori del Real Madrid, sembra funzionare. La pressione alta riesce a recuperare palloni e permette ai bianconeri di non difendere troppo bassi. I giocatori trovano spazio tra le linee e generano situazioni di gioco potenzialmente pericolose per i padroni di casa. Il Real Madrid non sta a guardare e pur non essendo pienamente in possesso del pallone e degli spazi, l’intensità della Juve non è paragonabile a quella di una settimana fa e permette ai “blancos” di rendersi pericolosi dalle parti di Buffon.

L’Indice di Pericolosità Offensiva SICS (IPO) è praticamente uguale per le due squadre durante il primo terzo del primo tempo.

La pressione alta della Juventus nel primo quarto d’ora di gioco. Attacca con 8 uomini e non arretra dopo aver perso la palla, giocando una transizione difensiva aggressiva.

Dopo i primi quindici minuti accade quello che la Juventus avrebbe dovuto evitare, e puntualmente, come a Torino, prende gol: il Real consolida il proprio possesso palla, costringe la Juve a lunghe fasi di gioco puramente difensive all’interno del proprio ultimo terzo di campo e gioca, con le sue enormi abilità tecniche, vicino alla porta di Buffon.

Dopo 4 lunghissimi minuti passati a difendere in trincea la Juventus concede l’ingenuo fallo da rigore di Chiellini su James Rodríguez. I bianconeri accusano il colpo e sebbene provino a giocare la medesima partita del primo quarto d’ora, i risultati sono meno positivi. Il Real, forse rassicurato dal gol venuto piuttosto precocemente, non ha fretta di recuperare il pallone e il semplice 4-4-2 costruito in fase difensiva basta a rendere inoffensiva la Juventus.

Con la palla nei piedi i “blancos” riescono a giocare buonissime transizioni offensive e a costruire lunghe fasi di attacco che la Juve soffre, specie nel proprio settore destro difensivo, dove Pogba non è sempre rapidissimo a scivolare sulle ricezioni di Carvajal sul lato debole. Il terzino destro spagnolo concretizza la sua relativa libertà mettendo a referto 4 assist, il miglior giocatore del match in questa statistica.

Carvajal è, per il Real, una soluzione sicura e sempre disponibile sull’out di destra. Pogba fatica a difendere lo spazio alle proprie spalle quando il gioco si sviluppa dal lato opposto del campo.

Benzema porta spesso fuori posizione i centrali bianconeri, in particolare Bonucci, vista la zona di campo dove il francese gioca i suoi tagli esterni. Le combinazioni nella zona destra della difesa juventina tra Marcelo, James, Ronaldo e Benzema generano spesso situazioni di gioco pericolose e costringono troppo spesso Evra a difendere nel cuore dell’area il lato debole attaccato pericolosamente da Bale. Il gallese è il giocatore che conclude maggiormente in porta, con ben 7 conclusioni (però solo 1 nello specchio della porta di Buffon) di cui 4 dall’interno dell’area di rigore della Juventus.

Benzema attira Bonucci fuori dall’area di rigore, che rimane presidiata solo da Chiellini e da Evra, chiamato più volte in causa nella difesa dentro l’area del lato debole della difesa Juventina.

In aggiunta, tutti i calci piazzati (corner e calci di punizioni) giocati nell’area bianconera vengono toccati dai giocatori di casa che mostrano un’inaspettata superiorità nel gioco aereo. Per fortuna della Juventus, il Real non riesce a mettere a segno il secondo gol e i bianconeri, soffrendo, vanno al riposo con un punteggio che li elimina, ma ribaltabile con una sola rete.

Alla fine del primo tempo il Real Madrid raggiunge un valore di IPO piuttosto elevato, 46, contro 15 dei bianconeri.

La Juventus ha ripreso la partita in corsa

Quella che esce dagli spogliatoi è una Juve che riprende in mano le fila tattiche della strategia di gioco progettata: alza nuovamente la pressione e cerca di giocare nello spazio tra il centrocampo e la difesa del Real. E i limiti individuali in fase di non possesso del complesso di giocatori allenati da Ancelotti emergono proprio con l’aumentare della determinazione della Juventus nel colpire i punti deboli avversari.

Isco lavora con dedizione, ma la sua chimica difensiva con Toni Kroos non garantisce solidità al centrocampo dei madridisti e la linea difensiva è troppo esposta agli attacchi fronte alla porta dei giocatori bianconeri.

Le linee del Real sono strette e sufficientemente vicine, ma Kroos e Isco lavorano male, stanno sulla stessa linea. C’è una linea di passaggio utile per Pogba, libero alle spalle del centrocampo madridista.

Sebbene non sia stato causato direttamente da un’azione manovrata, il pareggio di Morata giunge dopo un inizio di ripresa che vede prevalere in campo le intenzioni della squadra di Allegri su quelle dei padroni di casa. Al gol della Juventus mancano ancora 35 minuti per giungere al novantesimo e un gol del Real manderebbe la partita ai supplementari.

Il tempo rimanente e il risultato disegnano una partita diversa: la Juventus non ha più 90 minuti davanti a sé e può provare a giocare una partita più chiaramente difensiva, sfruttando il fattore tempo e la fatica causata dalla serata caldissima di Madrid. Il Real prova ad accelerare, ma appare più stanco della Juventus ed è penalizzato dalla ridotta autonomia di Benzema, sostituito dal Chicharito Hernández al minuto 67. Se le tracce di Benzema interno-esterno aprivano il campo e la difesa juventina, la linea arretrata bassa dei bianconeri non concede la pericolosità necessaria ai movimenti in profondità del messicano. La superiorità atletica della Juventus, unita ai minori vantaggi prodotti dalla presenza in campo di Hernández rispetto a Benzema, consentono alla squadra di Allegri di difendere in relativa tranquillità gli ultimi 20 minuti. L’ultimissimo pericolo per Buffon è l’ennesima finalizzazione di Bale, di testa, al minuto 72.

Pur reduce da infortunio, Pogba cresce di intensità, guadagnando precisione nelle chiusure su Carvajal ed efficacia nelle ripartenze in campo aperto, Marchisio e Lichtsteiner lavorano alacremente sulla fascia destra e Vidal gioca ancora una volta una partita difensiva di livello elevatissimo. Nuovamente il cileno è il giocatore della Juve che recupera più palloni (8) ed è in testa nella classifica di squadra di tiri in porta assieme a Marchisio (2). Il Real non trova più spazi, la Juve difende bassa, ma estremamente compatta e proprio i bianconeri si rendono maggiormente pericolosi con le occasioni di Marchisio prima e di Pogba a fine partita che avrebbero potuto chiudere anzitempo il discorso qualificazione.

L’IPO del secondo tempo è piuttosto equilibrato e vede prevalere il Real Madrid per 35 a 27. La Juventus è talmente comoda nella sua fase difensiva e dà una tale sensazione di potenziale pericolosità in fase di ripartenza che Allegri resiste fino al minuto 79 alla tentazione di passare al 3-5-2, e lo fa scegliendo di escludere Pirlo per far posto a Barzagli.

Passaggio al 3-5-2

La mossa porta ulteriori vantaggi tattici alla Juventus. Con il Real che ormai cerca di creare occasioni da gol quasi esclusivamente con i cross, i tre giocatori centrali della difesa, oltre a garantire centimetri e capacità aeree, migliorano la capacità di difendere il lato debole sulle palle messe in mezzo dai giocatori madridisti. Alla fine saranno ben 29 i cross per la squadra di casa, di cui solamente 7 riusciti.

Allegri continua a pescare con profitto dalla panchina sostituendo l’ottimo Morata, sempre autore di grandi prestazioni nella partite europee, con Llorente, che regala alla Juve ulteriore freschezza atletica e capacità di tenere il pallone contro i difensori del Real. Perfino i 5 minuti giocati da Pereyra sono preziosi per dare ancora gamba e brillantezza alla squadra juventina. Di contro, pur con una squadra sfinita e palesemente a corto di energie, Ancelotti non ha o non ritiene di avere a disposizione in panchina dei giocatori in grado di raddrizzare un match troppo facilmente controllato dalla Juventus negli ultimi 20 minuti di gioco.

Così, la Juventus elimina il Real Madrid in un doppio confronto che tatticamente è sembrato l’ennesima versione di una lunga sfida tra due squadre con delle caratteristiche peculiari e in qualche modo immutabili, iscritte da qualche parte nel loro ipotetico DNA: il Real nell’immaginario comune è squadra votata all’attacco, piena di grandi campioni, specie dal centrocampo in su, che basa le proprie vittorie sul talento dei giocatori e sulle loro capacità offensive, esaltate anche a scapito di equilibrio tattico e fase difensiva; la Juventus invece è da sempre la più italiana delle squadra del nostro paese, con un nucleo forte di giocatori nazionali e un calcio anch’esso molto italiano, basato sull’equilibrio, l’attenzione, la strategia adattabile alle caratteristiche degli avversari e alla ricerca dei punti deboli da attaccare. E anche stavolta, ancora una volta, lo scontro tattico tra Real Madrid e Juventus ha seguito questo canovaccio tattico.

Attacco vs. difesa

Ancelotti ha apportato degli aggiustamenti rispetto alla partita d’andata che hanno prodotto benefici evidenti per la sua squadra. Saggiamente messo da parte l’esperimento di Sergio Ramos a centrocampo, il tecnico del Real ha messo Isco al centro del gioco al fianco e a supporto di Toni Kroos, migliorando la fluidità dell’azione e la connessione tra i reparti. La presenza di Benzema in attacco ha fornito ai “blancos” il grimaldello per muovere la difesa juventina, troppo comodamente assestata nelle proprie posizioni nella partita di Torino. E il Real ha in effetti creato molte occasioni da gol, almeno sino a quando il livello delle energie a disposizione non è diventato troppo inferiore a quello della Juventus. In questo hanno probabilmente inciso i 90 minuti a tutta birra che il Real è stato costretto a giocare sabato contro il Valencia, mentre i titolari della Juve si allenavano e prendevano il sole in panchina contro il Cagliari.

Ma se il gioco offensivo è salito di livello rispetto alla partita di andata e il talento dei propri giocatori ha consentito di mettere più volte in difficoltà una difesa molto solida come quella della Juventus, dall’altro lato del campo il Real ha continuato a mostrare difficoltà quando la palla non era tra i piedi di un proprio giocatore. La presenza di Isco, influendo positivamente sul controllo del pallone ha apportato benefici sulla transizione difensiva e il 4-4-2 si è schierato con continuità, mostrando grande impegno in giocatori non esattamente con caratteristiche difensive quali Isco, Bale, Rodríguez e lo stesso Kroos.

Nonostante l’impegno e la dedizione, i centrocampisti del Real, fuoriclasse assoluti con il pallone tra i piedi, rimangono giocatori non troppo capaci a contrastare il gioco avversario e il risultato d’insieme è parecchio deludente. Isco, per quanto cresciuto enormemente da questo punto di vista, è costretto a giocare una partita a tutto campo che non è propriamente nelle sue corde. Kroos, splendido costruttore di gioco, avrebbe necessità di avere accanto a sé qualcuno che lo protegga ai fianchi e compensi la ridotta mobilità e nerbo in fase di non possesso palla, ma il massimo che oggi il Real può offrirgli è Isco. Anche James Rodríguez, generosissimo in fase difensiva, è costretto a un gioco che non ricalca esattamente le proprie caratteristiche tattico-atletiche. Il risultato finale è una squadra ricchissima di talento, ma non equilibrata, con una fase di non possesso palla non all’altezza di quella offensiva e che risulta troppo esposta quando deve difendere. Ciò che comunemente si immagina del Real.

Contro questa squadra l’attenzione, la solidità, la forza fisica e la cura dei particolari tattici tipici della scuola italiana hanno avuto la meglio. Mettendo in fila le quattro semifinaliste, appare evidente come la Juventus sia quella che cura maggiormente la fase difensiva e questo è stato certamente un fattore nel doppio confronto con il Real, in cui i bianconeri sono riusciti, tranne che per brevi periodi di difficoltà, a contenere efficacemente gli attacchi degli avversari. Distanze reciproche mantenute, concentrazione elevata (solo 7 i falli dalla Juve di cui solo 3 nella propria metà campo, attentissima, occasione del rigore a parte, a non concedere occasioni gratis agli avversari), raddoppi di marcatura, coperture rispettate, la Juventus ha messo in mostra tutto il repertorio necessario per una buona fase difensiva, con ottime prestazioni individuali di tutti i giocatori in questo aspetto del gioco.

Peculiarmente di scuola italiana è la capacità di giocare diversi registri tattici in funzione delle diverse partite e anche all’interno della stessa partita. Ottimo, ad esempio, il passaggio al 3-5-2 a protezione del centro dell’area quando il Real affidava ormai monotematicamente le proprie chances offensive ai cross dalle fasce. La Juventus nel corso dei 180 minuti è stata capace di difendere sia pressando in avanti che aspettando bassa il Real. Ha preso in mano l’iniziativa del gioco e ha giocato d’attesa cercando di colpire gli sbilanciamenti della squadra di Ancelotti. In mezzo al campo ha mostrato solidità e forza. Marchisio e Vidal hanno certificato la loro dimensione assoluta, vincendo il duello di reparto contro il centrocampo del Real, messo sotto tatticamente, atleticamente e agonisticamente.

Pur con un talento offensivo complessivamente minore, la Juventus ha mostrato un calcio più completo ed efficace di quello del Real, che dà uguale importanza a tutte le fasi del gioco senza sacrificarne alcuna e per questo ha meritato a pieno la qualificazione. Adesso vediamo come se caverà contro i cannibali del Barcellona.

Ringraziamo per i dati SICS (che potete anche seguire su Facebook e Twitter).

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