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Dario Ronzulli
Fino a dove possono arrivare i Denver Nuggets?
08 gen 2020
08 gen 2020
La squadra di coach Malone ha scoperto un’anima difensiva che non le apparteneva, ma può considerarsi una contender?
(di)
Dario Ronzulli
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Tra quelli con il segno meno nel defensive box plus-minus c’è Malik Beasley, che però qui fa un eccellente lavoro su Terrence Ross, impedendogli di servire un libero ma pigro Iwundu sotto canestro. Questa è un’azione interessante anche perché mostra la capacità di Denver di muoversi in modo da creare situazione di superiorità lì dove c’è il pallone: in due contro Evan Fournier in palleggio; in due contro Ross in penetrazione (peraltro c’è sempre Grant, uno che pur con alti e bassi si è inserito felicemente); in tre contro uno a rimbalzo. 


 



 

 

Qui un esempio di come, se il fisico non lo aiuta più come una volta, la testa di Millsap viaggia ancora a velocità doppia rispetto a tante altre - e i compagni sono spesso sintonizzati sulla stessa frequenza. L’ex Atlanta passa sopra il blocco di Horford perché è più importante seguire Tobias Harris e impedirgli un tiro comodo; quando sul numero 12 di Philly arriva Torrey Craig, Millsap capisce che c’è un uomo lasciato libero ovvero Horford e allora corre a chiudere sull’ex compagno di squadra ai tempi di Atlanta. Che è bravo a fare tantissime cose, ma la penetrazione con scarico non è il suo forte: non a caso Millsap lo forza ad andare in mezzo, nello stagno con i coccodrilli. Horford cerca il passaggio per Simmons, ma le mani di Millsap sono prontissime.


 




 



 



 



 



 



 

 

Qui contro Sacramento Jeremi Grant e Mason Plumlee lavorano bene per disinnescare il pick and roll dei Kings. Barton ha lasciato il suo uomo, Justin James, per creare una superiorità numerica nel cuore dell’area. James riceve da Hield e tira con tanto spazio ma sbaglia: d’altronde ha il 28.6% in stagione su 1.2 tentativi. Non parliamo di Bogdanovic, insomma.


 



 



 



 

 

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