Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Valerio Coletta
Come sono andate le finali della eSerie A
26 apr 2023
26 apr 2023
Siamo stati a Lecce per scoprirlo.
(di)
Valerio Coletta
(foto)
Dark mode
(ON)

Eduardo De Filippo, Giorgio Gaber, l’epopea di Gilgamesh, la tragedia di Medea, le Final 8 della eSerie A Tim di FIFA 23. Nessun intruso, nessun abbaglio, questi sono i grandi spettacoli offerti nel 2023 dal Teatro Apollo di Lecce ai suoi spettatori, che anche nell’ultimo inedito evento hanno trovato dramma, passione, duelli all’ultimo sangue, battute sferzanti, fughe inaspettate, tradimenti, eroi. Il 18 e il 19 aprile mi sono fermato in città per assistere al torneo e proverò a riportare qui le mie impressioni. La premessa che devo fare però è che non sono un esperto di esports e che l’ultimo FIFA a cui ho giocato è il ‘98. Se questo non vi spaventa possiamo andare avanti, anzi, spero che la mia indagine sia andata a toccare aspetti poco battuti di questo mondo, che personalmente mi ha rapito. Quando sono entrato all’Apollo mi hanno fatto accomodare in un palchetto sopra la platea che piano piano andava riempiendosi di ragazzi giovanissimi. L’idea di guardare una partita alla Play come un aristocratico del 1600 era già elettrizzante di per sé. Sotto di me, sul palcoscenico, c’era un grande schermo, con le due postazioni dei player, a sinistra e a destra. Poi da un lato i telecronisti raccontavano la partita e dall’altro i commentatori aspettavano le pause per approfondire. A un primo sguardo sembrava la versione teatrale di una classica serata di calcio in tv, un nuovo genere drammaturgico che da noi potrebbe funzionare. In realtà, oltre che per i presenti, il torneo era raccontato ai migliaia di utenti che da Twitch seguivano le finali.

Ecco il teatro in un giorno in cui non ci sono le Finali della eSerie A Tim di FIFA 23.

Questa sfida arriva al culmine della stagione e vede 8 squadre qualificate che si giocano il titolo. I protagonisti sono l’US Lecce Esports con Obrun2002; l’Hellas Verona FC Esports con HV_Karimisbak; la Juventus Dsyre con Danipitbull; l’AC Monza Team eSports con ER_Caccia98; la Sampdoria eSports con RRich19; l’U.S. Salernitana 1919 eSports con Montaxer; lo Spezia Esports con Gl17ch_Carmelo e il Bologna Fc 1909 eSports con Lonewolf92. Ma dove sono Milan, Inter, Roma, Lazio, Atalanta e Napoli? Dimenticatevele, hanno un accordo con Konami e giocano da un’altra parte. Nella eSerie A si possono usare soltanto giocatori in attività nel nostro campionato, con l’aggiunta di qualche “leggenda” che ha militato in passato nel nostro calcio. Il fatto che tutte le squadre abbiano a disposizione tutti i calciatori possibili rende le formazioni sostanzialmente simili. Tutti giocano con Ronaldo “il fenomeno” in attacco, tutti giocano con Gullit a centrocampo, quasi tutti hanno Szczęsny o Maignan in porta e così via. Questo dato poi si riflette sulla telecronaca live dei match, che è davvero ben fatta e sembra “vera”, ma che può regalare frasi strane tipo: «Ecco Gullit che ruba palla a Gullit…», oppure «Ronaldinho fa un dribbling e manda al bar il suo omonimo». Poi naturalmente non ci sono mai commenti sull’arbitro o sul passato dei calciatori (al massimo sul passato dei player) o sulle condizioni atmosferiche eccetera. È ovvio, ma allo stesso tempo il contorno è tutto così realistico che alla fine si vive un’esperienza straniante tra reale e virtuale. Per approfondire questo tema ho parlato con Sabino Palermo, uno dei “caster” della serata, ovvero uno dei commentatori che ha raccontato il torneo, sia in cronaca che sul palco come presentatore. Gli ho chiesto appunto di spiegarmi che tipo di esperienza stavo vivendo: una simulazione di “calcio reale” che si porta dietro una serie di limiti ovvi, oppure una competizione con una sua identità precisa e diversa. Il quadro che mi ha fatto è stato illuminante e mi ha chiarito un bel po’ di cose. «Io nasco come telecronista tradizionale e a FIFA ci giocavo soltanto con gli amici. Poi durante la pandemia ho fatto un provino per un'agenzia di eSports e sono stato preso per raccontare la eSerie A. La prima cosa che ho fatto è stato mettermi a studiare, sia le dinamiche di gioco che i pro player. Volevo dare una mia impronta e raccontare una storia, rispettando però l’identità di queste competizioni. Il tipo di racconto che mi sono trovato a fare è diverso da quello classico. Qui esistono termini specifici che non esistono altrove, come ball roll o reverse elastico. Inoltre la natura dei ruoli è particolare e spesso puoi trovare Patrick Vieira al centro della difesa o Ibra ala destra. In un partita normale non avrebbe senso, qui invece fa parte di dinamiche precise che bisogna conoscere. L’altra peculiarità di questi match è il ritmo. Io per fortuna faccio anche telecronache di basket e quel tipo di ribaltamenti continui e repentini mi hanno aiutato ad entrare nel mood FIFA, che è un concentrato di highlights e di giocate cruciali, senza sosta». Durante una partita avevo sentito Sabino dire: «Qui Maldini sbaglia, fa un pasticcio…». Io ho pensato che la colpa non fosse di Maldini ma del player che ha guidato male il giocatore. La sua era una scelta stilistica per restituire un'esperienza "reale" o ci sono dei livelli di gioco che non ho colto? «Ci sono 3 livelli: c’è la squadra, c’è il pro player e c’è il giocatore virtuale», mi ha spiegato. «In determinate meccaniche di gioco tu vedi che ha sbagliato il pro player, ad esempio sul timed del tiro. In altre invece il player non ci può fare nulla e dipende proprio dalle caratteristiche del calciatore nel gioco. Noi come telecronisti naturalmente tendiamo ad alternare i livelli e a raccontarli tutti, dando importanza anche alle squadre. Quando vince la Juventus tu non dici: ha vinto Allegri. Qui vale lo stesso discorso. Cerchiamo di restituire un racconto completo a chi ci ascolta». Dopo questa prima infarinatura sulla disciplina ho cominciato finalmente a pensare al gioco e ai suoi protagonisti, che intanto si sfidavano tra gli applausi e l'esaltazione del pubblico. Le partite sono brevi e intense. I player sono super concentrati e le esultanze di solito si limitano a uno scambio di intesa con l'allenatore che è alle loro spalle e li consiglia di continuo. A fine partita ci si abbraccia con gli avversari. Questi ragazzi hanno un che di misterioso, il loro talento è sbocciato nella solitudine delle loro camerette quando erano appena dei bambini. Per qualche motivo hanno pensato di ossessionarsi con questo specifico gioco fino a entrare in simbiosi con il software. Non sono semplicemente molto bravi, sono un'élite, riconosciuta da tutti come tra le più forti al mondo. Per entrare ancora più a fondo nelle loro teste ho avuto la possibilità di fare una chiacchierata con Obrun2002 aka Francesco Pio Tagliafierro, ventunenne campione in carica e anche giocatore della nazionale italiana. Come hai iniziato? «Da piccolo avevo paura dei giochi sparatutto e quindi ho scelto il calcio. Giocavo sempre con mio fratello maggiore, è lui che mi ha trasmesso questa passione. Crescendo ci siamo accorti che eravamo bravi e abbiamo cominciato a partecipare ai tornei: arrivavamo sempre in finale. Negli anni ho continuato a migliorare finché in quarto liceo non feci un risultato assurdo: arrivai nono in Europa. Assurdo anche perché ero da solo nella mia cameretta, in un paesino di duemila abitanti. Da lì mi si è aperto un mondo e qualche tempo dopo mi ha contattato Hollywood285 (creator e allenatore della Nazionale Italiana, ndr) per prendermi nel suo team e dopo 3 anni e mezzo sono ancora con lui». Quando esce un nuovo FIFA che succede? È possibile che un giocatore professionista vada in difficoltà a causa dei cambiamenti che fanno di volta in volta nel gioco? «Sì, assolutamente. Infatti è raro che un player riesca a vincere per diversi anni consecutivamente. Un po’ perché il livello è altissimo, ma in parte anche perché le peculiarità di un nuovo titolo possono sposarsi maggiormente con le skill di un player piuttosto che di un altro». Ho notato che alcuni di voi hanno le cuffie mentre altri ascoltano tranquillamente la telecronaca che parla della loro prestazione. «Io ascolto musica o al massimo i rumori dello stadio. Però la prima volta che ho giocato in Serie A c'erano i telecronisti live e non ero per niente abituato, infatti le prime partite ascoltavo soltanto loro. Poi con l’esperienza riesci a isolarti da tutto e sai che le distrazioni sono soltanto delle scuse. Devi cercare di entrare in una bolla. Anche quello fa parte della tua bravura». Cosa fai prima di una partita importante? «Cambio spesso le mie abitudini anche a seconda di dove mi trovo, per esempio quest’anno a Copenaghen, dove ho fatto i Mondiali, mi facevo una mezz’ora di passeggiata da solo, senza musica, senza niente: volevo respirare all’aperto. Dipende anche dai pensieri, a volte sono rilassato e me le vivo bene, ma quando sono teso e mi sono messo troppa pressione agisco in modo da riportare un po’ di equilibrio». Tu ti diverti ancora a giocare come quando hai iniziato? «All’inizio mi divertivo a giocare qualsiasi partita, adesso mi diverto a giocare questo tipo di competizioni e le partite che contano, quelle che ti danno tanto se vinci ma che ti buttano giù quando perdi. Noi, come i calciatori, abbiamo una carriera molto breve. Io so che sto investendo tanto in qualcosa che potrebbe non portarmi nulla in futuro e quindi so che finché gioco a questi livelli dovrò dare il massimo, anche per vincere il più possibile e vedere che succede dopo». In questi tornei di alto livello le squadre sono praticamente tutte uguali e il livello dei player si equivale. Come si vincono le partite? «Ci giochiamo tutto sui dettagli. È difficile che tu possa sorprendere il tuo avversario, inoltre giochiamo a specchio e ci conosciamo perfettamente. Dopotutto questo è il finale di una stagione in cui ci siamo studiati attentamente per mesi». È possibile imbrogliare in un torneo di FIFA? «No, direi che è impossibile». E perché ci sono gli arbitri? «Hanno una funzione tecnica, servono a sorvegliare l’andamento della partita perché potrebbero presentarsi delle alterazioni nel gioco o nei collegamenti. Per esempio una volta un player giocava mentre l’altro era in pausa. Un disastro. Sono eventualità rare ma da monitorare e in caso da segnalare subito». Ho sentito che il prime di un giocatore di esports è circa tra i 18 e i 25 anni. Tu riusciresti a renderti conto del tuo invecchiamento come giocatore, dei tuoi riflessi che rallentano? Sapresti riconoscere il momento in cui è bene ritirarsi? «Questa cosa mi spaventa molto, comunque ci sono vari aspetti da tenere in considerazione. Di solito i tornei dal vivo, data la mole di linee collegate, sono leggermente più lenti del normale. Quindi paradossalmente può essere avvantaggiato chi va a un ritmo più lento e sa come adattarsi. Per esempio c’è un mio compagno di squadra che ha 18 anni ed è settimo in Europa in questo momento. Lui va a mille, ha una velocità impressionante, ma in Serie A non si è qualificato alle Final 8, proprio per questo piccolo freno che ti dicevo. Con questo voglio dire che un giocatore può raggiungere il suo massimo anche a 26-27 anni. Dopo, più che l’abbassamento dei riflessi, interviene un fattore psicologico, diventi più grande, hai altre pressioni, cominci ad avere altri pensieri nella vita, non sei più il ragazzino che si diverte in cameretta e riesce ad astrarsi totalmente dando tutto se stesso nel gioco. Poi c’è qualcuno che riesce a farne una forza, per altri invece diventa il momento in cui lasciare». Tu quindi cosa vuoi fare dopo? «Il mio obiettivo sarebbe quello di diventare un’icona degli esports in Italia. Quando qualcuno si approccerà a questa disciplina dovrà pensare a Obrun e se le squadre avranno bisogno di una persona a cui affidarsi per vincere penseranno a me. Per questo vorrei vincere il più possibile e fare tanta esperienza, così da rimanere a lavorare in questo mondo anche dopo». I due giorni di finali sono arrivati al loro culmine con la partita decisiva per il titolo tra l’Hellas Verona FC Esports di HV_Karimisbak contro la Juventus Dsyre di Danipitbull. Mi sono visto il match in prima fila tra i tifosi e gli appassionati. Qualcuno aveva addirittura le maglie ufficiali delle squadre eSports. La partita è stata molto tirata ed equilibrata (si gioca sia l’andata che il ritorno). Ricordo un palo preso da Ronaldinho che ha fatto tremare il teatro e che avrebbe cambiato l’esito del torneo. Non sono riuscito a capire se fosse parte di un errore di Karim o di un errore del brasiliano virtuale, ma mi sono emozionato comunque. La Juventus Dsyre e Danipitbull si sono aggiudicati il titolo vincendo 2 a 1 l’andata e pareggiando 0 a 0 il ritorno.

Uscendo dal teatro ho visto tutti i pro player raccolti in piccoli gruppi che parlavano e scherzavano tra loro. Molti di loro avrebbero avuto impegni internazionali quella settimana e nuovi sponsor li avrebbero corteggiati, avrebbero cambiato squadra, giocato altri tornei e lottato per la nazionale. Il fuoco nato di notte nelle loro stanze, mentre tutti dormivano e il giorno dopo c’era scuola, adesso è un falò molto più grande che sta scaldando tutti.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura