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Ennio Terrasi Borghesan
La finale inattesa dei Mondiali di basket
09 set 2023
09 set 2023
Germania e Serbia si contenderanno l’oro dopo due semifinali indimenticabili.
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Ennio Terrasi Borghesan
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IMAGO / camera4+
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4 luglio 1993, Olympiahalle di Monaco di Baviera, finale dell’Europeo di basket. Dopo due edizioni senza nemmeno riuscire a qualificarsi, la Germania padrona di casa corona un cammino da sogno e vince la medaglia d’oro battendo la Russia per 71-70 con 18 punti di Christian Welp, che in carriera ha vestito le maglie di 76ers, Spurs, Warriors e anche della Viola Reggio Calabria. Sulla panchina tedesca c’era Svetislav Pešić, che 30 anni dopo sfiderà - da allenatore della Serbia - il Paese che per lui è una seconda casa, per conquistare la medaglia d’oro ai Mondiali. Questa storia nella storia arriva a verificarsi dopo uno straordinario venerdì di pallacanestro e 80 minuti, tra le due semifinali, che hanno prodotto una finale inattesa ma indubbiamente meritata.Da un lato una squadra rinata dalle sue ceneri, capace di compattarsi dopo il bruciante KO con l’Italia e sfoderare tre prestazioni da applausi contro Repubblica Dominicana, Lituania e Canada. Dall’altro l’unica Nazionale ad aver compiuto percorso netto sino a questo momento - 7 partite, 7 vittorie - e capace di eliminare gli Stati Uniti in semifinale segnando 113 punti dopo aver lottato duramente per avere la meglio della Lettonia solo 48 ore prima, concedendo anche il tiro della vittoria agli avversari. Il basket non è sport per assiomi semplici e logici, e questo Mondiale ce lo sta ricordando di continuo con una serie di intrecci che dimostrano come a questo livello ogni partita faccia storia a sé.Il cammino che porterà Germania e Serbia a contendersi una medaglia d’oro Mondiale è tutt’altro che banale e semplice. Due percorsi diversi, due modi di arrivare allo stesso punto. Due cammini che sono già storia, a prescindere da chi uscirà dall’atto finale con il premio più prezioso.La migliore Germania di sempreDopo il già citato trionfo europeo del 1993 e fino alla scorsa estate, la Germania è stata capace di vincere solo due medaglie a livello di Nazionale maggiore. Un bronzo al Mondiale 2002 - dopo il KO in semifinale con la prima Argentina della Generación Dorada - e un argento all’Europeo 2005, con una splendida corsa interrotta soltanto in finale, al cospetto della Grecia d’argento un anno dopo al Mondiale di Saitama. In entrambi i risultati era indelebile l’impronta di Dirk Nowitzki, ritiratosi dalla Nazionale nel 2015 dopo una beffarda eliminazione al girone casalingo di Berlino.A chiudere il cammino di quella Germania furono le sconfitte contro Italia prima e Spagna poi, con la sconfitta contro gli iberici maturata anche per una sciagurata palla persa nel finale da Dennis Schröder. L’allora giocatore degli Atlanta Hawks aveva ereditato la guida spirituale della Nazionale, brillando all’Europeo 2017 e al Mondiale 2019, ma senza che queste competizioni si tramutassero in successi di squadra. Un primo punto di svolta, per comprendere la profondità e il livello di una realtà che nel corso degli anni ha continuato a produrre giocatori di alto livello in ambito Eurolega, arriva nell’estate 2021.Mentre a Belgrado si consumava il trionfo azzurro sulla Serbia, a poco più di 500 chilometri di distanza una rimaneggiata Germania si aggiudicava l’equilibrato torneo Preolimpico di Spalato, superando Messico, Russia, Croazia e Brasile. Con soli due giocatori NBA a disposizione - Isaac Bonga e Mo Wagner - la squadra di Henrik Rödl (uno degli eroi di Monaco 1993) fu capace di crescere partita dopo partita, con il capolavoro giunto in finale in cui riesce a limitare il Brasile, sin lì imbattuto con un +81 di scarto complessivo in tre partite, a soli 64 punti segnati.

La prima partecipazione olimpica dal 2008 portò a due sconfitte nel girone con Italia e Australia, e a una successiva uscita ai quarti di finale contro la Slovenia di Dončić. La strada era ormai tracciata, e la conferma di una ritrovata competitività arriva nel corso dell’Europeo dello scorso anno, ospitato in casa tra Colonia nel girone e Berlino nella fase finale. I tedeschi prima superarono un gruppo di ferro (4 vittorie su Francia, Lituania, Bosnia e Ungheria con solo un KO con la Slovenia), poi raggiunsero la semifinale con le vittorie su Montenegro e Grecia. La corsa terminò al cospetto della squadra di Scariolo, ma un netto successo nella Finale 3° posto con la Polonia valse alla squadra (divenuta nel frattempo di Gordon Herbert) la terza medaglia europea della sua storia.Il nucleo di EuroBasket 2022 è lo stesso che ha poi trovato la sua definitiva consacrazione proprio in questo Mondiale tra Okinawa e Manila. La Germania giocherà la finale da imbattuta, con 7 vittorie in 7 partite e un cammino tutt’altro che agevole visti gli incroci già avvenuti con Australia, Slovenia e Stati Uniti, e nonostante abbia potuto contare su Franz Wagner in sole tre partite del torneo per via di una distorsione alla caviglia rimediata all’esordio. Il preludio alla grande sfida contro Team USA era stato il superamento di un ostacolo tutt’altro che semplice: la Lettonia di Luca Banchi ai quarti di finale, una sfida in cui i baltici hanno sbagliato il tiro della vittoria con Dāvis Bertāns sulla sirena.Lo scampato pericolo del pomeriggio filippino di mercoledì, con una partita vinta nonostante il peggior Schröder visto con la maglia tedesca - 4/26 dal campo e una serie di pessime decisioni offensive nel corso dei momenti caldi del match - ha lasciato il passo alla miglior partita nella storia della competizione. Non è un overstatement, infatti, definire in questo modo la semifinale vinta dalla squadra di Herbert contro una versione degli Stati Uniti fluida in attacco (58% dal campo, di cui 48% da 3 e solo 9 palle perse) ma troppo vulnerabile in difesa.

Instant classic.

Vulnerabile, però, soprattutto per merito dei tedeschi che - come già fatto nell’amichevole di agosto in cui erano andati avanti di 16 nel terzo quarto, dimostrando di potersela giocare - hanno messo a nudo due debolezze fondamentali della squadra di Kerr: la difesa sui tagli backdoor (e in generale lontano dalla palla) e l’attività a rimbalzo. Team USA aveva già sofferto sulle seconde opportunità contro la Lituania (17-2 per i baltici in una partita vinta 110-104 nel punteggio e, soprattutto, 43-27 a rimbalzo) ma aveva trovato un contrappunto in occasione del quarto contro l’Italia, aggredendo il match a rimbalzo offensivo (7 dei primi 11 punti contro gli azzurri sono arrivati su seconde opportunità) e dominando poi la partita dal momento dell’ingresso della second unit.La Germania ha lavorato su questo, mettendo a nudo le difficoltà americane a rimbalzo pur senza dominare sotto i tabelloni come fatto dalla Lituania. Un apparentemente equilibrato 30-28 tedesco sotto le plance viene smentito da un eloquente 25-8 sulle seconde opportunità, con Team USA che in 40 minuti ha segnato un solo punto in più da rimbalzo offensivo rispetto al totale dei primi 5 minuti della partita con l’Italia. Il primo trio da sottolineare in tal senso è senza dubbio quello formato dai tre giocatori più fisici della Germania: Theis, Voigtmann e Thiemann, che in tre hanno catturato 19 dei 30 rimbalzi tedeschi (e tutti quelli offensivi). Se la partita degli ultimi due, navigati veterani di Eurolega visti nell’ultima stagione con le maglie di Milano e Berlino, è stata soprattutto di splendido sacrificio, Theis è stato più che un fattore anche in termini realizzativi, firmando la sua migliore partita in un Mondiale con 21 punti.Il lungo dei Pacers è stato uno dei tre giocatori tedeschi a chiudere oltre i 20 punti segnati, superando tale soglia insieme agli altri due grandi protagonisti della notte del Mall of Asia. Il primo da citare è senza dubbio Franz Wagner, pienamente recuperato dopo i problemi fisici accusati a inizio torneo e capace di rivelarsi minaccia costante per la difesa americana in una serata da 3/10 da 3 punti. Il giocatore dei Magic è stato un leader, insieme a uno Schröder ritrovato dopo la brutta partita con la Lettonia (17 e 9 assist).Stati Uniti-Germania, però, passerà anche alla storia come la partita della consacrazione di Andreas Obst. L’ascesa del nativo di Halle è stata lenta ma costante nel corso degli anni: cresciuto nel Bamberg negli anni di Trinchieri e Melli, Obst si è soprattutto formato tra Rockets Gotha, Obradoiro e Ulm. Dopo uno spazio limitato al Mondiale 2019, si è ritagliato un ruolo importante in Nazionale all’Olimpiade di Tokyo, complici le diverse assenze nel roster. Nell’ultimo biennio al Bayern Monaco si è affermato come tiratore di livello Eurolega (39.5% dall’arco nell’ultima stagione) e quanto ammirato contro Team USA rappresenta il suo campionario completo.

«Non ho parole per quello che siamo riusciti a fare oggi, per essere parte di quanto accaduto. Oggi è stato un giorno straordinario per il basket tedesco, significa tanto per noi», ha detto Obst dopo una partita in cui ha raccolto anche i cori “MVP, MVP” dagli spalti.

Le contromisure adottate da Kerr, tra cui una box-and-one proprio su Obst a inizio ripresa, non hanno veramente mai funzionato. Il puntare non solo sugli eccellenti movimenti senza palla del giocatore del Bayern, ma anche sui blocchi ciechi per disinnescare l’abilità americana sui cambi difensivi, ha pagato grossi dividendi per la squadra di Herbert, soprattutto a inizio secondo tempo. Sarà interessante vedere quanto queste misure funzioneranno in una finale tra due squadre che hanno diverse armi per farsi male a vicenda e dove i fattori extra offensivi - primo di tutti il dispendio di energie nervose, rilevante lato tedesco, dopo quarti e semifinali - potrebbero giocare un ruolo decisivo più delle X&Os.L’identità corale della SerbiaCi sono due momenti extra cestistici che possono aiutare a spiegare il cambio di passo fatto dalla Serbia nelle tre partite che l’hanno condotta alla sua seconda finale mondiale dopo quella del 2014. Il primo è un contatto sotto canestro: negli ultimi due minuti di una partita dal risultato già acquisito, il giocatore del Sud Sudan Nuni Omot è andato a colpire involontariamente Boriša Simanić, ala 25enne che nell’ultima stagione ha vestito la maglia di Saragozza. Una gomitata per vincere una lotta sotto canestro, un contatto come se ne vedono centinaia in una partita di pallacanestro.Ma per complicazioni che seguono quella situazione di gioco, a Simanić viene rimosso un rene, eventualità che - oltre alla sua drammaticità - porta anche la Serbia a potere contare soltanto su undici elementi per il resto del torneo. Il secondo episodio è più che altro rappresentato da 15 minuti di partita, dalla metà del terzo quarto alla sirena finale, della sfida contro l’Italia. Un match in controllo, +16 e palla in mano sul 60-44, con gli azzurri al tappeto. Segue una rimonta incredibile che fa anche emergere delle crepe nel mosaico della squadra di Pešić, tra la peggiore serata al tiro di Bogdan Bogdanović (1/13 da 3, con l’unica tripla giunta sulla sirena del primo tempo) e una prova abulica di altri elementi chiave di questa squadra.

Questa volta il KO contro l’Italia ha rappresentato un rilancio per la Serbia.

La faccia di Svetislav Pešić mentre percorre, solitario, il corridoio della zona mista trasuda rabbia e frustrazione. Contemporaneamente, i suoi giocatori migliori si soffermano sulla partita con i giornalisti serbi con delle facce eloquenti. Quello che può essere percepito come uno scollamento tra allenatore e squadra - i giocatori hanno festeggiato solitari in campo le vittorie su Lituania e Canada - non ha avuto, però, un riflesso diretto sui risultati della squadra, apparsa forse più corale che mai. Rispetto alle versioni più recenti della Serbia ammirate nel 2019, 2021 e 2022, questa si profila come una squadra dalle gerarchie chiare e dall’identità precisa.Bogdan Bogdanović è il go-to-guy, l’uomo da cui andare sempre mentre la palla scotta. E il giocatore degli Hawks, da sempre uno dei migliori nelle competizioni FIBA a cui partecipa (la sua assenza al Preolimpico 2021 e all’Europeo 2022 è stata pesantissima), sta rispondendo presente. Togliendo dall’equazione la partita contro l’Italia, Bogdanović ha messo a segno 18 delle 34 triple tentate. In carriera è arrivato a 70 tiri da 3 segnati in tre edizioni dei Mondiali, il numero più alto per un singolo giocatore negli ultimi 30 anni.

L’ennesima prova da MVP di “FIBA Bogi”.

Non solo tiro da 3, però. Il primo colpo diretto assestato alla partita contro il Canada è arrivato anche con due assist per Milutinov e Dobrić, altri grandi protagonisti della sfida di semifinale. Il piano partita di Pešić è stato chiaro sin dalla palla a due, puntando a sfruttare le rotazioni corte dei canadesi - lo scollamento, a livello qualitativo e di efficienza, tra i sette giocatori NBA e il resto del roster è apparso evidente - cercando soprattutto Dwight Powell e Dillon Brooks, elementi in grado di cambiare la musica sulle due metà campo.Giocare molto su Milutinov ha portato Powell a commettere il secondo fallo dopo 7 minuti, e nel mezzo di quella fase della prima frazione è arrivato l’11-0 di parziale dopo il quale la Serbia non si è più guardata indietro. Non è stato solo il centro dell’Olympiacos ad essere chiave in tale frangente, ma anche il “coltellino svizzero” di Pešić: Aleksa Avramović.Dopo le prime tangibili esperienze da professionista a Varese, Malaga ed Estudiantes, il classe 1994 si è definitivamente affermato come elemento di livello europeo al Partizan Belgrado sotto l’ala di Željko Obradović. Avramović è un eccellente difensore sulla palla e l’ha confermato su quello che arrivava all’appuntamento di ieri come uno dei candidati MVP della competizione: Shai Gilgeous-Alexander. Già enormemente limitato dall’ottimo lavoro su di lui da parte del neo giocatore della Virtus Bologna, Ognjen Dobrić, la stella degli Oklahoma City Thunder si è ritrovata in una sorta di trappola costante. Il rendimento offensivo dell’ex Stella Rossa, poi, ha permesso ai serbi di potere avere la meglio nonostante un Nikola Jović lontano dallo standard qualitativo ammirato in questo torneo.

«La nostra difesa parte dai due esterni, e ha un effetto a catena sul resto della squadra», ha detto Pešić dopo la vittoria sul Canada. «Se uno sbaglia, tutto va male di conseguenza. I lunghi si fidano della pressione sulla palla fatta dai nostri esterni, ed è per questo che tutti giocano con grande fiducia nei loro mezzi». Un vero lavoro di squadra, da gruppo che è apparso come enormemente più affiatato dopo l’episodio di Simanić: ad ogni sirena finale il coro di incoraggiamento al giocatore è divenuto un rito collettivo condiviso tra la squadra in campo e i tifosi sugli spalti.Piuttosto che soffermarsi sulle assenze pesanti, ad esempio quella dell’MVP delle ultime finali NBA Nikola Jokić, la Serbia ha ritrovato la compattezza che troppe volte era mancata negli ultimi anni. La conseguenza di tutto ciò è che la squadra giocherà per vincere il primo titolo dal 2002, dal Mondiale di Indianapolis. Anche allora, nell’ultima grande affermazione della Jugoslavia, in panchina c’era Svetislav Pešić.Chi sorride e chi meno, tra le altrePer due squadre che si contenderanno il trono iridato, ce ne sono altre sei - di quelle approdate alla settimana finale del Mall of Asia - che conserveranno un ricordo a volte dolce e a volte amaro di questa competizione. Impossibile non partire da Stati Uniti e Canada, che si affronteranno in una finale come indicato in diversi pronostici della vigilia: la sfida, però, metterà “soltanto” in palio una medaglia di bronzo. L’ultima vinta da Team USA risale al 2006 (seguita poi dagli ori nel 2010 e nel 2014), mentre i canadesi hanno già firmato la loro migliore edizione di un Mondiale di basket.Entrambe le squadre guardano già all’Olimpiade di Parigi per la rivincita - oltre a loro due, gli altri pass decisi sono quelli di Australia, Francia, Germania, Giappone, Serbia e Sud Sudan, mentre gli ultimi quattro biglietti saranno in palio al Preolimpico tra il 2 e il 7 luglio 2024 - in cui contano di poter schierare la migliore formazione possibile. Per il Canada questo equivale a inserire innanzitutto Jamal Murray e Andrew Wiggins, mentre per gli Stati Uniti si potrebbe ammirare una versione reloaded del Redeem Team e i nomi circolati nelle scorse settimane sono di altissimo livello, includendo due eventuali esordienti a livello olimpico in Stephen Curry e Joel Embiid (conteso da USA e Francia).Proprio il tema dei “nuovi” a questo livello potrebbe essere una delle ragioni della campagna iridata deludente degli Stati Uniti. In troppe occasioni, nei momenti di difficoltà maggiore, si è potuta intravedere una mancanza di esperienza in un contesto comunque sensibilmente diverso da quello NBA per regole e ritmo di gioco. Forse non solo nei giocatori, ma anche negli allenatori: Steve Kerr si aggiunge a George Karl, Larry Brown, Mike Krzyzewski e Gregg Popovich alla lista (consecutiva) di allenatori di Team USA che non riescono a vincere la medaglia d’oro alla prima esperienza in area FIBA, tra Mondiali e Olimpiadi, con una squadra di giocatori NBA.Contro la Germania, Team USA ha mostrato una versione decisamente peggiore rispetto a quella di 72 ore prima contro l’Italia e non solo per meriti dei giocatori tedeschi. Se il match con gli azzurri era stato approcciato in maniera eccellente, questo non è accaduto in occasione della semifinale. Chiudere al meglio in una sfida indubbiamente sentita - con 19 giocatori NBA dei 24 a referto - può però rappresentare un passo per ripartire con più convinzione in direzione 2024. Allo stesso tempo questo vale per il Canada, messo a nudo nelle sue vulnerabilità dalla Serbia dopo due ottime vittorie con Spagna e Slovenia per giungere tra le prime quattro.La sfida per il 5° e 6° posto vedrà di fronte Lituania e Lettonia, un derby baltico tra due squadre “amiche” i cui tifosi si sono sostenuti a vicenda nel corso delle partite del Mall of Asia. Da un lato una grande del basket europeo che ha ritrovato competitività ad alti livelli sapendo mixare in modo convincente alcuni veterani (Bendžius, Kuzminskas, Motiejūnas e Valančiūnas) con i giovani emergenti. Dall’altro, una splendida realtà in ascesa che ha saputo esprimere una pallacanestro divertente ed efficace nonostante alcune assenze pesanti - su tutte quella di Kristaps Porziņģis - confermando le ottime impressioni già viste nella fase di preparazione.Ad aprire il programma delle finali per i piazzamenti sarà, nel pomeriggio filippino di sabato, la finale per il 7° posto tra Italia e Slovenia. In chiave azzurra, tutti gli occhi (e le motivazioni per raccogliere il miglior risultato possibile) saranno sull’ultima partita in carriera di Gigi Datome, entrato nella settimana finale del Mondiale nella Top 10 dei giocatori più presenti nella storia della Nazionale italiana. Alla sconfitta con Team USA è seguito un KO di misura contro una Lettonia trascinata dall’ala di Trento

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