
Il 6 giugno 2015 la Juventus si preparava a scendere in campo a Berlino per la finale di Champions League contro il Barcellona. Nei comuni del litorale ionico catanzarese costeggiati dalla Statale 106 si respirava una tensione particolare perché, come si dice: Juve in trasferta, Calabria deserta. Era una situazione strana, inaspettata, perché nessuno pensava che la Juventus fosse in grado di arrivare a giocarsi la finale: i bianconeri venivano da quattro scudetti di fila, ma la squadra di Conte sembrava avere uno strano complesso di inferiorità nei confronti della Champions League. Solo un anno prima, sotto la neve di Istanbul, era arrivata un’eliminazione ai gironi ai limiti del grottesco contro il Galatasaray.
Conte se n’era andato perché al ristorante di lusso non ci si siede con una banconota da dieci euro, eppure Allegri era riuscito nel miracolo: la Juve si era presa il suo posto sulla mappa dell’Europa, i tifosi avversari non avevano più modo di sminuirla. Se fosse arrivato un successo in finale di Champions, per il resto degli italiani, gli interisti soprattutto, sarebbe stata la fine: la Juve avrebbe raggiunto i nerazzurri a quota tre Coppe dei Campioni, il gap accumulato con Calciopoli sarebbe stato definitivamente cancellato e la "Vecchia Signora" sarebbe tornata sul trono del calcio italiano.
Sono passati 8 anni da allora, e nel frattempo la situazione si è ribaltata. La Juventus ha perso la sua egemonia, mentre l’Inter, tra mille peripezie, si è costruita una reputazione solidissima in Europa. Due stagioni fa ha raggiunto la finale, lottando fino all’ultimo contro un avversario più forte come il Manchester City. Quest’anno ci è tornata dopo aver incontrato, sul suo cammino, Bayern Monaco e Barcellona. Certo, lo scudetto è andato al Napoli e Inzaghi sembra sfibrato. Ma se l’Inter dovesse vincere la Champions, i tifosi di Juventus e Milan, che nel frattempo vivono due dei momenti peggiori della loro storia, per qualche anno probabilmente non avrebbero diritto di aprire bocca.
Non si può restare passivi di fronte a una situazione del genere, non si può accettare inermi un eventuale successo dei propri rivali storici, che per converso trasformerebbe la propria vita sportiva in una disgrazia. Bisogna fare di tutto per portare il destino dalla propria parte. Bisogna provarci in ogni modo, con le arti oscure, con tutte quelle piccolezze che, granello dopo granello, potrebbero portare gli equilibri cosmici a cospirare contro l’Inter: in altre parole, bisogna gufare, un’arte nella quale probabilmente gli italiani, da popolo più scaramantico d’Europa, sono imbattibili.
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