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Federico Bernardeschi maestro del content
28 lug 2025
Se in campo è andata così e così, fuori è stato un successo.
(articolo)
9 min
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Il giorno della presentazione Federico Bernardeschi è tutto vestito di bianco. Indossa una camicia larga e dei pantaloni ampi, come se fosse reduce da un aperitivo sulla spiaggia, uno di quelli in cui qualcuno suona il gong al tramonto. Negli anni alla Juventus il suo corpo si è asciugato e rafforzato, mentre il suo stile è diventato più eccentrico. Una metamorfosi culminata durante l’Europeo e subito dopo con il suo matrimonio, dove si è presentato con un vestito argentato in mezzo a una folla di tifosi. Ora però è a Toronto. Ha appena fatto una scelta sorprendente: andare in MLS a 28 anni, nonostante offerte concrete dall’Italia. Si avvicina al microfono con la sciarpa rossa del nuovo club tra le mani. «One, two, three… ALL FOR ONE», grida in un inglese scolastico ma fiero.

È l’inizio di un’esperienza durata quattro anni e conclusa poche settimane fa, con la rescissione del contratto e il ritorno in Italia, al Bologna. In campo non è andata come sperato: il Toronto FC ha chiuso sempre nella parte bassa della classifica, e le prestazioni di Bernardeschi (e di Insigne) sono state spesso criticate, anche in rapporto all’enorme investimento del club. CBS Sports lo ha indicato come uno dei quattro peggiori acquisti della storia della MLS, e nel 2023 The Athletic ha pubblicato un’inchiesta sulla cultura tossica dello spogliatoio di Toronto, citando anche l’abitudine di Bernardeschi di svapare negli spogliatoi.

Ma fuori dal campo, Bernardeschi è diventato un fenomeno. Mese dopo mese la sua presenza sui social si è fatta sempre più intensa, più brillante, più assurda. Come ha scritto Luigi Di Maso, “è diventato il perno centrale e il personaggio più esposto nei contenuti social del Toronto”. Capelli corti o lunghi, con le treccine o senza, in tuta o elegantissimo: Bernardeschi è diventato una specie di icona dell’italianità all’estero, un Anthony Bourdain sotto anfetamina, impegnato a spiegare agli “americani”, questa categoria vaga che credo comprenda canadesi e statunitensi cosa significa essere italiani - o meglio, secondo quella visione da internet dell’Italia, in cui è il posto più incredibile del mondo.

BERNARDESCHI L’UBER-ITALIANO
Cultura, raffinatezza, cibo buono, arte: nei vari video Bernardeschi è davvero un maitre-a-penser dell’ovvio. In uno dei contenuti più visti sul canale Tik Tok del Toronto FC lo vediamo camminare per un’assolata Toronto con le treccine bionde e gli occhiali da sole. Mentre guarda dritto in camera inizia a gridare: «Dopo le 11 in Italia è illegale! Finireste subito in galera. Per favore, smettete di ordinare il cappuccino dopo le 11». Non si capisce bene quanto sia davvero infervorato, quanto cioè tenga a questa battaglia di civiltà tutta nella testa degli italiani, e quanto invece sia solo fatto così: una persona che esprime un entusiasmo genuino anche per le cose più piccole. 

Bernardeschi beve il suo espresso con stile, e col piglio da esperto spiega agli americani l’arte tutta italiana del “prendere un caffè”: «Lo prendi al bar con gli amici, chiacchieri, 25-30 minuti. In America ti porti dietro un bibitone... A noi piace la dolce vita». Bernardeschi confonde la vita degli italiani con quella degli impiegati pubblici (scherziamo, ovviamente), ma il punto resta: Italians do it better, Bernardeschi does it even better. In un altro video commenta con disgusto l’idea della pizza con l’ananas: non la mangerebbe mai, dice, ma con un sorriso da uomo felice e risoluto, che può esprimere questi pensieri triti e ritriti davanti a una telecamera senza il rischio di apparire triste o scontato.

La gioia che trasmette Bernardeschi è il segreto del suo successo. «Il suo modo di stare davanti alla telecamera, il tono di voce che esagera e gioca con lo stereotipo dell’italiano all’estero, è diventato l’arma principale del club per far crescere l’engagement», scrive ancora Di Maso. E ha ragione. Guardatelo mentre stila la classifica dei suoi 10 piatti di pasta preferiti: anche di fronte a piatti sempre più anonimi, lui fa faccette, esclama «Yessss», riflette, anche se sembra non capire bene cosa stia succedendo si impegna per fare il miglior servizio possibile ai social della sua squadra.

La vincitrice? La cacio e pepe. E in un altro video capiamo perché. Bernardeschi apre le porte di casa a Diletta Leotta per cucinarle questo piatto, composto letteralmente da tre ingredienti: pasta, formaggio e pepe. In t-shirt bianca, con i capelli corti, grattugia montagnole di pecorino mentre racconta di aver imparato a cucinare durante il lockdown. Tosta il pepe, scola la pasta direttamente in padella, aggiunge la crema ottenuta con pecorino e acqua di cottura: «Sono il re della cacio e pepe, è il mio piatto preferito», esclama orgoglioso alla fine.

Il capolavoro è però il video sul canale YouTube del Toronto FC in cui racconta la sua vita a Torino durante la off season. Capelli tirati indietro, pelle diafana, sopracciglia spinzettate, maglione da rivista d’arredamento: apre la porta di casa e la prima cosa che dice è «se vedete arte, è perché è la mia grande passione». Quale arte? Tutta: fotografie in bianco e nero, poltrone di design, una Bibbia, un libro di Annie Leibovitz, una statuetta di un gorilla in meditazione di Arnaud Nazare-Aga, opere di Mr. Brainwash, farfalle che escono da un libro, un violino d’oro tagliato a metà, altre opere di Mr. Brainwash, che definisce il suo artista preferito.

Dopo ci spostiamo su un magnifico terrazzo, dove troneggia un bellissimo ulivo centenario. Cosa c’è di più italiano? Lo scopriamo subito dopo: una Vespa. Bernardeschi ha infatti una Vespa parcheggiata in terrazzo, ma non è un pezzo d’arte o un modello particolarmente iconico. No, per lui è normalissimo avere una Vespa in terrazzo, non c’è bisogno di giustificarsi. Ma non è finita, perché tra palestra e chitarre, Bernardeschi mostra l’oggetto veramente più italiano di tutti: un libro genealogico in cui ha fatto ricostruire le origini nobili della famiglia, «da quando è nato il primo Bernardeschi».

Nell’introduzione del video aveva spiegato come Torino fosse stata la prima capitale d’Italia, una città speciale, con le Alpi, le strade, i ristoranti, dove si vive alla grande. Lo vediamo passeggiare in centro in mezzo alla gente, occhiali a specchio e un giaccone di pelle che sembra appena uscito da un laboratorio di sartoria. Poi Bernardeschi va al ristorante con la famiglia e gli amici: tutti intorno a lui mangiano piatti piemontesi, ma lui è a dieta. Si nutre di insalata e riso rosso, fedele alla linea, lamentandosi a favore di camera della “vita da atleta”. Il video si chiude con una ripresa dal drone che sale verso il cielo mentre Bernardeschi saluta dal terrazzo con la giacca sbottonata sul petto nudo: l’uber-italiano.

BERNARDESCHI SBARCA IN AMERICA
All’ambasciatore dell’italianità si contrappone il Bernardeschi che scopre l’America. Con lo stupore di un bambino, lo vediamo impegnato ad apprendere lo slang di Toronto, che a quanto pare esiste, con genuina eccitazione e coinvolgimento (qui, invece, con ancora più eccitazione e gioia di vivere lo vediamo studiare l’inglese).

Al contrario di Insigne, che nei video da Toronto sembrava segregato in casa a fare il cosplay della sua vita italiana, Bernardeschi si era davvero ambientato in Canada. Anche per questo i social del Toronto FC, ma non solo, hanno provato a infilarlo ovunque. Bernardeschi non è solo appetibile perché fotogenico e a suo agio davanti a una telecamera, ma la sua storia può attrarre altri sportivi di alto livello, che guardando i suoi video devono pensare che la vita lì è meravigliosa anche se ci vai nel pieno della tua carriera.

Ogni tanto, ad esempio, lo si vedeva alle partite dei Maple Leafs. L’hockey è lo sport nazionale, e Bernardeschi vuole appunto far parte della Nazione. Microfonato dalla NHL mentre è in prima fila a tifare, lo vediamo gridare frasi da personaggio dei Sims («What a game!», «Let’s go!», «What a goal!», «Come on!») con l’entusiasmo di un ultras. Strano, ma comunque affascinante.

La sua vera passione, però, è la NBA. In un altro video, sempre per il canale Tik Tok del club, lo vediamo seduto a tavola, mentre discute animatamente con qualcuno fuori campo: chi sono i cinque migliori giocatori della storia? La sua top 5 ha quattro Lakers (Magic, Shaq, Kobe, LeBron) e MJ, «senza dubbio» al primo posto. Ma il momento più bello è quando precisa, con le dita: «Five. No six. No seven. Just five».

Il giro nello sport americano si chiude con Bernardeschi che, con stile, lancia la prima palla di una partita dei Blue Jays. Posa perfetta, lancio elegante, sorriso smagliante: fuori dal campo cosa non saprebbe fare?

EMOTIONAL BERNARDESCHI
Il Toronto FC ha spremuto l’immagine di Federico Bernardeschi, lo avete capito. La sua faccia, il suo stile, la sua solarità hanno aiutato l’engagement dei social del club con i tifosi occasionali, ma sono stati anche perfetti per vendere un'immagine diversa di un calciatore europeo in MLS. Se infatti di solito negli Stati Uniti vanno le vecchie glorie a grattare gli ultimi dollari della carriera, Bernardeschi ci è andato che era ancora nel pieno delle forze. Se in campo funziona relativamente, perché non usarlo come veicolo di questa idea? 

Da questo punto di vista il contenuto perfetto è quello in cui lo hanno seguito durante l’All Star Game 2024. Se è notizia di qualche giorno fa che Messi ha disertato questo evento senza troppi complimenti, come aveva già fatto Ibrahimovic prima di lui, Bernardeschi sembra la persona più felice del mondo mentre partecipa a noiosi eventi promozionali.

A 4:24, dal nulla, torna sulla storia del cappuccino dopo le 11, ripetendo esattamente le stesse cose (questo mi fa dubitare sull’onestà dei suoi video).

Nessuno è più contento di creare contenuti, più capace di accendersi e regalarci i giusti 90 secondi da pubblicare in verticale. Guardate quanto è felice di partecipare a uno scherzo, e quanto rimane deluso quando non riesce.

Questa emotività ha trovato il suo zenit nel video Maverick: Federico Bernardeschi starts the season on fire. Se dal titolo può sembrare un video dal campo, è in realtà principalmente un viaggio di Federico Bernardeschi attraverso la paternità. Se avete 11 minuti, vi consiglio di vederlo tutto. Nella prima parte c’è Bernardeschi che va con la famiglia in una specie di fattoria. È difficile dire chi sia più emozionato nell’essere lì, se lui o le due figlie piccole. «I love animals» dice a un certo punto guardando dritto in camera, treccine bionde, occhiali scuri e camicia bianca, una frase che in bocca a chiunque altro risulterebbe scontata, detta da lui scalda il cuore.

Bernardeschi, insomma, è una grande fonte di contenuti, e quindi ha un grande valore in questa società. Se è difficile fare previsioni su come potrà andare la sua esperienza col Bologna, sarebbe bello se anche il suo nuovo club continuasse a puntare su questo lato della sua personalità: regalarci un Bernardeschi a spasso per i portici di Bologna, intento a guidarci nella tradizione culturale e gastronomica di una delle città più ricche da questo punto di vista del nostro paese. Un Bernardeschi Barbero, un Bernardeschi Stanley Tucci, un Bernardeschi cortesie per gli ospiti, un Bernadeschi Alberto Angela e così via: potete continuare voi con la vostra versione preferita.

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