Febbre da calciomercato estivo
Commento live delle trattative più interessanti della sessione estiva.
Commento live delle trattative più interessanti della sessione estiva.
Perché la Sampdoria sta cercando Meré?
di Daniele V. Morrone
[Giovedì 13, mattina]
La Sampdoria, secondo Mundo Deportivo, è in pole position per assicurarsi le prestazione di Jorge Merè. https://t.co/9kBDdSETlt
— SampMercato24 (@SampMercato24) 3 luglio 2017
Meré è – forse dopo Vallejo – del Real Madrid il centrale spagnolo più promettente tra gli u21. Con lui ha fatto coppia nelle nazionali giovanili e, se tutto andrà come sembra al momento, può essere Meré-Vallejo la coppia di centrali del futuro della nazionale spagnola. Dopo un anno e mezzo da titolare nella squadra dov’è cresciuto, lo Sporting Gijon, ha bisogno di trasferirsi per continuare a crescere, non potendo seguire la squadra dopo la retrocessione. La Sampdoria sta cercando di prenderlo in tempi brevi, anche se lui sta rallentando a quanto pare.
Meré è veloce e dinamico, ha un fisico compatto e già strutturato (1.82 m per 80 kg), nell’arco di un paio di anni in prima squadra ha messo su i chili necessari a reggere i contatti senza perdere agilità.
Al momento il suo controllo del corpo è la qualità migliore.
A Meré piace far sentire il fisico in marcatura e difendere in maniera aggressiva. Non è però un giocatore falloso o istintivo e incline all’errore. Qui ad esempio riesce a tenere bene nell’uno-contro-uno un prodigio in velocità come Asensio.
Le letture difensive, come i tempi di anticipo, vanno ancora migliorate, magari accanto a un regista di reparto più esperto, che lo tenga un minimo sotto controllo. Meré si prende ancora troppi rischi, figli forse del passato di dominio sui pari età nel contesto giovanile. Se la posizione del corpo negli 1 contro 1 è già di livello, la gestione del lavoro con i compagni di linea no. Si può dire che Meré può piacere più per quello che promette di essere che per quello che è in campo attualmente.
Sbaglia il posizionamento tenendo in gioco Sansone, ma poi recupera e ne esce palla al piede.
Meré mostra comunque uno stile di gioco in linea con lo sviluppo del ruolo: discreto nel proteggere il pallone e uscire dalle zone congestionate, gli piace sfruttare lo spazio per la conduzione. Un pregio sempre più importante nel calcio contemporaneo e sempre più comune tra i centrali spagnoli. Va detto che la tecnica nel lancio è ancora insicura, se esce bene palla al piede o ha spazio sembra buona, ma sotto pressione il più delle volte sbaglia quando non va direttamente alla spazzata cieca. Meré non ha una grande creatività: non è un centrale che imposta, ma piuttosto un correttore.
Pur con i limiti di una tecnica nella media la sua freddezza nella gestione del pallone è lodevole.
Il difetto più grande per ora è il gioco aereo. Non che non ci siano margini di miglioramento, la capacità di salto sembra esserci, ma il lavoro sulla tecnica del salto e sopratutto nel colpire il pallone è ancora da fare. A 20 anni è comunque un difetto normale e gestibile. È difficile pronosticare il suo impatto sulla Serie A e non è chiaro se la Sampdoria sta pensando di metterlo titolare da subito: un rischio che i blucerchiati si presero già con Skriniar un anno fa, con buoni risultati.
Coccodrilli: Ciao, Olivier
di Emanuele Atturo
[Mercoledì 12, pomeriggio]
The wait is finally over! Olivier Ntcham joins #CelticFC on a four-year deal. Welcome, Olivier! #NtchamisaCelt
➡️ https://t.co/pSalYIdKhs pic.twitter.com/efas3rwWpX
— Celtic Football Club (@celticfc) 12 luglio 2017
Dopo 37 presenze, e 3 gol in Serie A con la maglia del Genoa, il francese Olivier Ntcham se ne è andato dall’Italia. Non basta, evidentemente, per chiarire se siamo noi a non averlo capirlo o lui ad avere troppa poca voglia di essere capito. Se ne è andato al Celtic Glasgow: ne ha guadagnato una bellissima maglia, parecchia pioggia e diversi difensori da sgranocchiare come semi di granturco.
Nei nostri occhi rimarranno soprattutto i suoi passaggi poco precisi, i recuperi pigri, le sostituzioni punitive. Ma anche la vena artistica espressa soprattutto nei suoi tagli di capelli: quello con due gabbiani stilizzati che gli incorniciavano la calotta cranica, quello a forma di mare increspato ma soprattutto quello con la sgommata di maionese che formava una bellissima ‘M’, lettera che simboleggia la creazione e la distruzione. Almeno in tre diversi momenti Olivier Ntcham è riuscito a creare e a distruggere le aspettative su di lui.
Quando nelle sue prime partite, all’inizio dello scorso anno, dava l’impressione di potersi mettere la Serie A sotto ai denti. Troppo grosso, troppo tecnico, troppo veloce per non essere destinato alla grandezza.
Quando, dopo essersi spento nel corso della sua prima stagione, sembrava poter ricominciare da dove aveva iniziato proprio nelle prime giornate dello scorso anno. Dopo il gol al Cagliari, ad esempio, alla prima giornata: un gol che già ci fa salire la nostalgia verso quei tiri di mezzo esterno ultramoderni, un po’ velleitari, un po’ infami, che a Ntcham riuscivano una volta su 10 (2 tiri da fuori ogni 90 minuti, Olivier, non erano pochi).
Ci avevamo puntato tutti al Fantacalcio dopo questo gol: «È l’anno di Ntcham questo» dicevamo, mentre lo pagavamo più di Khedira e Milinkovic-Savic senza batter ciglio.
A Juric, Ntcham non stava simpatico, ma le cose sono precipitate davvero dopo la trasferta contro l’Atalanta del 30 ottobre. Olivier aveva recuperato una palla sulla trequarti difensiva, doveva fare qualcosa: cambiare gioco, cercare un compagno, spazzarla dove capita. Invece si è mezzo addormentato, l’ha persa, e l’Atalanta ha segnato. Olivier era davvero pigro, e a Juric questa cosa non piaceva.
Poi è arrivato Mandorlini e Ntcham ha visto la possibilità di rilanciarsi. Coi suoi tiri fatti sempre senza troppa convinzione il Genoa ci ha svoltato un paio di partite. Il pareggio al novantesimo contro il Bologna, ad esempio, o il 2 a 0 ad Empoli, a posteriori fondamentale per la salvezza. Sembrava poter rinascere Ntcham, a un certo punto. Come altre volte ci aveva illuso che fosse un concentrato di talento dormiente, pronto a brillare come le mine da un momento all’altro.
Ci mancherà Ntcham, ma ci mancherà soprattutto l’idea di Ntcham: il simulacro di un giocatore virtualmente capace di fare tutto, concretamente capace di non fare niente. Ntcham proverà a realizzare l’idea di sé stesso alla periferia del calcio europeo, noi continueremo a farla vivere virtualmente, nelle camerette di casa nostra, facendogli decidere partite più perfette della realtà, sempre troppo dura, sempre troppo vera.
Bonus: le migliori giocate virtuali di Ntcham
3. Assist con un tacco GENIALE
Classica lettura alla Ntcham.
2. Bell’inserimento in area
Chissà cosa ha spinto questo allenatore a portare Ntcham al Brentford.
1. Tackle di testa
A risultato acquisito, contro il Carpi, Olivier si concede questa giocata impensabile.
Manuel Pucciarelli al Chievo
di Emanuele Atturo
[Mercoledì 12, mattina]
Manuel Pucciarelli (#Empoli) ➡ #Chievo (3,75M €, ✍ 2021) pic.twitter.com/hr9RyitlpZ
— Fichajes (@Fichaje44) 11 luglio 2017
I giorni che vanno dal 28 maggio all’11 luglio li ricorderemo come quelli in cui temevamo che a Manuel Pucciarelli non sarebbe toccata una maglia di Serie A. Per fortuna il Chievo ha deciso di investire su di lui: un’operazione da circa 5 milioni, se calcoliamo i 3 milioni e 75 e il cartellino del portiere Ivan Provedel, che sarà interamente dell’Empoli.
Negli anni si è costruito una solida reputazione del meno attaccante tra gli attaccanti: 14 gol in tre stagioni e 104 presenze di Serie A ma un lavoro difensivo mostruoso ed estenuante che lo rende imprendibile al Fantacalcio (se non per ironia) ma amatissimo dai suoi allenatori. Pucciarelli è la versione meno cool possibile dell’attaccante moderno. La conseguenza storpia della modernizzazione del ruolo come i casalinghi cinesi lo sono della globalizzazione. Un attaccante che ha esasperato così tanto il fare altre cose che ha trasformato il gol in qualcosa di accessorio.
Pucciarelli è da anni uno dei migliori attaccanti-difensori della Serie A: pur giocando da punta esterna ogni stagione il numero dei suoi intercetti, falli e tackle è superiore a quello dei suoi dribbling e passaggi-chiave. L’unico attaccante che ha numeri paragonabili ai suoi è Riccardo Meggiorini, sempre del Chievo (segno di un progetto tecnico coerente). Ecco 5 gif di Pucciarelli che rincorre gli avversari che vi faranno sudare dietro lo schermo:
#1
Non prende Spinazzola ma lo spinge nell’imbuto difensivo.
#2
A testa bassa come se non ci fosse un domani e la vita si realizzasse in tutta la sua completezza con quella palla spazzata in tribuna.
#3
Qui la cosa bella è lo sguardo preoccupato di Lulic.
#4
Se avesse seguito l’avversario anche nel taglio alle spalle del terzino avrebbe meritato una medaglia al valore.
#5
Questo non è Pucciarelli.
Cosa può dare Miangue al Cagliari
di Francesco Lisanti
[Martedì 11, pomeriggio]
.@smiangue12 ✍ #Miangue2022 pic.twitter.com/y5fLFJBkRp
— Cagliari Calcio (@CagliariCalcio) 30 giugno 2017
La necessità di chiudere il bilancio in pareggio ha costretto l’Inter a liberarsi a titolo definitivo di diversi giocatori del vivaio in pochi giorni. Per i più promettenti è stato comunque inserito il diritto di riacquisto, come nel caso di Miangue. Classe ‘97, il terzino belga sarebbe stato troppo acerbo per entrare sin da subito nelle rotazioni dell’Inter, che sta cercando sul mercato terzini già pronti per risolvere l’annosa penuria.
Miangue è stato riscattato dal Cagliari, dove ha giocato da febbraio in poi, per 3,5 milioni di euro, dopo che proprio la dirigenza cagliaritana si era detta contraria a riproporre la formula del prestito e disposta a investirci. Quindi avremo il privilegio di vederlo crescere nel nostro campionato, in un contesto che lo vede sicuramente più inserito, più “pronto”, se così si può dire.
Miangue avrebbe faticato molto nell’Inter per gli stessi motivi per cui ha trovato poco spazio quest’anno in campionato (solo 256 minuti), nonostante De Boer gli avesse inizialmente concesso molta fiducia. A livello tecnico, sia con il sinistro che con il destro, è ancora molto molto grezzo, e avrebbe poco spazio in una squadra che non può permettersi di soccombere alla pressione avversaria. Non ha precisione nel gioco lungo e neanche particolare sensibilità nel controllo in progressione, ma è sempre molto presente in proiezione offensiva, senza essere spregiudicato. Rimane concentrato sullo spazio alle sue spalle ed è in grado di far circolare il pallone con sufficiente qualità se non deve giocare troppo lungo.
Oltre che impreciso, Miangue è molto acerbo anche nelle scelte di passaggio.
Sul piano difensivo, Miangue è un ottimo terzino: molto disciplinato, aggressivo in avanti ma molto rapido a recuperare, resistente nei contrasti e nei duelli aerei. Con quella struttura fisica può già permettersi di contare i passi e saltare sulle spalle di Bacca, o di accompagnare sul fondo in accelerazione uno specialista come Ocampos. Miangue non condivide la stessa classe cristallina di Dimarco ma è fisicamente più pronto, più adatto a difendere basso, a spazzare il pallone lontano quando serve. Sarà sicuramente utile al Cagliari, che nel frattempo ha ceduto Murru alla Sampdoria liberandogli spazio.
Al Cagliari crescerà sotto la guida di Rastelli, che è un allenatore galileiano, nel senso che stravolge l’ossatura e i principi della propria squadra finché non trova la combinazione in grado di produrre risultati nel breve-medio periodo. Negli ultimi due anni, ha schierato il Cagliari con la difesa a tre e la difesa a quattro, con il trequartista, con il doppio mediano, con una linea prudente di cinque centrocampisti, con le due punte, con le ali e il centravanti, con meccanismi di difesa proattiva e meccanismi di difesa reattiva.
Due anni fa, durante la presentazione, confessava di non avere un modulo preferito: «Nei miei sei anni di carriera li ho sperimentati tutti. Non sono integralista, mi piace variare in base all’avversario e soprattutto, mi piace creare il modulo in base alla squadra che ho a disposizione». Per Rastelli la flessibilità non è solo una questione di sopravvivenza, è un vezzo, un piacere. Di conseguenza, non è particolarmente significativo chiedersi se Miangue sia finito in un contesto adatto alle sue caratteristiche, quanto quali caratteristiche potranno tornare utili all’ambizione del Cagliari di centrare una salvezza senza patemi.
Miangue potrà certamente trovare spazio sia come terzino di una linea difensiva a quattro che come esterno di un centrocampo a cinque, soprattutto perché Rastelli ricorre a questa soluzione quando vuole proteggere il centro e difendere basso. Il Cagliari avrà bisogno del suo atletismo per coprire il campo in ampiezza e risolvere gli squilibri della passata stagione (è la squadra del campionato che ha concesso più tiri). Contemporaneamente, però, è stata anche la terzultima per percentuali di possesso palla e la terzultima per precisione nei passaggi, quindi Miangue potrebbe non aver modo di affinare la tecnica al punto da ambire a un contesto superiore. Se ci riuscirà, il diritto di riacquisto è lì che lo attende.
Dobbiamo essere felici per Antonio Donnarumma
di Marco D’Ottavi
[Martedì 11, mattina]
Antonio Donnarumma sta per diventare un giocatore del Milan, come da accordi previsti per il rinnovo del contratto del fratello minore Gianluigi. Arriva presumibilmente per fare il terzo portiere, il ruolo più intangibile all’interno di una squadra, per cui verrà pagato un milione di euro a stagione. A. Donnarumma guadagnerà più di Berisha, Tatarasanu, Viviano, Mirante, Consigli. A. Donnarumma guadagnerà, per dire, appena centomila euro in meno di Perin. Oppure, allargando ulteriormente l’inquadratura, possiamo dire che guadagnerà più di una buona parte dei giocatori della Serie A.
Questa scelta del Milan ha messo “il fratello di Donnarumma” al centro dei radar dello sdegno italiano: la sua parabola si inserisce perfettamente nell’idea che abbiamo del raccomandato che fa carriera grazie alle parentele e non grazie al proprio valore. Del nepotismo come pratica culturale inalienabile che chiude la strada a chi veramente di valore. Che poi, quelli di valore, saremmo tutti noi che ci sdegniamo.
Eppure ogni cosa ha il suo rovescio: i tifosi dell’Asteras Tripolis, la squadra in cui ha militato nella scorsa stagione, in questo momento si stanno moderatamente lamentando della cessione, dato che A. Donnarumma è stato importante nell’evitare la retrocessione nella disastrosa scorsa stagione. Anche Perin parlando di lui ha detto che «con le sue parate ha salvato dalla retrocessione la squadra greca in cui milita» provando a spostare l’obiettivo dall’affare Donnarumma alle qualità di Antonio.
Che è quello che proveremo a fare noi qui sotto, scegliendo le sue tre migliori parate. La domanda che dobbiamo farci dopo ogni parata è: non è che dovremmo essere felici per Antonio Donnarumma? E se si meritasse di fare il terzo portiere del Milan?
E se si meritasse, anche in quanto rappresentante di un ruolo difficile come il portiere, di una categoria cioè che per un terzo almeno dei suoi rappresentanti – i terzi portieri appunto – viene relegata ai margini come una specie magazziniere, di guadagnare un milionicino all’anno? E se poi un giorno, in assenza di G. Donnarumma (e in assenza di Gabriel, di cui si parla per il mercato in uscita, in assenza di Storari che per ora è il secondo portiere) toccasse ad A. Donnarumma difendere i pali del Milan? E se lo facesse addirittura bene?
Le migliori parate di Donnarumma in Grecia
Questa è la parata più importante fatta da Antonio Donnarumma in Grecia. Con la sua squadra in vantaggio per 3-1 in una partita fondamentale per la salvezza neutralizza il rigore del possibile 3-2 che avrebbe riaperto la partita, visto che mancavano più di cinquanta minuti al termine. Qui mostra di essere un portiere rapido nonostante non sia leggerissimo (192 centimetri per 92 chili), con buoni riflessi. Questa è una parata importante.
La miglior qualità di Donnarumma è l’istinto. Usa molto i piedi per parare e i suoi interventi migliori sono su conclusioni ravvicinate, quando deve prendere una decisione affidandosi al suo istinto. Con un doppio intervento al 90° minuto, Donnarumma regala un punto alla sua squadra.
Come il fratello minore, Donnarumma è rapido “nell’andare giù”, il che fa di lui un portiere discreto tra i pali, in grado anche di recuperare alcune scelte di posizionamento non sempre corrette (anche questa è una caratteristica in comune con il fratello).
Va detto però che in contesto di alto livello rischia di diventare un portiere mediocre: in Grecia ha subito 36 gol in 23 partite, con diversi errori più o meno gravi, di cui per correttezza mi sento costretto a mostrarne un esempio:
Ma A. Donnarumma ha pagato anche le colpe di una squadra che è finita a due punti dalla zona retrocessione, subendo in totale 49 gol (seconda peggior difesa del campionato greco), e a 27 anni tutto sommato avrebbe davanti ancora qualche anno di carriera in cui magari migliorarsi. In questo senso la scelta di A. Donnarumma va vista anche come una piccola rinuncia. E se fosse un peccato, sportivamente parlando, per lui scegliere di guadagnare un milione al Milan e rinunciare a una prospettiva di sviluppo personale? Sarebbe quanto meno paradossale, ma si può vederla anche da questo punto di vista. In fondo chi lo ha detto che sia la cosa migliore per lui vivere all’ombra del fratello più forte?
Per un milione di euro A. Donnarumma ha scelto di mettere la faccia sul rinnovo più chiacchierato dell’anno, facendo da calamita per lo sdegno accumulato durante la trattativa. Di fatto Antonio si sta prendendo gli insulti che Gianluigi non voleva più prendersi. E va ricordato che è stato costretto ad accettare – dalla vita – che il fratello fosse molto più forte di lui nella stesso mestiere a soli sedici anni.
La figura di Antonio ormai è iscritta nello stereotipo del raccomandato, ma sta anche accettando di fare il terzo portiere in un momento della carriera in cui nessun portiere vuole fare il terzo, una specie di pensionamento anticipato, sapendo oltretutto che ogni volta che verrà inquadrato in tv il pubblico storcerà il naso, o peggio, riderà di lui. Speriamo almeno che gli piaccia lavorare con il fratello, che vadano d’amore e d’accordo. Dopo tutto la famiglia è la cosa più importante. Dopo la salute. Prima viene la salute.
La Redazione de l'Ultimo Uomo è divisa tra Roma e Milano, ed è composta da una dozzina di ragazzi e ragazze che, generalmente parlando, ti vogliono bene.
L’ultima infornata di acquisti da non credere.
Nainggolan alla SPAL, ovviamente, ma non solo.
Il calciomercato sa ancora sorprenderci.
La categoria meno desiderata degli Ultimo Uomo Awards.
La difesa del Napoli sta ottenendo risultati eccezionali, ma come tutti i sistemi ha dei punti deboli.
La squadra di Di Francesco si è dimostrata più convinta, organizzata e intensa della Lazio, e ha portato a casa una vittoria pesante per la classifica.