Febbre da calciomercato estivo
Commento live delle trattative più interessanti della sessione estiva.
Commento live delle trattative più interessanti della sessione estiva.
Guardiola sceglie il più classico tra i terzini contemporanei
di Daniele V. Morrone
[Venerdì 14, pomeriggio]
BREAKING: @kylewalker2 to have @ManCity medical tomorrow ahead of world record move for a defender- Sky sources. #SSNHQ pic.twitter.com/0OxZMi2aqW
— Sky Sports News HQ (@SkySportsNewsHQ) 13 luglio 2017
Prima di tutto va detto che il trasferimento di Kyle Walker al City è una vittoria su tutti i fronti per il Tottenham, che non è scesa di un centesimo dalla valutazione iniziale e vende Walker al momento giusto, cioè poche stagioni prima dell’inizio del suo declino fisico (ha compiuto 27 anni da poco) e dopo aver trovato un degno sostituto la scorsa stagione: Kieran Trippier. Il Manchester City, un anno dopo aver speso 48 mln di sterline per John Stones, spende 53 mln di sterline per un terzino, una cifra che supera persino quella spesa dal Chelsea per David Luiz (50 mln) che deteneva il precedente record tra i difensori. Ma l’acquisto di Walker infrange anche il precedente record per un calciatore inglese, che aveva stabilito proprio il City con i 49 mln spesi per Sterling. Insomma, una follia (in senso positivo o no, questo sta a ognuno di voi stabilirlo, in attesa che il tempo parli).
Il mercato inglese è inondato ininterrottamente da una quantità di denaro mai vista prima e nei trasferimenti interni la cosa ha assunto la forma di una bolla speculativa che ha reso inutili i discorsi sul “valore” di un giocatore: Kyle Walker sul mercato europeo non varrebbe quanto vale nel mercato della Premier League, in cui se si vuole acquistare un titolare da una concorrente diretta bisogna accettare di andare praticamente con un assegno in bianco (se ancora qualcuno usa gli assegni).
Il discorso da fare, quindi, è più sul valore tecnico del giocatore: ovvero se Walker è in grado di far fare il salto di qualità rispetto al precedente titolare nel suo ruolo. Nel caso di Walker la risposta è semplice, ed è positiva, visto che da un anno Guardiola è alla ricerca di un terzino affidabile e che l’unico presente in rosa al momento è il giovane Maffeo, interessante, per carità, ma non ancora in grado di sostenere il peso di un ruolo così delicato in una squadra con le ambizioni del City.
Walker comunque ha una qualità nel tagliare le linee avversarie non banale.
Kyle Walker è un giocatore del tutto formato e per quanto a Guardiola piaccia lavorare su tutti i giocatori, difficilmente riuscirà a smussare più di tanto i suoi angoli. Walker dovrà essere inserito in formazione pensandolo come un prodotto già finito, senza aspettarsi qualcosa che non sa fare. Voglio dire che con l’acquisto di Kyle Walker possiamo considerare definitivamente abbandonata l’idea di Guardiola di sviluppare la tattica dei falsi terzini anche nel Manchester City. Guardiola, anzi, ha scelto un terzino che più classico, per il calcio britannico, non si potrebbe immaginare: Walker ha un gioco verticale con ritmi alti, è veloce e potente, punta il fondo sempre e può fare da solo tutta la fascia per tutti i 90 minuti.
La domanda ancora senza risposta, almeno fino al precampionato, è quale giocatore sceglierà Guardiola da posizionare davanti a Walker, che ha bisogno della fascia destra libera per sovrapporsi (in caso di difesa a 4, ovviamente, ma Walker può fare anche il laterale a tutta fascia in una linea a 5).
Ma è anche un giocatore che rappresenta i limiti della Premier League, la sua intensità senza controllo.
Raheem Sterling, o anche Leroy Sané, instaurerebbero un rapporto classico con Walker: l’ala che taglia e il terzino che sale; ma l’idea più affascinante (e con più margini di sviluppo per il City) sarebbe quella di mettergli davanti Bernardo Silva, per creare un rapporto simile a quello che Walker aveva con Eriksen al Tottenham: con l’inglese che può divertirsi ad arare la fascia e il portoghese libero di muoversi negli spazi di mezzo in conduzione per associarsi lanciandolo in profondità.
Il messaggio nascosto (neanche troppo, in fondo) nell’acquisto di Walker, è che dopo un primo anno ricco di scommesse sul mercato, Guardiola sembra voler abbracciare il pragmatismo venendo a patti con il calcio inglese. Finalmente o purtroppo, dipenderà anche dai risultati che otterrà alla seconda, e forse già decisiva, stagione in Premier League.
Come fa il Milan a spendere così tanto?
di Marco de Santis
[Venerdì 14, mattina]
#Bonucci lascia la sede della @juventusfc e va a casa @acmilan. Cifra finale dovrebbe essere 40 più 2 bonus. Tutto su @SkySport 24
— Gianluca Di Marzio (@DiMarzio) 14 luglio 2017
Più di un mese fa abbiamo provato a delineare le linee guida del mercato milanista, sulla base delle informazioni a disposizione. Oggi dobbiamo per forza di cose aggiornare la situazione alla luce dei molti movimenti già effettuati da Fassone e Mirabelli. Il Milan, fra costi dei cartellini e ingaggi, ha già speso al netto delle cessioni quasi 400 milioni (gli ultimi due acquisti ancora da ufficializzare sono Biglia per 20 milioni totali, e Bonucci per 42, tra costi fissi e bonus) e per capire cosa è successo vanno riportate alla memoria e analizzate le più recenti dichiarazioni di Fassone, in particolare quelle dal mancato Voluntary Agreement con l’UEFA in poi.
Anzitutto, proprio nel commentare il nulla di fatto con l’UEFA, Fassone aveva sottolineato subito il lato positivo della faccenda: e cioè che i rossoneri non avrebbero avuto vincoli in questo mercato 2017. Pochi giorni fa, poi, in dichiarazioni rilasciate a margine della vicenda Donnarumma sulle risorse residue per il mercato, il dirigente ha parlato di un “budget extra” non previsto inizialmente, messo a disposizione per portare a termine un mercato fuori da dei parametri normali quest’anno, con l’obiettivo di rinforzare immediatamente la squadra. Va da sé che si tratta di un mercato difficilmente ripetibile nei prossimi anni.
Tenute a mente queste due dichiarazioni, e recuperato quanto venne detto in sede di presentazione del progetto (circa 400 milioni da investire sulla squadra nel triennio, e all’epoca si parlava di 150 milioni a disposizione per questa stagione, di cui circa 75 milioni in costi dei cartellini e il resto in ingaggi) sembrerebbe logico pensare che la società – preso atto dell’impossibilità di far approvare all’UEFA il proprio piano di Voluntary Agreement senza sottostare a limitazioni importanti per i prossimi mercati – abbia deciso di puntare tutto il budget su quest’unico mercato (ed eventualmente su quello del prossimo gennaio) nel quale sicuramente ha le mani libere per costruire una squadra con elevate possibilità di agganciare stabilmente il treno Champions League nella prossima stagione e in quelle successive.
In teoria tutto questo non potrà non avere delle conseguenze proprio nel rapporto tra Milan e UEFA. Un mercato del genere è in netto contrasto con il Financial Fair Play e molto probabilmente saranno inevitabili delle sanzioni che verosimilmente impongano al Milan di riportarsi verso il pareggio di bilancio negli esercizi successivi a quello 2017/1, che verosimilmente si chiuderà con un passivo superiore ai 100 milioni di euro.
Per riuscirci, quasi sicuramente non basterà la semplice qualificazione in Champions League e la partita si giocherà fra gli aumenti di ricavi previsti (ma non potranno essere immediati) e l’eventuale cessione di giocatori che producano plusvalenze; il tutto, ovviamente, con le mani abbastanza legate sul mercato in entrata (un po’ quanto successo in passato a Valencia e Monaco, in difficoltà con l’Uefa dopo un singolo mercato stellare).
Di contro, se gran parte degli acquisti si riveleranno azzeccati, il Milan potrebbe aver costruito in un solo mese una squadra capace di essere competitiva in Italia e in Europa per i prossimi tre anni, diminuendo di molto la necessità di rinforzarla ulteriormente nelle prossime stagioni. Una mossa intraprendente che ha evitato uno scenario decisamente meno brillante, quello per cui, con un approccio più conservativo nel tentativo di ottenere la benevolenza dell’UEFA, il Milan avrebbe rischiato di muoversi in un limbo – a livello di risultati – dal quale sarebbe stato magari difficile uscire.
Certo, dipenderà molto dalle prestazioni che offriranno i giocatori acquistati e dai risultati che saranno in grado di ottenere. A fronte di un mercato di questo tipo, come si dice, “stellare”, l’obiettivo minimo non può che essere il quarto posto. Senza il quarto posto – senza quei 40-50 milioni di ricavi sicuri – il Milan scaverebbe un solco troppo importante fra il deficit atteso e l’obiettivo di riavvicinarsi al pareggio di bilancio, un situazione che potrebbe farsi complicata al di là dei vincoli del Fair Play.
A chi serve Leonardo Bonucci
di Alfredo Giacobbe
[Giovedì 13, pomeriggio]
#UltimOra, @acmilan: trattativa in corso per #Bonucci. Offerta da 30 milioni, la @juventusfc ne vuole 45 #SkyCalciomercato
— Sky Sport (@SkySport) 13 luglio 2017
Come lo scorso anno, anche quest’estate Leonardo Bonucci è tornato al centro del vortice delle voci di mercato. Come prima cosa però, prima ancora di chiedersi a chi possono tornare utili le prestazioni sportive di Leonardo Bonucci, vale la pena ragionare sul perché Bonucci dovrebbe lasciare la Juventus.
Eh, appunto, perché?
Da un punto di vista economico, per questioni di bilancio cioè, la Juventus non ha necessità di vendere nessuno dei campioni in rosa (come ha già detto Marco De Santis settimane fa cercando di prevedere le linee generali del mercato bianconero). È vero anche, però, che una cessione a cifre importanti permetterebbe a Marotta e Paratici di avere nuove e ulteriori risorse da reinvestire e secondo Gianluca Di Marzio, la Juventus fa una valutazione del giocatore di 40 milioni di euro, senza l’inserimento di alcuna contropartita tecnica.
È una valutazione corretta per Bonucci? È troppo per un difensore di 30 anni? È troppo poco per un difensore con le sue qualità?
La scorsa stagione Leonardo Bonucci è stato il secondo giocatore di movimento più utilizzato da Massimiliano Allegri, subito dopo Gonzalo Higuain. È stato anche il giocatore che nei cinque maggiori campionati europei ha completato con successo il maggior numero di passaggi lunghi: 8,6 ogni 90 minuti. Al tempo stesso, le sue statistiche difensive sembrano dire che forse ha superato il periodo migliore della propria carriera (nella scorsa stagione tackle e intercetti sono calati, invertendo la tendenza degli anni precedenti).
Ma insomma, sappiamo bene che a rendere Bonucci un giocatore unico nel suo genere sono le qualità in fase di possesso palla. E poi va tenuto conto del fatto che anche a 30 anni è comunque uno dei difensori più giovani nella rosa della Juve: Barzagli e Chiellini hanno 36 e 32 anni, persino Medhi Benatia è più “anziano” di Bonucci, seppur solo di qualche settimana.
Se consideriamo Bonucci come un giocatore d’élite o anche solo se pensiamo che sia la Juventus a considerarlo così, diventa difficile capire perché dovrebbe cederlo a una concorrente all’interno del campionato italiano, per una cifra tutto sommato ragionevole (tra l’altro, di 5 milioni inferiore alla valutazione che ne fa Transfermarkt).
I casi sono due: o ci troviamo di fronte ad una grossa bolla mediatica, una di quelle che permettono a tifosi e addetti ai lavori di tollerare meglio le giornate estive più afose; oppure ci sono motivazioni di carattere, diciamo, “ambientale” che impediscono a Leonardo Bonucci e alla Juventus di continuare il loro rapporto di lavoro. Impossibile a dirsi, ma c’è un fatto da annotare: Bonucci è tornato a Vinovo di rientro dalle sue vacanze soltanto oggi, ha solo sostenuto le visite di rito e ancora non ha partecipato ad un allenamento.
Fatta questa premessa, dobbiamo anche chiederci cosa se ne farebbe il Milan, di Bonucci. I rossoneri hanno già acquisito un difensore nella sessione di mercato corrente, l’argentino Musacchio proveniente dal Villareal. Destro naturale come Bonucci, Musacchio costituisce con Romagnoli una coppia di difensori centrali in una linea a 4 ben assortita. Le ipotesi tattiche, nel caso arrivasse Bonucci, si ridurrebbero in pratica a due sole: o uno tra Musacchio e Romagnoli perderebbe la titolarità (nel caso di Romagnoli a dispetto anche dell’investimento fatto l’anno scorso e dell’ampio minutaggio che Montella gli ha concesso in stagione); oppure Montella accetterebbe di passare ad una difesa a 3, una strada che ha già percorso nelle sue precedenti esperienze alla Fiorentina e alla Sampdoria.
Una linea a 3 con – da destra a sinistra – Musacchio, Bonucci e Romagnoli doterebbe il Milan di una costruzione dal basso più che sicura; come effetto collaterale, di quelli graditi, permetterebbe a Ricardo Rodriguez e a Conti di alzarsi per dare sfogo a tutto il loro potenziale offensivo sulle due fasce.
In questo senso, con Bonucci il Milan farebbe un salto di qualità sostanziale.
Dobbiamo considerare anche il caso per cui Juve, seppur determinata a cedere Bonucci, voglia farlo fuori dal campionato italiano. Ad esempio, non è un mistero che Pep Guardiola è un estimatore del nazionale italiano. Il suo Manchester City ha fatto vedere le cose migliori quando ha avuto a disposizione İlkay Gündoğan e Guardiola ha potuto schierare una difesa a 3 alle sue spalle. Bonucci, ovviamente, prenderebbe il centro, anche se non è chiaro chi gli affiancherebbe Guardiola. Stones a destra? Ci ha giocato poco lo scorso anno, solo per lasciare il centro al titolare del ruolo, Kompany…
Guardiola: “John Stones has more balls than everybody here in this room.” pic.twitter.com/NS9omAEeAp
— Sam Lee (@Sammy_Goal) 19 marzo 2017
Insomma, sarebbe una bella aggiunta alla rosa a disposizione, ma richiederebbe un minimo di ripensamento da parte del tecnico catalano. E poi il sistema difensivo della Juventus è completamente diverso da quello applicato da Guardiola al City: per quanto sono note e riconosciute le qualità di Bonucci con la palla, come se la caverebbe con 40 metri di campo aperto da difendere alle proprie spalle?
A questo punto, sembra più adatto al sistema reattivo di Antonio Conte, che gli permetterebbe di rimanere in una sorta di comfort zone. Conte è l’allenatore che lo ha provato per primo in una linea a 3 e che lo ha trasformato nel giocatore che è oggi: spingendolo a cercare l’anticipo, forte di una doppia copertura alle proprie spalle; trasformandolo di fatto in una specie di regista di scorta quando la marcatura di Andrea Pirlo da parte degli avversari era particolarmente efficace.
Nel Chelsea, Bonucci probabilmente andrebbe a rimpiazzare David Luiz, seppur sia stato uno dei migliori giocatori blues della passata stagione, mantenendo ferme le altre pedine: Cahill e Azpilicueta.
Ricapitolando: se non si tratta di una montatura giornalistica, Bonucci potrebbe far comodo a molte squadre. Darebbe una spinta non indifferente alle ambizioni del Milan e formerebbe con Musacchio e Romagnoli una delle difese più a proprio agio con la palla del campionato. Ma potrebbe anche realizzare il sogno di Guardiola di avere a disposizione uno dei migliori piedi destri tra i difensori o riunirsi con Antonio Conte per riprendere un discorso interrotto la scorsa estate dopo l’Europeo. La sola cosa certa è che la Juventus perderebbe il suo difensore più tecnico in rosa e per ragioni non così convenienti dal punto di vista economico.
Qualcosa mi dice che oltre a scoprire, in caso, in che squadra potrà andare Bonucci, sarà interessante anche scoprire cosa possa essere successo che abbia spinto la società a fare a meno delle sue qualità.
Se poi fosse solo una storia costruita dai media – e allora però Bonucci avrebbe potuto smentirla con un tweet (più chiaro di quello pubblicato stamattina) – quanto meno ci avrà intrattenuto in un pomeriggio di metà luglio che altrimenti avremmo passato a parlare di trattative meno interessanti.
La Redazione de l'Ultimo Uomo è divisa tra Roma e Milano, ed è composta da una dozzina di ragazzi e ragazze che, generalmente parlando, ti vogliono bene.
L’ultima infornata di acquisti da non credere.
Nainggolan alla SPAL, ovviamente, ma non solo.
Il calciomercato sa ancora sorprenderci.
La categoria meno desiderata degli Ultimo Uomo Awards.
La difesa del Napoli sta ottenendo risultati eccezionali, ma come tutti i sistemi ha dei punti deboli.
La squadra di Di Francesco si è dimostrata più convinta, organizzata e intensa della Lazio, e ha portato a casa una vittoria pesante per la classifica.