Essere i primi in qualcosa, oppure a fare qualcosa, comporta tutta una serie di piacevoli soddisfazioni. Innanzitutto quella materiale, quando non proprio economica, se si è sufficientemente abili a far fruttare la propria intuizione; poi anche narcisistica, per la vanità, il balsamo dell’ego, di vedersi riconosciuti pubblicamente i propri meriti. E alla fine anche spirituale, perché più passa il tempo più gli altri – i cosiddetti “posteri” – ti riconoscono un ruolo di guida e di pioniere che nessuno mai ti toglierà.
È questa da trent’anni la condizione di Riccardo Albini, che nel suo piccolo è e sempre sarà “il primo” in due distinte categorie. Il primo direttore di una rivista italiana di videogiochi, che si chiamava appunto “Videogiochi” (nata nel 1982) e comprendeva rubriche dai titoli naïf fino all’imponderabile, tipo “Di fronte al fatto computer”. E poi – che è quello di cui vogliamo parlarvi adesso – il primo ad aver intuito e sviluppato le potenzialità dei fantasy games collegati allo sport, in compagnia di Alberto Rossetti.
Riccardo, come e quando nasce il Fantacalcio?
Ma la prima edizione del Fantacalcio è datata 1988. Cosa succede nel frattempo?
Una competizione con sole otto squadre non sembra l’ideale per provare un Fantacalcio a otto… Come andò la prima asta?
E poi il primo campionato.
Stop stop stop. Ma non sarebbe bellissimo rifare un Fantacalcio con i giocatori d’epoca? Maradona, Van Basten, Rudi Voeller, Ruben Sosa, Maiellaro?
Quand’è che avete iniziato a pensare che le cose stavano prendendo la piega giusta?
Come si faceva la formazione nel 1988?
Internet in effetti ha rappresentato una bella svolta…
Per non parlare della semplice parte “amministrativa”…
Come ogni grande fantallenatore che si rispetti, hai il diritto di bullarti per aver scoperto un giocatore a tua scelta. Chi scegli?
Per via di quella faccenda del rovescio della medaglia, ora devi dirmi anche il maggior flop…
E quest’anno come vi siete comportati davanti all’asteroide Piatek?
Come vi ponete verso i calciatori che rispondono su Internet ai fanta-allenatori, tipo Cancelo o Boateng?
Voi collaboravate con la Gazzetta ed eravate a stretto contatto con numerosi addetti ai lavori: ne avete mai approfittato per fare “insider trading”?
Un altro grande classico luogo comune sul Fantacalcio è la buona fede dei giornalisti che danno i voti: giocano al Fantacalcio anche loro? Personalmente ricordo un episodio sconcertante: Palermo-Fiorentina di qualche anno fa, la Gazzetta dà 6,5 a Bernardeschi entrato a metà primo tempo, elogiandone la verve e la brillantezza, ma Bernardeschi non era mai entrato: era entrato Joaquin. Chi controlla i controllori?
Voi che siete della vecchia guardia, come vi ponete di fronte alle novità che periodicamente saltano fuori per “aggiornare” il gioco e renderlo più accattivante? Per esempio, che ne pensate del Mantra?
Anche tu avevi pensato a un Fantacalcio più oggettivo, fondato più sulle statistiche che sulle opinioni, ma i voti, e le polemiche che ne derivano, non sono essi stessi il sale del Fantacalcio?
In Italia in effetti, ora più che mai, siamo abituati a pensare che tutto possa essere opinabile e discutibile, persino la verità scientifica.
A parte qualche fisiologica correzione, l’impalcatura del Fantacalcio è sempre la stessa da trent’anni. Vi aspettavate una longevità del genere, in un’epoca in cui persino i videogames più sofisticati sono costretti a cambiamenti radicali ogni cinque anni?
Questo discorso vale anche per le categorie antropologiche dei giocatori di Fantacalcio.
Anche come semplice osservatore, c’è invece qualcosa che ti aspettavi e non è successo?
Nel primo episodio di “The League”, serie dedicata al Fantasy Football, due dei protagonisti, rispettivamente avvocato e procuratore distrettuale, si scambiano una sentenza favorevole all’assistito del primo per la prima scelta al draft della loro fanta-lega.
E nel futuro dell’inventore del Fantacalcio cosa c’è, fantacalcisticamente parlando?