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Benedetto Giardina
Il Fair Play Finanziario è tornato
05 set 2022
05 set 2022
Cosa rischiano i club italiani con i recenti accordi presi con la UEFA.
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Benedetto Giardina
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Foto di Daniele Badolato - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images
(foto) Foto di Daniele Badolato - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images
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Il fair play finanziario è tornato. In realtà, non se n’è mai andato. La UEFA ha annunciato ad aprile i nuovi regolamenti sulla sostenibilità finanziaria, in vigore da giugno 2022, che andranno a sostituire lo “spauracchio” del fair play. Prima, però, ha avviato i procedimenti per una serie di club europei, tra i quali Roma, Inter, Juventus e Milan. Non sono le sole italiane passate al setaccio, perché anche Napoli e Lazio rientrano tra le società i cui conti sono stati analizzati dal Club Financial Control Body. Nel loro caso, però, i requisiti previsti per il break-even sono stati raggiunti grazie all’applicazione delle misure emergenziali scattate a seguito della pandemia di Covid-19, o per aver goduto dei precedenti utili registrati negli anni passati. Nel caso delle altre quattro italiane, invece, è stato necessario stipulare un settlement agreement per poter tracciare un percorso su più anni, col quale riportare i propri conti in ordine. L’obiettivo dichiarato della UEFA è proprio quello di "accompagnare" i club con cui è stato trovato un accordo verso il periodo di transizione dal fair play finanziario ai nuovi regolamenti, che verranno introdotti gradualmente fino a raggiungere, all’inizio della stagione 2025/26, un rapporto tra ricavi e costi della rosa pari al 70%.Roma e Inter sono le uniche società ad aver sottoscritto un settlement agreement della durata di quattro anni. Per Milan e Juventus, così come per Besiktas, Olympique Marseille, Monaco e Paris Saint-Germain, invece, l’accordo riguarda un periodo transitorio di tre anni. Il Club Financial Control Body della UEFA ha inoltre sanzionato, per violazioni minori, l’Anderlecht e il Santa Clara (rispettivamente multati di 100mila e 10mila euro), monitorando le situazioni relative all’Aek Atene (che può uscire dal regime del settlement agreement), Porto, Lille e Istanbul Basaksehir. Rimarranno sotto osservazione altri 19 club, tra cui appunto Napoli e Lazio, ma anche Borussia Dortmund, Chelsea, Barcellona, Basilea, Union Berlin, Fenerbahçe, Feyenoord, Leicester, Manchester City, Olympique Lyonnais, Rangers, Real Betis, Royal Antwerp, Siviglia, Trabzonspor, Wolfsburg e West Ham, ai quali è stato ricordato che dal 2023 non sarà più possibile prendere in considerazione i risultati storici sul piano finanziario, né tantomeno usufruire delle eccezionali misure post-Covid.Sul piano economico, le sanzioni poste dalla UEFA agli otto club sotto regime di settlement agreement costeranno 26 milioni già a partire dalla stagione 2022/23. La cifra è pari al 15% del contributo complessivo concordato tra le parti, ovvero 172 milioni di euro. Questa percentuale, però, va pagata senza condizioni, detratta dai premi per la partecipazione ai tornei UEFA o versata direttamente. La restante parte, pari a 146 milioni, dipende dal rispetto dei requisiti previsti nel settlement agreement. La sanzione maggiore spetta al PSG, che si vedrà detratti 10 milioni di euro subito e, in caso di mancato compimento degli accordi, altri 55 milioni. Segue la Roma, con 5 milioni di contributo iniziale e altri 30 milioni condizionati al settlement agreement. Poi l’Inter (4 milioni più eventualmente altri 22), la Juventus (3,5 milioni non condizionati e 20,5 milioni condizionati), il Milan (2 milioni iniziali, altri 13 milioni in caso di mancato rispetto dei paletti), il Besiktas (600 mila euro che possono diventare 4 milioni), l’Olympique Marseille e il Monaco (300 mila euro a testa, che possono al massimo diventare 2 milioni ciascuno). Eccezion fatta per il Besiktas, che non si è qualificato ad alcuna competizione UEFA per la stagione 2022/23, tutte le altre vedranno la quota non condizionata detratta dai premi di partecipazione ai rispettivi tornei continentali.Il resto, dipenderà dagli accordi sottoscritti e dal rispetto degli stessi. L’obiettivo principale è uguale per tutti: rientrare nelle limitazioni previste dalla nuova normativa, basata sul rapporto tra ricavi e costi per la rosa. Gli ammortamenti annui dei cartellini, i costi salariali e le commissioni per gli agenti non dovranno superare il 70% nella stagione 2025/26, con due passaggi intermedi nella stagione 2023/24 (in cui il limite sarà al 90%) e 2024/25 (80%). Sarà consentita una «deviazione accettabile» di 60 milioni su tre anni, con ulteriori 10 milioni di scostamento previsti in ogni periodo di monitoraggio per i club in buona salute dal punto di vista finanziario. Nei settlement agreement resi noti dalla UEFA, i club si impegnano «a raggiungere obiettivi finanziari intermedi per i periodi di rendicontazione», da valutare nella stagione 2025/26 per Roma e Inter, nel 2024/25 per gli altri club. Ovviamente, sarà concesso uno scostamento aggregato di 60 milioni, come previsto dai regolamenti entrati in vigore a giugno.

Foto di Mattia Pistoia / Getty Images.Nell’immediato, dunque, la UEFA detrarrà ai club il 15% del contributo economico previsto. Inoltre, nel caso di Roma e Inter, già in questa stagione sono previsti dei paletti, in uno dei punti più ambigui dell’accordo: «Il Club concorda che, indipendentemente dal rispetto degli Obiettivi da parte del Club, il divieto di registrazione di nuovi giocatori si applica alle stagioni 2022/23 e 2023/24». Letta così, sembrerebbe un blocco del mercato già dalla stagione in corso, ma sanzioni di questo tipo non sono previste in questo genere di accordi. Pur non essendo specificato, tale punto riguarda semplicemente la registrazione di nuovi giocatori nella Lista A per le competizioni UEFA. Per questa stagione e per la prossima, Inter e Roma potranno inserire nuovi elementi nell’elenco europeo solo se il saldo tra i costi dei giocatori uscenti (ammortamento e ingaggio) e quelli dei giocatori in entrata sarà positivo. I nerazzurri hanno potuto registrare nella lista per la Champions League tutti i nuovi arrivati, la Roma nella lista dell’Europa League ha rinunciato per il momento a Wijnaldum, a causa della frattura alla tibia rimediata nelle scorse settimane, ma potrà essere reintegrato quando si riapriranno le liste.Le altre restrizioni, si baseranno sul percorso di rientro che i club sono chiamati a portare avanti nei prossimi anni. Oltre al già citato contributo economico, determinato dal Club Financial Control Body prendendo in considerazione il deficit degli anni passati, l’impatto della pandemia di Covid-19 sui bilanci, i benefit per i dipendenti e le competizioni UEFA a cui hanno preso parte i club in questione, le altre sanzioni previste nel caso in cui non venissero rispettati gli accordi riguardano la composizione della rosa. In primis, si riduce il numero di giocatori registrabili nella Lista A per le competizioni Uefa, da 25 a 23, senza però intaccare il numero di posti riservati ai giocatori formati nel vivaio. Dopodiché, sempre in caso di mancato rispetto degli accordi siglati con la UEFA, non sarà possibile registrare nuovi giocatori nella Lista A a meno che il bilancio tra costi dei giocatori in uscita e costi dei giocatori in entrata non sia positivo. La sanzione più grave, qualora il settlement agreement non dovesse essere rispettato, sarebbe l’esclusione dalle competizioni UEFA. Tra Roma, Inter e le altre società in questione, le uniche differenze su queste eventuali sanzioni (che vale la pena di ricordare, sono condizionate al mancato rispetto degli accordi con la UEFA) stanno nelle date. I due club italiani, avendo raggiunto un accordo transattivo quadriennale, potrebbero veder applicate le restrizioni sulla rosa dalla stagione 2023/24, quelle sulle liste dalla stagione 2024/25 (anche perché, nelle prossime due stagioni, dovranno sottostare alle stesse limitazioni a prescindere dai risultati finanziari) e nel più grave dei casi, solo dalla stagione 2024/25 si potrebbe prospettare l’esclusione da un torneo UEFA, pena che si applicherebbe solo per un anno sulle tre seguenti stagioni (dunque fino al 2026/27). Per le altre società, incluse Juventus e Milan, le restrizioni sulle rose in caso di non compimento degli obiettivi previsti scatterebbero dalla stagione 2023/24, così come le limitazioni sulla Lista A, mentre l’esclusione dalle coppe verrebbe presa in considerazione per le stagioni 2024/25 e/o 2025/26. Sempre, chiaramente, condizionata al mancato raggiungimento di quanto concordato con la UEFA.Nell’elenco dei club sotto regime di settlement agreement, al di fuori delle italiane, spicca il nome del Paris Saint-Germain. Che i conti dei parigini fossero tutt’altro che sani era già emerso dall’ultimo report della DNCG. Il PSG ha chiuso la stagione 2020/21 con perdite per 224,3 milioni di euro, mentre l’anno prima il buco era di 124,2 milioni di euro. Il biennio del Covid-19 è stato particolarmente pesante per i francesi, che hanno pure dovuto vedersela col caos televisivo causato da Mediapro (ma, va detto, nel 2021 il Paris ha avuto circa 70 milioni di ricavi audiovisivi in più rispetto all’anno precedente). A Parigi, per raggiungere gli obiettivi posti dall’accordo transattivo e dalle nuove normative sulla sostenibilità finanziaria, si punta anche su nuovi introiti. A partire da quelli degli sponsor, come Qatar Airways, la compagnia di bandiera del Qatar che da questa stagione appare sulle maglie di Mbappé e compagni. È di proprietà dello stato del Qatar, proprio come il fondo sovrano che controlla il PSG. Una situazione che rimanda a quanto già accaduto nel 2014, quando la UEFA ha rivalutato al ribasso l’accordo di sponsorizzazione tra i transalpini e il Qatar Tourism Authority, seguendo il principio del fair value. Ha fatto notizia l’assenza del Barcellona. I catalani, al termine della stagione 2020/21, hanno registrato perdite per 481 milioni di euro e nell’anno precedente, il primo sotto l’effetto del Covid-19, le perdite sono state rettificate in 101,2 milioni di euro, rispetto agli iniziali 97,3 milioni. Come spiega la UEFA, però, è stato possibile raggiungere il break-even nel periodo in esame (2018-2021) «grazie all’applicazione delle misure di emergenza Covid-19 e/o perché hanno beneficiato di risultati storici di bilancio positivi». In più, essendo il Barça una polisportiva, vanno presi in considerazione anche i costi sostenuti per le altre attività, che incidono sul bilancio del club.

Foto di Silvia Lore/Getty Images.

Per le italiane, la strada è tracciata. Intanto va ridotto il rapporto tra ricavi e costi della rosa, che se si prende in esame la media del biennio 2020/21 è stato superiore al 90% per tutti e quattro i club entrati sotto regime di settlement agreement. C’è chi, come il Milan, ha già alleggerito tale rapporto nel 2021, portandosi al di sotto della soglia prevista per la prossima stagione (si è passati dal 106% del 2019 all’81% del 2021, ma la UEFA ha deciso di accorpare il biennio 20/21 per limitare gli effetti del Covid-19). Le altre hanno iniziato nel 2022 a intraprendere un percorso virtuoso per essere in linea con le nuove normative (basti pensare all’ultima sessione di mercato dell’Inter) e comunque hanno a disposizione uno scostamento di 60 milioni nel triennio, che in caso di club in buona salute finanziaria può aumentare di ulteriori 10 milioni nel periodo di valutazione. Nell’immediato, dunque, per Milan, Inter, Juventus e Roma c’è da sostenere una “spesa” da 14,5 milioni in termini di detrazioni dei premi UEFA, dato che tutte e quattro partecipano alle competizioni continentali. Poi, per Inter e Roma, l’accordo prevede un bilancio attivo tra costi dei giocatori in uscita e costi dei giocatori in entrata, per poter inserire i nuovi acquisti nella Lista A in questa e nella prossima stagione. Per il resto, è tutta una strada da percorrere, per mettersi alle spalle il fair play finanziario ed entrare in una nuova fase di sostenibilità.

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