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Marco De Santis
Fàbregas e altri affari impossibili
18 gen 2016
18 gen 2016
Perché è molto difficile che lo spagnolo, e altri giocatori del suo livello, arrivino in Italia.
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Marco De Santis
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Da diversi anni la pausa invernale di Serie A coincide con l’attesa per la riapertura del calciomercato. La “congiunzione astrale” di questi due eventi di solito ha come principale conseguenza che la stampa si avventuri in pronostici quantomeno azzardati sui possibili acquisti delle principali società italiane.

 

Se la fantomatica ipotesi di Messi all’Inter a parametro zero nell’estate del 2018 è abbastanza facilmente individuabile da chiunque come una semplice “boutade” natalizia, ci sono però altri nomi che, anche ai tifosi più esperti, possono sembrare verosimili sia dal punto di vista sportivo che da quello economico, e creare così aspettative destinate a essere deluse alla chiusura delle contrattazioni.

 

Prendiamo come esempio le voci riguardanti Cesc Fàbregas, ventottenne centrocampista del Chelsea avvicinato nelle scorse settimane a Juventus e Inter, per affrontare un discorso più ampio che spieghi nel modo più semplice possibile, anche a chi non è troppo addentro alle dinamiche economiche, i motivi per i quali acquistare questo tipo di giocatori per i club italiani è quasi impossibile.

 



Cominciamo spiegando meglio cosa si intende per “questo tipo di giocatori”. Fàbregas è uno dei migliori nel suo ruolo, ma non è questo che fa di lui un giocatore inavvicinabile per le nostre squadre. Le variabili da valutare sono due: il costo del cartellino (ovvero il prezzo d’acquisto del giocatore) e lo stipendio che percepisce (parametrato ai restanti anni di contratto).

 

Sul prezzo di Fàbregas ci sono opinioni piuttosto discordanti. Il dato certo è che il Chelsea lo ha comprato pagandolo 33 milioni di euro nell’estate del 2014, facendogli firmare un contratto quinquennale. Quindi, a gennaio, il valore di ammortamento residuo del suo cartellino è pari a 23,1 milioni (calcolato suddividendo i 33 milioni per 10 semestri e andando a sottrarre alla cifra iniziale i tre semestri già ammortizzati). Questo è il prezzo minimo al quale il Chelsea lo dovrebbe vendere per non realizzare una minusvalenza.

 

I più ottimisti, basandosi su questo dato, hanno quindi ipotizzato che i "Blues" potrebbero lasciarlo partire per una cifra compresa fra i 25 e i 30 milioni, ma c’è chi sostiene che il suo reale valore sia molto più alto, fino a raggiungere quasi i 50 milioni. Se vogliamo restare nel campo dei “mediamente ottimisti”, possiamo osservare che nel corso del mercato estivo sono state spese cifre attorno ai 30 milioni per Dybala, Kondogbia e Bacca, il che lascerebbe pensare che da questo punto di vista l’affare non sia così impossibile… ed è tutto sommato vero, perché il giocatore è ancora relativamente giovane e quindi è possibile offrirgli un contratto quinquennale e ammortizzare la spesa su dieci semestri diminuendo l’aggravio sul bilancio annuale.

 

https://www.youtube.com/watch?v=4hBGA54m2bs

 



Ciò che però rende ai limiti dell’impossibile l’acquisto—a meno di “follie” presidenziali che vadano oltre ai ragionamenti relativi al bilancio, però sempre più improbabili da quando è entrato in vigore il Fair Play Finanziario—è l’elevato stipendio percepito dallo spagnolo al Chelsea: 8 milioni netti all’anno di stipendio fisso ai quali, stando a quanto trapela da Londra, se ne dovrebbero aggiungere altri due di bonus al raggiungimento di certi obiettivi stagionali, personali o di squadra.

 

Anche solo rimanendo sul “fisso”, non c’è al momento squadra italiana che possa garantire a un solo giocatore uno stipendio così elevato senza subire dei contraccolpi che renderebbero l’operazione a elevatissimo rischio e quindi poco conveniente.

 

Innanzitutto, se una squadra garantisse a un singolo giocatore così tanti soldi ignorando il proprio tetto salariale, dal giorno successivo i procuratori dei giocatori più importanti di quella stessa squadra si presenterebbero in sede pretendendo adeguamenti dell’ingaggio. Quindi il peso economico dell’acquisto di Fàbregas non si limiterebbe al solo costo relativo al giocatore, ma comporterebbe molto probabilmente un ulteriore aumento dei costi non facilmente quantificabile (o in alternativa probabili malumori nello spogliatoio che potrebbero incidere sul rendimento sul campo).

 

Per avere un’idea chiara della situazione italiana, basti pensare che al momento il giocatore più pagato della Serie A è De Rossi della Roma, che sfrutta ancora un contratto stipulato nell’inverno del 2012 a cifre attualmente insostenibili per il calcio italiano (6,5 milioni fino a giugno 2017). Oltre a lui il solo Higuaín—che non a caso da molti è reputato l’ultimo vero fuoriclasse rimasto nella penisola—guadagna cifre superiori ai 4,5 milioni l’anno (per la precisione 5,5).

 

Attualmente il tetto salariale della Juventus e della Roma (escluso De Rossi, al quale è stato comunque proposto un rinnovo a 4 milioni) è rappresentato dai 4,5 milioni di stipendio di Pogba e Dzeko, quello dell’Inter e del Milan dai 3,5 di Bacca, Montolivo e Kondogbia, quello del Napoli (escluso Higuaín) dai 3,2 di Zúñiga (ceduto in prestito al Bologna, che ne pagherà fino a giugno parte dell’ingaggio).

 



Inoltre mantenere un giocatore così costoso nella rosa espone a uno scenario pericoloso: poiché le cifre spese per lui andrebbero a far parte dei costi totali previsti per il parco giocatori (dati da stipendi più ammortamenti), acquistare Fàbregas vorrebbe dire rinunciare ad alcuni altri acquisti, limitando la possibilità di costruire una squadra competitiva. Visto che, salvo smentite, a calcio si gioca in undici, di giocatori che vincevano le partite quasi da soli nella storia ce ne sono stati davvero pochi e di sicuro il pur forte centrocampista spagnolo non è uno di quelli.

 

Per capire meglio questo concetto, facciamo alcuni parallelismi concreti fra l’ultima campagna acquisti estiva e l’eventuale costo di Fàbregas a bilancio per vedere a chi si sarebbe dovuto rinunciare per arrivare al giocatore (ignorando per un momento le già citate possibili ricadute sulle richieste di aumento di stipendio degli altri giocatori).

 

Se supponiamo per Fàbregas un prezzo (già basso) di 30 milioni e uno stipendio di 8 milioni netti, il suo peso totale sul bilancio annuale sarebbe di circa 20 milioni fra ammortamento annuo del cartellino (6 milioni) e stipendio lordo (circa 14 milioni). Con un investimento totale molto vicino a questo, la Juventus ha portato a casa in estate l’accoppiata Dybala e Mandzukic, l’Inter il duo Kondogbia e Perisic, il Milan Bacca e Romagnoli, la Roma Dzeko e Salah, il Napoli il poker formato da Allan, Reina, Hysaj e il riscatto di Jorginho…

 

Certo, qualcuno può pensare che un Fàbregas all’interno di una di queste squadre sarebbe stato più utile di questi acquisti, ma non va dimenticato che in sede di mercato le coppie di acquisti di Juventus, Inter, Milan e Roma sono stati investimenti importanti che le società hanno deciso di fare su giocatori su cui puntavano e puntano ancora molto al di là di qualche rendimento non all’altezza fino a questo momento.

 

Rinunciare a qualche buon acquisto in cambio di un unico giocatore al quale legare a doppio filo il proprio destino sarebbe un’opzione da valutare se sul piatto ci fossero Messi o Cristiano Ronaldo, che però guadagnano più del doppio di Fàbregas e hanno un costo del cartellino superiore ai 100 milioni... quindi comunque inavvicinabili anche volendo approcciare il mercato con questa mentalità.

 



Ad esempio Messi, ammesso e non concesso che il Barcellona entri nell’ordine di idee di venderlo per 120 milioni, graverebbe da solo sul bilancio annuale per un totale di circa 65 milioni (24 di ammortamento annuale, 41 di stipendio lordo annuo). Per fare un confronto: l’intera campagna acquisti estiva 2015 dell’Inter, in entrata, ha avuto un impatto sul bilancio di circa 70 milioni, con l’approdo in rosa di undici nuovi giocatori. Se al posto di questi fosse arrivato il solo Messi i nerazzurri avrebbero dovuto completare la squadra con una decina di ragazzi della Primavera...

 



 

Poco meglio avrebbe potuto fare la Juventus, che oggi è la più ricca squadra italiana: con un impatto totale di 65 milioni annui sono stati comprati in estate Dybala, Mandzukic, Alex Sandro, Hernanes, Khedira, Zaza, Cuadrado e Neto. Se si tolgono tutti dalla rosa attuale forse si riesce a mettere in campo un 11 competitivo, ma al primo raffreddore di Messi e Morata in panchina come attaccanti trovereste anche in questo caso giovani della Primavera e in cassa nemmeno un euro per pagare lo stipendio a qualche terza o quarta punta low cost…

 

Infine non va sottovalutato il fatto che “bloccare” nel bilancio 20 milioni su un solo giocatore creerebbe dei problemi seri in caso di mancata qualificazione in Champions League, evento che suggerirebbe per la stagione successiva un contenimento delle spese che, a meno di riuscire a rivendere subito il giocatore, obbligherebbe al sacrificio di alcune pedine importanti, con evidenti ulteriori ricadute sulla competitività della squadra. Insomma, impossibile anche per i più sognatori.

 

Per tutti questi motivi, la situazione economica delle nostre squadre è tale per cui è davvero molto difficile vedere (o rivedere) in Italia i 40-50 giocatori attualmente più pagati in Europa. Basti pensare che ci sono 21 giocatori in squadre europee che guadagnano più di 7 milioni netti l’anno, altri 19 (compreso De Rossi) che hanno uno stipendio fra i 6 e i 7 milioni, e ulteriori 13 (compreso Higuaín) che si attestano fra i 5 e i 6 milioni di ingaggio.

 

Alcuni di questi giocatori potrebbero diventare avvicinabili solo a seguito di elevate plusvalenze che arricchiscano le casse societarie di un club italiano quanto basta per permettersi un lusso altrimenti fuori budget: è il caso del “Pipita”, arrivato a Napoli dopo la plusvalenza Cavani, che ha permesso a De Laurentiis di fare acquisti importanti e anche di accettare alcune richieste di rinnovi particolarmente onerosi, fra i quali quello fuori mercato del già citato Zúñiga. E, soprattutto, se il calciatore in questione è in rotta con la rispettiva società di appartenenza e non è troppo ricercato da club stranieri con capacità di offrire ingaggi maggiori.

 

Fra questi club sicuramente vanno contati Real Madrid e Barcellona, che accolgono nelle proprie fila sette degli otto giocatori più pagati al mondo (Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar, Bale, Suárez, Sergio Ramos e Benzema), il Paris Saint-Germain, il Bayern Monaco e i cinque top club inglesi (Manchester United, Manchester City, Arsenal, Liverpool e Chelsea).

 


Avete un centinaio di milioni da spendere?



 



Chiarito che costi e, soprattutto, ingaggi rendono le squadre più ricche europee inavvicinabili per le nostre, resta una domanda a cui dare risposta: esiste uno scenario che permetta di ingaggiare un grande giocatore europeo a cifre sostenibili per le casse societarie italiane?

 

In particolari condizioni la possibilità c’è, ma sfortunatamente non riguarda il caso Fàbregas. Per esempio può capitare che un giocatore che percepisce un lauto ingaggio all’estero sia vicino alla scadenza del suo contratto. In casi come questi le società italiane possono rientrare in corsa provando ad acquistarlo a parametro zero e offrendo in cambio un lungo contratto pluriennale (il limite massimo per l’Italia è di cinque anni), magari anche a cifre inferiori, ma che garantiscano al giocare di percepire uno stipendio comunque più che buono per molti anni a venire. Un po’ quello che ha provato a fare questa estate il Milan con Ibrahimovic.

 

Affinché un’operazione come questa abbia successo devono però essere soddisfatte una serie di condizioni, oltre a quella del contratto vicino alla scadenza: nessuna concorrenza da parte di club che possano offrire condizioni più allettanti dal punto di vista economico, età del giocatore abbastanza avanzata che lo induca ad accettare per garantirsi un buono stipendio anche negli ultimissimi anni di carriera (a meno che il giocatore non sia propenso a “svernare” nella MLS, in Cina o nei paesi arabi lautamente pagato, cosa che taglierebbe fuori per sempre da un punto di vista economico l’ipotesi Italia), problemi con la squadra di appartenenza che facciano escludere l’ipotesi rinnovo (e quindi interesse concreto del suo club a cederlo che possa contribuire ad abbassare il costo del cartellino), volontà di fare un’esperienza in Italia.

 

In questo senso, ammesso che per Fàbregas possano valere le ultime due condizioni, lo spagnolo ha ancora tre anni e mezzo di contratto con il Chelsea e quindi la spalmatura del suo ingaggio non è una strada percorribile. Inoltre a 28 anni non è ancora nella fase calante della sua carriera e può legittimamente aspirare a ingaggi all’altezza di quello attuale se decidesse di cambiare davvero squadra.

 

Meno improbabile, guardando al gruppo dei giocatori dall’elevato ingaggio, un nuovo assalto estivo dell’Inter a Yaya Touré: contratto in scadenza nel 2017, 33 anni che verranno compiuti a maggio, possibili problemi non risolti con Guardiola se sarà lui a sedersi sulla panchina dei "Citizens", come sembra, interesse a ritrovare Mancini come allenatore. In questo caso un ingaggio di 8,8 milioni a stagione può essere convertito in un triennale o addirittura un quadriennale dimezzando lo stipendio rispetto a quanto incassa oggi al City, sempre che l’Inter si voglia assumere il rischio di pagare così tanto un giocatore fino alla soglia dei 37 anni.

 

Un’ultima possibilità per vedere in Italia Fàbregas potrebbe essere quella di un acquisto in prestito per sei mesi: pagare uno stipendio molto elevato a un giocatore solamente per metà stagione non crea scompensi enormi nel bilancio ed è uno scenario economicamente sostenibile, soggetto solamente a valutazioni di opportunità. In particolare alla domanda: che senso ha togliere fondi al mercato dell’anno successivo per ingaggiare un giocatore per pochi mesi sul quale non si può costruire il futuro? E poi, una squadra in crisi di risultati come il Chelsea può davvero permettersi di “regalare” per sei mesi uno dei suoi giocatori migliori considerando che non ha alcuna necessità di risparmiare sul monte ingaggi?

 

Difficile, per non dire impossibile. Spiragli come questi possono aprirsi quando ci si trova a trattare con squadre improvvisamente in difficoltà economica e con la necessità di abbassare il monte ingaggi come sta facendo negli ultimi anni il Monaco con Falcao, mandato in prestito prima al Manchester United e poi al Chelsea.

 

Ma anche questo è un caso a suo modo significativo: Falcao era vicinissimo a vestire la maglia della Juventus un anno e mezzo fa, se solo non ci fosse stato l’interessamento concreto da parte dei "Red Devils", che misero sul piatto quasi 8 milioni per il prestito oneroso, garantendo il pagamento di buona parte dell’altissimo stipendio del giocatore. Una mossa che ha tagliato fuori dalla trattativa i bianconeri, che puntavano ad averlo gratuitamente per una stagione e con una percentuale maggiore di ingaggio a carico dei francesi.

 

Insomma, meglio non puntare alla cima della piramide alimentare del mercato contemporaneo e eventualmente lavorare per produrre in “casa nostra” i futuri giocatori più costosi. Per goderceli almeno per qualche anno...

 
 

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