
Il 21 dicembre 2021 Fabio Miretti esordisce in prima squadra con la Juventus. Ha appena 18 anni, un primo controllo delizioso e una bella tecnica individuale. Fin dalle prime presenze si vede subito che è uno di quelli che capiscono il calcio, come dirà di lui Allegri, l’allenatore che lo ha fatto esordire e che dalla stagione successiva, la 2022/23, inizierà a farlo giocare con continuità. Soprattutto Miretti è «gobbo fino in fondo», come si è definito in un'intervista: nato in un comune alle porte di Torino, è entrato nelle giovanili della Juventus a 7 anni, scalando le gerarchie fino alla prima squadra, sempre capitano, sempre tra i migliori, sempre sotto età.
Per i tifosi della Juventus l’affermazione di Miretti con la prima squadra è un sogno, uno di quei rari casi in cui tutti i puntini si uniscono alla perfezione. Per diverse ragioni - città piccola, livello della rosa sempre molto alto, poca attenzione alle giovanili - la Juventus non ha quasi mai avuto in rosa questo tipo di calciatori à la Gerrard, che si fondono perfettamente con l’identità della squadra e in cui i tifosi possono totalmente riconoscersi. Miretti sembra poterlo diventare, tanto che si parla di lui come del nuovo Marchisio, forse l’unico esempio paragonabile.
Meno di quattro anni dopo, però, Miretti è sul punto di lasciare la Juventus. Ha già accettato di diventare un nuovo giocatore del Napoli e ora bisogna solo vedere come andrà la trattativa tra i due club. La prima offerta è stata giudicata non soddisfacente da Comolli, ma le due parti sembrano abbastanza vicine: un’offerta di 14 milioni di euro arrivata ieri sera sembra aver indirizzato la trattativa. Essendo un prodotto del vivaio, per la Juventus Miretti è una plusvalenza da segnare interamente a bilancio. Un +14 per dare respiro alle casse, tanto più che, come scrive Tuttosport, “alla Continassa nell’ultimo anno e mezzo hanno un po’ smesso di credere nelle doti del classe 2003”.
Ma com'è possibile che la Juventus abbia smesso di credere in uno dei migliori calciatori usciti dal suo vivaio, un centrocampista che ha tenuto in rosa dai 18 ai 20 anni, facendogli collezionare 75 presenze, un piccolo record di precocità in un club dove la precocità non è mai vista di buon occhio?
Nell’estate 2022, addirittura, dovendo scegliere chi mandare in prestito tra lui, Fagioli e Rovella, a partire fu quest’ultimo, spedito a Monza, prima di essere ceduto alla Lazio. Loro tre sembravano il futuro della Juventus e dell’Italia a centrocampo: tre anni dopo non è rimasto nessuno in bianconero e solo Rovella è nel giro della Nazionale. In quella stagione Miretti era sembrato il preferito di Allegri tra i giovani arrivati dalla Next Gen. Anche per via di una situazione complicata, tra infortuni e un mercato disfunzionale a centrocampo, nessuno in rosa aveva le sue caratteristiche tecniche.
Miretti magari peccava maggiormente rispetto ad altri dei difetti della gioventù - cali di forma improvvisi, errori banali come il rigore concesso al Benfica, scelte forzate - ma era anche quello con le letture di gioco migliori. Quando era concentrato, mostrava una grande maturità tattica, come gli ha riconosciuto anche Allegri, una grande intelligenza nel gioco senza palla, un buon dinamismo, un primo controllo d’élite e una discreta visione di gioco.
Anche quando veniva criticato, o quando Allegri ha iniziato a preferirgli McKennie, più duttile e adatto alla sua visione di calcio, Miretti è sempre sembrato nei piani della Juventus, un giocatore su cui puntare in futuro. Se nel gioco dell’allenatore toscano delle questioni sembravano irrisolte - in che ruolo dovrebbe giocare Miretti? Con quali compiti e funzioni? Cosa sa fare davvero meglio degli altri? - con l’arrivo di Thiago Motta e il suo calcio ibrido le risposte sembravano in arrivo. Appena arrivato in ritiro per la stagione 2024/25 Miretti aveva rinnovato il proprio contratto fino al 2028, ricevendo anche i complimenti del suo nuovo allenatore. Poche settimane dopo, però, Miretti è stato “bocciato” da Motta e mandato in prestito al Genoa, fortemente voluto da Gilardino.
In un momento di epurazione generale in rosa, il suo prestito non era sembrato chissà cosa. Aveva senso, da un certo punto di vista: un giovane deve giocare, e se per Motta non era pronto, meglio mandarlo altrove. Miretti arriva al Genoa infortunato (frattura composta del terzo cuneiforme del piede destro) e salta parte della preparazione e il primo mese di campionato. Esordisce nel derby di Coppa Italia contro la Sampdoria, drammaticamente perso ai rigori. Lui sbaglia il primo, un errore che gli rimane addosso come una lettera scarlatta e che lo condiziona. Gilardino gli dà fiducia, ma Miretti si perde.
Nelle prime partite lontano dalla Juventus sbaglia tanto, sembra aver perso fiducia nel suo gioco, che richiede di prendere grandi rischi con il pallone. A ottobre viene fischiato dai tifosi, Gilardino deve difenderlo davanti ai microfoni, ricordando come Miretti aveva dovuto affrettare i tempi del rientro dall’infortunio a causa delle assenze. Il punto più basso lo tocca contro il Como a inizio novembre, quando viene prima inserito a inizio secondo tempo, e poi sostituito.
È questo il momento in cui la Juventus ha smesso di credere in lui?
Forse no, perché qualche giorno dopo arriva la svolta. Il Genoa cambia allenatore, puntando su Vieira. Quella che sembra una scelta scellerata, si rivela la migliore possibile. Se con Gilardino Miretti era impiegato come mezzala di fatica nel 3-5-2, Vieira ne alza il raggio d’azione, spostandolo sulla trequarti. È quello il ruolo in cui giocava nelle giovanili, quando segnava e faceva assist con regolarità, ma era sembrato troppo lento e poco prolifico per farlo anche tra i grandi.
Nel Genoa però funziona: spostato in avanti Miretti deve coprire meno campo, è più libero di giocare tra le linee. Anche qui non è tutto perfetto: spesso deve giocare a sinistra nel 4-2-3-1, dove comunque fatica, non essendo un giocatore adatto a muoversi nel binario della fascia. Quando può giocare più centrale la sua qualità però risalta, e porta in poco tempo 3 gol e 3 assist decisivi per la salvezza. Viera dice che Miretti «può e deve avere più libertà in campo, perché ha la qualità di giocare fra le linee. Ma sta crescendo e sta facendo cose interessanti per la squadra. L’obiettivo è essere più decisivo per la squadra perché la qualità tecnica ce l’ha e mi aspetto che faccia più gol, più assist e crei di più per la squadra».
La posizione di Miretti nel 3-5-2 di Gilardino, quella con Vieira partendo da trequartista sinistro e quella partendo da trequartista centrale (doppietta contro il Lecce). Dati Hudl Statsbomb.
Che sia un calciatore di “qualità” si vede: per 90 minuti è stato il secondo giocatore del Genoa per passaggi chiave, dietro a Aaron Martin (che però sfrutta la tendenza della squadra ad attaccare con i cross), ma i suoi xA su azione sono stati appena 0.08 (3 assist alla fine). Con tre gol è stato il secondo miglior marcatore del Genoa, ma 2 sono arrivati in una partita. In generale non è facile valutare il suo impatto offensivo in una squadra che ha avuto enormi difficoltà nella metà campo avversaria per tutta la stagione.
A vedere le sue partite, negli ultimi 20 metri di campo mostra dei guizzi di genialità non banali: dribbling nello stretto, passaggi di tacco, giocate di prima intelligenti. Se però possa diventare abbastanza “continuo” da poter fare il trequartista, e quindi garantire un certo numero di gol e assist è ancora incerto (alla Juventus non si contavano le volte in cui è arrivato vicino a fare gol o assist, magari perdendo l’attimo decisivo dopo una prima buona giocata).
Anche i suoi numeri difensivi non sono granché, anche se bisogna sempre fare la tara alla stagione del Genoa e al suo cambio ruolo (ma paragonati con Frendrup, un perfetto prototipo di centrocampista davanti alla difesa, impallidiscono). L'idea è che sia un mezzala che può dare il meglio di sé in contesti associativi, ma che non ha mai giocato in uno, ancora. Lo pensa anche lui, in maniera abbastanza democristiana: «Penso che il mio ruolo sia la mezzala, ma mi trovo bene anche come mediano o trequartista».

I radar di Miretti e Frendrup, due centrocampisti molto diversi (grafici Hudl StatsBomb).
Questa duttilità nel calcio di oggi può essere un valore, ma anche un limite, soprattutto in squadre che non sanno come sfruttarla. Miretti non ha partecipato al Mondiale per Club e quindi Tudor lo sta scoprendo solo in questi giorni. Nella prima amichevole stagionale contro la Reggiana lo ha schierato titolare proprio come trequartista di destra, ma è sembrata più la voglia di vederlo all’opera che non una consacrazione.
Dove potrebbe metterlo l’allenatore croato nel suo gioco? Miretti al momento sembra mancare delle caratteristiche difensive richieste per giocare tra i due mediani, in un ruolo dove c’è anche grande affollamento (Locatelli, Thuram, Koopmeiners, Douglas Luiz, McKennie); ma forse sarebbe poco a suo agio anche nei due trequartisti dietro la punta, dove Tudor vede giocatori più diretti e intensi di lui e dove si stanno cercando più degli attaccanti autosufficienti in zona gol.
Al momento la Juventus, per motivi economici e tattici, non può e non vuole permettersi di avere in rosa un giocatore che rischia di finire fuori dai 16/17 che giocano, e che potrebbe portare nelle sue casse una quindicina di milioni puliti. Non importa se ha compiuto 22 anni da appena tre giorni, se ha già quasi 150 presenze tra i professionisti, e neanche che sia cresciuto nel vivaio e rappresenti la già scarnificata identità juventina. Non importa neanche se, con il giusto sviluppo, può arrivare a valere di più, massimizzandone la cessione. È la stessa operazione fatta con Fagioli, ceduto a 18 milioni perché non sapevano bene come usarlo, o con Huijsen e Soulé (almeno quest’ultimo era stato valorizzato da un'ottima stagione in prestito).
Al contrario è una scommessa che Manna - il DS del Napoli, anche lui cresciuto nella Juventus gestendo proprio il programma della Next Gen da cui è uscito Miretti - è disposto a correre. Miretti sarebbe utile al Napoli anche per dare respiro alla lista del Napoli per la Serie A, visto che potrebbe essere inserito come Under 22. C’è da dire che anche con Conte il suo inserimento a livello tattico non sarebbe immediato.
Il Napoli però sta cercando di aumentare la qualità tecnica sulla trequarti, dopo una stagione vincente ma offensivamente non eccezionale. Soprattutto Conte si è dimostrato un allenatore duttile, che ha cambiato spesso modulo, interpretando le partite in maniera diversa a seconda dell’avversario e del momento. In questo contesto la duttilità di Miretti potrebbe tornare utile.
Idealmente potrebbe essere la riserva di De Bruyne, che sicuramente non potrà essere presente in tutte le cinquanta partite stagionali che si augura di giocare il Napoli, ma anche un centrocampista di palleggio in più, da inserire in partite in cui Conte prevede di controllare il gioco, magari quando è in vantaggio, a partita in corso.
Certo, l'allenatore nel Napoli non è mai stato uno che ama ruotare molto i suoi titolari, e a questo punto della carriera a Miretti tutto servirebbe tranne che una stagione in panchina. I recenti acquisti però fanno pensare che l’idea del Napoli è affrontare una stagione lunga con una rosa lunga, e quindi dare a Miretti la possibilità di ritagliarsi il suo spazio, anche considerando che Anguissa sarà fuori per la Coppa d'Africa almeno un mese.
In ogni caso, all'interno del contesto della Serie A, per una squadra che sta cercando di creare un ciclo di vittorie, scommettere su un calciatore italiano di questo tipo può avere senso.