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Foto di John MacDougall/Getty Images
Fondamentali Francesco Lisanti 8 aprile 2016 6'

Europa minore?

Il ritorno di Klopp a Dortmund ha generato grandi emozioni. E il Liverpool si candida come favorita.

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Il tratto distintivo delle grandi manifestazioni sportive è quello di riuscire ad offrire per ogni singolo evento una narrativa che ne giustifichi la visione, al di là dello spettacolo concretamente offerto dalle squadre in campo. La Champions League, che in questo è maestra alla pari dei playoff NBA, del Super Bowl o della finale dei 100 metri alle Olimpiadi, solo questa settimana ci aveva offerto la battaglia estetica tra il cholismo dell’Atlético Madrid e la tradizione catalana del Barcellona, il blasone di Bayern Monaco–Benfica, praticamente gli anni ’60 contro gli anni ’70 del calcio europeo, e la cena tra parvenu nella cornice parigina, Qatar contro Abu Dhabi, Ibra e Di María contro Agüero e David Silva. Nel suo piccolo, l’Europa League ha riportato Klopp a Dortmund, e scusate se è poco.

 

«È meglio essere qui che, boh, in Corea del Nord o qualcosa del genere. È una bella sensazione», aveva detto Klopp alla vigilia. Il tecnico tedesco aveva anche confermato lo status di “favorito” del BVB, riconoscendo che «se li battiamo allora diventiamo noi una sorta di favoriti». Al di là della narrativa e delle belle sensazioni, insomma, da Borussia Dortmund–Liverpool era anche lecito attendersi lo spettacolo degno di una finale anticipata. Il pre-partita ha pienamente rispettato le aspettative e possibilmente anche alzato l’asticella, regalandoci uno dei momenti dell’anno, le sciarpe rosse e giallonere unite nel canto di “You’ll never walk alone”. Il campo non è stato da meno.

 

Pelle d’oca.

 

Tuchel ha schierato la formazione titolare del Borussia, confermando per dieci undicesimi la squadra che ha vinto in rimonta contro il Werder sabato, ad eccezione del “portiere di coppa” Weidenfeller. Dieci undicesimi anche per il Liverpool che sabato aveva bloccato sull’1-1 il Tottenham, con il solo Origi che ha sostituito uno Sturridge in scarso periodo di forma.

 

La maggiore garanzia in termini di spettacolo che offrono due squadre allenate da Tuchel e Klopp, più della fluidità dei moduli e dell’organizzazione degli spazi, è la disposizione a prendersi dei rischi. Il Borussia ha giocato circa un terzo dei propri passaggi in avanti (433 su 674) e ancora meglio in termini percentuali ha fatto il Liverpool (292 su 392). Nessuna delle due squadre si è poi risparmiata in aggressività, come testimoniano i 26 contrasti tentati dal Borussia e i 40 tentati dal Liverpool (ma il Borussia ha completato più intercetti, 17 a 12). Nessuna delle due squadre era disposta a disfarsi del pallone molto volentieri, entrambe cercavano di recuperarlo con altrettanto entusiasmo: ne è risultata una serie di cambi di possesso che ha penalizzato i calciatori meno tecnici o meno in forma, come Piszczek e Durm nel Borussia o Can e Milner nel Liverpool.

 
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24 palle perse dal Borussia (in blu), 18 per il Liverpool (in rosso). Come evidenziato dalla mappa di Whoscored, entrambe le squadre riuscivano a ricorrere alla “trappola del fallo laterale”, schiacciando l’avversario sulle fasce, dove si registra la maggior parte delle palle perse.

 

In fase di impostazione dal basso, il Liverpool allargava fino ai limiti del campo i due centrali Sakho e Lovren, per costringere Aubameyang e Reus, rapidissimi nello stretto, a coprire più spazio possibile. A supporto della manovra eventualmente si abbassava Emre Can, in teoria mediano davanti alla difesa, in realtà spesso anche il primo ad aggredire il possesso del Dortmund. Il BVB ha invece dimostrato più fiducia nelle capacità di palleggio dei propri difensori, e del resto Hummels e Bender sono praticamente due centrocampisti. Mentre uno dei due terzini saliva altissimo per offrire la possibilità di un lancio diagonale in caso di difficoltà, solitamente a sinistra Schmelzer, l’altro restava basso, componendo il vertice di un diamante assieme ai due difensori centrali e al gioiellino Julian Weigl.

 

Dall’altra parte, il BVB pressava con Reus e Aubameyang sui due centrali, e Durm più basso per contenere l’avanzata di Alberto Moreno, mentre il Liverpool poteva schierare i suoi tre attaccanti (da sinistra: Coutinho, Origi e Lallana) in parità numerica sui tre difensori del Borussia, ma al netto dell’aggressività messa in campo, la squadra di Klopp ha dimostrato di avere ancora evidenti limiti nella gestione degli spazi e delle linee di passaggio, e soprattutto delle distanze tra le linee.

 

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Una situazione di gioco a cui ci si è presto abituati. Emre Can era salito per affiancare addirittura Origi nel primo pressing. Il movimento elastico di Hummels che sale e Aubameyang che si abbassa crea una superiorità ingestibile per il centrocampo del Liverpool, e una linea di passaggio immediata.

 

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Mentre Milner si affanna a raggiungere Aubameyang, l’attaccante gabonese tocca di prima verso Weigl che controlla e verticalizza subito per Mkhitaryan, che ha tantissimo spazio intorno a sé e può girarsi e puntare la porta. Emre Can nel frattempo è rimasto fermo e si guarda attorno incredulo.

 

Alcuni meccanismi del Borussia sono così rodati e perfettamente eseguiti che fanno sembrare il gol un dettaglio accessorio. La semplicità con cui la squadra di Tuchel trovava spazio sulla trequarti attraverso le combinazioni che coinvolgevano contemporaneamente centrocampo, difesa e attacco, destra, sinistra e centro, ha reso per larghi tratti la partita un incontro di ping-pong tra le linee giallonere, con i mediani dei Reds a fare da retina.

 

Le verticalizzazioni rapidissime del Borussia Dortmund che mandano fuori di testa i cameraman.

 

Si deve anche considerare che un gioco del genere, tanto conservativo quanto verticale, tanto di possesso quanto di movimento, richiede una grande quantità di energie fisiche e mentali. Se la facilità con cui il Borussia si posizionava sulla trequarti del Liverpool appariva quasi imbarazzante, al momento di girarsi e tentare la conclusione quella lucidità scompariva, i tiri erano deboli o fuori calibro, e alla fine Mignolet è stato impegnato meno di Weidenfeller.

 

Il portiere belga si è però disimpegnato con la Cruyff Turn. DUE VOLTE.

 

Alla sterilità della fase offensiva dei gialloneri ha contribuito anche una delle migliori partite di Sakho dal suo arrivo a Liverpool. Con 2 intercetti, 1 contrasto vinto (su 1 tentato) e zero dribbling subiti, ma soprattutto con una serie di giocate impercettibili ma decisive, il difensore francese ha sostanzialmente annullato Aubameyang. La partita di Sakho è un’ulteriore dimostrazione delle difficoltà di misurare una prestazione difensiva con in termini meramente numerici, senza indicatori che testimonino la pressione asfissiante portata sugli avversari, i metri rubati al tiratore, le palle sporcate e i contatti tatticamente indispensabili. Sul lato del Borussia, il migliore in campo è stato un altro difensore centrale, uno che quando è in serata si può misurare con qualunque indicatore possibile, o anche semplicemente osservare. L’eleganza di Mats Hummels non è solo quanto di più lontano dallo stereotipo di difensore tedesco, è anche la chiave del gioco rapidissimo, tutto palla a terra e testa alta del Borussia Dortmund. Il gol che ha pareggiato i conti, sugli sviluppi di un calcio d’angolo difeso in maniera orrenda dalla zona del Liverpool (tanto che alla fine si è trovato Lallana a saltare su Hummels), decisamente non guasta.

 

Sempre in quelle serate lì, Mats Hummels fa anche di cose del genere. Da apprezzare anche l’intervento goffo ma indispensabile di Sakho che spegne l’azione offensiva. Due difensori agli antipodi per eleganza, ma ieri sullo stesso piano per efficacia.

 

Il Liverpool ha strappato il miglior risultato possibile, pareggio al Signal Iduna Park con preziosissimo gol in trasferta, e come dimostra la mappa degli expected goals, non ha neanche demeritato. Sul piano dell’organizzazione e della chimica di squadra, Klopp è ancora diversi passi indietro rispetto a Tuchel, ma ha ricevuto ottime risposte sul piano dell’abnegazione, e su quello della qualità offensiva ha almeno altrettante chiavi in grado di sbloccare le partite. Nel secondo tempo Firmino e Sturridge, di ritorno da infortuni, hanno sostituito Lallana e Origi ed è evidente come una panchina del genere possa fare la differenza. E i titolari erano assolutamente all’altezza, dai 4 passaggi chiave di Lallana ai 2 dribbling vinti da Origi, alla fantasia di Coutinho, che ha avuto le migliori occasioni da gol ma si è visto respingere le conclusioni da un ispiratissimo Weidenfeller.

 

La migliore occasione della partita del Liverpool: la parata di Weidenfeller col corpo all’indietro è una seria candidata a “parata dell’Europa League”, ma le giocate nello stretto in area di rigore di Joe Allen e Lallana sono da stropicciarsi gli occhi.

 

L’atmosfera sugli spalti e il livello di gioco sul campo ci hanno restituito una dimensione che non appartiene al giovedì sera, una qualità complessiva del prodotto che merita palcoscenici più alti. Il Borussia Dortmund riabbraccerà la Champions League immediatamente l’anno prossimo, mentre il Liverpool di Klopp dovrà attendere almeno un altro anno di transizione, probabilmente fuori da qualunque competizione europea dopo che anche l’ultimo treno della Coppa di Lega è stato perso in finale. Ci sarebbe sempre l’ultima possibilità: vincere questa Europa League e ritornare clamorosamente in Europa dalla porta principale. Eliminare questo Borussia Dortmund sarebbe sicuramente un’impresa, ma il risultato ottenuto in Germania obbliga i Reds a crederci in vista del ritorno: se questa è davvero la finale anticipata, conviene portarsi avanti con il lavoro.

 
 

Tags : borussia dortmundeuropa league 2015/16jurgen kloppliverpool

Francesco Lisanti è nato a Matera nel 1994, a Torino si è laureato ingegnere, a Milano ha iniziato a lavorare. Deve tutto al blog di Wannabe Radio. Al momento si divide tra la passione per il calcio e la pianificazione della produzione.

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