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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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Il bello dell’Europa League 2019 vol. 7
15 feb 2019
15 feb 2019
Il meglio dell’andata dei sedicesimi di finale della nostra coppa preferita.
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Ieri Nacho Monreal ha ammonticchiato la presenza numero 231 con la maglia dell’Arsenal, una delle più prestigiose del calcio mondiale. Per festeggiare ha commesso il fallo scemo su Maksim Skavysh da cui è nato il gol del BATE. La sua inadeguatezza in quel momento è apparsa piuttosto evidente e i suoi limiti risaltano anche all’interno di una linea difensiva disastrosa come quella dell’Arsenal. Se fino ad un paio di stagioni fa la sua velocità lo rendeva un’alternativa credibile nel ruolo di terzino, oggi Monreal scricchiola: non ha più il passo e la versione da centrale in una difesa a 3 è drammatica, ai limiti del ridicolo. Allora perché Monreal gioca ancora con l’Arsenal? Ecco 4 teorie strampalate, ma comunque più credibili dell'oggettività secondo cui viene ritenuto un giocatore da Arsenal.

 


Magari Nacho Monreal non sarà un gran difensore, ma è un grandissimo ipnotista. Questa teoria spiegherebbe in maniera abbastanza lineare i due principali misteri nel rapporto Monreal-Arsenal: perché lo facciano giocare, dopo anni di ipnotismo su Wenger si è ripetuto facilmente anche su Emery; perché l’Arsenal si ostina a non comprare dei difensori appena decenti da escludere definitivamente anche la minima possibilità di vederlo in campo, in quanto con la sua bravura nell’ipnosi Nacho Monreal tiene in scacco anche tutta la dirigenza dell’Arsenal.

 

Ovviamente l’ipnosi è una cosa seria e non può usarla in campo, questo spiega perché comunque non riesce ad avvantaggiarsene come difensore.

 

Un’altra teoria dice che Monreal è il tipo di persona che ti viene ad aprire il portone se ti vede che armeggi con le chiavi e la spesa, che sa quanto zucchero prendi nel caffè senza chiedertelo, che si ricorda il tuo compleanno e in nomi dei tuoi figli. Insomma Nacho è un

, ben voluto da tutti e nessuno se la sente di spiegargli che - va bene tutto - ma il campo da calcio non è il tuo posto. Quindi lo lasciano giocare, non lo sgridano quando sbaglia e lo incitano tutti.

 


Secondo questa teoria, Nacho Monreal sarebbe in realtà un vampiro, nato a Bath il 7 dicembre del 1584. Monreal avrebbe attraversato secoli di storia inglese: fu al fianco di Oliver Cromwell, consigliere di Enrico VIII, firmatario dei Bills of Right, padre della rivoluzione industriale, comandante di fregata a Trafalgar, esploratore sotto la regina Vittoria, eroe a Dunkirk, Console delle Isole Falkland, fondatore e difensore dell’Arsenal.

 


, la verità è che Nacho Monreal non esiste. Non ha mai giocato nell’Arsenal, né in Europa League. Monreal è tutta una costruzione nella nostra testa per giustificare tutto quanto di assurdo succede all’Arsenal.

 



 

Riuscite a trovare Monreal in questa foto?

 



Il nome originario di Malmoe è “Malmhaug”, letteralmente “mucchio di ghiaia”. È difficile immaginare un nome meno nobile, ma per le città del nord, lo sappiamo, funziona così. Mentre i centri urbani del mediterraneo si sono costruiti attorno a deliri di grandezza e a narrazioni mitologiche, al nord c’è sempre una dimensione frugale.

 

A riscattare e a infondere prestigio alla città di Malmoe è stata l’aringa, un pesce povero nel nostro immaginario ma quasi sacro nel nord Europa, dove era usato anche durante le cerimonie religiose. A quel tempo Malmoe era protetta da Eric di Pomerania, re di Danimarca, Norvegia e Svezia, ma era formalmente nel regno danese. Fino al XVII secolo, quando la città è caduta sotto il dominio svedese. Da lì in poi, come potete immaginare, guerre, una delle tanti guerre “dano-svedesi”. Di queste guerre ci restano dei dipinti in cui masse di soldati si scontrano fra loro come sciami di insetti, sporcando la neve di rosso.

 



 

Oggi Malmoe è una tranquilla cittadina svedese, che ha poco a che fare con l’immaginario gore e sanguinario di quei giorni. La corrente del Golfo rende il clima generalmente più tiepido rispetto ad altre cittadine sulla stessa latitudine ed è piacevole di giorno fare un giro al Moderna Museet di Malmoe e di sera prendere un drink in uno dei diversi rooftop bar della città, o andare a sentire un concerto al Malmö Live Konsertsalen (venerdì prossimo c’è Yann Tiersen) o al Malmoe Live (Tallest man on earth l’8 marzo).

 

Malmoe è anche una città di grande tradizione calcistica e la sua squadra, il Malmoe FF, è una delle più gloriose di Svezia, vincitrice di 20 campionati e 15 coppe nazionali. Per farvi capire di quello che stiamo parlando, il Malmoe è l’unica squadra svedese ad aver raggiunto la finale della Coppa dei Campioni, nel 1979. Un traguardo che gli è valso la Medaglia d’oro dello Svenska Dagblader, un quotidiano svedese che ogni anno assegna un premio allo sportivo dell’anno. Il Malmoe è l’unica squadra di calcio ad averlo vinto. Eccovi gli highlights di quella partita, in cui il calcio, con le maglie azzurre e le maglie rosse a darsi battaglia su un prato verde chiaro, è riuscito a raggiungere un apice estetico mai più eguagliato.

 

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Regia di Wes Anderson, voce di David Attenborough.


 

Il Malmoe ha la maglia dei colori del cielo e riporta sotto il colletto una piccola bandiera della Scania, la regione più meridionale della Svezia. Il suo stemma riporta in basso una piccola stella, a ricordarci del numero di campionati vinti. Il Malmoe sembra davvero una grande squadra da tifare. La sua tifoseria organizzata si dichiara apolitica e contro violenza e razzismo, e il gruppo più numeroso è quello dei Supras Malmoe, il cui nome è chiaramente un tributo agli ultras italiani, da cui prendono ispirazione per stile.

 

Che dire di questo Malmoe attuale? Una grande squadra, arrivata con pieno merito ai sedicesimi di Europa League, eliminando il Sarsporg e il Besiktas, con un Antonsson in grande spolvero; un grande Behrang Safari, un grande Oscar Lewicki e un bel Traustason.

 

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=oG15VH5aSzM[/embed]

Ed eccovi, totalmente a caso, un video di Zlatan Ibrahimovic con la maglia del Malmoe. Ibra sembra uno strano struzzo superdotato per il gioco del calcio.


 

Ieri il Malmoe ha perso contro il Chelsea, ma con onore, accorciando a un certo punto il risultato grazie a Christiansen, uno dei tanti scandinavi paradossalmente minuti che il Malmoe schiera. Questa rubrica sulle squadre marginali di una coppa marginale come l’Europa League è arrivata intorno alla ventesima puntata. Ognuna di queste squadre si è rubata un pezzetto del mio cuore, ma il Malmoe un po’ di più. Il Malmoe sembra davvero una squadra per cui è piacevole fare il tifo, a meno che non tifiate Goteborg.

 



Che Rennes-Betis Siviglia fosse una delle partite più affascinanti tra quelle che ci ha regalato il sorteggio degli ottavi di finale, beh, era abbastanza lapalissiano.

 

L’Osservatorio Hipster per l’Europa League gli aveva conferito il bollino “barba roscia”, il livello massimo d’attenzione, soprattutto per la concentrazione quasi irripetibile di figure mitologiche (Joaquin, Guardado), promesse disattese e decadenti (Ben Arfa, Grenier), freak (Niang) e talenti grezzi e scintillanti (Sarr, Lo Celso, Lainez) tutti racchiusi per un’ora e mezza all’interno di uno stadio col nome in dialetto bretone, il Roazhon Park.

 

La stessa UEFA Europa League ne aveva riconosciuto la portata mitopoietica lanciando un trailer pieno di cuoricini colorati e piedi eccezionalmente educati come quelli di Grenier e Lo Celso.

 

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L’amante dell’Europa League non occasionale sapeva che se c’era una partita da guardare prima di portare l’amat* a cena fuori era Rennes-Betis Siviglia (utile anche nel caso in cui avesse scelto di celebrare San Valentino inviando alla sua fiamma GIF di Giovani Lo Celso). Le aspettative non sono state disattese: se l’avete vista, sapete di cosa stiamo parlando. Se invece non l’avete vista, ecco: in queste righe vorremmo farvi capire quanto tempo avete sprecato fissandovi su Rapid-Inter.

 

2’: Ben Arfa, con un taglio di capelli pischello, delle scintillanti scarpette gialle e i pantaloni della muta come un pescatore di ricci di mare si va a prendere il pallone dietro le linee di centrocampo e difesa del Betis: aggredito si esibisce in una performance di escapologia à la Dynamo, lasciando imbambolati due bétici che per non sporcare il momento neppure lo rincorrono, permettendogli di affondare, accentrarsi, aprire con il sinistro per il laterale destro che la metterà al centro per un gol del quale ci siamo già disinteressati perché la parte migliore dell’azione è quella precedente, e ci stiamo già stappando una birra bretone all’acqua di mare per l’emozione.

 

7’: avete presente il primo sorso di una bière blanche all’acqua di mare? Somiglia ai calci di punizione di Hatem Ben Arfa.

 

https://twitter.com/N1tr0BD/status/1096112003612114944

 

8’: Clement Grenier calcia un corner che ha la stessa joie de vivre della fronte di Charlie Baudelaire, un pallone così pieno di spleen che Ismaïla Sarr, quando gli arriva tra i piedi, si sente quasi in colpa a doverlo indirizzare verso la porta di Robles, che sdraiato davanti a sé peraltro ha Niang, con un moscow mule tra le mani. La respinta di Robles sbatte su Javi Garcia e rotola malinconico verso la porta, nella quale si deposita anche grazie a un velo di Niang, o un mancato tentativo di tacco che deve essere un po’

di Niang.

 

31’: Ben Arfa ci ricorda che leggere il suo nome al contrario equivale a un’invocazione a Satana: prima arpiona un pallone complicatissimo, lo addomestica col ginocchio e lo mette giù col sinistro, poi si incartapecorisce in un gioco di suole che gli fa perdere il pallone, Joaquin lancia Loren al centro di una prateria lasciata dalla difesa del Rennes, scioglievole come il burro (a Rennes si produce il miglior burro di Francia, una bomba spalmato su pane di segale e accompagnato da petali di violetta) e niente, Lo Celso riesce a segnare tirandosi col sinistro il pallone sul destro, un gol pazzissimo che sembra un troll.

 

Se la partita fosse continuata su questi ritmi sarebbe finita 7 a 7 e questo mio pezzo sarebbe stato lungo diciottomila battute. Per fortuna invece l’intensità si abbassa, Ben Arfa segna su rigore e sembra chiuderla, Sidnei segna di testa e sembra riaprirla, e poi sale in cattedra l’irriverenza di Diego Lainez.

 

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A Erminig, l’ermellino mascotte dello Stade Rennais, dopo il primo tempo stavano esplodendo le cervella.


 

Nell’ora in cui è stato in campo il messicano ha mandato spesso fuori giri la difesa francese, in particolare il mozambicano Mexer, che se gli avessero detto che un ragazzino coi capelli lunghi e brillanti da cantante di boy-band mariachi l’avesse mandato così ai pazzi ci avrebbe fatto una risata su. Fino a segnare il gol del 3-3, il suo primo in Europa.

 

Rennes-Betis ha rappresentato un bignami di cosa è l’Europa League talmente perfetto che Joe Bastianich (in un ambizioso tentativo di fondere la competizione più figa del pianeta con Masterchef per creare una specie di Giovedì Perfetto™) potrebbe decidere di trarne ispirazione per un panino gourmet in cui «la scorza dura dell’esperienza racchiuda un cuore di talento condito da storie borderline e tagli di capelli strambi». Mc Donald’s potrebbe persino proporlo all’UEFA come hamburger ufficiale della prossima Europa League.

 



Ieri, dopo circa un’ora di gioco di Rapid Vienna-Inter vicina a un film giapponese sul suicidio, è entrato in campo Cristoph Krasmullner e la partita sembrava poter prendere una piega più interessante. Rapid-Inter è stata una partita mal giocata da entrambe le squadre, dove i nerazzurri stavano vincendo per l’inerzia di una rosa infinitamente superiore a quella degli austriaci. L’ingresso di Krasmullner prometteva emozioni per un semplice motivo: per quanto ce lo eravamo dimenticato, a un certo punto della sua vita è stato un giocatore dell’Inter.

 

Era il 2011 e, due anni dopo l’acquisto di Arnautovic, l’Inter ci voleva riprovare con l’idea austriaca. Sembrava la sceneggiatura perfetta di un semisconosciuto che ritrova un ritaglio di celebrità contro la sua ex squadra. Prima della partita

a Gazzetta seminando indizi di sventura. Le promesse; i rimpianti; i momenti in cui sembrava poter andare alla Juventus: «Allenarmi con gente come Sneijder, Eto’o e altri grandi campioni è stato eccezionale. Ma chi più mi è rimasto nel cuore è Stankovic: mi ha aiutato molto, è stato un grande giocatore».

 

Krasmullner è un trequartista/esterno e viene dalle giovanili del Bayern Monaco, dove era apprezzato da van Gaal e Scholl. 8 anni dopo la sua carriera è una disgrazia. Ha provato a rilanciarsi in Austria, all’Ingolstadt, poi ci è riuscito parzialmente all’Admira Wacker (una squadra che si chiama letteralmente “Ammira il coraggio”), dove ha segnato 38 gol in 104 partite. Allora è passato al Barsnley, altro flop. Altro ritorno in Austria, al Rapid, dove fa fondamentalmente panchina, e ieri non è riuscito neanche a prendersi il suo momento di celebrità segnando alla squadra che a 18 anni lo aveva considerato un fenomeno. «Avevo solo 18 anni quando feci quella scelta, forse il passo era troppo grande per me in quel momento. Fu comunque una grande esperienza, ma certo non andò come speravo».

 



Lo scorso anno Ben Yedder ha eliminato quasi da solo il Manchester United di Mourinho dalla Champions League. Quando è entrato in campo i tifosi del Siviglia gridavano: “

".

 

Tutti amano Ben Yedder, perché è il tipo di attaccante brevilineo che restituisce una sensazione di continua minaccia alla porta avversaria, perché effettivamente lo è, e perché - banalmente - gioca benissimo a calcio. Come ormai tutti sapete, Ben Yedder fino ai vent’anni ha giocato a Futsal ad alti livelli, e questo lo ha aiutato a formare un repertorio di movimenti, soprattutto in area di rigore, quasi unici. Ieri con la sua tecnica negli spazi stretti e la sua intelligenza senza palla ha distrutto la Lazio. Abbiamo registrato tre suoi movimenti che dovreste imparare per diventare i king del vostro calcetto.

 



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In questa ripartenza il Siviglia è in superiorità numerica, e per capitalizzare al massimo il vantaggio di uomini Pablo Sarabia punta il centro del campo, perché è dal centro che le possibilità di raddoppiano. Ben Yedder anche corre in posizione centrale. Avrebbe potuto allargarsi prima, ma ha paura di incrociare la corsa di Sarabia, allora dosa bene il suo scatto per arrivare al limite e inserirsi dietro Acerbi col giusto tempismo. La palla di Sarabia è leggermente lunga, e forse il suo scatto non è stato perfettamente sincronizzato, e alla fine non riesce a concludere, ma la scelta dei momenti è stata precisa per arrivare a concludere.

 



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Sono i quattro elementi che ogni giocatore dovrebbe tenere presenti nel gioco offensivo, mentre si muove e prende scelte per il campo. La capacità di lettura di questi quattro elementi è una qualità tanto fondamentale quanto poco visibile. Ben Yedder è un vero maestro di queste letture.

 

Nella transizione che ha portato al gol fa impressione la naturalezza con cui Ben Yedder arriva alla conclusione, terminando una corsa che ha dosato nella sua intensità con attenzione certosina. Nella prima immagine lo vediamo quasi trotterellare, abbassando gli avversari il giusto, avvicinandosi alla porta quanto basta. Nella seconda possiamo notare che ha lasciato che Acerbi lo superasse, perché il modo migliore per arrivare sul pallone è in corsa, e perché così ha modo di far piantare il difensore, di prenderlo in controtempo. Ben Yedder indica la palla sul secondo palo, Sarabia gliela dà, e Ben Yedder segna. Il calcio a volte è una cosa semplicissima.

 



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In questa transizione Ben Yedder sa che il corridoio di campo alla sua destra è già occupato da un compagno, e allora a lui tocca la percussione centrale. Il compagno avanza senza pressione quindi lui sa che deve solo scegliere il momento giusto per proporsi e verrà servito. Parte in svantaggio rispetto ad Acerbi, ma Ben Yedder sui primi passi è esplosivo e riesce a prendere posizione quasi subito. A quel punto però il compagno non lo serve e il suo movimento è caduto nel vuoto.

 

In breve tempo però si ricompone, fa qualche passo all’indietro e aspetta di avere abbastanza campo per avere inerzia. Nella terza immagine, ad azione sviluppatasi, si propone per un altro taglio, in cui è completamente libero e di nuovo non servito.

 

Ben Yedder esegue una quantità tale di ottimi movimenti che anche in partite come quella di ieri, in cui è stato devastante, possiamo registrare diversi suoi tagli non premiati.

 



 



 

Vi lasciamo con un quesito per riempire il venerdì sera vostro e dei vostri amici.

 



Icardi, convocato per la trasferta di Vienna, non si è presentato. Se questo ha fatto arrabbiare i tifosi dell’Inter, i tifosi dell’Europa League sono letteralmente infuriati: come si fa infatti a snobbare un viaggio a Vienna per una bella partita dei sedicesimi di Europa League? Come immaginare qualcosa di meglio nella vita?

 

La capitale austriaca è una degna rappresentante dello spirito Europa League, mitteleuropea e misteriosa, bianca e nera, nel corso dei secoli alcuni dei più grandi personaggi della nostra storia sono passati da qui e Icardi poteva unirsi a loro. Nel quiz di questa settimana dovrete sostituirvi al centravanti argentino e indovinare quale tra questi personaggi storici è passato - con successo - da Vienna.

 



 

1. Marco Aurelio o Giulio Cesare

 

2. Sigmund Freud o Carl Gustav Jung

 

3. Johann Strauss senior o Jean-Baptiste Lully

 

4. Napoleone o Federico II di Prussia

 

5. Roberto Baggio o Nicola Berti

 


: secondo lo storico Aurelio Vittorio proprio a Vienna, allora chiamata Vindobona, morì l’imperatore romano nel 180 d.C.

 

: si iscrisse all’Università di Vienna nel 1873, lavorò presso l’Ospedale Generale, vi svolse l’attività privata. Nel 1907 a Vienna incontrò Jung e parlarono per 13 ore (quindi, al limite, andava bene anche la risposta Jung).

 

: ricordato con l'appellativo di "Padre del valzer", Johann Strauss è stato il creatore del valzer viennese.

 

: tra tutti quelli che hanno sconfitto gli austriaci nel corso dei secoli, l’imperatore francese è certamente quello che si è ripetuto più volte: le sue truppe entrarono a Vienna nel 1805, mentre Napoleone occupò Vienna e il Castello di Schönbrunn il 12 maggio 1809.

 

: L’11 maggio 1994 Nicola Berti segnò il gol vittoria nella gara di andata della finale dell’allora Coppa UEFA contro il Salisburgo. La partita si giocava a Vienna, al Prater Stadion.

 



Al momento della lettura delle formazioni di Malmoe - Chelsea è apparso subito chiaro che, in una partita sulla carta dall’esito scontato, la sfida tra Andreas Christensen, difensore del Chelsea, e Anders Christiansen, centrocampista offensivo del Malmoe sarebbe stato il vero centro di interesse per tutti. I due non coincidono perfettamente né nel nome, né nel cognome, ma insomma provate a leggerli i due nomi rapidamente e a trovare delle differenze.

 

Per chiarezza, i due non si assomigliano molto e confonderli in campo è davvero difficile: Andreas Christensen è alto, allampanato e con dei capelli castani leggermente ondulati, mentre Anders Christiansen non è particolarmente alto, porta dei capelli rossicci/biondastri dritti come fusi ed è allampanato. Andreas Christensen è un difensore moderno ed elegante con gli occhi di mezza Europa addosso (tra cui quelli della Juventus); Anders Christiansen ha il baricentro basso, una corsa sincopata e ha fallito nel Chievo. Sono tutti e due danesi, ma oltre a questo non c’è molto a legarli. Non giocano neanche in Nazionale insieme.

 

Se la vita sembra sorridere ad Andreas Christensen, ieri sera la vittoria (morale) è andata ad Anders Christiansen. Anders Christiansen ha infatti realizzato con un piatto destro al termine di una bella azione corale il gol che mantiene ancora un minimo vive le speranze del Malmoe, mentre nella stessa azione Andreas Christensen si è fatto dribblare con estrema facilità (da un altro però).

 

Ora viene da chiedersi se Andreas Christensen riuscirà a riscattarsi nella sfida di ritorno o Anders Christiansen vincerà di nuovo la sfida tra le due persone con il nome e il cognome più simili tra quelli che non lo hanno uguale.

 

A margine altre persone che sarebbero stati bene in questa partita:

attaccante dello Skovshoved IF;

, naturopata;

, marchio di intimo per uomo piuttosto raffinato;

, centrocampista del Chiasso; Cristiano de Andrè, cantante figlio di Fabrizio.

 



 

https://twitter.com/Ryan_Colaco/status/1096129651653644288

 

Il freddo non fa ammalare a quanto pare. Lo ha riassunto Il Post

, in cui si elencavano una serie di ricerche sulla correlazione tra freddo e malattia che non hanno portato a risultati certi. Ci ammaliamo di più nei mesi freddi perché c’è meno areazione, restiamo più in tempi in luoghi chiusi, a contatto con le persone (e quindi con i germi). Questo tifoso del BATE lo sa bene, ha smesso di credere ai consigli della nonna, e non ha paura a restare a torso nudo, protetto solo dal suo ingente e delizioso strato di grosso, nella notte di Borisov, dove ieri eravamo a meno 2.

 



 



 

Con il suo sale e pepe e gli occhi intensi di chi riesce a mettere incinta le donne con un solo sguardo, Marlos sarebbe un volto perfetto per il cinema. Eccovi una lista di film in cui lo vedremmo bene.

 



 



 

L’ispettore Kirill Jamercuk, per qualche ragione dalla carnagione olivastra, ha un trauma durante un inseguimento sui tetti di Donetsk: cerca di salvare il compagno Roman - interpretato da Taison - mentre cade rovinosamente al suolo. Ne resterà traumatizzato, soffrendo per sempre di vertigini. Una cosa che lo perseguiterà nella storia d’amore con Kim Novak - interpretata da Kim Novak - ma che soprattutto gli impedirà di saltare di testa, compromettendogli una carriera nel grande calcio (nonostante tutti gli incoraggiamenti di Mircea Lucescu, interpretato da Tommy Lee Jones).

 



Al posto di Raoul Bova, bello, ruvido, chico latino.

 



 



 

A Costanza, Romania, ci si gode la vita. Party sulla spiaggia, cocktail a buon mercato, architettura brutalista direttamente a picco sul mare e, naturalmente, storie d’amore. Marlos è il ragazzo più desiderato dell’estate ma ha fatto una promessa al suo mentore, Mircea Lucescu (Lino Banfi nel film), di non andare con nessuna donna: «Mantieniti casto e giocherai» gli ha assicurato il santone rumeno. Marlos resiste a tutti i richiami sessuali, ma non al vero amore, quello per Alessia Merz (Melissa Satta). Non sa che sull’isola ci sono due spie di Lucescu (Lillo e Greg), che però capiscono al volo che al vero amore non si comanda e quello di Marlos è un sentimento puro. I due si sposano sotto gli occhi divertiti e fintamente severi di Lucescu.

 



Sitcom con un padre vecchio e libidinoso (Marlos tutto truccato) che cerca in tutti i modi di far scopare il figlio intelligente, imbranato e bruttarello (Stepanenko). Finisce ogni volta in un mezzo disastro, ma anche con grandi risate e tenerezza umana.

 



Brian Epstein, George Martin e George Best: tutti e tre sono stati chiamati il quinto Beatles per la loro vicinanza - artistica o estetica - al quartetto di Liverpool. Allo stesso modo possiamo dire che Veton Berisha, centravanti 24enne del Rapid Vienna, è il quinto Berisha.

 



 

Secondo transfermarkt, infatti, esistono quattro Berisha migliori di lui (con un valore di mercato più alto del suo) che potrebbero unire alla loro passione per il calcio quella per la musica, fondando un gruppo dal nome

. I componenti sarebbero questi:

 


 


 


 


 

In una newsletter di prossima creazione, dal nome B&B (Berisha e Berisha), vi terremo informati su questi 5 Berisha e sugli altri 133 presenti nel database di Transfermarkt.

 



 

https://twitter.com/MaoVidalGarcia/status/1096155164254322688

 

Va che gli sbatte la palla sulla faccia a due metri dalla porta e non riesce a segnare.

 



https://twitter.com/InterYaMedia/status/1096136810898575360

 

L’Europa League è quella competizione in cui si giocano 25 partite a eliminazione diretta e poi si finisce a parlare solo di un momento di assurdità e miseria umana. Se vivete in questa realtà avrete già visto questo capolavoro messo in piedi dall’Inter quasi alla fine della partita di ieri.

 

Perisic si sistema la palla; Candreva la risistema spostandola di qualche centimetro. L’arbitro discute su quei centimetri; Candreva discute con Perisic; Perisic discute con Candreva, che risposta il pallone di qualche centimetro. Candreva prende un po’ di rincorsa e Perisic gli dice qualcosa, rimanendo ancora in posizione. Che cosa vogliono fare? In area di rigore c’è una, volendo stare larghi due, compagni. C’è un solo un giocatore in barriera una distanza scoraggiante che separa il punto di battuta dalla porta avversaria. Perisic però si avvicina a Candreva e gli dice un’altra cosa.

 

Alla fine decidono di fare una punizione a due, con Perisic che la deve toccare a Candreva, che nel frattempo protesta per la distanza della barriera e quindi si distrae quando il compagno gli passa il pallone e un giocatore del Rapid recupera.

 

C’è una metafora più potente dell’Europa League e del momento dell’Inter, che è un momento Europa League?

 


Tornano le sfide ad eliminazione diretta dell’Europa League e contestualmente torna l’unica rubrica che vi fa vincere abbastanza soldi da dover rinunciare al reddito di cittadinanza, qualora i soldi vinti con le scommesse fossero un reddito da lavoro, tipo il lavoro. Ovviamente i sedicesimi di Europa League sono la Gioconda per uno scommettitore: così belli e misteriosi, è facile ammirarli, molto più difficile conquistarli. Fortunatamente noi siamo

, l’italiano che rubò il quadro di Da Vinci nel 1911.

 



Non si può nulla contro una squadra in cui Seferovic ha iniziato a segnare.

 

: Gol Seferovic.

: Gol Seferovic.

 



Gli uomini che fecero l’impresa difficilmente si ripeteranno a Londra, tuttavia se Emery si ostina a lasciare fuori Lichtsteiner...

 

https://twitter.com/charles_watts/status/1096275482964840448

Come non tifare per il BATE?


 

: Aljaksandr Hleb accolto con nostalgia.

: Aljaksandr Hleb accolto come un ero

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