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Il bello dell’Europa League 2019 vol. 7
15 feb 2019
Il meglio dell’andata dei sedicesimi di finale della nostra coppa preferita.
(articolo)
30 min
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4 teorie del complotto sul perché Monreal è ancora titolare nell’Arsenal

Ieri Nacho Monreal ha ammonticchiato la presenza numero 231 con la maglia dell’Arsenal, una delle più prestigiose del calcio mondiale. Per festeggiare ha commesso il fallo scemo su Maksim Skavysh da cui è nato il gol del BATE. La sua inadeguatezza in quel momento è apparsa piuttosto evidente e i suoi limiti risaltano anche all’interno di una linea difensiva disastrosa come quella dell’Arsenal. Se fino ad un paio di stagioni fa la sua velocità lo rendeva un’alternativa credibile nel ruolo di terzino, oggi Monreal scricchiola: non ha più il passo e la versione da centrale in una difesa a 3 è drammatica, ai limiti del ridicolo. Allora perché Monreal gioca ancora con l’Arsenal? Ecco 4 teorie strampalate, ma comunque più credibili dell'oggettività secondo cui viene ritenuto un giocatore da Arsenal.

1. È un genio dell’ipnosi

Magari Nacho Monreal non sarà un gran difensore, ma è un grandissimo ipnotista. Questa teoria spiegherebbe in maniera abbastanza lineare i due principali misteri nel rapporto Monreal-Arsenal: perché lo facciano giocare, dopo anni di ipnotismo su Wenger si è ripetuto facilmente anche su Emery; perché l’Arsenal si ostina a non comprare dei difensori appena decenti da escludere definitivamente anche la minima possibilità di vederlo in campo, in quanto con la sua bravura nell’ipnosi Nacho Monreal tiene in scacco anche tutta la dirigenza dell’Arsenal.

Ovviamente l’ipnosi è una cosa seria e non può usarla in campo, questo spiega perché comunque non riesce ad avvantaggiarsene come difensore.

2. È l’uomo più buono del mondo

Un’altra teoria dice che Monreal è il tipo di persona che ti viene ad aprire il portone se ti vede che armeggi con le chiavi e la spesa, che sa quanto zucchero prendi nel caffè senza chiedertelo, che si ricorda il tuo compleanno e in nomi dei tuoi figli. Insomma Nacho è un pezzo di pane, ben voluto da tutti e nessuno se la sente di spiegargli che - va bene tutto - ma il campo da calcio non è il tuo posto. Quindi lo lasciano giocare, non lo sgridano quando sbaglia e lo incitano tutti.

3. Nacho Monreal ha fondato l’Arsenal

Secondo questa teoria, Nacho Monreal sarebbe in realtà un vampiro, nato a Bath il 7 dicembre del 1584. Monreal avrebbe attraversato secoli di storia inglese: fu al fianco di Oliver Cromwell, consigliere di Enrico VIII, firmatario dei Bills of Right, padre della rivoluzione industriale, comandante di fregata a Trafalgar, esploratore sotto la regina Vittoria, eroe a Dunkirk, Console delle Isole Falkland, fondatore e difensore dell’Arsenal.

4. In realtà Nacho Monreal non esiste

Come la Finlandia, la verità è che Nacho Monreal non esiste. Non ha mai giocato nell’Arsenal, né in Europa League. Monreal è tutta una costruzione nella nostra testa per giustificare tutto quanto di assurdo succede all’Arsenal.

Riuscite a trovare Monreal in questa foto?

Conosci la tua squadra di Europa League: Malmoe

Il nome originario di Malmoe è “Malmhaug”, letteralmente “mucchio di ghiaia”. È difficile immaginare un nome meno nobile, ma per le città del nord, lo sappiamo, funziona così. Mentre i centri urbani del mediterraneo si sono costruiti attorno a deliri di grandezza e a narrazioni mitologiche, al nord c’è sempre una dimensione frugale.

A riscattare e a infondere prestigio alla città di Malmoe è stata l’aringa, un pesce povero nel nostro immaginario ma quasi sacro nel nord Europa, dove era usato anche durante le cerimonie religiose. A quel tempo Malmoe era protetta da Eric di Pomerania, re di Danimarca, Norvegia e Svezia, ma era formalmente nel regno danese. Fino al XVII secolo, quando la città è caduta sotto il dominio svedese. Da lì in poi, come potete immaginare, guerre, una delle tanti guerre “dano-svedesi”. Di queste guerre ci restano dei dipinti in cui masse di soldati si scontrano fra loro come sciami di insetti, sporcando la neve di rosso.

Oggi Malmoe è una tranquilla cittadina svedese, che ha poco a che fare con l’immaginario gore e sanguinario di quei giorni. La corrente del Golfo rende il clima generalmente più tiepido rispetto ad altre cittadine sulla stessa latitudine ed è piacevole di giorno fare un giro al Moderna Museet di Malmoe e di sera prendere un drink in uno dei diversi rooftop bar della città, o andare a sentire un concerto al Malmö Live Konsertsalen (venerdì prossimo c’è Yann Tiersen) o al Malmoe Live (Tallest man on earth l’8 marzo).

Malmoe è anche una città di grande tradizione calcistica e la sua squadra, il Malmoe FF, è una delle più gloriose di Svezia, vincitrice di 20 campionati e 15 coppe nazionali. Per farvi capire di quello che stiamo parlando, il Malmoe è l’unica squadra svedese ad aver raggiunto la finale della Coppa dei Campioni, nel 1979. Un traguardo che gli è valso la Medaglia d’oro dello Svenska Dagblader, un quotidiano svedese che ogni anno assegna un premio allo sportivo dell’anno. Il Malmoe è l’unica squadra di calcio ad averlo vinto. Eccovi gli highlights di quella partita, in cui il calcio, con le maglie azzurre e le maglie rosse a darsi battaglia su un prato verde chiaro, è riuscito a raggiungere un apice estetico mai più eguagliato.

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Regia di Wes Anderson, voce di David Attenborough.

Il Malmoe ha la maglia dei colori del cielo e riporta sotto il colletto una piccola bandiera della Scania, la regione più meridionale della Svezia. Il suo stemma riporta in basso una piccola stella, a ricordarci del numero di campionati vinti. Il Malmoe sembra davvero una grande squadra da tifare. La sua tifoseria organizzata si dichiara apolitica e contro violenza e razzismo, e il gruppo più numeroso è quello dei Supras Malmoe, il cui nome è chiaramente un tributo agli ultras italiani, da cui prendono ispirazione per stile.

Che dire di questo Malmoe attuale? Una grande squadra, arrivata con pieno merito ai sedicesimi di Europa League, eliminando il Sarsporg e il Besiktas, con un Antonsson in grande spolvero; un grande Behrang Safari, un grande Oscar Lewicki e un bel Traustason.

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Ed eccovi, totalmente a caso, un video di Zlatan Ibrahimovic con la maglia del Malmoe. Ibra sembra uno strano struzzo superdotato per il gioco del calcio.

Ieri il Malmoe ha perso contro il Chelsea, ma con onore, accorciando a un certo punto il risultato grazie a Christiansen, uno dei tanti scandinavi paradossalmente minuti che il Malmoe schiera. Questa rubrica sulle squadre marginali di una coppa marginale come l’Europa League è arrivata intorno alla ventesima puntata. Ognuna di queste squadre si è rubata un pezzetto del mio cuore, ma il Malmoe un po’ di più. Il Malmoe sembra davvero una squadra per cui è piacevole fare il tifo, a meno che non tifiate Goteborg.

Rennes-Betis, un’esperienza gourmand

Che Rennes-Betis Siviglia fosse una delle partite più affascinanti tra quelle che ci ha regalato il sorteggio degli ottavi di finale, beh, era abbastanza lapalissiano.

L’Osservatorio Hipster per l’Europa League gli aveva conferito il bollino “barba roscia”, il livello massimo d’attenzione, soprattutto per la concentrazione quasi irripetibile di figure mitologiche (Joaquin, Guardado), promesse disattese e decadenti (Ben Arfa, Grenier), freak (Niang) e talenti grezzi e scintillanti (Sarr, Lo Celso, Lainez) tutti racchiusi per un’ora e mezza all’interno di uno stadio col nome in dialetto bretone, il Roazhon Park.

La stessa UEFA Europa League ne aveva riconosciuto la portata mitopoietica lanciando un trailer pieno di cuoricini colorati e piedi eccezionalmente educati come quelli di Grenier e Lo Celso.

L’amante dell’Europa League non occasionale sapeva che se c’era una partita da guardare prima di portare l’amat* a cena fuori era Rennes-Betis Siviglia (utile anche nel caso in cui avesse scelto di celebrare San Valentino inviando alla sua fiamma GIF di Giovani Lo Celso). Le aspettative non sono state disattese: se l’avete vista, sapete di cosa stiamo parlando. Se invece non l’avete vista, ecco: in queste righe vorremmo farvi capire quanto tempo avete sprecato fissandovi su Rapid-Inter.

2’: Ben Arfa, con un taglio di capelli pischello, delle scintillanti scarpette gialle e i pantaloni della muta come un pescatore di ricci di mare si va a prendere il pallone dietro le linee di centrocampo e difesa del Betis: aggredito si esibisce in una performance di escapologia à la Dynamo, lasciando imbambolati due bétici che per non sporcare il momento neppure lo rincorrono, permettendogli di affondare, accentrarsi, aprire con il sinistro per il laterale destro che la metterà al centro per un gol del quale ci siamo già disinteressati perché la parte migliore dell’azione è quella precedente, e ci stiamo già stappando una birra bretone all’acqua di mare per l’emozione.

7’: avete presente il primo sorso di una bière blanche all’acqua di mare? Somiglia ai calci di punizione di Hatem Ben Arfa.

https://twitter.com/N1tr0BD/status/1096112003612114944

8’: Clement Grenier calcia un corner che ha la stessa joie de vivre della fronte di Charlie Baudelaire, un pallone così pieno di spleen che Ismaïla Sarr, quando gli arriva tra i piedi, si sente quasi in colpa a doverlo indirizzare verso la porta di Robles, che sdraiato davanti a sé peraltro ha Niang, con un moscow mule tra le mani. La respinta di Robles sbatte su Javi Garcia e rotola malinconico verso la porta, nella quale si deposita anche grazie a un velo di Niang, o un mancato tentativo di tacco che deve essere un po’ la nuova fissa recente di Niang.

31’: Ben Arfa ci ricorda che leggere il suo nome al contrario equivale a un’invocazione a Satana: prima arpiona un pallone complicatissimo, lo addomestica col ginocchio e lo mette giù col sinistro, poi si incartapecorisce in un gioco di suole che gli fa perdere il pallone, Joaquin lancia Loren al centro di una prateria lasciata dalla difesa del Rennes, scioglievole come il burro (a Rennes si produce il miglior burro di Francia, una bomba spalmato su pane di segale e accompagnato da petali di violetta) e niente, Lo Celso riesce a segnare tirandosi col sinistro il pallone sul destro, un gol pazzissimo che sembra un troll.

Se la partita fosse continuata su questi ritmi sarebbe finita 7 a 7 e questo mio pezzo sarebbe stato lungo diciottomila battute. Per fortuna invece l’intensità si abbassa, Ben Arfa segna su rigore e sembra chiuderla, Sidnei segna di testa e sembra riaprirla, e poi sale in cattedra l’irriverenza di Diego Lainez.

A Erminig, l’ermellino mascotte dello Stade Rennais, dopo il primo tempo stavano esplodendo le cervella.

Nell’ora in cui è stato in campo il messicano ha mandato spesso fuori giri la difesa francese, in particolare il mozambicano Mexer, che se gli avessero detto che un ragazzino coi capelli lunghi e brillanti da cantante di boy-band mariachi l’avesse mandato così ai pazzi ci avrebbe fatto una risata su. Fino a segnare il gol del 3-3, il suo primo in Europa.

Rennes-Betis ha rappresentato un bignami di cosa è l’Europa League talmente perfetto che Joe Bastianich (in un ambizioso tentativo di fondere la competizione più figa del pianeta con Masterchef per creare una specie di Giovedì Perfetto™) potrebbe decidere di trarne ispirazione per un panino gourmet in cui «la scorza dura dell’esperienza racchiuda un cuore di talento condito da storie borderline e tagli di capelli strambi». Mc Donald’s potrebbe persino proporlo all’UEFA come hamburger ufficiale della prossima Europa League.

Krasmullner non è riuscito a segnare il gol dell’ex

Ieri, dopo circa un’ora di gioco di Rapid Vienna-Inter vicina a un film giapponese sul suicidio, è entrato in campo Cristoph Krasmullner e la partita sembrava poter prendere una piega più interessante. Rapid-Inter è stata una partita mal giocata da entrambe le squadre, dove i nerazzurri stavano vincendo per l’inerzia di una rosa infinitamente superiore a quella degli austriaci. L’ingresso di Krasmullner prometteva emozioni per un semplice motivo: per quanto ce lo eravamo dimenticato, a un certo punto della sua vita è stato un giocatore dell’Inter.

Era il 2011 e, due anni dopo l’acquisto di Arnautovic, l’Inter ci voleva riprovare con l’idea austriaca. Sembrava la sceneggiatura perfetta di un semisconosciuto che ritrova un ritaglio di celebrità contro la sua ex squadra. Prima della partita aveva rilasciato un’intervista a Gazzetta seminando indizi di sventura. Le promesse; i rimpianti; i momenti in cui sembrava poter andare alla Juventus: «Allenarmi con gente come Sneijder, Eto’o e altri grandi campioni è stato eccezionale. Ma chi più mi è rimasto nel cuore è Stankovic: mi ha aiutato molto, è stato un grande giocatore».

Krasmullner è un trequartista/esterno e viene dalle giovanili del Bayern Monaco, dove era apprezzato da van Gaal e Scholl. 8 anni dopo la sua carriera è una disgrazia. Ha provato a rilanciarsi in Austria, all’Ingolstadt, poi ci è riuscito parzialmente all’Admira Wacker (una squadra che si chiama letteralmente “Ammira il coraggio”), dove ha segnato 38 gol in 104 partite. Allora è passato al Barsnley, altro flop. Altro ritorno in Austria, al Rapid, dove fa fondamentalmente panchina, e ieri non è riuscito neanche a prendersi il suo momento di celebrità segnando alla squadra che a 18 anni lo aveva considerato un fenomeno. «Avevo solo 18 anni quando feci quella scelta, forse il passo era troppo grande per me in quel momento. Fu comunque una grande esperienza, ma certo non andò come speravo».

3 movimenti di Ben Yedder per spaccare a calcetto

Lo scorso anno Ben Yedder ha eliminato quasi da solo il Manchester United di Mourinho dalla Champions League. Quando è entrato in campo i tifosi del Siviglia gridavano: “Oh Ben Yedder, oh Ben Yedder, todos queremos que marque Ben Yedder".

Tutti amano Ben Yedder, perché è il tipo di attaccante brevilineo che restituisce una sensazione di continua minaccia alla porta avversaria, perché effettivamente lo è, e perché - banalmente - gioca benissimo a calcio. Come ormai tutti sapete, Ben Yedder fino ai vent’anni ha giocato a Futsal ad alti livelli, e questo lo ha aiutato a formare un repertorio di movimenti, soprattutto in area di rigore, quasi unici. Ieri con la sua tecnica negli spazi stretti e la sua intelligenza senza palla ha distrutto la Lazio. Abbiamo registrato tre suoi movimenti che dovreste imparare per diventare i king del vostro calcetto.

1. Anche in transizione bisogna scegliere il momento esatto per inserirsi

In questa ripartenza il Siviglia è in superiorità numerica, e per capitalizzare al massimo il vantaggio di uomini Pablo Sarabia punta il centro del campo, perché è dal centro che le possibilità di raddoppiano. Ben Yedder anche corre in posizione centrale. Avrebbe potuto allargarsi prima, ma ha paura di incrociare la corsa di Sarabia, allora dosa bene il suo scatto per arrivare al limite e inserirsi dietro Acerbi col giusto tempismo. La palla di Sarabia è leggermente lunga, e forse il suo scatto non è stato perfettamente sincronizzato, e alla fine non riesce a concludere, ma la scelta dei momenti è stata precisa per arrivare a concludere.

2. Palla, tempo, spazio, compagni

Sono i quattro elementi che ogni giocatore dovrebbe tenere presenti nel gioco offensivo, mentre si muove e prende scelte per il campo. La capacità di lettura di questi quattro elementi è una qualità tanto fondamentale quanto poco visibile. Ben Yedder è un vero maestro di queste letture.

Nella transizione che ha portato al gol fa impressione la naturalezza con cui Ben Yedder arriva alla conclusione, terminando una corsa che ha dosato nella sua intensità con attenzione certosina. Nella prima immagine lo vediamo quasi trotterellare, abbassando gli avversari il giusto, avvicinandosi alla porta quanto basta. Nella seconda possiamo notare che ha lasciato che Acerbi lo superasse, perché il modo migliore per arrivare sul pallone è in corsa, e perché così ha modo di far piantare il difensore, di prenderlo in controtempo. Ben Yedder indica la palla sul secondo palo, Sarabia gliela dà, e Ben Yedder segna. Il calcio a volte è una cosa semplicissima.

3. L’arte del taglio

In questa transizione Ben Yedder sa che il corridoio di campo alla sua destra è già occupato da un compagno, e allora a lui tocca la percussione centrale. Il compagno avanza senza pressione quindi lui sa che deve solo scegliere il momento giusto per proporsi e verrà servito. Parte in svantaggio rispetto ad Acerbi, ma Ben Yedder sui primi passi è esplosivo e riesce a prendere posizione quasi subito. A quel punto però il compagno non lo serve e il suo movimento è caduto nel vuoto.

In breve tempo però si ricompone, fa qualche passo all’indietro e aspetta di avere abbastanza campo per avere inerzia. Nella terza immagine, ad azione sviluppatasi, si propone per un altro taglio, in cui è completamente libero e di nuovo non servito.

Ben Yedder esegue una quantità tale di ottimi movimenti che anche in partite come quella di ieri, in cui è stato devastante, possiamo registrare diversi suoi tagli non premiati.

Robles è un Mandzukic platinato?

Vi lasciamo con un quesito per riempire il venerdì sera vostro e dei vostri amici.

Chi sa solo di Europa League, non sa niente di Europa League

Icardi, convocato per la trasferta di Vienna, non si è presentato. Se questo ha fatto arrabbiare i tifosi dell’Inter, i tifosi dell’Europa League sono letteralmente infuriati: come si fa infatti a snobbare un viaggio a Vienna per una bella partita dei sedicesimi di Europa League? Come immaginare qualcosa di meglio nella vita?

La capitale austriaca è una degna rappresentante dello spirito Europa League, mitteleuropea e misteriosa, bianca e nera, nel corso dei secoli alcuni dei più grandi personaggi della nostra storia sono passati da qui e Icardi poteva unirsi a loro. Nel quiz di questa settimana dovrete sostituirvi al centravanti argentino e indovinare quale tra questi personaggi storici è passato - con successo - da Vienna.

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1. Marco Aurelio o Giulio Cesare

2. Sigmund Freud o Carl Gustav Jung

3. Johann Strauss senior o Jean-Baptiste Lully

4. Napoleone o Federico II di Prussia

5. Roberto Baggio o Nicola Berti

Risposte:

1. Marco Aurelio: secondo lo storico Aurelio Vittorio proprio a Vienna, allora chiamata Vindobona, morì l’imperatore romano nel 180 d.C.

2. Sigmund Freud: si iscrisse all’Università di Vienna nel 1873, lavorò presso l’Ospedale Generale, vi svolse l’attività privata. Nel 1907 a Vienna incontrò Jung e parlarono per 13 ore (quindi, al limite, andava bene anche la risposta Jung).

3. Johann Strauss senior: ricordato con l'appellativo di "Padre del valzer", Johann Strauss è stato il creatore del valzer viennese.

4. Napoleone: tra tutti quelli che hanno sconfitto gli austriaci nel corso dei secoli, l’imperatore francese è certamente quello che si è ripetuto più volte: le sue truppe entrarono a Vienna nel 1805, mentre Napoleone occupò Vienna e il Castello di Schönbrunn il 12 maggio 1809.

5. Nicola Berti: L’11 maggio 1994 Nicola Berti segnò il gol vittoria nella gara di andata della finale dell’allora Coppa UEFA contro il Salisburgo. La partita si giocava a Vienna, al Prater Stadion.

Chi ha vinto la sfida nella sfida tra Christiansen e Christensen?

Al momento della lettura delle formazioni di Malmoe - Chelsea è apparso subito chiaro che, in una partita sulla carta dall’esito scontato, la sfida tra Andreas Christensen, difensore del Chelsea, e Anders Christiansen, centrocampista offensivo del Malmoe sarebbe stato il vero centro di interesse per tutti. I due non coincidono perfettamente né nel nome, né nel cognome, ma insomma provate a leggerli i due nomi rapidamente e a trovare delle differenze.

Per chiarezza, i due non si assomigliano molto e confonderli in campo è davvero difficile: Andreas Christensen è alto, allampanato e con dei capelli castani leggermente ondulati, mentre Anders Christiansen non è particolarmente alto, porta dei capelli rossicci/biondastri dritti come fusi ed è allampanato. Andreas Christensen è un difensore moderno ed elegante con gli occhi di mezza Europa addosso (tra cui quelli della Juventus); Anders Christiansen ha il baricentro basso, una corsa sincopata e ha fallito nel Chievo. Sono tutti e due danesi, ma oltre a questo non c’è molto a legarli. Non giocano neanche in Nazionale insieme.

Se la vita sembra sorridere ad Andreas Christensen, ieri sera la vittoria (morale) è andata ad Anders Christiansen. Anders Christiansen ha infatti realizzato con un piatto destro al termine di una bella azione corale il gol che mantiene ancora un minimo vive le speranze del Malmoe, mentre nella stessa azione Andreas Christensen si è fatto dribblare con estrema facilità (da un altro però).

Ora viene da chiedersi se Andreas Christensen riuscirà a riscattarsi nella sfida di ritorno o Anders Christiansen vincerà di nuovo la sfida tra le due persone con il nome e il cognome più simili tra quelli che non lo hanno uguale.

A margine altre persone che sarebbero stati bene in questa partita: Andreas Christiansen attaccante dello Skovshoved IF; Andrea Christiansen, naturopata; Andrew Christian, marchio di intimo per uomo piuttosto raffinato; Andrea Crisitano, centrocampista del Chiasso; Cristiano de Andrè, cantante figlio di Fabrizio.

Il tifoso del BATE inquadrato a 77’ non crede nelle concezioni pre-moderne

https://twitter.com/Ryan_Colaco/status/1096129651653644288

Il freddo non fa ammalare a quanto pare. Lo ha riassunto Il Post in questo famoso articolo, in cui si elencavano una serie di ricerche sulla correlazione tra freddo e malattia che non hanno portato a risultati certi. Ci ammaliamo di più nei mesi freddi perché c’è meno areazione, restiamo più in tempi in luoghi chiusi, a contatto con le persone (e quindi con i germi). Questo tifoso del BATE lo sa bene, ha smesso di credere ai consigli della nonna, e non ha paura a restare a torso nudo, protetto solo dal suo ingente e delizioso strato di grosso, nella notte di Borisov, dove ieri eravamo a meno 2.

Una lista di film in cui potrebbe recitare Marlos

Con il suo sale e pepe e gli occhi intensi di chi riesce a mettere incinta le donne con un solo sguardo, Marlos sarebbe un volto perfetto per il cinema. Eccovi una lista di film in cui lo vedremmo bene.

Vertigo, Hitchcock, ma ambientato in Ucraina

L’ispettore Kirill Jamercuk, per qualche ragione dalla carnagione olivastra, ha un trauma durante un inseguimento sui tetti di Donetsk: cerca di salvare il compagno Roman - interpretato da Taison - mentre cade rovinosamente al suolo. Ne resterà traumatizzato, soffrendo per sempre di vertigini. Una cosa che lo perseguiterà nella storia d’amore con Kim Novak - interpretata da Kim Novak - ma che soprattutto gli impedirà di saltare di testa, compromettendogli una carriera nel grande calcio (nonostante tutti gli incoraggiamenti di Mircea Lucescu, interpretato da Tommy Lee Jones).

La Piovra 11

Al posto di Raoul Bova, bello, ruvido, chico latino.

Panarea, Pipolo, ma ambientato sul Mar Nero

A Costanza, Romania, ci si gode la vita. Party sulla spiaggia, cocktail a buon mercato, architettura brutalista direttamente a picco sul mare e, naturalmente, storie d’amore. Marlos è il ragazzo più desiderato dell’estate ma ha fatto una promessa al suo mentore, Mircea Lucescu (Lino Banfi nel film), di non andare con nessuna donna: «Mantieniti casto e giocherai» gli ha assicurato il santone rumeno. Marlos resiste a tutti i richiami sessuali, ma non al vero amore, quello per Alessia Merz (Melissa Satta). Non sa che sull’isola ci sono due spie di Lucescu (Lillo e Greg), che però capiscono al volo che al vero amore non si comanda e quello di Marlos è un sentimento puro. I due si sposano sotto gli occhi divertiti e fintamente severi di Lucescu.

I soliti idioti

Sitcom con un padre vecchio e libidinoso (Marlos tutto truccato) che cerca in tutti i modi di far scopare il figlio intelligente, imbranato e bruttarello (Stepanenko). Finisce ogni volta in un mezzo disastro, ma anche con grandi risate e tenerezza umana.

Il quinto Berisha

Brian Epstein, George Martin e George Best: tutti e tre sono stati chiamati il quinto Beatles per la loro vicinanza - artistica o estetica - al quartetto di Liverpool. Allo stesso modo possiamo dire che Veton Berisha, centravanti 24enne del Rapid Vienna, è il quinto Berisha.

Secondo transfermarkt, infatti, esistono quattro Berisha migliori di lui (con un valore di mercato più alto del suo) che potrebbero unire alla loro passione per il calcio quella per la musica, fondando un gruppo dal nome The Berisha. I componenti sarebbero questi:

  • Valon Berisha (John Lennon): fratello di Vaton, recentemente passato alla Lazio e un po’ caduto in disgrazia, con il Red Bull Salisburgo ha onorato la scorsa edizione dell’Europa League. Sicuramente il Berisha di più successo, morirà per mano di un fanatico mentre passeggia a Via del Governo Vecchio.

  • Erin Berisha (Paul McCartney): impegnato con l’Atalanta a provare il salto di categoria verso la Champions League, anche lui è passato dalle parti dell’Europa League. Intraprenderà una carriera da solista bistrattata, ma comunque musicalmente interessante.

  • Bernard Berisha (George Harrison): ha vissuto una delle esperienze Europa League più autentiche, qualificandosi all’edizione 2015-’16 con lo Skënderbeu, oggi prende freddo in Russia, al Akhmat Grozny. Lui è il Berisha che tutti dicono di preferire, anche se non è vero.

  • Besart Berisha (Ringo Starr): Germania, Danimarca, Inghilterra, Norvegia, Australia e Giappone. Tanti sono i paesi girati da questo 33enne attaccante, oggi in forza all’Hiroshima Sanfrecce. Nessuno se lo fila, tutti pensano che anche loro avrebbero potuto suonare quella batteria, intanto lui è un Berisha e voi no.

In una newsletter di prossima creazione, dal nome B&B (Berisha e Berisha), vi terremo informati su questi 5 Berisha e sugli altri 133 presenti nel database di Transfermarkt.

Come va la vita di Carlos Bacca in Spagna?

https://twitter.com/MaoVidalGarcia/status/1096155164254322688

Va che gli sbatte la palla sulla faccia a due metri dalla porta e non riesce a segnare.

La punizione dell’Inter al 90’

https://twitter.com/InterYaMedia/status/1096136810898575360

L’Europa League è quella competizione in cui si giocano 25 partite a eliminazione diretta e poi si finisce a parlare solo di un momento di assurdità e miseria umana. Se vivete in questa realtà avrete già visto questo capolavoro messo in piedi dall’Inter quasi alla fine della partita di ieri.

Perisic si sistema la palla; Candreva la risistema spostandola di qualche centimetro. L’arbitro discute su quei centimetri; Candreva discute con Perisic; Perisic discute con Candreva, che risposta il pallone di qualche centimetro. Candreva prende un po’ di rincorsa e Perisic gli dice qualcosa, rimanendo ancora in posizione. Che cosa vogliono fare? In area di rigore c’è una, volendo stare larghi due, compagni. C’è un solo un giocatore in barriera una distanza scoraggiante che separa il punto di battuta dalla porta avversaria. Perisic però si avvicina a Candreva e gli dice un’altra cosa.

Alla fine decidono di fare una punizione a due, con Perisic che la deve toccare a Candreva, che nel frattempo protesta per la distanza della barriera e quindi si distrae quando il compagno gli passa il pallone e un giocatore del Rapid recupera.

C’è una metafora più potente dell’Europa League e del momento dell’Inter, che è un momento Europa League?

Possibilità di passaggio del turno dopo l’andata dei sedicesimi

Tornano le sfide ad eliminazione diretta dell’Europa League e contestualmente torna l’unica rubrica che vi fa vincere abbastanza soldi da dover rinunciare al reddito di cittadinanza, qualora i soldi vinti con le scommesse fossero un reddito da lavoro, tipo il lavoro. Ovviamente i sedicesimi di Europa League sono la Gioconda per uno scommettitore: così belli e misteriosi, è facile ammirarli, molto più difficile conquistarli. Fortunatamente noi siamo Vincenzo Peruggia, l’italiano che rubò il quadro di Da Vinci nel 1911.

Galatasaray 20% - Benfica 80% (andata 1-2)

Non si può nulla contro una squadra in cui Seferovic ha iniziato a segnare.

Su cosa scommettere: Gol Seferovic.

Su cosa non scommettere: Gol Seferovic.

Bate Borisov 30% -Arsenal 70% (andata 1-0)

Gli uomini che fecero l’impresa difficilmente si ripeteranno a Londra, tuttavia se Emery si ostina a lasciare fuori Lichtsteiner...

https://twitter.com/charles_watts/status/1096275482964840448

Come non tifare per il BATE?

Su cosa scommettere: Aljaksandr Hleb accolto con nostalgia.

Su cosa non scommettere: Aljaksandr Hleb accolto come un eroe.

Sporting 25% - Villarreal 75% (andata 0-1 )

Brutta stesa in casa per lo Sporting, che ricordiamo può schierare il giocatore più forte della competizione, Bruno Fernandes. La vittoria di misura del Villarreal dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, che la peggior squadra spagnola (il Villarreal è penultimo in Liga) è meglio della miglior squadra di qualunque altro campionato.

Su cosa scommettere: Gol di qualche altro spagnolo dal nome fastidioso, tipo Alfonso.

Su cosa non scommettere: Gol di qualche portoghese dalla faccia malinconica, tipo Miguel Mariz Luis.

Fenerbahce - % - Zenit San Pietroburgo - % (andata 1-0)

La partita che nessuno ha visto, giocata di martedì, giorno inadatto per l’Europa League. Non l’abbiamo vista neanche noi, quindi boh...

Su cosa scommettere: NDA

Su cosa non scommettere: NDA

Lazio 15% - Siviglia 85% (andata 0 -1)

Il Siviglia si dimostra animale da Europa League, la Lazio che è difficile fare gol senza giocatori che sanno come è fatta un’area di rigore.

Su cosa scommettere: Un tunnel di Vazquez a Radu.

Su cosa non scommettere: Vazquez che ne esce bene.

Olympiacos 45% - Dinamo Kiev 55% (andata 2-2)

Le sfide tra greci e ucraini sono sempre indecifrabili e spettacolari. Sarà per quei loro pazzi alfabeti non-latini?

Su cosa scommettere: Sull’alfabeto cirillico.

Su cosa non scommettere: Sull’alfabeto greco.

Rennes 35% - Real Betis 65% (andata 3-3)

Vabbè, partita incredibile, che ve lo diciamo a fare. Una quantità di giocatori stilosi raramente vista altrove, può succedere di tutto anche al ritorno, malgrado ciò è logico considerare il Real Betis Balompié come la squadra favorita.

Su cosa scommettere: Spettacolo.

Su cosa non scommettere: Non-gol.

Celtic 2% - Valencia 98% (andata 0 - 2)

La sfida forse più affascinante dei sedicesimi di Europa League, tra due squadre dall’immaginario molto iconico. La vittoria del Valencia è stata piuttosto netta, tanto per perpetrare questo stereotipo che ogni squadra spagnola è meglio di ogni squadra non spagnola. Diamo il 2% di possibilità al Celtic, perché oggettivamente non potevamo dargliene meno dello Zurigo.

Rimane lo spettacolo del Celtic Park, se siete feticisti degli stadi.

Su cosa scommettere: Dani Parejo giocatore più di culto dell’Europa League?

Su cosa non scommettere: Kondogbia giocatore più di culto dell’Europa League.

Malmoe 10% - Chelsea 90% (andata 1-2)

Sarri e le coppe, potrebbe sbocciare l’amore?

Su cosa scommettere: Andreas Christensen

Su cosa non scommettere: Anders Christiansen

Krasnodar 40% - Bayer Leverkusen 60% (andata 0-0)

Inaspettatamente nessun gol nella sfida tra la squadra di una multinazionale del farmaco e quella di un oligarca russo nel settore della distribuzione alimentare. Al ritorno le aspirine potrebbero far valere il fattore campo.

Su cosa scommettere: Un mal di testa per i russi (hihihihihi).

Su cosa non scommettere: Lasciate stare, è scomparso Ari, dateci notizie di Ari!

Slavia Praga 50% - Genk 50% (andata 2-2)

Socialismo ceco contro l’europeismo belga. Un pareggio che lascia aperte tutte le porte, ma vogliamo davvero sapere cosa c’è dietro?

Su cosa scommettere: Che il Genk manda la squadra del Gent.

Su cosa non scommettere: Che lo Slavia Praga manda lo Sparta Praga.

Rapid Vienna 9% - Inter 91% (andata 0-1)

Oscurata dalla vicenda Icardi, la sfida tra Rapid Vienna ed Inter è sembrata un bue che dice cornuto all’asino.

Su cosa scommettere: Icardi in gol.

Su cosa non scommettere: Icardi capitano.

Club Brugge 43% - Salisburgo 57% (andata 2 - 1)

Brugge grande sorpresa della serata, con una prestazione maiuscola è riuscita a tenere testa al Salisburgo, la favorita di questa Europa League. Occhio però che Dabbur, Minamino e Gulbrandsen in casa segnano quanto Aduriz e Falcao.

Su cosa scommettere: Una bella partita.

Su cosa non scommettere: Mai scommettere contro il Salisburgo.

Viktoria Plzen 50% - Dinamo Zagabria 50% (andata 2-1)

Con una doppietta del suo difensore centrale Ludek Pernica, il Viktoria Plzen sta provando a ripercorrere la cavalcata della scorsa stagione, quando eliminò il Partizan per arrivare agli ottavi.

Su cosa scommettere: la nebbia.

Su cosa non scommettere: l’assenza di nebbia.

Napoli 99% - Zurigo 1% (andata 1-3)

Nonostante il cucchiaio su rigore di Kokolli, le speranze dello Zurigo di passare questo turno sono essenzialmente legate alla possibilità dello scoppio di una guerra civile in Italia nei prossimi 6 giorni.

Su cosa scommettere: tifosi dello Zurigo che vanno a Napoli e quando tornano a casa dicono che è un posto incredibile.

Su cosa non scommettere: in una bella serata per il portiere dello Zurigo.

Shakhtar Donetsk 40% - Eintracht Francoforte 60% (andata 2 - 2)

Dopo un girone da percentuali bulgare, l’Eintracht Francoforte non è riuscita lì dove non riesce praticamente nessuno: vincere in casa dello Shakhtar Donetsk, nonostante la superiorità numerica per 80 minuti. Il pareggio dovrebbe avvantaggiare i tedeschi per il ritorno, ma questo è l’unico caso in cui vorremmo davvero vedere tutte e due le squadre passare.

Su cosa scommettere: niente scommesse: godetevi Jovic, Marlos, Gacinovic, Ismaily, Rebic e Taison.

Il Gol più Europa League: il rigore di Kololli

Virilità: 0

Assurdità: 10

Anti-epicità: 10

Paura della morte: 0

Benjamin Kololli è stata una delle sorprese di questa Europa League. Intrappolato a 26 anni in un campionato che non segue nessuno, si è sentito in dovere di sfruttare ogni minuto europeo per farsi notare da qualcuno e scappare da una città famosa principalmente per essere una banca gigante. Si è addirittura buttato dentro un fossato per far parlare di sé.

Ieri nella proibitiva sfida contro il Napoli è sembrato affondare insieme a tutti i suoi compagni, incapaci di creare pericoli ad una squadra molto più forte. Nei minuti finali un ingenuo fallo di mano ha dato la possibilità a Kololli di recarsi sul dischetto. In un’altra competizione, si sarebbe limitato a calciare il suo onesto rigore, il rigore dell’1 - 3, utile solo a fini statistici, ma questa - lo sappiamo - è l’Europa League.

Kololli ha battuto Meret con un Panenka particolarmente elaborato, a partire da una rincorsa estremamente pretenziosa, per finire con una parabola barocca ma efficace. Se la scelta del rigore è già di per sé antiepica - il cucchiaio è un gesto beffardo e atroce, che va centellinato per momenti della partita in cui è richiesto di esserlo - la spropositata esultanza subito dopo lo ha reso un momento anche molto assurdo, perfetto per il contesto di un sedicesimo tra Zurigo e Napoli.

https://twitter.com/brioraffaele/status/1096166532827267072

Dopo il gol, sulla sua pagina Wikipedia italiana è comparsa la scritta “Nessuno lo conosce, nemmeno sua madre”, un po’ ingenerosa al dire il vero. Oggi tutti conosciamo Benjamin Kololli, autore di un'Europa League da ricordare.

Giocatore più Europa League: Jesé

Quanto ci abbiamo creduto: 9

Quanto è stato realmente forte: 6

Quanto è caduto in disgrazia: 9

Quanto sembra depresso: 9

Direttamente dal mercato di gennaio, è arrivato in Europa League Jesé Rodriguez Ruiz. Contro il Rennes ha giocato i primi 18 minuti della sua nuova vita, a quasi 26 anni, sicuramente non gli ultimi. La discesa verso gli inferi di Jesé sembra perfetta per questa competizione, che accoglie i reietti di talento e li coccola come figli propri.

Jesé si è svelato al mondo nel 2014, con la maglia del Real, segnando 5 gol in 18 spezzoni di partite e contendendosi con Morata il ruolo di diamante più prezioso della cantera. Marca lo aveva definito “Il miglior prodotto giovanile del Real Madrid dai tempi di Raul”; ma le cose poi sono andate diversamente.

Un brutto infortunio ai legamenti del ginocchio ne ha rallentato la crescita, la composizione stellare dell’attacco del Real ha fatto il resto. Nell’agosto del 2016 il Real lo vende al PSG, dove - si pensava - la sua carriera potesse definitivamente esplodere. Le cose però sono andate male anche a Parigi: dopo mezza stagione deludente, ai margini della squadra, Jesé inizia un pellegrinaggio di prestiti che lo porta a farsi una mezza stagione anonima al Las Palmas, dove è nato, e una intera ancora più mediocre in Premier League, allo Stoke City, dove gioca l’ultima partita il 17 marzo 2018. Deve aspettare il mercato di gennaio per trovare una squadra disposta a farlo giocare, il Betis, che gli da anche la numero 10.

https://twitter.com/ItaSportPress/status/1093045390352531456

Se non è riuscito a far parlare di sé in campo, Jesé ci è riuscito fuori dal campo. Quando era allo Stoke si è fatto cacciare dalla squadra dopo essere tornato in ritardo da un permesso che aveva preso per assistere il figlio malato. Recentemente ha comprato circa 10 mila euro di voti al telefono per far eliminare una sua ex fidanzata dal Grande Fratello VIP spagnolo. Nel tempo libero ha fondato una band reggaeton chiamata Big Flow insieme all’amico DJ Nuno. Ha scoperto l’esistenza del suo terzo figlio su Instagram. In un’intervista il giorno di Natale ha detto che «ho cambiato amicizie. Avevo delle amicizie che non andavano bene e le ho rimosse dalla mia vita».

Staremo a vedere, noi ci crediamo, dopotutto le migliori amicizie sono quelle che si fanno in Europa League.

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