Conosci la tua squadra d’Europa League: Braga
I priscillianisti negavano la trinità. Per loro Dio, cioè, era uno solo e Cristo non era divino. Lo so: assurdo, ma non è la cosa più assurda che riguarda questa frangia della religione cattolica. Bisogna contare anche la rinuncia all’opulenza, l’esaltazione della povertà che avvicina a Dio, l’uso diffuso della danza durante la liturgia, il potere dato alle donne nel clero, la condanna della schiavitù, la passione per gli scritti apocrifi e non riconosciuti dalla chiesa di Roma. Con queste premesse è normale che i priscillianisti, a un certo punto, siano stati condannati come eretici dalla chiesa. Nel frattempo però si erano diffusi nella penisola iberica e hanno fatto in tempo a nominare Paterno arcivescovo di Braga. È stata la prima arcidiocesi nella penisola iberica e la capitale del regno di Galizia. Ancora oggi il Primate di Spagna è il vescovo di Braga, dopo aver vinto la disputa con Toledo. L’arcivescovo di Braga, nel 1137, ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita del Portogallo, o meglio nella sua indipendenza dal regno di Leon. Joao Peculiar, vescovo di Braga, per qualche anno ha curato le relazioni con la curia romana con attenzione maniacale, spostandosi in maniera ossessiva tra Braga e Roma attraverso il più diffuso mezzo di locomozione dell’epoca: i piedi. Si contano quattordici viaggi avanti e indietro per un totale di 2223 chilometri percorsi a piedi. Quasi basterebbero per andare da Roma a San Pietroburgo per fare un pellegrinaggio alla ricerca del primo Nabokov.
Se siete molto cattolici, quindi, andate a Braga. Ma se amate la natura, le valli scoscese, le città adagiate sotto le montagne, andate a Braga. Se vi piacciono chiese romaniche e barocche e manueline, andate a Braga. Se vi piacciono le zuppe tipo il Caldo Verde – patate, cavolo verde e chorizo (!) – andate a Braga. Se state cercando di vedere una partita in uno stadio scavato sulla costa di una montagna, beh, andate a Braga. Lo stadio comunale è stato infatti ricavato dalla cava del Monte do Castro. Costruito in occasione degli Europei del 2004, ha ricevuto diversi premi e dovrebbe diventare patrimonio culturale nazionale. L’atmosfera al suo interno è strana, pare esserci una certa casualità nel fatto che due squadre si incontrino per giocare al calcio sotto una montagna. Dentro ci gioca il Braga, fino al 1921 in bianco e verde, e dopo in bianco e rosso. Josef Szabo l’allenatore ungherese del Braga (in quegli anni gli allenatori di tutte le squadre di calcio erano ungheresi) aveva fatto un viaggio a Londra e ad Highbury si era innamorato dell’Arsenal. Tornato in Portogallo aveva convinto il club a cambiare i colori sociali e rinominare la squadra giovanile “Arsenal do Braga”. Pensate quello che volete del fatto che i tifosi del Braga vengono chiamati “Arsenalistas”, come se fossero effettivamente tifosi dell’Arsenal.
Dopo la costruzione del nuovo stadio, come per un incantesimo architettonico, la squadra ha iniziato a giocare sempre meglio. Dopo varie stagioni anonime, nel 2008/09 ha vinto la coppa intertoto con in panchina il maestro Jorge Jesus. Eccovi un video emozionante accompagnato da musica inconcepibile della campagna europea del Braga. Non c’è un gol normale.
Il Braga diventa una mina vagante in Europa, pur senza alcuna credenziale per esserlo. Guidata da Domingos Paciencia, nel 2011, elimina Liverpool e Benfica, prima di perdere dal Porto in finale contro un indomabile “Tigre” Falcao. Il gol decisivo, un colpo di testa in mezzo tuffo seguito da esultanza disperata. Il diciassettesimo gol nella competizione. Il Braga aveva giocato meglio dei suoi avversari, costruendosi diverse occasioni per andare in vantaggio o pareggiare. Insomma, non stiamo parlando di una squadra qualsiasi ma di una che ha fatto la storia dell’Europa League. Nel 2015 sulla panchina del Braga c’era Paulo Fonseca, che all’epoca aveva una barbetta fina dai contorni disegnati a matita e un’espressione imprigionata in una “Magnum” perenne. La squadra arrivò fino ai quarti, dove venne eliminata dallo Shakhtar (futuro club del tecnico), e poi vinse la Coppa di Portogallo in finale contro il Porto.
Quest’anno il Braga ha giocato una fase a gironi sontuosa, proponendo un calcio ambiziosissimo. Baricentro difensivo sulla linea di centrocampo, riaggressione continua, un portiere errante per tutta la metà campo difensiva. Occasioni da gol costruite attraverso l’associazione creativa e spontanea di giocatori tanto sconosciuti quanto fini nei piedi. Carlos Carvalhal, l’allenatore, aveva ammesso la stanchezza dei suoi giocatori prima della partita contro la Roma, ma la squadra ha giocato comunque in modo gagliardo, rendendo onore alla competizione di cui rappresenta uno dei vanti e simboli.
Mattheus, che fai?! Le uscite più fantastiche del fantastico portiere del Braga Matheus Lima Magalhanes
Negli ultimi cinque anni il ruolo del portiere nel calcio è cambiato radicalmente. Se prima poteva tranquillamente fumarsi una sigaretta fra i pali mentre la propria squadra era in attacco o provava a costruire il gioco – diventando quindi simbolo eterno di noia, staticità ed esistenzialismo – oggi i suoi compiti si sono moltiplicati. Come quegli impiegati che si ritrovano a un certo punto accollato il triplo del lavoro perché hanno licenziato un po’ di colleghi. Manuel Neuer ha cambiato il ruolo, Alisson, Ederson e Ter Stegen lo hanno perfezionato. Poi Matheus del Braga lo ha portato nella sua fase cyberpunk. Ecco alcune foto che mostrano le zone del campo in cui Matheus si è spinto in uscita.
1.
Classico stop di collo al volo con l’uomo in pressione decisamente fuori dalla propria area.
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Definire Matheus un “libero” è riduttivo. Qui in anticipo aereo su Edin Dzeko, la porta è lontana.
3.


Dzeko si allunga la palla, il difensore è in anticipo, ma più in anticipo di tutti è Matheus che esce come il primo disco dei Kraftwerk: inatteso, rivoluzionario, eretico.
4.
BOOOOOM.
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Qua si scherza ma le situazioni sbrogliate dalle uscite visionarie di Matheus sono state tante.
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Classica zingarata verso la linea laterale.
7.
Più avanti dell’ultimo difensore.
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Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi.
9.
La sua heatmap, cioè le zone in cui ha toccato il pallone.